Copione dello spettacolo: "Il mito del Golem"
Posted: Mon Jun 01, 2020 2:47 pm
Una serata qualsiasi all'inizio della terza decade del mese di Madrigale si siede, srotolando una pergamena bianca, ad un tavolo della locanda di Seliand. Nello specifico il primo a sinistra dell'entrata, alla sedia che dà faccia alla porta. Gli piace molto quel posto preciso perché, tra le altre cose, può anche guardare agevolmente dalla finestra senza sporgersi troppo e senza dare nell'occhio. Il perché è presto detto: gli piace ammirare chi si trova a quel vicino ceppo usato come appoggio lì accanto a lavorare e a chiacchierare. Che sorrida contenta o sia concentrata, che sia accigliata, triste o iraconda. Respiro profondo, muove lo sguardo e lo porta concentrato sul foglio... si va in scena.
Il mito del Golem di Isabello Vargas
Interpreti:
Narratore: Isabello Vargas
Aengus: il Capitano Antony Tritch
*Il Capitano è sempre stato un grande attore, non mi deluderà, ha sempre dato il massimo e lo farà anche questa volta*
Althea: Elisabeth la Cameriera
*Elisabeth è una ragazza giovanissima, forse inadatta ad interpretare il ruolo di madre. Però ha una gran fede e tanta voglia di fare. Poi è comunque di bell'aspetto, che non guasta mai sul palco. Secondo me è la scelta giusta e ci voglio puntare.*
Narratore: Ci siam riuniti sin qui su lava bollente
Mura spesse e metallo incandescente
Per raccontare di un tempo non ben definito
Per dilettar Voi tutti con l’origin del mito
Di Aengus e del suo golem in metal concepito
D’Althea e dell’amor al suo figliol infinito.
Per cui io vi chiedo di restare a guardare
Lo spettacol dei Secchi magari apprezzare
E, se volete, quando tutto è concluso
Un applauso sarà buon costume e buon uso.
*Il narratore si gira di scatto, mettendo la mano all’orecchio*
N: Ma dunque adesso sento un martello
Battere forte sul caldo metallo
E uno sbuffare ingiurioso con voce profonda
In questo tempio che di calor abbonda.
*Aengus batte sull’incudine con un martello da fabbro, parla con voce virile e profonda, sbuffa e si lamenta, sospirando, è vestito dei colori delle fiamme canonici: Rosso e giallo*
Aengus: Sciabole e spade per nemici tagliare!
Coti di pietra per lame affilare!
Martelli pesanti per teste spaccare!
Ancor asce e poi accette per legnam procurare!
Ma possibile che sol questo io sappia fare?
Il mio genio divin possa a sol questo aspirare?
Ho voglia, sì ho voglia di un capolavoro
Qualcosa che stupisca e che guardandol’io adori!
*Althea entra, con un vestito verde chiaro e una ghirlanda di fiori di campo sul capo. Sale le scale placida, sollevando la gonna lunga scoprendo appena le caviglie.*
Althea: Figliol mio ma che cosa succede? Il tuo brontolar si sente in tutta Ardania!
AE: Madre forse tu mi puoi aiutare, la mia voglia di crear mi porterà all’insania!
*Althea ammonisce sorridente e materna Aengus*
AL: Stai a dire sciocchezze, io t’ho dato il talento, le mani e l’estro!
Non certo quest’assurda predisposizione al disastro!
*Aengus agita il martello irato*
AE: Sarà di certo così, ma son molto annoiato.
Non faccio altro da secoli, inondar d’armi e corazze il creato.
AL: E allor non crearle se ti reca cipiglio.
*Althea sorride con l’aria di chi la sa lunga, con una piccola pausa prima della battuta seguente*
AL: Perché non accarezzi l’idea d’avere un figlio?
*Aengus sembra sorpreso, Althea continua, girando vaga carezzando con la punta delle dita gli oggetti a cui passa vicino*
AL:Sai io desidero da tempo un nipote.
Forse potresti usar con successo la dote
Che hai nel tuo titolo Aengus Artigiano
Di fabbri e inventori TU sei sovrano.
*Aengus riflette, si poggia sull’incudine, con lo sguardo perso su di essa, poi si guarda intorno.*
AE: Un figlio per me, il Dio che nel fuoco abita.
Che resista all’infocar di quest’incudine impavida…
*Aengus s’illumina di genio e corre verso i lingotti che tiene stipati su un tavolo, li solleva mentre parla di ognuno*
AE:Potrei usare il Nobile che di dorato riluce,
Questa è la scelta col baglior che produce!
*Althea scuote il capo scontenta*
AL: Oro tu dici? Muto sarà, allora dissento.
Non sai ch’è questo il metal del silenzio?
*Aengus posa il lingotto d’oro, alzando il successivo*
AE: Allor di berzalite sarà figlio del braccio che mai riposa!
AL: Davvero vuoi un figlio di splendente rosa?
*Althea ridacchia beffarda, Aengus borbotta e posa il lingotto d’oro, alzando il successivo*
AE: Forse pirite che dal calore non è intaccata?
*Althea replica veloce, ammonendolo*
AL: Se resiste alla fiamma non sentirà della tua arte chiamata.
*Aengus lascia cadere il lingotto, piuttosto contrariato, prendendo l’ultimo*
AE: Titanio, il materiale più duro?
Nero metallo come me di fuliggine scuro?
AL: E il suo cuor sarà impenetrabile e dello stesso metallo?
Dal color dell’Inganno, riusciresti ad amarlo?
*Aengus si stufa, furibondo lancia l’ultimo lingotto e si allontana dalla forgia con ampi gesti rabbiosi. Si ferma per la quartina seguente a metà scala*
AE: E allora Madre Voi decidete!
Fatemi veder Voi che tutto sapete!
Intanto io andrò a cercar di calmare la mente
Dopo questa Vostra lezione sapiente!
*Aengus corre giù dalle scale, sbraitando, mentre Althea lo guarda materna scuotendo il capo poi si guarda intorno, prendendo un singolo lingotto di ferro da una pila, per terra. Gli toglie la polvere con un soffio che si rivela il Dono della Vita. Il lingotto sembra quasi emanare un’aura vitale.* (Un bel brillìo da definire)
AL: Povero figlio non vede, non capisce.
La natura del mondo non percepisce.
Concentrato com’è nel suo grande operato
Dimentica che semplice vita porta seren fato
E basta sì spesso un lingotto comune
Di ferro, abbondante, come in cielo le piume
Per dare il sorriso anche ad un Dio potente
Per farne un... Miracolo... forte e possente,
Dal cuor venerabile, dal sorriso egregio,
Con degli occhi perfetti di color grigio.
Potrà sì salvarsi da ogni fato scelto
Ritornerà a sorridere sempre sì svelto.
Tra le braccia del padre e anche di nonna…
*Aengus torna, con lo stesso umore nero*
AE: Madre avete finito con il Vostro cianciare da donna?
Datemi qua, che tenete in mano?
*Aengus praticamente le strappa il lingotto da mano*
AE: Ferro Voi dite? Ridicola scelta.
*Althea si rivolge male, accigliata, con tono minaccioso*
AL: Figlio mio forse dovresti provare. E ALLA SVELTA.
*Aengus è intimorito, come ogni figlio, dalla Madre quando viene sgridato. Inspira e riscalda il ferro, cominciando a batterlo. Dopo qualche istante il lingotto che prende forma di bambino comincia a vagire*
AE: Sta piangendo Madre, il mio figlio vagisce, sentite che coro!!!
AL: E tu, stupidone, che volevi usar l’oro…
*Aengus continua a dare forma, ridendo contento ed emozionato, poi alza al cielo un neonato (Un lingotto ammaccato dal Capitano dovrebbe essere sufficiente, tanto da quella distanza chi capisce nulla) mentre la Madre Althea lo applaude fiera. A questo punto Althea e Aengus si congiungono insieme, stretti, a rimirare questo bambino di ferro dando modo al narratore di rientrare in scena e iniziare a parlare di nuovo*
N: Questo era il mito del golem e di Aengus l’Ardente
E di una Madre giusto un pelo invadente
Ma che ama, apprezza e forte li stringe
In abbraccio amorevole e mai li respinge
E Voi che avete a casa la mamma
A cui mancate, che vi aspetta e vi brama
Dal cuor vostro, dei sentimenti fonte
Stampatele un bacio qui sulla fronte.
E se per tempo, per guerra o malattia mamma più non avete
C’è sì pure qualcosa che fare potete
Una speranza in un cuore sincero
Che vi doni sé stesso con amore vero
Che v’abbracci e vi baci, chiedendo solo il giusto
Di riparar i dolori d’un giorno se è guasto.
Di sorridere con Voi se il giorno era fasto.
Ed è con questa sdolcinata morale
Che vi auguriam di ben continuare
Quest’ultima serata dell’amonian Madrigale.
*Per l'ultima volta guarda fuori dalla finestra, lo ha fatto spesso durante la stesura della bozza. Sospira piano, sia mai che lo senta e per l'ennesima volta s'arrabbi o lo derida... o peggio ancora lo insulti. Non lo sopporterebbe, il suo orgoglio è già in pezzi. In fondo vorrebbe solo stare bene con Lei e farla stare bene, anche a costo di sé stesso ma... non sa nemmeno se Lei voglia essere salvata ed in ogni caso, non sa proprio come fare. Un lungo nuovo sospiro, lento e tremante mentre distoglie lo sguardo. Arrotola la pergamena, con un grosso peso sullo stomaco. Bacia la carta, per augurio. Almeno questa, di storia, è chiusa.*
Il mito del Golem di Isabello Vargas
Interpreti:
Narratore: Isabello Vargas
Aengus: il Capitano Antony Tritch
*Il Capitano è sempre stato un grande attore, non mi deluderà, ha sempre dato il massimo e lo farà anche questa volta*
Althea: Elisabeth la Cameriera
*Elisabeth è una ragazza giovanissima, forse inadatta ad interpretare il ruolo di madre. Però ha una gran fede e tanta voglia di fare. Poi è comunque di bell'aspetto, che non guasta mai sul palco. Secondo me è la scelta giusta e ci voglio puntare.*
Narratore: Ci siam riuniti sin qui su lava bollente
Mura spesse e metallo incandescente
Per raccontare di un tempo non ben definito
Per dilettar Voi tutti con l’origin del mito
Di Aengus e del suo golem in metal concepito
D’Althea e dell’amor al suo figliol infinito.
Per cui io vi chiedo di restare a guardare
Lo spettacol dei Secchi magari apprezzare
E, se volete, quando tutto è concluso
Un applauso sarà buon costume e buon uso.
*Il narratore si gira di scatto, mettendo la mano all’orecchio*
N: Ma dunque adesso sento un martello
Battere forte sul caldo metallo
E uno sbuffare ingiurioso con voce profonda
In questo tempio che di calor abbonda.
*Aengus batte sull’incudine con un martello da fabbro, parla con voce virile e profonda, sbuffa e si lamenta, sospirando, è vestito dei colori delle fiamme canonici: Rosso e giallo*
Aengus: Sciabole e spade per nemici tagliare!
Coti di pietra per lame affilare!
Martelli pesanti per teste spaccare!
Ancor asce e poi accette per legnam procurare!
Ma possibile che sol questo io sappia fare?
Il mio genio divin possa a sol questo aspirare?
Ho voglia, sì ho voglia di un capolavoro
Qualcosa che stupisca e che guardandol’io adori!
*Althea entra, con un vestito verde chiaro e una ghirlanda di fiori di campo sul capo. Sale le scale placida, sollevando la gonna lunga scoprendo appena le caviglie.*
Althea: Figliol mio ma che cosa succede? Il tuo brontolar si sente in tutta Ardania!
AE: Madre forse tu mi puoi aiutare, la mia voglia di crear mi porterà all’insania!
*Althea ammonisce sorridente e materna Aengus*
AL: Stai a dire sciocchezze, io t’ho dato il talento, le mani e l’estro!
Non certo quest’assurda predisposizione al disastro!
*Aengus agita il martello irato*
AE: Sarà di certo così, ma son molto annoiato.
Non faccio altro da secoli, inondar d’armi e corazze il creato.
AL: E allor non crearle se ti reca cipiglio.
*Althea sorride con l’aria di chi la sa lunga, con una piccola pausa prima della battuta seguente*
AL: Perché non accarezzi l’idea d’avere un figlio?
*Aengus sembra sorpreso, Althea continua, girando vaga carezzando con la punta delle dita gli oggetti a cui passa vicino*
AL:Sai io desidero da tempo un nipote.
Forse potresti usar con successo la dote
Che hai nel tuo titolo Aengus Artigiano
Di fabbri e inventori TU sei sovrano.
*Aengus riflette, si poggia sull’incudine, con lo sguardo perso su di essa, poi si guarda intorno.*
AE: Un figlio per me, il Dio che nel fuoco abita.
Che resista all’infocar di quest’incudine impavida…
*Aengus s’illumina di genio e corre verso i lingotti che tiene stipati su un tavolo, li solleva mentre parla di ognuno*
AE:Potrei usare il Nobile che di dorato riluce,
Questa è la scelta col baglior che produce!
*Althea scuote il capo scontenta*
AL: Oro tu dici? Muto sarà, allora dissento.
Non sai ch’è questo il metal del silenzio?
*Aengus posa il lingotto d’oro, alzando il successivo*
AE: Allor di berzalite sarà figlio del braccio che mai riposa!
AL: Davvero vuoi un figlio di splendente rosa?
*Althea ridacchia beffarda, Aengus borbotta e posa il lingotto d’oro, alzando il successivo*
AE: Forse pirite che dal calore non è intaccata?
*Althea replica veloce, ammonendolo*
AL: Se resiste alla fiamma non sentirà della tua arte chiamata.
*Aengus lascia cadere il lingotto, piuttosto contrariato, prendendo l’ultimo*
AE: Titanio, il materiale più duro?
Nero metallo come me di fuliggine scuro?
AL: E il suo cuor sarà impenetrabile e dello stesso metallo?
Dal color dell’Inganno, riusciresti ad amarlo?
*Aengus si stufa, furibondo lancia l’ultimo lingotto e si allontana dalla forgia con ampi gesti rabbiosi. Si ferma per la quartina seguente a metà scala*
AE: E allora Madre Voi decidete!
Fatemi veder Voi che tutto sapete!
Intanto io andrò a cercar di calmare la mente
Dopo questa Vostra lezione sapiente!
*Aengus corre giù dalle scale, sbraitando, mentre Althea lo guarda materna scuotendo il capo poi si guarda intorno, prendendo un singolo lingotto di ferro da una pila, per terra. Gli toglie la polvere con un soffio che si rivela il Dono della Vita. Il lingotto sembra quasi emanare un’aura vitale.* (Un bel brillìo da definire)
AL: Povero figlio non vede, non capisce.
La natura del mondo non percepisce.
Concentrato com’è nel suo grande operato
Dimentica che semplice vita porta seren fato
E basta sì spesso un lingotto comune
Di ferro, abbondante, come in cielo le piume
Per dare il sorriso anche ad un Dio potente
Per farne un... Miracolo... forte e possente,
Dal cuor venerabile, dal sorriso egregio,
Con degli occhi perfetti di color grigio.
Potrà sì salvarsi da ogni fato scelto
Ritornerà a sorridere sempre sì svelto.
Tra le braccia del padre e anche di nonna…
*Aengus torna, con lo stesso umore nero*
AE: Madre avete finito con il Vostro cianciare da donna?
Datemi qua, che tenete in mano?
*Aengus praticamente le strappa il lingotto da mano*
AE: Ferro Voi dite? Ridicola scelta.
*Althea si rivolge male, accigliata, con tono minaccioso*
AL: Figlio mio forse dovresti provare. E ALLA SVELTA.
*Aengus è intimorito, come ogni figlio, dalla Madre quando viene sgridato. Inspira e riscalda il ferro, cominciando a batterlo. Dopo qualche istante il lingotto che prende forma di bambino comincia a vagire*
AE: Sta piangendo Madre, il mio figlio vagisce, sentite che coro!!!
AL: E tu, stupidone, che volevi usar l’oro…
*Aengus continua a dare forma, ridendo contento ed emozionato, poi alza al cielo un neonato (Un lingotto ammaccato dal Capitano dovrebbe essere sufficiente, tanto da quella distanza chi capisce nulla) mentre la Madre Althea lo applaude fiera. A questo punto Althea e Aengus si congiungono insieme, stretti, a rimirare questo bambino di ferro dando modo al narratore di rientrare in scena e iniziare a parlare di nuovo*
N: Questo era il mito del golem e di Aengus l’Ardente
E di una Madre giusto un pelo invadente
Ma che ama, apprezza e forte li stringe
In abbraccio amorevole e mai li respinge
E Voi che avete a casa la mamma
A cui mancate, che vi aspetta e vi brama
Dal cuor vostro, dei sentimenti fonte
Stampatele un bacio qui sulla fronte.
E se per tempo, per guerra o malattia mamma più non avete
C’è sì pure qualcosa che fare potete
Una speranza in un cuore sincero
Che vi doni sé stesso con amore vero
Che v’abbracci e vi baci, chiedendo solo il giusto
Di riparar i dolori d’un giorno se è guasto.
Di sorridere con Voi se il giorno era fasto.
Ed è con questa sdolcinata morale
Che vi auguriam di ben continuare
Quest’ultima serata dell’amonian Madrigale.
*Per l'ultima volta guarda fuori dalla finestra, lo ha fatto spesso durante la stesura della bozza. Sospira piano, sia mai che lo senta e per l'ennesima volta s'arrabbi o lo derida... o peggio ancora lo insulti. Non lo sopporterebbe, il suo orgoglio è già in pezzi. In fondo vorrebbe solo stare bene con Lei e farla stare bene, anche a costo di sé stesso ma... non sa nemmeno se Lei voglia essere salvata ed in ogni caso, non sa proprio come fare. Un lungo nuovo sospiro, lento e tremante mentre distoglie lo sguardo. Arrotola la pergamena, con un grosso peso sullo stomaco. Bacia la carta, per augurio. Almeno questa, di storia, è chiusa.*