Canto dell’ultimo Macinale
Posted: Thu Apr 09, 2020 2:07 pm
8 Adulain dell’anno 284.
Era ormai notte, ma ad Hammereim il via vai di gente che attraversava la piazza non accennava a diminuire. Un vociare faceva da sottofondo, mentre un uomo, vestito elegantemente dalla testa ai piedi, attraversava fischiettando la via principale.
La sua attenzione cadde su una discussione sorta tra una guardia reale e un civile. Non era attratto in alcun modo dalle ragioni della disputa. Ciò che gli interessava era che la folla si stava ammassando ad osservare, creando ancora piú confusione: capì subito che era il momento giusto.
Si avvicinò disinvolto alla zona dei banchieri, fermandosi appena prima. Con fare lesto, sfilò da sotto la camicia 2 pergamene e ne appese una sulla bacheca di Hammereim e la seconda in quella dedicata alle comunicazioni.
In un batter di ciglia il suo compito era compiuto e nessuno si era minimamente accorto dell’accaduto.
Entrambe le pergamene riportavano quanto scritto di seguito:
CANTO DELL’ULTIMO MACINALE
Ultimo Macinale, 284 l’anno,
Pirati ai posti, non si ode un fischio,
chiaro il piano, useranno l’inganno.
Mira a Nord-ovest il galeone del Teschio.
“Velee!” da prua a poppa rimbomba,
non v’è più dubbio, del Regno è la flotta.
Brama la ciurma di mutar Mar in tomba,
fuoco alle polveri: un boato ed è lotta.
In fiamme i legni a notevol distanza.
Si oscura il ciel, ma la veduta è limpida:
ghiaccio e fuoco si uniscono in danza,
donano morte ai fautor della Splendida.
Il Teschio gestisce, si difende e colpisce.
Prescelto dal Mar, che al nemico lo spinge,
arremba con lama e l’ultima anima perisce.
Sì spira la carne di chi scelta rimpiange.
Or non v’è cosa ove la ciurma man non posa,
mentre un tono, infin, si leva alto e solennizza:
“Questo è il fatal destino di chi sfidarci osa.
Hammin riposa: il tuo sangue è ormai pozza”
Nessuna firma era posta ai piedi della pergamena, ma l’intero Regno ne avrebbe capito la provenienza. D’altro canto, chiunque a Tortuga ne avrebbe riconosciuto la calligrafia, fluida e precisa.
Kevorin Tarmure, Musico della Ciurma del Teschio, si dileguò tra la folla e riprese il legno per far ritorno alla sua amata isola.
Era ormai notte, ma ad Hammereim il via vai di gente che attraversava la piazza non accennava a diminuire. Un vociare faceva da sottofondo, mentre un uomo, vestito elegantemente dalla testa ai piedi, attraversava fischiettando la via principale.
La sua attenzione cadde su una discussione sorta tra una guardia reale e un civile. Non era attratto in alcun modo dalle ragioni della disputa. Ciò che gli interessava era che la folla si stava ammassando ad osservare, creando ancora piú confusione: capì subito che era il momento giusto.
Si avvicinò disinvolto alla zona dei banchieri, fermandosi appena prima. Con fare lesto, sfilò da sotto la camicia 2 pergamene e ne appese una sulla bacheca di Hammereim e la seconda in quella dedicata alle comunicazioni.
In un batter di ciglia il suo compito era compiuto e nessuno si era minimamente accorto dell’accaduto.
Entrambe le pergamene riportavano quanto scritto di seguito:
CANTO DELL’ULTIMO MACINALE
Ultimo Macinale, 284 l’anno,
Pirati ai posti, non si ode un fischio,
chiaro il piano, useranno l’inganno.
Mira a Nord-ovest il galeone del Teschio.
“Velee!” da prua a poppa rimbomba,
non v’è più dubbio, del Regno è la flotta.
Brama la ciurma di mutar Mar in tomba,
fuoco alle polveri: un boato ed è lotta.
In fiamme i legni a notevol distanza.
Si oscura il ciel, ma la veduta è limpida:
ghiaccio e fuoco si uniscono in danza,
donano morte ai fautor della Splendida.
Il Teschio gestisce, si difende e colpisce.
Prescelto dal Mar, che al nemico lo spinge,
arremba con lama e l’ultima anima perisce.
Sì spira la carne di chi scelta rimpiange.
Or non v’è cosa ove la ciurma man non posa,
mentre un tono, infin, si leva alto e solennizza:
“Questo è il fatal destino di chi sfidarci osa.
Hammin riposa: il tuo sangue è ormai pozza”
Nessuna firma era posta ai piedi della pergamena, ma l’intero Regno ne avrebbe capito la provenienza. D’altro canto, chiunque a Tortuga ne avrebbe riconosciuto la calligrafia, fluida e precisa.
Kevorin Tarmure, Musico della Ciurma del Teschio, si dileguò tra la folla e riprese il legno per far ritorno alla sua amata isola.