Page 1 of 1

[Val] Onore nella Vendetta

Posted: Sun Apr 05, 2020 10:26 pm
by ThauronTM
Era ormai notte fonda e le eleni brillavano sopra le terre di Ankor Drek, soffiava il vento tra le fronde degli alberi,
accarezzando il viso di ognuno di loro, stanco e spossato per la battaglia.
La Farah era dunque giunta al termine, quell’orrida vallata odorante di morte e putrefazione era stata liberata
e purificata da ogni avversità oscura che in essa si celava.
Ancora una volta il volere dei Valar era stato compiuto per mano dei loro figli eldar.
Con serenità ed orgoglio marciavano in sentinella tra i boschi e sentieri impervi di quelle terre colme di pericoli,
per raggiungere la costa ove era stato ormeggiato il Galeone all’approdo.
Giunti al Galeone gli eldar si prepararono a levare gli ormeggi e ad issare le ancore,
mentre il Minya Kaida consultava le mappe per la rotta di rientro ordinò agli eldar:

“Spiegate le vele tòronin, salpiamo verso la Celata,
possano i Valar vegliare e proteggere il nostro rientro verso le bianche mura”.

Sentendo quelle parole che rasserenavano il cuore, gli eldar eseguirono gli ordini senza esitare.
Silente fra le onde la Amlug en’ caran carch veleggiava, cullata dalle acque che infrangendosi sullo scafo
creavano una lenta nenia che rasserenava le loro menti scrutando l’orizzonte.
Attraversato il passaggio per le acque Ardane, il Beriardir Helendyeen disse agli eldar:

“Occhi aperti tòronin, preparate frecce ed armi ad ogni evenienza che potrebbe presentarsi,
questi sono tempi inquieti”.

Gli eldar imbracciarono archi ed armi, scrutando continuamente il mare,
finché giunti tra lo stretto che bagna la catena degli elvenquist e la baronia dal posto di vedetta si udì:

“Nave in rotta”

“Nave in rotta”

“Sono Naucor tòronin, sono Naucor”

L’Argur disse:

“Ai cannoni”

“State pronti all’abbordaggio tòronin”.

Abbordata l’imbarcazione naucor il Beriardir gli ordinò di abbandonare le armi in terra,
di sfilare gli elmi e di salire a bordo dell’Amlug en’ caran carch.
Tra i naucor vi erano rabbia e borbottii in quel momento,
ma nonostante l’incresciosa situazione in cui essi si trovavano,
uno dei naucor decise di fare una battuta inopportuna, con aria altezzosa osò dire:

“Devo togliermi le scarpe per salire in barca?”

Il Beriardir soggiunse:

“Nay non sopporteremmo l’odore…”

Image
Mentre i naucor si apprestavano a salire sull’ imbarcazione elfica, a uno degli araldi gli fu ordinato di guidare
la loro imbarcazione fino al porto della Celata.
Saliti a bordo vennero perquisiti dagli araldi e vennero privati di tutti i loro averi,
lasciandoli persino a piedi nudi.
Gli eldar avrebbero potuto dare loro una morte lenta e sofferente imprimendo la vendetta del Padre, così
da fare provare loro gli stessi sentimenti di morte che avevano portato nel Hildoriath,
ma decisero di applicare loro una punizione ben peggiore della morte, quella del disonore e della vergogna.
Dunque il Minya manovrò la Amlug caran en’carch verso il bosco Nord fuori le mura di Rotiniel,
ove l’imbarcazione fu ormeggiata.
L’armata degli eldar Valinrim scortò i prigionieri ad ovest dai Bianchi cancelli lungo il sentiero che porta a
Falmalonde sino a dove vi erano state erette le fortificazioni, facendogli così attraversare a piedi nudi quel sentiero
che essi stessi avevano tappezzato con marchingegni e trappole capaci di tramortire coloro che le attraversavano.
Quale punizione peggiore della vergogna e del disonore poteva essere inflitta alle barbe grigie,
affinché nelle loro menti riaffiorasse il ricordo della superiorità eldar?
Quella sera il contingente elfico si prese una Rivalsa, unito era riuscito a riscattare il glorioso popolo eldar,
e a portare giustizia ai tòronin e le sèlerin caduti in battaglia, attraverso la derisione del troppo fiero popolo del sottosuolo.
Una battaglia era stata vinta, una guerra li aspettava.