La resa dei conti
Posted: Wed Apr 01, 2020 8:18 pm
31 Macinale 284
"Sono passati anni dalla fondazione del Teschio.
Pochi affetti...
Nessuna famiglia.
Soli..."
Anche se vuole assumere un atteggiamento da duro, in fondo l'Artigliere ha il cuore tenero. Quando c'è da fare un discorso motivazionale alla Ciurma, William ci mette tutto se stesso e le sue parole risuonano per i moli, nel silenzio interrotto solo dal respiro pesante dei Teschi, visibilmente nervosi, anche se vogliono dissimularlo.
Osservo gli uomini infilati nelle loro migliori armature, con in mano le loro lame più letali. Un paio di loro avvelenano dei coltelli affilatissimi, altri masticano lentamente erbe e bacche. Io mi rigiro intorno al polso un bracciale sottile, che di certo non porto con me solo perché è bello da vedere.
Siamo armati fino ai denti e carichi come le batterie di cannoni sottocoperta. È la resa dei conti.
I moli del Teschio si sono svuotati. È notte fonda, il bottino è stato spartito fra gli uomini, che ora si stanno dando ai bagordi al Cannocchiale Rotto, fra grog e donne.
Il ponte dell'Audace è disseminato di impronte insanguinate ed aleggia nell'aria l'odore acre della battaglia appena conclusa. Sangue, sudore, zolfo.
Da quanto tempo aspettavo questo momento? Da tanto, ormai, ho perso il conto dei giorni.
Ogni sera solchiamo i mari alla ricerca di prede e bottini, innumerevoli sono gli scontri che abbiamo affrontato. Quella di stasera, però, è stata la battaglia che aspettavamo più di tutte le altre.
Scacciati, ignorati, disprezzati. Questo è il trattamento che abbiamo ricevuto negli ultimi anni da Hammerheim. E finalmente abbiamo risposto sonoramente.
Uccisi, sconfitti, depredati. Così ci siamo vendicati delle loro azioni.
Ho ancora nella mente l'immagine del loro galeone in fiamme e dei loro corpi privi di vita.
La colpa è loro. Di ognuno di loro, dal primo all'ultimo.
Ho alzato le armi contro coloro che una volta erano miei concittadini. Ho versato il sangue di quella che un tempo era la mia gente. Ho ucciso e derubato quelli che anni fa chiamavo amici, fratelli.
Se la sono cercata, lo hanno voluto loro. È come se me lo avessero chiesto, come se mi avessero implorato di ammazzarli ad uno ad uno, di sgozzarli come maiali per pulire col sangue i loro peccati.
Le parole del Quartiermastro continuano a rimbombare nelle mie orecchie come le cannonate di poche ore fa. Il suo discorso rispecchia ciò che provo da anni, ciò che io e Iulian abbiamo vissuto sulla nostra pelle. La rabbia, il rancore che abbiamo covato e che questa sera si sono sprigionati con inaudita violenza. Il suo sorriso è amaro. Dice di essersi liberato, ma io non ci credo. Lo osservo mentre parla, il suo tono è duro e sprezzante. Gli altri possono credere ciò che vogliono, ma io so che in cuor suo la vendetta non sarà mai consumata.
Vorrei poter dire anch'io di essermi liberata dall'odio e dal rancore… ma no, non me ne libererò mai. Non finché non avranno cercato il mio perdono, non finché non saranno ritornati sui loro passi, col capo cosparso di cenere e il cuore pieno di rimorso per le loro azioni.
Sì, sono soddisfatta. Sì, mi sono vendicata, mi sono presa la mia rivincita. Ma questo non basta a ripagare una vita distrutta. Sono una ladra, un'assassina... e non avrò pace fino a quando non sarà ristabilita la giustizia nelle loro dannate terre.
"Sono passati anni dalla fondazione del Teschio.
Pochi affetti...
Nessuna famiglia.
Soli..."
Anche se vuole assumere un atteggiamento da duro, in fondo l'Artigliere ha il cuore tenero. Quando c'è da fare un discorso motivazionale alla Ciurma, William ci mette tutto se stesso e le sue parole risuonano per i moli, nel silenzio interrotto solo dal respiro pesante dei Teschi, visibilmente nervosi, anche se vogliono dissimularlo.
Osservo gli uomini infilati nelle loro migliori armature, con in mano le loro lame più letali. Un paio di loro avvelenano dei coltelli affilatissimi, altri masticano lentamente erbe e bacche. Io mi rigiro intorno al polso un bracciale sottile, che di certo non porto con me solo perché è bello da vedere.
Siamo armati fino ai denti e carichi come le batterie di cannoni sottocoperta. È la resa dei conti.
I moli del Teschio si sono svuotati. È notte fonda, il bottino è stato spartito fra gli uomini, che ora si stanno dando ai bagordi al Cannocchiale Rotto, fra grog e donne.
Il ponte dell'Audace è disseminato di impronte insanguinate ed aleggia nell'aria l'odore acre della battaglia appena conclusa. Sangue, sudore, zolfo.
Da quanto tempo aspettavo questo momento? Da tanto, ormai, ho perso il conto dei giorni.
Ogni sera solchiamo i mari alla ricerca di prede e bottini, innumerevoli sono gli scontri che abbiamo affrontato. Quella di stasera, però, è stata la battaglia che aspettavamo più di tutte le altre.
Scacciati, ignorati, disprezzati. Questo è il trattamento che abbiamo ricevuto negli ultimi anni da Hammerheim. E finalmente abbiamo risposto sonoramente.
Uccisi, sconfitti, depredati. Così ci siamo vendicati delle loro azioni.
Ho ancora nella mente l'immagine del loro galeone in fiamme e dei loro corpi privi di vita.
La colpa è loro. Di ognuno di loro, dal primo all'ultimo.
Ho alzato le armi contro coloro che una volta erano miei concittadini. Ho versato il sangue di quella che un tempo era la mia gente. Ho ucciso e derubato quelli che anni fa chiamavo amici, fratelli.
Se la sono cercata, lo hanno voluto loro. È come se me lo avessero chiesto, come se mi avessero implorato di ammazzarli ad uno ad uno, di sgozzarli come maiali per pulire col sangue i loro peccati.
Le parole del Quartiermastro continuano a rimbombare nelle mie orecchie come le cannonate di poche ore fa. Il suo discorso rispecchia ciò che provo da anni, ciò che io e Iulian abbiamo vissuto sulla nostra pelle. La rabbia, il rancore che abbiamo covato e che questa sera si sono sprigionati con inaudita violenza. Il suo sorriso è amaro. Dice di essersi liberato, ma io non ci credo. Lo osservo mentre parla, il suo tono è duro e sprezzante. Gli altri possono credere ciò che vogliono, ma io so che in cuor suo la vendetta non sarà mai consumata.
Vorrei poter dire anch'io di essermi liberata dall'odio e dal rancore… ma no, non me ne libererò mai. Non finché non avranno cercato il mio perdono, non finché non saranno ritornati sui loro passi, col capo cosparso di cenere e il cuore pieno di rimorso per le loro azioni.
Sì, sono soddisfatta. Sì, mi sono vendicata, mi sono presa la mia rivincita. Ma questo non basta a ripagare una vita distrutta. Sono una ladra, un'assassina... e non avrò pace fino a quando non sarà ristabilita la giustizia nelle loro dannate terre.