Il nuovo rifugio
Posted: Tue Mar 24, 2020 7:17 pm
Trascino della legna su per le scale del Covo, un dono dell'Artigliere alla Ciurma. Apro la porta e mi ritrovo davanti il Quartiermastro. Non c'è spazio per passare, Iulian si incastra nella porta del magazzino alle sue spalle, io non riesco ad infilarmi nello stretto corridoio e i fasci di legna mi scivolano dalle mani, rotolando giù per i gradini di pietra.
"Akkron maledetto!"
Riusciamo faticosamente a raccogliere tutta la legna e a spingerla nei bauli del magazzino. Una scheggia mi si è conficcata sotto un'unghia e in un moto di rabbia prendo la prima cosa che trovo in borsa, una boccetta vuota, e la lancio contro il muro, su cui si infrange.
"Credo sia arrivato il momento di chiedere al Governatore di darci più di spazio."
Il Mastro ha ragione, ma sono arrabbiata. Prima che le sue parole possano fare breccia nel mio cervello e calmarmi, credo che dovrò urlare per un po'.
Il Governatore si è reso conto che metà della Ciurma non può più dormire sotto a un banano. Ho bisogno di gente forte e in salute, non di relitti umani che si svegliano con la schiena spezzata perché non hanno nemmeno un materasso cencioso. Non che cerchiamo le comodità dei damerini del Continente, ma poter dormire degnamente, quello sì.
"Ci ha chiesto una marea di rocce. Praticamente dovremo far franare la montagna di Tortuga, altrimenti non so dove trovare tutta questa pietra."
Mi rigiro fra le mani il pezzetto di pergamena su cui ho segnato i dobloni e le risorse di cui Morgan ha bisogno per costruire il nuovo Covo. C'è un'unica soluzione: mettere la Ciurma ai lavori forzati.
Sottolineo la parola "costruiremo" per lasciare intendere che dovranno tutti lavorare e spaccarsi la schiena, altrimenti col cavolo che riusciremo ad alzare anche solo un palo di legno. Ma non c'è stato bisogno di impegnarsi per convincerli, sono uno più entusiasta dell'altro per questo nuovo progetto.
"La Ciurma comprerà legna, lingotti e rocce da chiunque di voi voglia venderne."
"Capitano, io donerò tutta la legna raccolta alla Ciurma!"
Anche altri si rendono disponibili a fornire alla Ciurma materiali a prezzi stracciati. Il loro ottimismo mi contagia e, nonostante il dito mi faccia ancora male per quella dannata scheggia, penso che alla fine ne sia valsa la pena.
Non ci resta che metterci al lavoro.
"Akkron maledetto!"
Riusciamo faticosamente a raccogliere tutta la legna e a spingerla nei bauli del magazzino. Una scheggia mi si è conficcata sotto un'unghia e in un moto di rabbia prendo la prima cosa che trovo in borsa, una boccetta vuota, e la lancio contro il muro, su cui si infrange.
"Credo sia arrivato il momento di chiedere al Governatore di darci più di spazio."
Il Mastro ha ragione, ma sono arrabbiata. Prima che le sue parole possano fare breccia nel mio cervello e calmarmi, credo che dovrò urlare per un po'.
Il Governatore si è reso conto che metà della Ciurma non può più dormire sotto a un banano. Ho bisogno di gente forte e in salute, non di relitti umani che si svegliano con la schiena spezzata perché non hanno nemmeno un materasso cencioso. Non che cerchiamo le comodità dei damerini del Continente, ma poter dormire degnamente, quello sì.
"Ci ha chiesto una marea di rocce. Praticamente dovremo far franare la montagna di Tortuga, altrimenti non so dove trovare tutta questa pietra."
Mi rigiro fra le mani il pezzetto di pergamena su cui ho segnato i dobloni e le risorse di cui Morgan ha bisogno per costruire il nuovo Covo. C'è un'unica soluzione: mettere la Ciurma ai lavori forzati.
Sottolineo la parola "costruiremo" per lasciare intendere che dovranno tutti lavorare e spaccarsi la schiena, altrimenti col cavolo che riusciremo ad alzare anche solo un palo di legno. Ma non c'è stato bisogno di impegnarsi per convincerli, sono uno più entusiasta dell'altro per questo nuovo progetto.
"La Ciurma comprerà legna, lingotti e rocce da chiunque di voi voglia venderne."
"Capitano, io donerò tutta la legna raccolta alla Ciurma!"
Anche altri si rendono disponibili a fornire alla Ciurma materiali a prezzi stracciati. Il loro ottimismo mi contagia e, nonostante il dito mi faccia ancora male per quella dannata scheggia, penso che alla fine ne sia valsa la pena.
Non ci resta che metterci al lavoro.