Alla ricerca di un posto nel mondo
Posted: Sun Mar 22, 2020 5:12 pm
Il giorno temuto e atteso arrivò. Le prime luci dell'alba attraversarono le assi di legno della finestra e lo svegliarono come ogni altro giorno. Aramel rimase qualche secondo ancora nel letto mentre la sua mente poco a poco trovava la lucidità, ed aprì gli occhi.
Il suo sguardo si fissò per un momento sul soffitto quasi perso nel vuoto. Lentamente la convinzione di quello che stava per succedere si fece strada dentro di se.
Quasi con un groppo in gola si mise in piedi, e spostò lo sguardo su tutta la stanza osservando quel luogo come se desiderasse imprimerselo nella mente.
Gli occhi verde bosco vagarono dal letto fino al piccolo baule dove erano conservati alcuni suoi abiti, fino alla scrivania dove giaceva dalla notte precedente il suo diario.
Un sospirò uscì dalla sua bocca mentre cominciò a preparare la borsa a tracolla per il viaggio. Sentiva nel suo stomaco attorcigliarsi qualcosa, un misto di paura ed eccitazione lo avvolgevano. Scelse con cura cosa portarsi, non voleva viaggiare troppo carico, e preferì lasciare alcune cose alla quale teneva particolarmente li. Forse un giorno sarebbe tornato, e avrebbe trovato i suoi averi nello stesso posto dove li aveva lasciati quando aveva iniziato il viaggio, come se il tempo non fosse mai andato avanti.
Chiuse la borsa a tracolla e strinse con attenzione le cinghie, se la sistemò intorno ad una spalla e si avvicinò alla porta che dava al piccolo soggiorno. Le sue orecchi avevano già intuito qualcosa, e sapeva che aldilà di quella porta non ci sarebbe stato nessuno ad attenderlo.
''Forza Aramel, c'è la puoi fare'' si disse tra se. Si voltò un ultima volta per guardare la stanza e dopo un rapido sguardo con quasi le lacrime agli occhi abbandonò la stanza.
Il soggiorno come aveva intuito era deserto, Galvian era andato via da chissà quante ore, e Aramel intuì che a quest'ora si era già messo in mare con la sua barca.
Per un secondo il mezzelfo pensò a come fosse strano quel momento.. solitamente lui e Galvian andavano per mare insieme , dopo aver onorato e pregato Danù. Questa volta gli parve quasi irreale quello che stava accadendo... lasciare Galvian da solo.. dopo che l'ha cresciuto e allevato per tutta una vita gli pareva ingiusto.. ma lui era stato chiaro la sera prima.. doveva lasciare quella casa e creare il proprio destino.
Le iridi del mezzelfo si posarono sul tavolo, e un leggero sorriso apparve sulle sue labbra sottili. Sul tavolo massiccio c'era la colazione, una tazza di latte fumante e un tozzo di pane duro. Inoltre c'era anche un altro oggetto che gli fece corrugare la fronte, un piccolo sacchetto di pelle.
Aramel aveva capito cosa poteva essere e si avvicinò al tavolo. Rimase ad osservare quel piccolo sacchetto, e scosse la testa. Galvian gli aveva lasciato qualche moneta per incominciare il viaggio. Quello era il suo ultimo regalo.
Senza pensarci troppo il mezzelfo si accomodò alla sedia e consumò la sua ultima colazione. La mente vagava in quella casa come i suoi occhi in cerca di ricordi. Per un istante la sua mente gli fece lo scherzetto di riportarlo indietro nel tempo, a quando Galvian davanti al camino acceso gli raccontava storie di grandi guerrieri ed epiche battaglie, oppure la salita al trono di re e regine che si sono susseguiti nel corso dei suoi anni di servizio come membro dei Martelli dorati.
''Aramel il mondo è grande, oltre queste quattro case di pietra con i suoi recinti di pecore c'è un mondo immenso che uno come te non può non vedere'' gli ripeteva spesso ogni volta che si sedevano a quel tavolo per cenare.
Aveva sempre visto Galvian come un uomo duro cresciuto nell'esercito dalla disciplina rigida, ma quelle volte dove lasciava da parte il soldato, mostrava un profondo sentimento paterno. Era come un padre con un figlio che lo aiutava a crescere, anche se il sangue che scorreva nelle loro vene era diverso.
Aramel bevve l'ultimo sorso di latte e appoggiò la ciotola sul tavolo, era ora di partire. Il mezzelfo lanciò un occhiata alla finestra e vide che stava piovendo. Il cielo in quel momento rappresentava il suo umore, anche lui aveva quasi il desiderio di piangere. Ora che il passo decisivo andava fatto, sentiva la paura dentro di se. Sentiva che non poteva lasciare Galvian da solo, e che non era giusto.
Si morse le labbra e respirò profondamente. Si stava comportando come uno sciocco. Galvian lo stava invitando a crescere, a prendere la sua strada e seguire la sua stella, come tante volte gli aveva raccontato quando parlava del credo di Danù.
Il mezzelfo si fece forza e si alzò dal tavolo, senza guardarsi intorno prese il sacchetto di monete sul tavolo e lo infilò rapido dentro la borsa a tracolla, Ringraziando mentalmente Galvian. Si avvicinò ad un attaccapanni, dove c'era una tunica con il cappuccio e la indossò veloce. Sentiva le gambe fremere dalla voglia di correre, ora che aveva trovato il coraggio, voleva uscire da quella casa rapidamente e incominciare il suo viaggio.
Arrivò davanti alla porta di casa e afferrò la maniglia con forza aprendola rapido e chiudendosela alle spalle. Non si voltò, non guardò indietro, anche se il suo cuore quasi lo implorò non lo fece.
Iniziò a camminare rapido sotto la pioggia, con lo sguardo davanti a se.
La ricerca del suo posto nel mondo ebbe inizio.
Il suo sguardo si fissò per un momento sul soffitto quasi perso nel vuoto. Lentamente la convinzione di quello che stava per succedere si fece strada dentro di se.
Quasi con un groppo in gola si mise in piedi, e spostò lo sguardo su tutta la stanza osservando quel luogo come se desiderasse imprimerselo nella mente.
Gli occhi verde bosco vagarono dal letto fino al piccolo baule dove erano conservati alcuni suoi abiti, fino alla scrivania dove giaceva dalla notte precedente il suo diario.
Un sospirò uscì dalla sua bocca mentre cominciò a preparare la borsa a tracolla per il viaggio. Sentiva nel suo stomaco attorcigliarsi qualcosa, un misto di paura ed eccitazione lo avvolgevano. Scelse con cura cosa portarsi, non voleva viaggiare troppo carico, e preferì lasciare alcune cose alla quale teneva particolarmente li. Forse un giorno sarebbe tornato, e avrebbe trovato i suoi averi nello stesso posto dove li aveva lasciati quando aveva iniziato il viaggio, come se il tempo non fosse mai andato avanti.
Chiuse la borsa a tracolla e strinse con attenzione le cinghie, se la sistemò intorno ad una spalla e si avvicinò alla porta che dava al piccolo soggiorno. Le sue orecchi avevano già intuito qualcosa, e sapeva che aldilà di quella porta non ci sarebbe stato nessuno ad attenderlo.
''Forza Aramel, c'è la puoi fare'' si disse tra se. Si voltò un ultima volta per guardare la stanza e dopo un rapido sguardo con quasi le lacrime agli occhi abbandonò la stanza.
Il soggiorno come aveva intuito era deserto, Galvian era andato via da chissà quante ore, e Aramel intuì che a quest'ora si era già messo in mare con la sua barca.
Per un secondo il mezzelfo pensò a come fosse strano quel momento.. solitamente lui e Galvian andavano per mare insieme , dopo aver onorato e pregato Danù. Questa volta gli parve quasi irreale quello che stava accadendo... lasciare Galvian da solo.. dopo che l'ha cresciuto e allevato per tutta una vita gli pareva ingiusto.. ma lui era stato chiaro la sera prima.. doveva lasciare quella casa e creare il proprio destino.
Le iridi del mezzelfo si posarono sul tavolo, e un leggero sorriso apparve sulle sue labbra sottili. Sul tavolo massiccio c'era la colazione, una tazza di latte fumante e un tozzo di pane duro. Inoltre c'era anche un altro oggetto che gli fece corrugare la fronte, un piccolo sacchetto di pelle.
Aramel aveva capito cosa poteva essere e si avvicinò al tavolo. Rimase ad osservare quel piccolo sacchetto, e scosse la testa. Galvian gli aveva lasciato qualche moneta per incominciare il viaggio. Quello era il suo ultimo regalo.
Senza pensarci troppo il mezzelfo si accomodò alla sedia e consumò la sua ultima colazione. La mente vagava in quella casa come i suoi occhi in cerca di ricordi. Per un istante la sua mente gli fece lo scherzetto di riportarlo indietro nel tempo, a quando Galvian davanti al camino acceso gli raccontava storie di grandi guerrieri ed epiche battaglie, oppure la salita al trono di re e regine che si sono susseguiti nel corso dei suoi anni di servizio come membro dei Martelli dorati.
''Aramel il mondo è grande, oltre queste quattro case di pietra con i suoi recinti di pecore c'è un mondo immenso che uno come te non può non vedere'' gli ripeteva spesso ogni volta che si sedevano a quel tavolo per cenare.
Aveva sempre visto Galvian come un uomo duro cresciuto nell'esercito dalla disciplina rigida, ma quelle volte dove lasciava da parte il soldato, mostrava un profondo sentimento paterno. Era come un padre con un figlio che lo aiutava a crescere, anche se il sangue che scorreva nelle loro vene era diverso.
Aramel bevve l'ultimo sorso di latte e appoggiò la ciotola sul tavolo, era ora di partire. Il mezzelfo lanciò un occhiata alla finestra e vide che stava piovendo. Il cielo in quel momento rappresentava il suo umore, anche lui aveva quasi il desiderio di piangere. Ora che il passo decisivo andava fatto, sentiva la paura dentro di se. Sentiva che non poteva lasciare Galvian da solo, e che non era giusto.
Si morse le labbra e respirò profondamente. Si stava comportando come uno sciocco. Galvian lo stava invitando a crescere, a prendere la sua strada e seguire la sua stella, come tante volte gli aveva raccontato quando parlava del credo di Danù.
Il mezzelfo si fece forza e si alzò dal tavolo, senza guardarsi intorno prese il sacchetto di monete sul tavolo e lo infilò rapido dentro la borsa a tracolla, Ringraziando mentalmente Galvian. Si avvicinò ad un attaccapanni, dove c'era una tunica con il cappuccio e la indossò veloce. Sentiva le gambe fremere dalla voglia di correre, ora che aveva trovato il coraggio, voleva uscire da quella casa rapidamente e incominciare il suo viaggio.
Arrivò davanti alla porta di casa e afferrò la maniglia con forza aprendola rapido e chiudendosela alle spalle. Non si voltò, non guardò indietro, anche se il suo cuore quasi lo implorò non lo fece.
Iniziò a camminare rapido sotto la pioggia, con lo sguardo davanti a se.
La ricerca del suo posto nel mondo ebbe inizio.