Conoscenze Perdute
Posted: Sat Feb 15, 2020 6:22 pm
7 Forenze 284
Luogo imprecisato nelle Terre Selvagge
Silenzio. Tenebra. Non si scorgeva null'altro nelle Terre Selvagge. Tutto era avvolto da quel gelido abbraccio che solo la Notte è capace di donare. Una leggera brezza s'incanalava dal vecchio approdo per le terre del Doriath fino alla foresta dei Giganti. Egli era lì, immobile, immerso com'era nei propri pensieri. Afflitto da così tanti dubbi da sentirsi quasi disorientato. Non riusciva a capacitarsi di come quella dolce creatura fosse riuscita ad ottenere una Conoscenza così vasta nel corso di una singola vita. Sapeva che la Via che l'avrebbe condotto al potere d'imporre la propria volontà sugli altri era molto lunga e difficoltosa. Sicuramente avrebbe richiesto perfino enormi sacrifici. Proprio per questo aveva sempre desiderato abbattere la caducità della vita umana studiando i segreti della non morte. Solo privandosi della mortalità della carne, pensava, avrebbe avuto l'Eternità come unica compagna di viaggio. Eppure qualcosa, in quel momento, lo turbava. Si sentiva debole, spoglio, inerme come un bambino. Che cosa stava diventando, si domandava. Come ogni uomo, alla fin fine, era stato sopraffatto dai sentimenti? No, non poteva essere. Non poteva crederlo. Non l'avrebbe mai accettato. Non era null'altro che interesse personale. Si, doveva essere così. Non poteva che essere altrimenti. Si faceva forza con tali pensieri ma, in cuor suo, sembrava quasi non crederci. Quella piccola creatura aveva tutto ciò che lui aveva sempre desiderato. La possedeva, la stringeva con artigli all'interno della mente. Non sarebbe stato facile ottenerla ma ci sarebbe riuscito. In un modo o nell'altro avrebbe ottenuto quella Conoscenza. La desiderava. Oh se la desiderava. Forse era questo il reale motivo del proprio turbamento. Non era lucido in sua presenza. Si sentiva sempre a disagio ogni qual volta veniva scrutato da quegli occhi luminosi. Se fosse stato in grado di calmarsi, cosa alquanto difficoltosa al momento, avrebbe perfino potuto percepire quella sensazione salire lungo la schiena come una scarica elettrica. Lei sembrava conoscerlo da sempre. Sapeva come pensava, sapeva esattamente ciò che desiderava. Lo anticipava ogni qual volta tentasse di impossessarsi di un granello di quella Conoscenza. Frustrato. Molto frustrato. Così frustrato da perder ogni tipo di interesse in qualunque cosa facesse. Non avrebbe mai pensato di arrivare così in basso. Aveva sempre pensato di esser diverso da chiunque altro. Pensava addirittura che non potesse esistere donna così bella da destabilizzarlo. Cos'era, dunque, questa forza che lo spingeva costantemente verso di Lei? Domande, domande e solo domande. Fosse riuscito almeno a trovar la risposta ad uno di questi dilemmi sarebbe già stato a buon punto. Invece niente. Ogni giorno che passava si rendeva sempre più conto che il cammino che stava percorrendo era già stato battuto da Lei. Cosa poteva fare se non esser destinato alla sconfitta. Combatteva una guerra senza armi. La sua migliore arte, l'Inganno, era del tutto insufficiente se la persona verso cui veniva rivolto conosceva le regole del gioco. No, non poteva mentirle. Anche se avesse provato non avrebbe ottenuto niente. Eppure non riusciva a togliersela dalla mente. Per un istante sembrò distrarsi da quel torpore. Il nulla lo circondava. Lo percepiva sia fuori che dentro di sè. Quasi sconsolato, spronò la propria cavalcatura in direzione di quel luogo che oggi chiamava "casa". Indelebili le parole della donna lo accompagnavano lungo il tragitto. Così pesanti pensanti quasi da privarlo del respiro:
"Fingiamo che non t'interessi il potere di rianimare ed asservire creature di vario genere.
Fingiamo che non ti interessi conoscere esseri talmente potenti da essere miti per gli uomini.
Fingiamo anche che non sia importante conoscere chi custodisce una copia del Dar Art."
Pronunciate con una calma e con una naturalezza da risultare devastanti quasi quanto un colpo di mazzafrusto. Come poteva farlo. Il Dar Art. Il Libro degli incanti di Oghmar stesso. Il più grande tomo di Stregoneria mai esistito sulla faccia di Ardania. Semplimente la ragione di vita per ogni manipolatore dell'Arte. Assurdo. Semplicemente assurdo. Inizialmente aveva stentato a crederle. Non avrebbe voluto assolutamente crederle. La sua mente razionale si rifiutava di incassare ulteriori schiaffi da quella donna. Si rendeva realmente conto di ciò che stava facendo?! No, sicuramente non lo sapeva. Non poteva neppure immaginare la gravità delle sue azioni. Stava viziando la Voragine del Desiderio di Conoscenza dell'uomo con così tali prelibatezze da renderlo ormai assuefatto. Come avrebbe potuto andare avanti, adesso, senza di Lei. Nessun altro in Ardania sembrava possedere tali conoscenze. Non solo. Oltre ad essere unica detentrice, difficilmente sarebbe stata disposta a concederle. Si. Ne era certo. Sarebbe stata una dura lotta non era null'altro che uno stimolo aggiuntivo. Avrebbe trovato il modo di ottenerle. La partita era appena iniziata. I pedoni avevano mosso solamente i loro primi passi.
Luogo imprecisato nelle Terre Selvagge
Silenzio. Tenebra. Non si scorgeva null'altro nelle Terre Selvagge. Tutto era avvolto da quel gelido abbraccio che solo la Notte è capace di donare. Una leggera brezza s'incanalava dal vecchio approdo per le terre del Doriath fino alla foresta dei Giganti. Egli era lì, immobile, immerso com'era nei propri pensieri. Afflitto da così tanti dubbi da sentirsi quasi disorientato. Non riusciva a capacitarsi di come quella dolce creatura fosse riuscita ad ottenere una Conoscenza così vasta nel corso di una singola vita. Sapeva che la Via che l'avrebbe condotto al potere d'imporre la propria volontà sugli altri era molto lunga e difficoltosa. Sicuramente avrebbe richiesto perfino enormi sacrifici. Proprio per questo aveva sempre desiderato abbattere la caducità della vita umana studiando i segreti della non morte. Solo privandosi della mortalità della carne, pensava, avrebbe avuto l'Eternità come unica compagna di viaggio. Eppure qualcosa, in quel momento, lo turbava. Si sentiva debole, spoglio, inerme come un bambino. Che cosa stava diventando, si domandava. Come ogni uomo, alla fin fine, era stato sopraffatto dai sentimenti? No, non poteva essere. Non poteva crederlo. Non l'avrebbe mai accettato. Non era null'altro che interesse personale. Si, doveva essere così. Non poteva che essere altrimenti. Si faceva forza con tali pensieri ma, in cuor suo, sembrava quasi non crederci. Quella piccola creatura aveva tutto ciò che lui aveva sempre desiderato. La possedeva, la stringeva con artigli all'interno della mente. Non sarebbe stato facile ottenerla ma ci sarebbe riuscito. In un modo o nell'altro avrebbe ottenuto quella Conoscenza. La desiderava. Oh se la desiderava. Forse era questo il reale motivo del proprio turbamento. Non era lucido in sua presenza. Si sentiva sempre a disagio ogni qual volta veniva scrutato da quegli occhi luminosi. Se fosse stato in grado di calmarsi, cosa alquanto difficoltosa al momento, avrebbe perfino potuto percepire quella sensazione salire lungo la schiena come una scarica elettrica. Lei sembrava conoscerlo da sempre. Sapeva come pensava, sapeva esattamente ciò che desiderava. Lo anticipava ogni qual volta tentasse di impossessarsi di un granello di quella Conoscenza. Frustrato. Molto frustrato. Così frustrato da perder ogni tipo di interesse in qualunque cosa facesse. Non avrebbe mai pensato di arrivare così in basso. Aveva sempre pensato di esser diverso da chiunque altro. Pensava addirittura che non potesse esistere donna così bella da destabilizzarlo. Cos'era, dunque, questa forza che lo spingeva costantemente verso di Lei? Domande, domande e solo domande. Fosse riuscito almeno a trovar la risposta ad uno di questi dilemmi sarebbe già stato a buon punto. Invece niente. Ogni giorno che passava si rendeva sempre più conto che il cammino che stava percorrendo era già stato battuto da Lei. Cosa poteva fare se non esser destinato alla sconfitta. Combatteva una guerra senza armi. La sua migliore arte, l'Inganno, era del tutto insufficiente se la persona verso cui veniva rivolto conosceva le regole del gioco. No, non poteva mentirle. Anche se avesse provato non avrebbe ottenuto niente. Eppure non riusciva a togliersela dalla mente. Per un istante sembrò distrarsi da quel torpore. Il nulla lo circondava. Lo percepiva sia fuori che dentro di sè. Quasi sconsolato, spronò la propria cavalcatura in direzione di quel luogo che oggi chiamava "casa". Indelebili le parole della donna lo accompagnavano lungo il tragitto. Così pesanti pensanti quasi da privarlo del respiro:
"Fingiamo che non t'interessi il potere di rianimare ed asservire creature di vario genere.
Fingiamo che non ti interessi conoscere esseri talmente potenti da essere miti per gli uomini.
Fingiamo anche che non sia importante conoscere chi custodisce una copia del Dar Art."
Pronunciate con una calma e con una naturalezza da risultare devastanti quasi quanto un colpo di mazzafrusto. Come poteva farlo. Il Dar Art. Il Libro degli incanti di Oghmar stesso. Il più grande tomo di Stregoneria mai esistito sulla faccia di Ardania. Semplimente la ragione di vita per ogni manipolatore dell'Arte. Assurdo. Semplicemente assurdo. Inizialmente aveva stentato a crederle. Non avrebbe voluto assolutamente crederle. La sua mente razionale si rifiutava di incassare ulteriori schiaffi da quella donna. Si rendeva realmente conto di ciò che stava facendo?! No, sicuramente non lo sapeva. Non poteva neppure immaginare la gravità delle sue azioni. Stava viziando la Voragine del Desiderio di Conoscenza dell'uomo con così tali prelibatezze da renderlo ormai assuefatto. Come avrebbe potuto andare avanti, adesso, senza di Lei. Nessun altro in Ardania sembrava possedere tali conoscenze. Non solo. Oltre ad essere unica detentrice, difficilmente sarebbe stata disposta a concederle. Si. Ne era certo. Sarebbe stata una dura lotta non era null'altro che uno stimolo aggiuntivo. Avrebbe trovato il modo di ottenerle. La partita era appena iniziata. I pedoni avevano mosso solamente i loro primi passi.