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Folata di vento

Posted: Sat Feb 08, 2020 6:33 pm
by Shagar
Colonna sonora

In una notte di forense Yves sedeva sul molo di Derit, con la gamba destra a penzoloni a sfiorare l’acqua e la mancina raccolta al petto; poggiata con la spalla ad uno dei pali portanti del pontile e illuminata dalla piena luna che rendeva tutto più piacevole, il suo sguardo volgeva verso ovest a fissare Loknar..meglio conosciuta come la vecchia Loknar. Fra le mani una piccola lira, arpeggiava soave con il ritmo di percussioni provocate da piccole onde che si infrangevano sulla costa. Di tanto in tanto, una folata di vento più forte che increspava poco di più il mare, come un colpo ben deciso su un tamburo la cui pelle era stesa e fatta bruciare per aumentarne la tensione. I capelli della giovane, si muovevan, e le piume delle frecce nella faretra sembravano danzare al ritmo della lira, del mare e del vento.

Il vento si faceva più forte, era un crescendo e Yves, sognante in quel concerto di suoni naturali, vedendo fuochi provenienti da Loknar chiuse gli occhi per qualche istante: rivide un villaggio in festa. La festa della vendemmia, il chiacchiericcio del piccolo villaggio che rieccheggiava nelle notti brune nelle terre selvagge, ogni piccolo angolo gremito di gente in festa, alticcia, con calici di vino che gli agricoltori avevano premuto per quel grande evento. Odori di carni e pesci che si mescolavano e facevan venir fame, anche a chi, aveva già pasteggiato. Un sorriso, dipinse il volto della mezza, che potè rivivere attimi di calma e pace vissuti quando a Loknar v’era perfezione. Uno schema perfetto probabilmente voluto da tutti i Sette, che muovevano i loro fili invisibili muovendo come burattini i Consiglieri che davano il meglio per assestare le pene e le angosce di chi, era ancora fresco dei regimi costrittivi ed oppressivi.

Una folata di vento più forte, fece giungere, libero il grugnito dei Grimlock; Yves riapri gli occhi, soffermandosi nuovamente a vedere, dalla sorella dei Derit l’orizzonte; lì, come un’opera teatrale drammtica, illuminata completamente della luna piena che le fa da riflettore.

Raccolse i suoi ultimi pensieri, poi facendosi forza si alzò e iniziò a ripercorrere il molo al contrario tornando verso casa

Alzò nuovamente lo sguardo al cielo, verso la luna, mormorando parole d’aiuto verso Greig:

La promessa di aiutarti a fare verità, io manterrò
Come è accaduto quel dì, io te lo prometto
Non è andata giù nemmeno a me la sua triste sorte
Ma non potrà rimanere impunita tutta quella scia di morte

Re: Folata di vento

Posted: Mon Feb 10, 2020 7:03 pm
by Shagar
Yves tornava quasi ogni sera su quel molo, in quel punto, quando tutto il villaggio ormai era dormiente.
Volgeva sempre lì, costante lo sguardo, alle rovine di Loknar che suscitavano in lei molte emozioni; ogni qual volta l’ osservava un fiume in piena di ricordi pervadeva la sua mente, tuttavia, quel fiume di ricordi in piena, mentre scorrevan diventavano delle rapide, cruente, forti tremende, e poi, man mano, si acquietavano verso un lago a valle.

Ma i Grimlock, che lei tanto odiava, non rappresentavano che il lago in valle, mentre le rapide, forti e tremede, fuorono per le rappresentate da quel ricordo che riviveva come un un fulmine nella notte ad abbagliare tutto, imprevedibile, inatteso, disastroso e che le faceva ancora ribollire il sangue.

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In quella sventurata notte, una cosa è certa, gli Dei furono benevoli verso la giovane, riuscì a prendere un’ ultimo traghetto che partiva verso la sorella di Derit, e ormeggiò, esattamente in quel punto, dove Yves quasi ogni sera si ferma a guardare, si quello stesso punto dove allora inerme assisteva all’ecatombe di un piccolo villaggio di contadini in cerca solo della libertà. Scosse il capo, dopo che i ricordi nuovamente l’abbandonarono, al villaggio nessuno, in pochi sapevano che lei era lì.

In un giorno passato di postapritore, tuttavia, il palese nervosismo di Greig, uno dei sopravvisuti, in piazza fece riaffiorare vividi quei ricordi e quelle sensazioni che, la giovane provava con tutta se stessa a soffocare. Tuttavia prese quell’episodio come un sentirero da percorrere a ritroso in cerca della verità, così, sferzò il suo silenzio e, mentre continuava a parlare con il luogotenente, fece capolino con la sua vocina ed esclamò di offrire il proprio aiuto per la causa. Chissà, quegli omoni cos’hanno potuto pensare in quel momento di quella esile ragazza mite, e sempre un pò sulle sue. Tuttavia, questo non aveva importanza per la giovane che, determinata a far chiarezza, si distanziò dai due..

Con il passare del tempo, le idee non mancavano alla mezza; un giorno mentre era intenta ad organizzare il suo baule, scorse, un uomo di chiesa, che, fuori dagli obblighi ecclesiastici, colloquiava in piazza con dei cittadini, e, mentre si stava per congedare, colse l’attimo per seguirlo e porgli alcuni quesiti.

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Era un buon punto di partenza, era quella luce fioca nella notte che ti fa da guida; Yves, continuò il suo cammino, raccimolando informazioni..
Chissà, se un giorno, riuscirà ad arrivare alla fine di quel sentiero riuscendo a darsi risposte così tanto importanti

Re: Folata di vento

Posted: Wed Feb 12, 2020 1:10 pm
by Shagar
Mattino, prime luci del nuovo giorno all’orizzonte, Yves uscì di casa dirigendosi verso l’achimista. Prese un’ordine dirigendosi dall custode per iniziare a prepararlo. Nel frattempo, il sole lento sorgeva e saliva, incominciando ad illuminare a giorno la spledida sorella di Derit.

Preparava minuziosamente ogni singolo composto che poi avrebbe versato in piccole ampolle vitree da presentare per ottenere qualche nuova nozione sperimentale che avrebbe potuto accrescere le sue conoscenze alchemiche.

Giunse poi Gregor, che ammiccando, con quel suo fare superficiale, invitò la mezz’elfa ad andare verso casa sua, per preparare chissà quanti barilotti di veleno. Sospirò appena, lasciò l’ordine e l’occorrente nel baule e lo seguì, fino a destinazione incominciando a tritare sminuzzare e pestare la belladonna. Fuorono ore estenuanti, ma che comunque portarono Yves a qualche piccolo giovamento interessante.

Il sole era ormai alto nel cielo, le braccia della giovane, anche un pò stanche di preparare pozioni, così, lasciò tutto in ordine e decise di prendere il traghetto alla volta del bastione nelle selvagge. Incominciò a galoppare verso Nord, quando ad un tratto, alcuni cadaveri umani giacevano esanimi in terra. Imbracciò velocemente l’arco, e guardinga galoppò ancora un pò: davanti a se vide Finam, Sypfried ed un aspirante intenti a combattere degli umani. E’ bastato solo uno sguardo per capire che non erano semplici briganti. Vesti eleganti e ben rifinite, cappuccio a punta bianca, in un secondo momento, la giovane apprese che erano seguaci del dio Guerriero e le loro capacità di combattimento, erano straordinarie.

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Grazie al coordinamento di tutti i Loknariani, il capo di quella che sembrava una battaglia santa, fu preso in disparte mentre predicava e malediva i presenti. Con l’ausilio della musica, e dei colpi di scudo di Finam che teneva testa, il gruppo riuscì a portare dentro il bastione il loro capo e, volendo provare una cattura, il gruppo di loknariani intimò lui di buttare le armi, ma, quel pazzo non volle accettare, anzi, si tolse la vita.

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Dopo aver fatto rapporto, e aver recuperato un tomo dallo zaino dei suicida, Yves rifletteva su quel gesto efferato che nessuno dei Sette avrebbe mai potuto perdonare.

Re: Folata di vento

Posted: Sun Feb 16, 2020 5:03 pm
by Shagar
Prima domenica di forense: le truppe loknariane congiunte ai propri alleati, decisero di comune accordo di esplorare il Damnogoth.Yves decise di parteciparvi, per studiare e comprendere cosa accadeva in quel luogo. Il dispiego di forze fu numeroso.
Appena terminarono i preparativi, l’armata loknariana si diresse al punto d’incontro e, accolti gli alleati si diressero alla volta delle rovine che avrebbero condotto nel gigantesco antro.

Creature d’ogni genere affollavano quel luogo, cultisti umani a Lich soggiogati scacciati da Surtur tuttavia quella domenica qualcosa accadde lì dentro. Temibili presenze oscure erano state evocate. Creature con poteri psichici potentissime in grado di materializzare delle immagini nella mente di ogni singolo individuo presente lì. Allucinanzioni? O verità? Chi ha la risposta a questa domanda? La voce continuava a rieccheggiare nell’antro, o forse no, era nella mente di ciascuno, intimava di andarsene da quel luogo ciò nonostante la sete di libertà, e la fede verso i Sette muoveva i loknariani e muoveva, per chissà quale ragione il popolo qwaylar e la ciurma del teschio a proseguire. Fosse solo devozione verso chi guidava la spedizione la loro? Tante le domande che attanagliavano la mente di Yves, mentre la sua mente vagava fra quelle visioni spaventose, ma così reali in grado da farla beneficiare del dubbio di quello che stava accadendo lì dentro.

La battaglia era ormai cominciata, la lotta fra il bene ed il male che voleva epurare quelle creature maledette; almeno dieci Lich antichi apparvero dal nulla in una zona in cui vi era una biblioteca tutti per soddisfare il volere di quella voce quella presenza che voleva scacciarci da lì. Tutti i presenti a quell’evento, erano abili combattenti che, non si fecero spaventare troppo dalla presenza di tutte quelle creature assieme; tuttavia, il potere psichico di quella presenza. Come se non bastasse, sguinzagliò due temibili draghi d’ossa intenti a dar battaglia. Gli scontri erano incessanti e faticosi. Fortuna volle, che la musica suonata fu così potente, che, aizzò i draghi d’ossa l’uno contro l’altro facendo gudagnare un pò di respiro al gruppo.

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La battaglia ebbe fine, i draghi d’ossa, terminata la loro essenza vitale, caddero al suolo riempiendo quella stanza con un cumulo d’ossa non indifferente. Era difficile ormai distinguere il vero dal falso, la realtà e l’illusione, la presenza nella nostra mente di quella voce, rendeva tutto instabile. Quattro, forse cinque, Re dei Lich, uno dietro l’altro, cadevano, la loro essenza veniva dissipata nell’etere e poi ancora, e poi ancora. Eppure i colpi sembravano danneggiarli. Forse non erano solamente visioni? Forse non erano allucinazioni? Distinguere il tutto era diventato impossibile. Altri rumori, si odirono provenire dal corridoio e un gruppo ben assortito di strappateste, giunse cercando di cogliere il gruppo impreparato tuttavia, dopo la minaccia già affrontata, questo non fu che uno scherzo. Non erano che nient altro che i portavoce del loro signore, una creatura giunta da chissà dove, per frenare l’avanzata del gruppo fortissima: la giovane Yves, non aveva mai visto niente di simile.

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La battaglia terminò, le voci sembravano placarsi e, il gruppo, potè continuare la propria avanzata nell’antro. Proseguirono in una stanza più piccola, ma non per questo avente meno importanza: un mausoleo le cui iscrizioni sulla stele erano chiare ma forse a pochi importavano in quel preciso istante.

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Chi era l’artefice di quella stele? Chi è l’avo del Primarca di Edorel? Viveva lì dentro? Tanti, troppi gli interrogativi che frullavano nella testa di Yves, come un piccolo vortice costante..eppure quel turbinio di interrogativi, lasciò nuovamente, forzatamente, spazio a quella voce che sembrava sparita. Il gruppo decise così, avendo riposato un poco di forzare la mano e provare con attacchi combinati e assalti mirati per cercare di arrivare alla fonte psichica che attanagliava le menti e, chissà cos’avrebbe ancora potuto fare. Un’altro corridoio era stato epurato dalla pazzia dei devoti di quella setta, gli uomini, ormai erano tutti provati dalla battaglia, il tempo, sembrava essere relativo, non si aveva cognizione della fase della giornata fuori, Yves, arrivò persino a pensare che magari, erano lì anche da più giorni. Giunsero avanzando in un nuovo stanzone in cui vi erano alcuni altari sacrificali per terra e, dei corpi che giacevano in terra, probabilmente sacrificati. Vide quel tomo, lo sfogliò velocemente e lo memorizzò come fosse uno spartito musicale, parola per parola lettera per lettera, e annotò la formula finale, più complessa da memorizzare su un libricino.

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Sfogliandolo, pensò che forse quelle manifestazioni così potenti, potevano anche non far parte di quel luogo, bensì potessero esser giunte a causa di un’errore di invocazione. O per lo meno, era la risposta che volle darsi la mezz’elfa, silenziosa, attenta e meticolosa ai dettgli di quel posto che l’affascinavano perché colmi di conoscenze a lei ignote. I pensieri sembravano dilagare nella sua mente, ancora una volta, il tempo sembrava fermarsi, e poi d’un tratto si restringeva nuovamente, quando un nuovo pericolo era vicino.

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Di fronte a loro, la conseguenza di un rituale troppo potente per le loro capacità, l’inezia di aver sfidato non curanti delle conseguenze il Primo Nato, l’instabilità delle loro azioni, aveva condotto da chissà quale prondo abissale un Demone della pestilenza, talmente potente che il suo potere si era perpetrato ed insinuato in ogni anfratto di quel luogo maledetto. Acidi e veleni, flautolenze e distorsione della realtà, in questo era maestro, ma, nulla potè contro la determinazione degli uomini Ardani che colpo dopo colpo, freccia dopo freccia annientarono la sua presenza.
Ormai tutto scarseggiava, ma la battaglia non era ancora conclusa, un ultimo stanzone mancava per la riuscita dell’impresa. Davanti a loro, forse la figura umanoide che più di tutte spiccava. Forse, era costui che aveva innalzato quel mausoleo al proprio avo, tuttavia, non ci fu molto tempo per riflettere, bisognava agire e in fretta. Dominava in flux in maniera eccellente, era un ottimo evocatore ed aveva un potere cinetico da non sottovalutare. La battaglia durò a lungo, e ancora a lungo, ma poi alla fine, il gruppo ormai esausto riuscì a trionfare.

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Nonostante l’eroica impresa, Yves, sentiva la necessità di tornarvi prima o poi, per esplorare meglio quel luogo, forse in maniera più discreta e silenziosa, ma, era certa che quel luogo custodiva molti segreti, pensava mentre faceva ritorno a Loknar, il sole, stava già calando ma sentiva il bisogno di affrontare l’argomento fra gli uomini liberi del villaggio con il fine di spiegare ciò che i suoi occhi avevano visto, e le immagini che la sua mente aveva catturato, magari, qualcuno, sospinto da curiosità avrebbe potuto prendere parte ad un’indagine.

Re: Folata di vento

Posted: Mon Feb 17, 2020 7:09 pm
by Shagar
Pomeriggio, seconda settimana di forense; Yves andò dall’alchimista offrire i suoi servigi e fu colpita da uno strano pentacolo a cui non aveva mai fatto caso; si avviò verso la piazza, sarebbe dovuta recarsi in caserma per fare rapporto, tuttavia, incrociando il suo superiore lo fermò, e gli mostrò ciò che i suoi occhi avevano visto. Egli, non di ede piu di tanto peso a ciò che vide: era evidente che qualcosa occupava ancor più la sua mente; presto detto, la giovane fu convocata in caserma.

Egli rivelò che un prigioniero, di quei fanatici che muovevan guerra da settimane al popolo loknariano, di cui lei ignorava totalmente l’esistenza, prima di suicidarsi come ormai erano soliti fare quei così credenti rivelò l’ubicazione del loro covo. Le affidò dunque una missione delicata, andare a fare un sopralluogo per assicurarsi che il luogo che il suicida aveva rivelato fosse quello corretto in maniera tale che quei fanatici potessero essere sgominati una volta per tutte.

Yves, non se lo fece ripetere, si alzò e congendandosi si diresse verso casa sua dove, si cambiò d’abito, celò il suo volto e si mosse all’imbrunire percorrendo sentieri poco illuminati per non essere vista.

Galoppò a lungo, senza particolari problemi e giunse finalmente in quello che doveva essere il luogo designato. Nei pressi vi era un ettin creatura antica e potente, ma non era nei piani della giovane la sua dipartita, o perlomeno non allora, forse più tardi se si fosse trovato lì, sul cammino dei loknariani. Yves, sebbene fosse giovane, non era una sprovveduta, sapeva bene che porre fine alla vita dell’ ettin poteva voler significare generare un allarme ed il luogotenente aveva chiesto discrezione.

Si avvicinò cauta, con passi felpati e subitò notò per terra segni inconfondibili del passaggio recente di qualcuno. L’erba era schiacciata, in alcune zone, addirittura delle zolle di prato erano saltate via, e, delle orme di stivali affossavano nel terreno umido. Forse era nel posto giusto. Sfruttando a pieno il buio e l’oscurità si addentrò ed iniziò a frugare qua e la in quel luogo che sembrava abbandonato chissà da quanto tempo.

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Tutto era impolverato, coperto da lerci teli bagnaticci maleodoranti e fradici. In ogni angolo del solaio si potevano notare ragnatele d’ogni forma e grandezza. I portacandele, sulle pareti ormai erano spogli da chissà quanto tempo delle candele, e la cera, era incrostata per terra e ricoperta anche questa della polvere. La porta divelta e le tavole con cui era stata costruita erano per terra, sparse e marce. Gli scaffali divelti dai muri in mezzo alla stanza come a creare un quasi innaturale caos; ma quel caos dipingeva la perfezione e risaltava un unico mobiletto di medie dimensioni così pulito, si faceva apprezzare, visto che era anche piuttosto pulito. Un’indizio evidente che avrebbe potuto portare la verità e la conferma di quanto la giovane stesse cercando; Assicuratasi che nessuno che nessuno fosse nei paraggi si avvicinò e lo mosse un poco: un sorriso soddisfatto si disegnò sul suo volto. La sua missione era terminata ed era stata conclusa con successo, sistemò in maniera accurata quasi maniacale quel mobile e, sempre aiutata dall’ombra che le offriva la notte andrò a recuperare il suo destriero, lo montò, e si diresse verso Loknar.

Tornata senza essersi fermata durante la galoppata del ritorno, incrociò nuovamente Lucian e lui dopo aver sentito tutto il racconto di Yves le chiese di scrivere un rapporto per la tracciabilità dell’operazione, quindi la giovane annuì e annotò tutto ciò che aveva riferito al Luogotenente in maniera minuziosa; dopo averlo fatto, si diresse a casa e rivestì, per essere nuovamente riconoscibile. Ella si concesse il resto della serata fino a cena, per sistemare alcune cose lasciate in sospeso.

Alla metà della ventunesima ora, una fittizia riunione cittadina accolse gli abitandi di Loknar. Qui in qualità massimo esponente il Consigliere Lucian prese parola spiegando la situazione che si prospettava per la notte. Tutti ne furono sorpresi, Pompilio, lo strillone, dal mattino urlava ben altre direttive. La parola, fu passata a Yves che spiegò i dettagli della missione senza indugio.

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Con enfasi e preparando tutti velocemente, fuorono pronti e schierati per partire alla volta del luogo designato per lo sterminio di quegli oppressori che, senza ritegno ormai da settimane assediavano il bastione loknariano nelle terre selvagge. Poche parole, quelle necessarie a fomentare i Loknariani quando tutti furono pronti: “Marceremo Liberi”. Erano le parole più belle mai ascoltate per chi decise di vestire il Nero della casa di Elok.

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Tutta Loknar, eseguendo le istruzioni che erano state comunicate, giungendo in quel luogo e scostando il mobile si trovò subito nel loro covo. Incredibile vedere quanto sfarzo c’era in quel luogo, e quanta povertà c’era sopra. Un pò come chi si reputa credente del solo dio Crom crede che la ricchezza sia tutta lì e denigra, chi per scelta o per libertà abbia migrato il proprio credo altrove, rispettando tutti i Sette senza alcuna distinzione.

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Loknar avanzava compatta, la prima linea come un unico scudo si muoveva, mentre dalla seconda, sacerdoti, arcieri cantori, ed arcani davano il loro contributo. Quelli che avevano difronte non erano semplici umani. Avevano il favore divino o qualche potere che accresceva la loro forza e resistenza. Yves, con sguardo attento e ligio si assicurava, che dalle retrovie, non giungesse un manipolo uscito in avanscoperta che era stato vicino Loknar ad infastidire i viandanti. Il gruppo, passò un punto dove vi era una specie di bottega sartoriale: scampoli di stoffa, della loro stoffa, uniti a cappucci e tonache distintivi di quel gruppo erano lì; chissà quanti altri fanatici avrebbero potuto unirsi a quel branco di strambi suicidi. Yves, raccattò un cappuccio che avrebbero portato in seguito a Loknar per far esaminare dall’Accademia.

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Il gruppo avanzava, compatto incontrastato, il loro obiettivo era quello di uccidere il mandante di quella pazzia, il colpevole di quell’indottrinamento spregiudicato che portava, molti dei fedeli a togliersi la vita. Un’altro corridoio superato, ed un’altro stanzone si parava davanti a loro. Una sala mensa probabilmente, con dei piedistalli su cui sopra c’erano raffigurazioni divine ben note, un’ulteriore rindondanza nel loro indottrinamento: qualsiasi cosa loro facevano, dovevano aver a che fare con segni divini. Era questo il loro volere? Se erano così credenti nel Guerriero, perché messi con le spalle al muro si toglievano la vita senza apprezzare il dono più prezioso che gli veniva concesso? Yves meditò a lungo su questo punto, ma non trovò risposta. Furono rinvenuti dei bracciali, parevano datati di qualche anno, e furono raccolti. Si doveva investigare meglio.

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I Loknariani non avevano mai abbastanza tempo per riflettere o indagare, un altro corridoio li attendeva, ed urla lancinanti catturavano la loro attenzione. Ancora una volta ricompattati, avanzano in un altro corridoio Questa volta, la sala che lo annunciava sembrava una palestra. Fra tutti spiccava un uomo mezzo nudo, pareva da un primo sguardo essere stato messo sotto tortura. Greig, impavido combattente, sferrando ganci e colpi di bardica qua e la raggiunse l uomo inerme e vi si mise a protezione. Corpo dopo corpo, cadevan a suolo inermi mentre la loro anima li abbandonava. Misero in salvo quel contadino, ma si rifiutò di seguire i Loknariani laddove si supponeva che tale Benedic si trovava. Yves attenta, tutto scrutava, quell uomo che impaurito iniziò a parlare dicendo d’esser stato rapito dal Bosco Vecchio e condotto lì. Scosse il capo, quel disegno non le tornava, come quando si analizza la riga di uno spartito scritta da poco e vi è una nota di troppo; Così, silenziosa, come aveva sempre fatto raccolse a se Greig qualche passo distante dagli altri ed espose la sua idea.

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Egli, si fidò delle parole della mezz’elfa, il dubbio che aveva insinuato, la supposizione che aveva fatto, poteva essere corretta, e magari, un pazzo, sentendo che Loknar era lì per fare giustizia avrebbe pure potuto immedesimarsi in un contadino rapito in maniera tale che, quando i Loknariaini avessero abbassato la guardia lui sarebbe potuto fuggire con tutta calma, magari in qualche anfratto segreto ch’egli poteva conoscere. Fu dunque la volta di Lucian: Yves richiamò nuovamente la sua attenzione, esponendo lo stesso dubbio, la mezz’elfa, agiva silente perché non avrebbe voluto mettere in un eventuale allerta il contadino.

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Tutti sapevano quel che dovevano fare. Il gruppo si ricompattò, pronto a sfondare quel portone metallico davanti a loro, nessuno sapeva cosa si sarebbero dovuti aspettare. Quando tutti fuorono pronti, le prime linee sfondarono senza esitazione e fecero una carica epocale. A decine, i sudditi che stavano ascoltando una messa. Il loro potere era senza eguali; il sacerdote invocava Crom, le ferite dei sudditi sembravano guarirsi istantaneamente: era un bel guaio. La battaglia imperversava, i loknariani incominciarono ad accusare la stanchezza. Piu i loro colpi erano veloci, piu le loro ferite sembravano rimarginarsi. Così, di comune accordo, il gruppo si scisse in due, alcuni, attiravano gli adepti lontani e l’altro teneva occupato il sacerdote. Greig, continuava a fare da scorta, guardia al contadino. Dopo ancora tempo, l’aver diviso il sacerdote dagli adepti iniziò a portare i suoi frutti; evidentemente la lunga distanza, non aiutava il sacerdote a guarire le ferite. Uno dopo l’altro, uno dopo l’altro così, gli adepti adornati da quell aura misteriosa che aveva sempre reso così dure le loro corazze iniziavano ad accusare i colpi e perire per mano dei loknariani. Non ne rimaase ora che il loro capo. Colpi su colpi, i loknariani si accanirono sul fautore di tutto quel caos. Ma chi era veramente quell uomo? Da quanto indottrinava gli uomini e le donne con un credo cromita differente? Un altro mare di domande si aprì davanti gli occhi di Yves; una cosa certa fu certa: il libero popolo di Loknar, si era nuovamente liberato dall’oppressione di chi voleva soffocando la loro libertà. Finalmente la battaglia fu conclusa. Loknar potè tornare al villaggio.

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