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[ODQ] Cronache dei Druidjah

Posted: Sun Jan 05, 2020 2:24 pm
by Elowen
L'eterno riposo degli Antichi

Era giunta ormai la sera su Meadhan ed i Druidjah dopo gli ultimi preparativi erano pronti a partire verso l’isola di Hak; si diressero dunque al galeone e salparono. Il viaggio fu lungo e per un po’ l’unica cosa che videro fu una distesa di acqua blu intenso, resa luccicante dal movimento superficiale delle creature marine.

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Giunti vicino le coste dell’isola, Dagoneth fece fermare il galeone per far si che i membri dell’ordine potessero dare la loro benedizione ai giovani druidi che, per la prima volta, partecipavano ad un evento di tale importanza al cospetto del Rag-Shar.


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Scesi dal galeone la meraviglia di quel posto si palesò ai loro occhi, draghi di ogni genere e dimensione, ampie e rigogliose foreste, monti ed immense pianure, ogni cosa catturava il loro sguardo estasiato mentre avanzavano seguendo i confratelli dell’Ordine.
Essendo gli Antichi in allerta a causa delle aberrazioni che tentavano di sorvolare e attaccare quella terra, fu data loro una particolare lanterna e fu raccomandato ai presenti di non usare altro all’infuori di esse per illuminarsi la strada.
il Grande Nero e altri Antichi osservarono i presenti passando lo sguardo dall’uno all’altro.
Fermatisi lungo il cammino Dagoneth e Eredrik spiegarono ai presenti cosa da li a poco avrebbero fatto:

“Come vedete questo mulo trasporta un baule, armature realizzate con scaglie di antico, armi runiche e tutto ciò che può uccidere con facilità gli Antichi questa sera verrà distrutto, sotto la presenza del Grande Nero”

Disse Dagoneth, Eredrik aggiunse:

“Mistral ha un carico prezioso e al tempo stesso maledetto”.


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Gli Antichi avevano concesso di accendere sull'isola un fuoco capace di polverizzare quelle armi maledette, tuttavia il Grande Nero preferì tenere sotto stretta osservazione il gruppo e spiccato il volo iniziò a volteggiare sopra le loro teste con ampi movimenti circolari fino al punto dove avrebbero fatto ardere la pira.


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Una volta arrivati, vennero slegate le casse trasportate dal mulo ed il loro contenuto venne adagiato per terra insieme alla legna, al fieno e alla polvere sulfurea che sarebbero serviti da combustibile ed innesco.

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Eredrik prese parola:

“Questi strumenti di morte creati da mani perverse, con l’intento non di combattere ma di colpire a tradimento usando arti arcane di origine malvagia. Frutto di menti infami che si nutrono di conflitti, create con lo scopo di distruggere e non di portare l’equilibro, sono forgiate col pensiero di frapporsi al creato. Possano essere divorate dal tempo, portando con loro l’efferatezza dell’artefice”.

I componenti dell’ordine si guardarono e con il consenso del Gran Druido, soffiarono fuoco sulle armi, iniziando a far ardere le armi.


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Il Grande Nero con un cenno del capo fece segno all’antico che lo accompagna di avvicinarsi in aiuto dei presenti e grazie al suo soffio, una grande fiammata crepitante alimentò la pira, rendendola talmente ardente da incenerire quelle dannate armi che avevano trafitto il corpo di troppi Antichi.
Alla luce di quel fuoco che riverberava sui presenti, pensieri e considerazioni affollavano le menti di tutti.

“Nessuno le userà più per compiere empietà”.


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“Spegnete le torce e riaccendetele con questo fuoco”,

disse Haramiel.

Tutti i presenti eseguirono e le lanterne vennero riaccese da quel poderoso fuoco, acquistando una nuova luce visibile solo all’occhio attento di chi sa osservare.
Il loro compito, tuttavia, non era ancora giunto al termine e quando tutte le lanterne furono riaccese, il gruppo riprese il cammino verso la grotta all’interno della quale avrebbero riposto i resti degli antichi ormai caduti.


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Giunti davanti alla grotta Dagoneth prese parola:

“In questa grotta noi faremo tornare alla natura, accompagnate dall’eterno riposo ossa e scaglie degli Antichi, dissacrate e strappate via dai corpi prima del tempo”.

Si addentrarono in religioso silenzio, solo il rumore dei loro passi ed il crepitio delle lanterne si sentivano riecheggiare.
Raggiunto il punto più profondo all’interno della montagna, adagiarono sulla nuda terra la cassa con i resti e dei fiori azzurri, sbriciolarono poi alcuni petali per liberarne l’essenza.


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“Lasciamo che gli Antichi vengano a prendere queste spoglie”

furono le ultime parole dette prima che i Druidjah si incamminassero lungo la strada del ritorno ed un ultimo silenzioso saluto venne rivolto rispettosamente agli Antichi che li circondavano.
Durante la navigazione, il silenzio regnò sul ponte del galeone e la tristezza stampata sui volti di tutti, fu il tangibile segno lasciato dall'ennesima giornata di lutto che l’isola di Hak fu costretta a vivere.