Abbattiamo la torre!
Posted: Sat Dec 21, 2019 10:46 pm
16 Dodecabrullo 283
Tre mesi ormai, che ogni giorno mi fermo e la squadro per tutta la sua altezza, in attesa di qualche intuizione che mai arriva. Questa torre infame incombe opprimente sulla piazza di Hammerheim, così come nel centro di altre cinque città Ardane. Grigia e spoglia, solo sulla cima una nota di colore: i resti di un orco sventurato, il sangue oramai secco, la firma cremisi di Amon sull’impresa.
Beh… almeno ci hanno provato, seppur con atroce risultato; si potrebbe dire in un certo senso che son quelli che ci andati più vicini sin’ora, ma la torre rimane inarrivabile, protetta da una barriera magica che nessuna magia ardana può pensare di scalfire.
Tre mesi ormai, che sono qui ad Hammerheim. “Vuoi saperne di più di magia? Prendi le tue cose e vai verso la Splendida!” mi avevano detto. Una notte, una sola notte di tranquillità, e il giorno successivo il terremoto ha sconquassato la terra, e dal nulla è sorta la torre, e con essa è giunto lo scellerato Hamanu, a far i suoi esperimenti, indifferente alle vite delle genti ardane, trattate come ratti da laboratorio.
Cercavo magia. Magia ho trovato. A secchiate. Potente, indomabile, inarrestabile e incomprensibile alla mia ignoranza!
La mia cara nonna sovente mi metteva in guardia: “Attento a ciò che cerchi, potresti trovarlo, e se così sarà, che farai?”. Non ne ho la minima idea.
Tre mesi ormai, che ogni saggio, sapiente, avventuriero e curioso cerca una risposta a questa disgrazia. Che studia, si addestra, si allena, ascolta e prepara. Abbiamo percorso molta strada in questi tre mesi, tutti. Regni, potenti, umili. Abbiamo arrancato con fatica lungo la via indicataci dagli Osservatori, scoprendo, vedendo e addirittura realizzando cose impensabili per noi in principio.
E oggi è il giorno. Il giorno in cui avremo la possibilità di affrontare faccia a faccia il nostro nemico, Hamanu, che ci guarda sicuro, dall’alto della sua torre.
La sera inizia a calare, infreddolito mi ridesto dai miei pensieri e mi alzo dalla panca da cui osservavo la torre. Sistemo a strattoni le cinghie della nuova armatura in cuoio arcano. Nuova… si fa per dire. Acquistata per l’occasione, usata, per poche monete al bazaar di Tremec, e fatta rammendare in fretta e furia. Sono pronto a tutto.
Non dovrebbe mancare molto all’ora concordata. Nelle vicinanze scorgo il mago Fargas e al suo fianco una tunica rossa sovrastata da una chioma biondeggiante. Troppo, troppo presto, nemmeno l’importanza dell’evento ha costretto Jolet a farsi viva in anticipo, è quel tizio giunto da poco in città, che con l’incubo a due teste non ha molto da spartire. E’ silenzioso tanto quanto è ciarliera la maga.
Forse ho ancora un po’ di minuti di tranquillità.
O forse no.
Molti eserciti, alleati e non, sono attesi. Ma il primo ad arrivare è proprio lui!
Sento il salmodiare incomprensibile provenire dalla cima della torre, Hamanu è lì, affiancato dal suo inseparabile porco blu. Scatena la sua magia sulla città in un istante.
Ho passato tutto il giorno a studiare e ripassare ogni magia dispersiva che conosco, ma niente ha effetto sulle evocazioni di Hamanu, perciò faccio l’unica cosa che posso: fuggo, cercando di tenermi lontano dalle scariche del tornado di energia che devasta le via della città.
Nella fuga ritrovo Jared Fargas a un incrocio tra le vie. “Sono stato a Falil Garil, Hamanu ha scoperto il nostro intento e vuole impedirci di eseguire il rituale!”.
Come a confermare le sue parole, invisibili artigli ghermiscono la nostra forza vitale e ce la strappano via dal corpo. Le maledette evocazioni assorbi-magia! Non riesco più nè a correre, nè a pensare, a malapena respiro.
Uno scalpitio di zoccoli si fa sempre più vicino, fino a che numerose uniformi dorate mi superano al galoppo, lanciandosi lungo le vie e affrontando le evocazioni del folle mago.
La morsa dell’incanto nemico si allenta e riesco di nuovo a respirare regolarmente, il cuore per quanto impazzito non sembra più dover esplodere da un momento all’altro.
Scosso torno barcollante verso il centro della città. Sono giunti anche i lugubri Loknariani e i nani, questi ultimi incattiviti e borbottanti più del solito. Scacciano Hamanu a suon di insulti alla sua famiglia.
Magari fosse così semplice, ma lo stregone per il momento si ritira.
Riprendo forza quando il mio sguardo si sposta sul grande ponte di ingresso ad Hammerheim. Genti di ogni provenienza continuano ad arrivare. Riconosco manti di Rotiniel e Amon, ben separati s’intende, più una moltitudine di altri colori, alcuni conosciuti, altri no. Là il vecchio druido amico di Vanessa, là Kilanj e Rhoda, laggiù la raminga gentile. Sembra che tutta Ardania abbia risposto al richiamo.
Alle mie spalle la maga di Loknar, Sheela, sta chiamando a gran voce una moltitudine di nomi. Qualcuno mi strattona gridando di rimando “Eccolo qua!”. Ah… cerca me. Se fossi tutte le persone che ha detto, potrei eseguire da solo il rituale. Ma sono solo io.
“Jolet ancora non si vede”, le faccio notare. “Prenderò tempo”, mi risponde.
Spostare ordinatamente tutte le armate nel punto scelto, tra il ponte e la torre, ci fa guadagnare diversi minuti.
La strega di Loknar estrae un pezzo di gesso e con movimenti sicuri traccia un pentacolo sull’acciottolato, con precisione estrema. Estrema. Il bordo del cerchio dista appena un piede dalla barriera che protegge la torre. Qualcuno deve stare proprio in quello spazietto. Non c’è molta scelta al momento quindi con massima cautela mi posiziono nel punto esatto, direttamente opposto alla punta della stella che indica “Kal”. Sento lo sfrigolio della barriera magica che mi punge le scapole, non oso muovere un dito se non necessario, un passo falso e ci rimarrei secco.
Sheela continua con le sue lungaggini, ora sta marcando ognuno dei cinque punti attorno al pentacolo con delle luci danzanti. Ogni occasione pare buona per delle luci danzanti, tre volte l’ho vista all’opera e tre volte evocava quelle fioche fiammelle in giro. Probabilmente le usa anche per segnare i posti a tavola nella sua buia sala da pranzo. Io dico che aprire le finestre sarebbe un’idea migliore, magari guadagnerebbe anche un colorito più sano!
Mi si avvicina per illuminare l’ultimo punto. “E’ qui?”, mi chiede. Confermo. “Ne sei sicuro?”. Certo che ne sono sicuro! Son qui a rischiare l’abuso da parte di una barriera magica di un mago pazzo e non ne sono sicuro? Vai avanti! Non dico niente di tutto ciò mentre le rivolgo un serio cenno d’assenso.
Appena tutto è apparecchiato, dopo un tempo interminabile, si fa finalmente viva anche Jolet con tutta la calma del mondo.
Mancano da scegliere due maghi per completare il cerchio. Chiamo rapidamente Arhimar di Rotiniel e torno a preoccuparmi della mia incolumità. Jolet se ne lava educatamente le mani. Sheela con un giro di parole trasudante diplomazia chiama Morgan Priston di Amon.
E’ ora di iniziare. Il signor Notch, dei due il Preciso, richiama le ormai familiari parole:
Kal Vas Ort
Pura energia arcana comincia a turbinare caotica all’interno del cerchio, inizia la danza su cui per giorni ci siamo allenati, per lo più cadendo miserevolmente…
La magia scappa via come un’anguilla, vuole uscire dal confine del cerchio, libera. Una scintilla quando impatta contro il perimetro delimitato dai maghi, sulla punta nord della stella dipinta a terra. Kal! Tirala verso il centro, non deve sfuggire. Ma la magia non è doma, si scaglia in tutte le direzioni, est, ovest. Rel! Ylem! L’energia vortica febbrilmente in cerca di una via d’uscita, ma la rete invisibile dei cinque resiste e si fa sempre più stretta. Concentrazione. Rapidità. E’ un esercizio estenuante per la mente, ma la forza arcana è ora sotto controllo, talmente concentrata che è ora visibile ad occhio nudo, una sfera luminosa nel cielo, perfettamente sopra al centro del cerchio.
La sfera magica viene scagliata contro la torre. La barriera magica all’impatto si sgretola in un fumo blu luminescente, lasciando la torre senza la sua difesa primaria.
Ero talmente concentrato sul rituale che mi ci vogliono diversi istanti per riprendermi. Quando finalmente la mia mente torna a funzionare, faccio un giro su mè stesso per guardarmi attorno, constatando che il pericolo alle mie spalle non c’è più e che sono rimasto praticamente da solo.
In qualche modo la mezza dozzina di eserciti presente si è spostata in un attimo dall’altro lato della torre.
Le porte di ferro sono ora raggiungibili, si aprono senza fatica. Entriamo nel covo del nemico.
Messo piede all’interno della torre, si nota subito che lo spazio è diverso. La pareti ai lati dell’ingresso corrono molto più in lungo di quanto la torre dall’esterno pareva poter contenere.
Ma non c’è tempo di far verifiche geometriche ora, veniamo assaliti da delle creature deformi, forse risultati osceni di qualcuno degli esperimenti malati di Hamanu.
La forza alleata è schiacciante e le creature vengono annientate. C’è qualcosa che non quadra però. Ogni gruppo dal manto colorato si guarda attorno in cerca di qualcuno. Gli elfi hanno perso qualche fratello, i nani qualche cugino, i tremecciani qualche zio o nipote tra le loro fila. Sembriamo più o meno la metà di quanti eravamo fuori.
Ispezionando la sala si nota uno strano specchio, guardandovi all’interno si scorgono figure familiari, tutti coloro che mancano all’appello! Devono essere intrappolati nello specchio… oppure…
Posando le mani sulla superficie dello specchio mi accorgo che posso immergerle all’interno dello stesso… qualcuno dall’altra parte le afferra e ZAC!, mi ritrovo nello specchio… no… mi ritrovo in una stanza uguale alla precedente, ma sono cambiati gli occupanti.
Hamanu ci ha separati, divisi a metà, in due realtà speculari. Gli Osservatori di certo sono abili manipolatori dello spazio!
Altri continuano ad andare avanti e indietro dallo specchio, io non ho nessuno da andare a cercare, perciò decido di rimanere dove sono. Una metà vale l’altra.
Esplorando la torre cominciamo a comprendere di essere in un qualche labirinto, forse camminiamo nella mente contorta di Hamanu, tra spazi speculari, barriere magiche, guardiani e meccanismi collegati l’un l’altro in una sequenza cervellotica da districare per poter fare un passo avanti.
Perdiamo quasi un’ora tentando di uscire da una stanza, sembra una biblioteca, con degli specchi orientabili che riflettono la magia. Il passo ci è sbarrato da delle barriere elementali.
I primi a mettersi all’opera sono degli elfi dal manto blu, che si accaniscono contro uno degli specchi nel tentativo di ruotarlo. Provo a dare una mano. E’ come cercar di spostare una montagna. Rinuncio, sono sicuro ce la faranno senza di me.
Nell’angolo opposto un gruppo di nani non vuol esser da meno e si adopera per ruotare un altro specchio.
Nel frattempo sfere di fuoco attraversano la stanza rimbalzando tra gli specchi. Sheela sta continuando ad evocarle nonostante la geometria degli specchi sia chiaramente errata.
“Fate attenzione, non sono pronti!”. “Non ho saputo resistere”, mi risponde. Grandioso.
L’organizzazione è quanto mai difficoltosa ma dopo un andirivieni infinito e numerosi tentativi, sfere di fuoco e ghiaccio vengono indirizzate correttamente contro le barriere degli opposti elementi, e la via è infine libera.
Le creature che ci sono oltre vengono calpestate senza possibilità di scampo. Gli Ardani sono incattiviti, vogliono chiudere la questione in fretta.
Una scala ci porta a un piano superiore.
Ho le vertigini quando metto piede nell’immenso salone, non se ne vede la fine. Cristalli e rune magiche riempiono il pavimento.
Delle creature orrende, alte due volte un uomo, composte da parti di corpi messi assieme in maniera innaturale, attaccano risucchiando energia vitale e magica dai presenti.
Ormai è un’abitudine… non posso far nulla se non cercare di non crepare mentre qualcuno più in forma tira giù il nemico.
Gli studi erboristici mi danno una mano, un po’ di polvere d’erba Shyan mi da forza e un particolare fungo delle paludi mi aiuta quel tanto che basta a riformare le difese magiche.
Le creature sono state uccise e riesco a recuperare tutte forze, quando ad un tratto un fascio di luce si forma al centro dell’immenso salone e quando svanisce Hamanu, proprio lui, è lì in mezzo a noi.
La strega di Loknar gli si rivolge, esigendo spiegazioni. Hamanu la guarda con un sorriso beffardo e senza profferir parola si lancia su di lei con ferocia animalesca. E altrettanto animalesca è la risposta degli ardani. I guerrieri si gettano sul mago con furia, la difese magiche di Hamanu sono potenti, lame si infrangono e si spezzano, ma la mera superiorità numerica sovrasta il maledetto stregone, che soccombe sotto l’ondata di forza bruta.
Qualcuno solleva la testa mozzata dello sconfitto Hamanu come un trofeo, altri si devono accontentare di parti meno nobili del corpo macellato.
“Hamanu è sconfitto!”, si sente esultare. Eppure l’entusiasmo e l’euforia della vittoria sono smorzate dal senso di qualcosa di incompleto, un dettaglio ci sfugge…
Saliamo l’ennesima scala che ci porta all’aperto sulla sommità della torre. Vorrei finalmente respirare a pieni polmoni l’aria fresca e pungente dell’inverno che si avvicina e guardare le stelle, ma niente di tutto ciò è possibile, anzi ripensandoci vorrei tornare di sotto di corsa!
La cima della torre fluttua in un’oscurità infinita. Facendo vagare lo sguardo attorno c’è solo il buio, non v’è traccia della città, la base della torre si perde nel nulla infinito.
Il luogo è illuminato solo dai fulmini che dal nero sopra di noi scendono crepitando fino a infrangersi sui mattoni. L’aria puzza di bruciato e di zolfo.
Nel centro di questo palcoscenico da incubo sta il dettaglio dimenticato.
Il Porco Blu.
Rimango instupidito dalla visione inaspettata, forse come altri. Ci avviciniamo imbambolati all’essere e questo inizia… a parlare, con una voce stentorea e ultraterrena, terrificante a differenza dell’aspetto. Più mi avvicino alla creature più percepisco l’immenso potere che emana.
Si fa beffe di noi.
“Stolti e ciechi! Avete ascoltato il vecchio Oronis ma non avete compreso nulla! I famigli di noi Osservatori quando giungono nel vostro mondo possono assumere l’aspetto dell’animale che più gli aggrada. Il mio ha scelto l’uomo!”
“IO SONO HAMANU”
“La vostra vera battaglia inizia ora!”, grida trionfante, e scatta, saettando come i fulmini da un punto all’altro, lasciando dietro di sè una scia di dolore.
Il mio ruolo è chiaro ormai e sono preparato. Correre lontano da quella creatura, recuperare, innalzare le mie difese, continuare a respirare. Stavolta mi tengo giusto un briciolo di energia, quanto basta per scagliare delle maledizioni, per davvero e non solo nella mia mente, verso il porco. Che tutte quelle lame ti facciano a prosciutti!
La battaglia infuria, Hamanu evoca le sue creature deformi, i suoi cicloni di energia. I sacerdoti invocano in continuazione il potere divino a protezione dei combattenti, ma faticano a tenere in piedi tutti. Qualcuno si arrangia come può fuggendo ai margini della battaglia. Molti cadono.
La volontà di Ardania è forte però, i comandanti organizzano le forze, i maghi continuano a scagliare incanti, gli arcieri le loro frecce e i guerrieri ignorano la stanchezza nelle proprie braccia continuando a combattere.
E il maledetto porco, il grande e folle Hamanu, viene abbattuto.
Questa volta definitivamente.
Le grida di vittoria questa volta sono più caute e sparute. Si sentono per di più gridare ordini. Ci sono da recuperare i feriti, ritrovare i compagni. La stanchezza è visibile negli occhi di tutti.
Un portale si forma lentamente in volute di fumo azzurro. Sembra l’unica via di uscita da quest’incubo.
Lo attraversiamo nella speranza di ritornare da dove siam partiti, ai piedi della torre ad Hammerheim.
Ma così non è.
Siamo nell’isola dispersa in un mare infinito, in chissà quale mondo, in chissà quale piano di esistenza.
Falil Garil.
Ora sì che riesco a respirare aria fresca, e questo luogo, attuale dimora degli Osservatori, mi tranquillizza. Dev’esser stato Oronis ad aprire il portale, per farci uscire da quella torre di pazzia.
L’arcimago ci aspetta nell’ampio cortile interno dell’accademia degli Osservatori. Attende silenzioso che tutti trovino posto attorno a lui.
Parla: “Avete compiuto una grande impresa, mai prima di oggi un Osservatore era caduto per mano degli umani, anche se caduto in disgrazia.”
“Hamanu non è più. Nel salvare il vostro mondo avete anche eliminato un motivo di onta per il nostro ordine. Per questo avete la nostra gratitudine e, in una certa misura, il nostro supporto nei tempi a venire.”
I maghi di Ardania potranno continuare ad accedere a questo luogo incredibile, Falil Garil, e tanto a me basta.
I nani sono di altro avviso, vogliono far esplodere tutto. Comprensibile.
Nella sua infinita pazienza Oronis ascolta, risponde alle domande, spiega, in qualche occasione rimprovera velatamente.
Dev’essere ormai notte fonda nel nostro mondo, ma Oronis chiede ai maghi di Ardania di restare ad ascoltarlo ancora un po’, mentre congeda gli altri.
“Avete appreso in queste settimane che nell’unione di più magi si cela un potere ancora maggiore. Il rituale della dispersione suprema ha solo grattato la superficie di ciò che potrete ottenere quando unirete le forze in un intento comune. Altri rituali si celano nella trama arcana, che aspettano solo di essere svelati dalla vostra determinazione e impegno”
Chiama poi a sè Sheela: “Tra tutti i magi qui presenti sei colei che ha dimostrato la maggior determinazione. E’ per questo che consegno all’Accademia di Loknar il rituale della dispersione suprema, starà a voi decidere se e con chi condividerlo per le circostanze che dovrete affrontare in futuro.”
Ripenso alla regola prima degli Osservatori: “Noi osserviamo, ma non interferiamo negli eventi di altri mondi”.
Eppure un giudizio, questo, di un maestro, poiché questo è stato per noi in quest’avventura, non è forse un’interferenza? Non va a plasmare il futuro dei propri allievi?
Punti nell’orgoglio vedo gli altri maghi raddrizzare la schiena, la determinazione crescente nei loro occhi. So che succede anche a me.
Se l’arcimago ha contravvenuto alla sua regola, ottenendo un risultato positivo, sono disposto a chiudere un occhio.
Dalla finestra della locanda nei bassifondi, vedo fuori l’acqua del mare che inizia ad essere lievemente illuminata dalla luce del nuovo giorno mentre finisco di scrivere.
Tre mesi, ormai, che passo la notte seduto a questo tavolo. Non mi posso permettere di più. Non riuscirei comunque a dormire ora.
Ripenso un’ultima volta a quanto trascorso, sia oggi che nelle settimane precedenti. Cercavo magia, e ho trovato magia, ma anche storie, diatribe, saggezza, furbizia, carisma, gentilezza, mille aspetti nelle persone che ho incontrato, da ognuna delle quali ho imparato qualcosa. E mi sento piccolo e ignorante, non solo per ciò che non so della magia, ma per ciò che non so del mondo. E a quanto pare ce n’è più d’uno!
La grande avventura che oggi ha avuto fine, è solo un infinitesimo di ciò che c’è da vedere, scoprire e imparare.
Forse è meglio che cerchi di dormire, almeno un paio d’ore, perché domani dovrò riprendere il cammino, alla ricerca di una nuova avventura, nuove scoperte, nuovo sapere.
Diario di un Vago
Tre mesi ormai, che ogni giorno mi fermo e la squadro per tutta la sua altezza, in attesa di qualche intuizione che mai arriva. Questa torre infame incombe opprimente sulla piazza di Hammerheim, così come nel centro di altre cinque città Ardane. Grigia e spoglia, solo sulla cima una nota di colore: i resti di un orco sventurato, il sangue oramai secco, la firma cremisi di Amon sull’impresa.
Beh… almeno ci hanno provato, seppur con atroce risultato; si potrebbe dire in un certo senso che son quelli che ci andati più vicini sin’ora, ma la torre rimane inarrivabile, protetta da una barriera magica che nessuna magia ardana può pensare di scalfire.
Tre mesi ormai, che sono qui ad Hammerheim. “Vuoi saperne di più di magia? Prendi le tue cose e vai verso la Splendida!” mi avevano detto. Una notte, una sola notte di tranquillità, e il giorno successivo il terremoto ha sconquassato la terra, e dal nulla è sorta la torre, e con essa è giunto lo scellerato Hamanu, a far i suoi esperimenti, indifferente alle vite delle genti ardane, trattate come ratti da laboratorio.
Cercavo magia. Magia ho trovato. A secchiate. Potente, indomabile, inarrestabile e incomprensibile alla mia ignoranza!
La mia cara nonna sovente mi metteva in guardia: “Attento a ciò che cerchi, potresti trovarlo, e se così sarà, che farai?”. Non ne ho la minima idea.
Tre mesi ormai, che ogni saggio, sapiente, avventuriero e curioso cerca una risposta a questa disgrazia. Che studia, si addestra, si allena, ascolta e prepara. Abbiamo percorso molta strada in questi tre mesi, tutti. Regni, potenti, umili. Abbiamo arrancato con fatica lungo la via indicataci dagli Osservatori, scoprendo, vedendo e addirittura realizzando cose impensabili per noi in principio.
E oggi è il giorno. Il giorno in cui avremo la possibilità di affrontare faccia a faccia il nostro nemico, Hamanu, che ci guarda sicuro, dall’alto della sua torre.
La sera inizia a calare, infreddolito mi ridesto dai miei pensieri e mi alzo dalla panca da cui osservavo la torre. Sistemo a strattoni le cinghie della nuova armatura in cuoio arcano. Nuova… si fa per dire. Acquistata per l’occasione, usata, per poche monete al bazaar di Tremec, e fatta rammendare in fretta e furia. Sono pronto a tutto.
Non dovrebbe mancare molto all’ora concordata. Nelle vicinanze scorgo il mago Fargas e al suo fianco una tunica rossa sovrastata da una chioma biondeggiante. Troppo, troppo presto, nemmeno l’importanza dell’evento ha costretto Jolet a farsi viva in anticipo, è quel tizio giunto da poco in città, che con l’incubo a due teste non ha molto da spartire. E’ silenzioso tanto quanto è ciarliera la maga.
Forse ho ancora un po’ di minuti di tranquillità.
O forse no.
Molti eserciti, alleati e non, sono attesi. Ma il primo ad arrivare è proprio lui!
Sento il salmodiare incomprensibile provenire dalla cima della torre, Hamanu è lì, affiancato dal suo inseparabile porco blu. Scatena la sua magia sulla città in un istante.
Ho passato tutto il giorno a studiare e ripassare ogni magia dispersiva che conosco, ma niente ha effetto sulle evocazioni di Hamanu, perciò faccio l’unica cosa che posso: fuggo, cercando di tenermi lontano dalle scariche del tornado di energia che devasta le via della città.
Nella fuga ritrovo Jared Fargas a un incrocio tra le vie. “Sono stato a Falil Garil, Hamanu ha scoperto il nostro intento e vuole impedirci di eseguire il rituale!”.
Come a confermare le sue parole, invisibili artigli ghermiscono la nostra forza vitale e ce la strappano via dal corpo. Le maledette evocazioni assorbi-magia! Non riesco più nè a correre, nè a pensare, a malapena respiro.
Uno scalpitio di zoccoli si fa sempre più vicino, fino a che numerose uniformi dorate mi superano al galoppo, lanciandosi lungo le vie e affrontando le evocazioni del folle mago.
La morsa dell’incanto nemico si allenta e riesco di nuovo a respirare regolarmente, il cuore per quanto impazzito non sembra più dover esplodere da un momento all’altro.
Scosso torno barcollante verso il centro della città. Sono giunti anche i lugubri Loknariani e i nani, questi ultimi incattiviti e borbottanti più del solito. Scacciano Hamanu a suon di insulti alla sua famiglia.
Magari fosse così semplice, ma lo stregone per il momento si ritira.
Riprendo forza quando il mio sguardo si sposta sul grande ponte di ingresso ad Hammerheim. Genti di ogni provenienza continuano ad arrivare. Riconosco manti di Rotiniel e Amon, ben separati s’intende, più una moltitudine di altri colori, alcuni conosciuti, altri no. Là il vecchio druido amico di Vanessa, là Kilanj e Rhoda, laggiù la raminga gentile. Sembra che tutta Ardania abbia risposto al richiamo.
Alle mie spalle la maga di Loknar, Sheela, sta chiamando a gran voce una moltitudine di nomi. Qualcuno mi strattona gridando di rimando “Eccolo qua!”. Ah… cerca me. Se fossi tutte le persone che ha detto, potrei eseguire da solo il rituale. Ma sono solo io.
“Jolet ancora non si vede”, le faccio notare. “Prenderò tempo”, mi risponde.
Spostare ordinatamente tutte le armate nel punto scelto, tra il ponte e la torre, ci fa guadagnare diversi minuti.
La strega di Loknar estrae un pezzo di gesso e con movimenti sicuri traccia un pentacolo sull’acciottolato, con precisione estrema. Estrema. Il bordo del cerchio dista appena un piede dalla barriera che protegge la torre. Qualcuno deve stare proprio in quello spazietto. Non c’è molta scelta al momento quindi con massima cautela mi posiziono nel punto esatto, direttamente opposto alla punta della stella che indica “Kal”. Sento lo sfrigolio della barriera magica che mi punge le scapole, non oso muovere un dito se non necessario, un passo falso e ci rimarrei secco.
Sheela continua con le sue lungaggini, ora sta marcando ognuno dei cinque punti attorno al pentacolo con delle luci danzanti. Ogni occasione pare buona per delle luci danzanti, tre volte l’ho vista all’opera e tre volte evocava quelle fioche fiammelle in giro. Probabilmente le usa anche per segnare i posti a tavola nella sua buia sala da pranzo. Io dico che aprire le finestre sarebbe un’idea migliore, magari guadagnerebbe anche un colorito più sano!
Mi si avvicina per illuminare l’ultimo punto. “E’ qui?”, mi chiede. Confermo. “Ne sei sicuro?”. Certo che ne sono sicuro! Son qui a rischiare l’abuso da parte di una barriera magica di un mago pazzo e non ne sono sicuro? Vai avanti! Non dico niente di tutto ciò mentre le rivolgo un serio cenno d’assenso.
Appena tutto è apparecchiato, dopo un tempo interminabile, si fa finalmente viva anche Jolet con tutta la calma del mondo.
Mancano da scegliere due maghi per completare il cerchio. Chiamo rapidamente Arhimar di Rotiniel e torno a preoccuparmi della mia incolumità. Jolet se ne lava educatamente le mani. Sheela con un giro di parole trasudante diplomazia chiama Morgan Priston di Amon.
E’ ora di iniziare. Il signor Notch, dei due il Preciso, richiama le ormai familiari parole:
Kal Vas Ort
Pura energia arcana comincia a turbinare caotica all’interno del cerchio, inizia la danza su cui per giorni ci siamo allenati, per lo più cadendo miserevolmente…
La magia scappa via come un’anguilla, vuole uscire dal confine del cerchio, libera. Una scintilla quando impatta contro il perimetro delimitato dai maghi, sulla punta nord della stella dipinta a terra. Kal! Tirala verso il centro, non deve sfuggire. Ma la magia non è doma, si scaglia in tutte le direzioni, est, ovest. Rel! Ylem! L’energia vortica febbrilmente in cerca di una via d’uscita, ma la rete invisibile dei cinque resiste e si fa sempre più stretta. Concentrazione. Rapidità. E’ un esercizio estenuante per la mente, ma la forza arcana è ora sotto controllo, talmente concentrata che è ora visibile ad occhio nudo, una sfera luminosa nel cielo, perfettamente sopra al centro del cerchio.
La sfera magica viene scagliata contro la torre. La barriera magica all’impatto si sgretola in un fumo blu luminescente, lasciando la torre senza la sua difesa primaria.
Ero talmente concentrato sul rituale che mi ci vogliono diversi istanti per riprendermi. Quando finalmente la mia mente torna a funzionare, faccio un giro su mè stesso per guardarmi attorno, constatando che il pericolo alle mie spalle non c’è più e che sono rimasto praticamente da solo.
In qualche modo la mezza dozzina di eserciti presente si è spostata in un attimo dall’altro lato della torre.
Le porte di ferro sono ora raggiungibili, si aprono senza fatica. Entriamo nel covo del nemico.
Messo piede all’interno della torre, si nota subito che lo spazio è diverso. La pareti ai lati dell’ingresso corrono molto più in lungo di quanto la torre dall’esterno pareva poter contenere.
Ma non c’è tempo di far verifiche geometriche ora, veniamo assaliti da delle creature deformi, forse risultati osceni di qualcuno degli esperimenti malati di Hamanu.
La forza alleata è schiacciante e le creature vengono annientate. C’è qualcosa che non quadra però. Ogni gruppo dal manto colorato si guarda attorno in cerca di qualcuno. Gli elfi hanno perso qualche fratello, i nani qualche cugino, i tremecciani qualche zio o nipote tra le loro fila. Sembriamo più o meno la metà di quanti eravamo fuori.
Ispezionando la sala si nota uno strano specchio, guardandovi all’interno si scorgono figure familiari, tutti coloro che mancano all’appello! Devono essere intrappolati nello specchio… oppure…
Posando le mani sulla superficie dello specchio mi accorgo che posso immergerle all’interno dello stesso… qualcuno dall’altra parte le afferra e ZAC!, mi ritrovo nello specchio… no… mi ritrovo in una stanza uguale alla precedente, ma sono cambiati gli occupanti.
Hamanu ci ha separati, divisi a metà, in due realtà speculari. Gli Osservatori di certo sono abili manipolatori dello spazio!
Altri continuano ad andare avanti e indietro dallo specchio, io non ho nessuno da andare a cercare, perciò decido di rimanere dove sono. Una metà vale l’altra.
Esplorando la torre cominciamo a comprendere di essere in un qualche labirinto, forse camminiamo nella mente contorta di Hamanu, tra spazi speculari, barriere magiche, guardiani e meccanismi collegati l’un l’altro in una sequenza cervellotica da districare per poter fare un passo avanti.
Perdiamo quasi un’ora tentando di uscire da una stanza, sembra una biblioteca, con degli specchi orientabili che riflettono la magia. Il passo ci è sbarrato da delle barriere elementali.
I primi a mettersi all’opera sono degli elfi dal manto blu, che si accaniscono contro uno degli specchi nel tentativo di ruotarlo. Provo a dare una mano. E’ come cercar di spostare una montagna. Rinuncio, sono sicuro ce la faranno senza di me.
Nell’angolo opposto un gruppo di nani non vuol esser da meno e si adopera per ruotare un altro specchio.
Nel frattempo sfere di fuoco attraversano la stanza rimbalzando tra gli specchi. Sheela sta continuando ad evocarle nonostante la geometria degli specchi sia chiaramente errata.
“Fate attenzione, non sono pronti!”. “Non ho saputo resistere”, mi risponde. Grandioso.
L’organizzazione è quanto mai difficoltosa ma dopo un andirivieni infinito e numerosi tentativi, sfere di fuoco e ghiaccio vengono indirizzate correttamente contro le barriere degli opposti elementi, e la via è infine libera.
Le creature che ci sono oltre vengono calpestate senza possibilità di scampo. Gli Ardani sono incattiviti, vogliono chiudere la questione in fretta.
Una scala ci porta a un piano superiore.
Ho le vertigini quando metto piede nell’immenso salone, non se ne vede la fine. Cristalli e rune magiche riempiono il pavimento.
Delle creature orrende, alte due volte un uomo, composte da parti di corpi messi assieme in maniera innaturale, attaccano risucchiando energia vitale e magica dai presenti.
Ormai è un’abitudine… non posso far nulla se non cercare di non crepare mentre qualcuno più in forma tira giù il nemico.
Gli studi erboristici mi danno una mano, un po’ di polvere d’erba Shyan mi da forza e un particolare fungo delle paludi mi aiuta quel tanto che basta a riformare le difese magiche.
Le creature sono state uccise e riesco a recuperare tutte forze, quando ad un tratto un fascio di luce si forma al centro dell’immenso salone e quando svanisce Hamanu, proprio lui, è lì in mezzo a noi.
La strega di Loknar gli si rivolge, esigendo spiegazioni. Hamanu la guarda con un sorriso beffardo e senza profferir parola si lancia su di lei con ferocia animalesca. E altrettanto animalesca è la risposta degli ardani. I guerrieri si gettano sul mago con furia, la difese magiche di Hamanu sono potenti, lame si infrangono e si spezzano, ma la mera superiorità numerica sovrasta il maledetto stregone, che soccombe sotto l’ondata di forza bruta.
Qualcuno solleva la testa mozzata dello sconfitto Hamanu come un trofeo, altri si devono accontentare di parti meno nobili del corpo macellato.
“Hamanu è sconfitto!”, si sente esultare. Eppure l’entusiasmo e l’euforia della vittoria sono smorzate dal senso di qualcosa di incompleto, un dettaglio ci sfugge…
Saliamo l’ennesima scala che ci porta all’aperto sulla sommità della torre. Vorrei finalmente respirare a pieni polmoni l’aria fresca e pungente dell’inverno che si avvicina e guardare le stelle, ma niente di tutto ciò è possibile, anzi ripensandoci vorrei tornare di sotto di corsa!
La cima della torre fluttua in un’oscurità infinita. Facendo vagare lo sguardo attorno c’è solo il buio, non v’è traccia della città, la base della torre si perde nel nulla infinito.
Il luogo è illuminato solo dai fulmini che dal nero sopra di noi scendono crepitando fino a infrangersi sui mattoni. L’aria puzza di bruciato e di zolfo.
Nel centro di questo palcoscenico da incubo sta il dettaglio dimenticato.
Il Porco Blu.
Rimango instupidito dalla visione inaspettata, forse come altri. Ci avviciniamo imbambolati all’essere e questo inizia… a parlare, con una voce stentorea e ultraterrena, terrificante a differenza dell’aspetto. Più mi avvicino alla creature più percepisco l’immenso potere che emana.
Si fa beffe di noi.
“Stolti e ciechi! Avete ascoltato il vecchio Oronis ma non avete compreso nulla! I famigli di noi Osservatori quando giungono nel vostro mondo possono assumere l’aspetto dell’animale che più gli aggrada. Il mio ha scelto l’uomo!”
“IO SONO HAMANU”
“La vostra vera battaglia inizia ora!”, grida trionfante, e scatta, saettando come i fulmini da un punto all’altro, lasciando dietro di sè una scia di dolore.
Il mio ruolo è chiaro ormai e sono preparato. Correre lontano da quella creatura, recuperare, innalzare le mie difese, continuare a respirare. Stavolta mi tengo giusto un briciolo di energia, quanto basta per scagliare delle maledizioni, per davvero e non solo nella mia mente, verso il porco. Che tutte quelle lame ti facciano a prosciutti!
La battaglia infuria, Hamanu evoca le sue creature deformi, i suoi cicloni di energia. I sacerdoti invocano in continuazione il potere divino a protezione dei combattenti, ma faticano a tenere in piedi tutti. Qualcuno si arrangia come può fuggendo ai margini della battaglia. Molti cadono.
La volontà di Ardania è forte però, i comandanti organizzano le forze, i maghi continuano a scagliare incanti, gli arcieri le loro frecce e i guerrieri ignorano la stanchezza nelle proprie braccia continuando a combattere.
E il maledetto porco, il grande e folle Hamanu, viene abbattuto.
Questa volta definitivamente.
Le grida di vittoria questa volta sono più caute e sparute. Si sentono per di più gridare ordini. Ci sono da recuperare i feriti, ritrovare i compagni. La stanchezza è visibile negli occhi di tutti.
Un portale si forma lentamente in volute di fumo azzurro. Sembra l’unica via di uscita da quest’incubo.
Lo attraversiamo nella speranza di ritornare da dove siam partiti, ai piedi della torre ad Hammerheim.
Ma così non è.
Siamo nell’isola dispersa in un mare infinito, in chissà quale mondo, in chissà quale piano di esistenza.
Falil Garil.
Ora sì che riesco a respirare aria fresca, e questo luogo, attuale dimora degli Osservatori, mi tranquillizza. Dev’esser stato Oronis ad aprire il portale, per farci uscire da quella torre di pazzia.
L’arcimago ci aspetta nell’ampio cortile interno dell’accademia degli Osservatori. Attende silenzioso che tutti trovino posto attorno a lui.
Parla: “Avete compiuto una grande impresa, mai prima di oggi un Osservatore era caduto per mano degli umani, anche se caduto in disgrazia.”
“Hamanu non è più. Nel salvare il vostro mondo avete anche eliminato un motivo di onta per il nostro ordine. Per questo avete la nostra gratitudine e, in una certa misura, il nostro supporto nei tempi a venire.”
I maghi di Ardania potranno continuare ad accedere a questo luogo incredibile, Falil Garil, e tanto a me basta.
I nani sono di altro avviso, vogliono far esplodere tutto. Comprensibile.
Nella sua infinita pazienza Oronis ascolta, risponde alle domande, spiega, in qualche occasione rimprovera velatamente.
Dev’essere ormai notte fonda nel nostro mondo, ma Oronis chiede ai maghi di Ardania di restare ad ascoltarlo ancora un po’, mentre congeda gli altri.
“Avete appreso in queste settimane che nell’unione di più magi si cela un potere ancora maggiore. Il rituale della dispersione suprema ha solo grattato la superficie di ciò che potrete ottenere quando unirete le forze in un intento comune. Altri rituali si celano nella trama arcana, che aspettano solo di essere svelati dalla vostra determinazione e impegno”
Chiama poi a sè Sheela: “Tra tutti i magi qui presenti sei colei che ha dimostrato la maggior determinazione. E’ per questo che consegno all’Accademia di Loknar il rituale della dispersione suprema, starà a voi decidere se e con chi condividerlo per le circostanze che dovrete affrontare in futuro.”
Ripenso alla regola prima degli Osservatori: “Noi osserviamo, ma non interferiamo negli eventi di altri mondi”.
Eppure un giudizio, questo, di un maestro, poiché questo è stato per noi in quest’avventura, non è forse un’interferenza? Non va a plasmare il futuro dei propri allievi?
Punti nell’orgoglio vedo gli altri maghi raddrizzare la schiena, la determinazione crescente nei loro occhi. So che succede anche a me.
Se l’arcimago ha contravvenuto alla sua regola, ottenendo un risultato positivo, sono disposto a chiudere un occhio.
Dalla finestra della locanda nei bassifondi, vedo fuori l’acqua del mare che inizia ad essere lievemente illuminata dalla luce del nuovo giorno mentre finisco di scrivere.
Tre mesi, ormai, che passo la notte seduto a questo tavolo. Non mi posso permettere di più. Non riuscirei comunque a dormire ora.
Ripenso un’ultima volta a quanto trascorso, sia oggi che nelle settimane precedenti. Cercavo magia, e ho trovato magia, ma anche storie, diatribe, saggezza, furbizia, carisma, gentilezza, mille aspetti nelle persone che ho incontrato, da ognuna delle quali ho imparato qualcosa. E mi sento piccolo e ignorante, non solo per ciò che non so della magia, ma per ciò che non so del mondo. E a quanto pare ce n’è più d’uno!
La grande avventura che oggi ha avuto fine, è solo un infinitesimo di ciò che c’è da vedere, scoprire e imparare.
Forse è meglio che cerchi di dormire, almeno un paio d’ore, perché domani dovrò riprendere il cammino, alla ricerca di una nuova avventura, nuove scoperte, nuovo sapere.
Diario di un Vago