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[OdQ] Nubi di Veleno nelle Terre di Ywul

Posted: Sat Jun 28, 2025 5:11 pm
by Rose_of_the_abyss
La luce del tramonto si faceva strada
tra le chiome degli alberi,
dipingendo di rame e bronzo le cortecce contorte.
Il mezz'elfo avanzava silenzioso nelle terre di Ywul.
Le sue orecchie coglievano ogni scricchiolio,
ogni fruscio di piume, ogni grugnito lontano.

Un odore dolciastro e marcio infestava i sentieri:
un aroma simile a funghi in decomposizione,
misto a ferro e sangue.
Le creature delle Terre Selvagge erano sparite.
Le tane abbandonate.

Scostò un groviglio di rami bassi
e si trovò dinanzi a una via tortuosa fra le colline.
Lì, l’erba era cupa e incrostata,
come se vi fosse posata una pallida coperta muschiosa.
E nel centro… la nebbia.
Una coltre lattiginosa, verdastra, si sollevava lentamente.

Dentro, si intravedevano ombre:
sagome contorte, a quattro zampe,
che si muovevano con scatti irregolari.
Il mezz’elfo indietreggiò lentamente,
ma la terra sotto i suoi piedi scricchiolò rivelando la sua presenza.
Un fungo nero, simile a una spugna bulbosa,
si gonfiò al suo passaggio, spruzzando nell’aria un pulviscolo iridescente.
Uno scontro.
Sangue e spore.
Veleno e dolore.


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L’Ordine della Quercia si riuniva nel cuore di Arda,
dove un’unica, immensa Quercia si ergeva da sempre.
I suoi rami abbracciavano il cielo come dita nodose,
e le sue radici si snodavano tra le verità celate.

L’anziano drudjah raggiunse il Nemeton.
La voce roca e graffiante
mentre raccontava ciò che aveva visto:
la nebbia venefica, le spore, le creature corrotte.


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Dopo una veloce esplorazione
i drudjah si resero conto che il muro di nebbie
non poteva essere in alcun modo valicato.
Il veleno stringeva la gola, faceva lacrimare,
reclamava per sé ogni respiro affannoso.


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Un suono come di sibili e zampe pesanti
risuonò nel silenzio del bosco.
Il primo orso emerse tra le felci annerite:
il pelo grigiastro virava a un verde malato,
occhi vuoti e bocca colante spore.
Un colpo della sua zampa distrusse un tronco come fosse giunco.
Dietro molti altri… Lupi dal muso spaccato,
serpenti dai corpi gonfi di pustole,
e infine… i miconidi.
Figure fungine enormi, coperte interamente di spore,
avanzavano a scatti, le mani protese,
emettendo suoni gutturali come gorgoglii d’acqua marcia.
Al loro fianco camminava un Ettin, due teste urlanti di dolore,
la pelle verdognola incrostata di funghi
che gli spuntavano dalla spina dorsale.

Ma ciò che fece tremare gli animi fu il battito d’ali.


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Due draghi scesero in picchiata dalla coltre nebbiosa:
creature maestose rese mostruose dalla corruzione.
Le loro scaglie erano velate di muffa,
sfumate in un verde tossico che brillava nel buio.
Dai fianchi colava una melma traslucida…
le pupille ardevano pur apparendo prive di coscienza.

Il dolore colpì i presenti,
inermi innanzi a tale devastazione.

La battaglia divenne feroce e devastante.
Le creature sembravano non provare dolore,
e ad ogni ferita, nuove spore si libravano nell’aria.
Una volta abbattuti i nemici, i druidi si fermarono.
Presero fiato lasciando vagare lo sguardo attorno.



“Non vinceremo con la forza.
Serve conoscenza.
Serve l’origine.”


Volsero lo sguardo sulla collina più alta,
completamente circondata dalle nebbie venefiche.

Decisero dunque di tentare,
far innalzare i venti e bruciare tutte le spore...
Non potevano rischiare di far espandere
o spostare altrove l'infezione mefitica.

Si disposero in cerchio.
Insieme intonarono frasi perdute,
richiamarono i Doni,
sussurrarono nella lingua
che solo gli Antichi potevano conoscere.

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Il vento cominciò a muoversi:
lieve all’inizio, poi più forte,
un turbine che si piegava attorno agli alberi.


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Le nebbie cominciarono a ritirarsi, solo di poco.
Il margine della corruzione si contrasse appena.

“Non basta.”

I drudjah, studiando il terreno e le creature infette,
iniziarono a notare con stupore che nessuna delle piante sembrava intaccata.
Gli alberi, i muschi e le felci continuavano a vivere e respirare indisturbati,
anche a pochi passi dalla corruzione.

“È come se la foresta fosse immune”

“Solo carne e sangue vengono reclamati dalle spore?”

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Nel ritirarsi incontrarono persino il cadavere di un umano.
Avanzava lento, dinoccolato, verdastro e mefitico.
Diedero pace anche ai suoi resti per poi seppellirlo.


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“Purifichiamoci e torniamo a casa, sistemiamo i campioni
e riuniamoci nuovamente per comprendere come agire.”


"Invierò missive a chi popola queste terre.
Bisogna agire velocemente."



[Continua…]

Re: [OdQ] Nubi di Veleno nelle Terre di Ywul

Posted: Sun Jun 29, 2025 11:43 am
by Rose_of_the_abyss
Dopo aver purificato abiti ed armature,
evitando di spargere altre spore oltre l’area colpita,
i drudjah si mossero per conservare in sicurezza i campioni raccolti.

Le missive furono inviate con corvi veloci.
Ogni messaggio conteneva la scoperta e l’appello urgente a collaborare.


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Le risposte non si fecero attendere.

La prima a giungere fu quella del Sodalizio dell’Equiseto.
Questo gruppo si trovava oltre le valli delle terre di Ywul
fra il lago Acquescure e la Palude dei Ragni,
dove gli alberi crescevano fitti e il terreno era molle sotto i piedi.

Giunse una risposta cortese ed un invito:
Già a conoscenza del problema, si sarebbero recati in esplorazione,
delle indagini li portavano a pensare di esplorare una qualche caverna.
I drudjah venivano invitati a discorrere degli accadimenti ed unirsi a loro.

Dan, Felagund, Elowen e Niivae si mossero di buon ora nel giorno designato.
Il viaggio fu nervoso e carico di silenzi.
Le nebbie erano contenute solo grazie al loro rituale,
ma non avevano certezze… Quanto tempo in più concedeva?


Giunti alla Radice Dormiente trovarono l’ambiente predisposto:
tavole imbandite con frutta conservata, panche comode e ciotole d’acqua limpida.
Un giovane virgulto dell’Equiseto, vecchia conoscenza,
li accolse con scarna cortesia e senza calore.

“vedo se padre anderton è dentro”
Annuirono sedendosi ed attendendo
“dentro non c'è ma arriverà a breve”

Attesero, cercando intanto un confronto sugli eventi
ma il giovane non era a conoscenza di nulla,
almeno in apparenza attendeva anch’egli indicazioni.

Attesero…

“penso che abbia avuto un contrattempo,
se volete possiamo accordarci per un altro giorno”


I drudjah si guardarono un po’ inquieti
“Attenderemo fintanto che sarà possibile”


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Un altro uomo si unì a loro,
cordiale ed accogliente cercò un dialogo immediato,
i drudjah spiegarono nuovamente il perchè della loro presenza

“E' una situazione alquanto preoccupante
che rischia di degenerare molto velocemente.
Dopo aver notato quanto accadeva,
ci siamo premurati di avvisare tutti coloro che potessero
rimanere colpiti dalla situazione tra cui gli abitanti di questo luogo.”

Una breve narrazione su scontri con Loknar e
l’importanza dell’Equilibrio li impegnò ancora,
ma giunta un’ora ormai tarda i drudjah decisero di ritirarsi.

“Vi pregherei solo di farci sapere quando rivederci
così da poter scambiare le informazioni che abbiamo e
coordinarci al meglio per risolvere questa preoccupante situazione”


“Certamente, appena padre Anderton torna
vi facciamo scrivere una missiva”


Ringraziando per la cortesia e l’ospitalità si allontanarono.

“Sono preoccupata, non mi sembra un qualcosa di normale”

“Anderton è un brav’uomo, che gli sia successo qualcosa di grave?”

“Pensate che dovremmo cercarlo fra le Nebbie?
Forse un incidente?”

“Parlavano anche dei… mh… dissapori con Loknar.
Non sarà accaduto il peggio?”



Molti interrogativi li animarono nel rientro,
sospirando si resero conto che il morale era basso.

Quanto tempo in più poteva aver concesso loro il rituale?
Quanto tempo prima che l’infezione si propagasse,
investendo ogni essere nelle Terre Selvagge e forse anche oltre?


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Altre missive giunsero!

L’Accademia delle Arti Arcane aveva risposto prontamente,
dando la massima disponibilità a cooperare.
Il legame fra i due gruppi era tenue, spesso diffidente,
quindi era ancor più importante collaborare
dandosi reciprocamente fiducia.

Una seconda missiva li invitava a partecipare ad una riunione più ampia.

La ragazza sorrise raccogliendo le pergamene.

Non vi erano ancora notizie dall’uomo…
Iniziò seriamente a preoccuparsi per la sua incolumità.

Un’ultima missiva, senza alcun simbolo o sigillo.
La lesse velocemente. Più volte.
Gli occhi sempre più spalancati per la sorpresa.

Corse.

Portò la missiva ai Confratelli.
Una speranza si animò improvvisa.
Si mossero velocemente e raggiunsero il luogo.

La missiva anonima diceva il vero,
nel sacchetto vi era una spora.

Una spora diversa. Era più chiara, quasi d’un arancione trasparente,
con venature rosse che pulsavano debolmente.

“Non è come le altre.”

“E’ come han scritto?”

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“Questa spora è sana”

“Potrebbe essere la chiave.
Una possibilità per comprendere.”



[Continua…]