- Sat Apr 05, 2025 5:45 pm
#63190

Nella quiete della Cattedrale, Selene sedeva in solitudine su una vecchia panca di pietra, immersa in una meditazione che si fondeva con il silenzio.
Le vetrate colorate diffondevano una luce soffusa, l’aria era pregna del profumo di incenso e cera d’api.
Le sue mani riposavano su una piccola scatoletta metallica, il cui meccanismo, ancora una volta, le si era spezzato tra le dita.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra mentre osservava il fragile oggetto infranto.
Chiuse gli occhi, lasciando che l’eco di quell’ennesima piccola rovina si intrecciasse con il palpito del suo animo.
Il volto, appena illuminato dalla luce tremolante delle candele, tradiva un’inquietudine profonda, una paura silente, di perdere qualcosa di inestimabile, un frammento di sé che nessuno avrebbe potuto restituirle.
Dopo un attimo di riflessione, raccolse con cura i frammenti della scatoletta, quasi volendo preservare ogni segno della sua fragilità.
Lentamente, si sollevò e si avvicinò all’altare, dove il tomo di preghiere giaceva aperto, come invitandola a dare voce al suo tormento interiore.
Con un sospiro, iniziò a rivolgersi al Grigio Sapiente:
Oghmar, ascoltami.
Io non so se ho sbagliato,
ma tu, tu sai.
Questa Patria è per me Patria straniera,
eppure i miei passi si intrecciano ai suoi,
anche se l’eco della guerra minaccia di spezzarne il respiro.
Sono sola tra mura che non mi appartengono,
sola tra voci che parlano di battaglia,
mentre io cerco risposte,
mentre io cerco di capire.
In questo mondo di follia e menzogna,
io non trovo pace.
Se il sapere è rifugio,
insegnami a trovare riparo nel suo sguardo,
se la verità è guida,
mostrarmi la via per custodire ciò che ancora vive
senza tradire ciò che sono.
Io non chiedo onori,
non chiedo gloria,
ma solo che la notte non reclami chi…
chi deve ancora conoscere l’alba.
Mio Signore, tu che scruti oltre il tempo,
custodisci la luce,
custodisci ciò che resta,
custodisci ciò che ancora respira
quando il giorno cede il passo alla battaglia.
Quando l’ultima parola si dissolse nell’aria, un silenzio profondo la avvolse.
Lasciò l’ampio portone della cattedrale e si incamminò lungo la strada che conduceva a casa.

Il percorso verso la sua dimora sembrava infinito e solitario; ogni passo, prolungato nel silenzio della notte, accentuava l’attesa di un luogo irraggiungibile.
Giunta davanti alla porta della sua modesta abitazione, la porta di legno si aprì come un portale verso il rifugio da lei tanto amato.
Il cuscino grigio era sempre lì, accanto al camino, dove il fuoco disegnava ombre danzanti sulla mappa di Ardania appesa alle pareti.
La quiete della notte le donava un fragile respiro di pace, mentre all’esterno l’eco della guerra aleggiava, pronta a scatenarsi da un momento all’altro, senza preavviso alcuno.

Quando il silenzio dell’attesa avvolge ogni cosa, anche ombre e bagliori celano qualcosa che va oltre il tangibile.
Un invito a custodire ciò che è prezioso senza doverlo nominare.
In questo spazio sospeso, la forza del sapere si mescola a un’eco silente, divenendo un baluardo interiore che ricorda la fragilità e il valore di ciò che è sacro.

Selene Aurin - Sacerdotessa SCdO [HMR]
Fu Isiris Nixe, la povera Nixe in Notch

Nella quiete della Cattedrale, Selene sedeva in solitudine su una vecchia panca di pietra, immersa in una meditazione che si fondeva con il silenzio.
Le vetrate colorate diffondevano una luce soffusa, l’aria era pregna del profumo di incenso e cera d’api.
Le sue mani riposavano su una piccola scatoletta metallica, il cui meccanismo, ancora una volta, le si era spezzato tra le dita.
Un sospiro le sfuggì dalle labbra mentre osservava il fragile oggetto infranto.
Chiuse gli occhi, lasciando che l’eco di quell’ennesima piccola rovina si intrecciasse con il palpito del suo animo.
Il volto, appena illuminato dalla luce tremolante delle candele, tradiva un’inquietudine profonda, una paura silente, di perdere qualcosa di inestimabile, un frammento di sé che nessuno avrebbe potuto restituirle.
Dopo un attimo di riflessione, raccolse con cura i frammenti della scatoletta, quasi volendo preservare ogni segno della sua fragilità.
Lentamente, si sollevò e si avvicinò all’altare, dove il tomo di preghiere giaceva aperto, come invitandola a dare voce al suo tormento interiore.
Con un sospiro, iniziò a rivolgersi al Grigio Sapiente:
Oghmar, ascoltami.
Io non so se ho sbagliato,
ma tu, tu sai.
Questa Patria è per me Patria straniera,
eppure i miei passi si intrecciano ai suoi,
anche se l’eco della guerra minaccia di spezzarne il respiro.
Sono sola tra mura che non mi appartengono,
sola tra voci che parlano di battaglia,
mentre io cerco risposte,
mentre io cerco di capire.
In questo mondo di follia e menzogna,
io non trovo pace.
Se il sapere è rifugio,
insegnami a trovare riparo nel suo sguardo,
se la verità è guida,
mostrarmi la via per custodire ciò che ancora vive
senza tradire ciò che sono.
Io non chiedo onori,
non chiedo gloria,
ma solo che la notte non reclami chi…
chi deve ancora conoscere l’alba.
Mio Signore, tu che scruti oltre il tempo,
custodisci la luce,
custodisci ciò che resta,
custodisci ciò che ancora respira
quando il giorno cede il passo alla battaglia.
Quando l’ultima parola si dissolse nell’aria, un silenzio profondo la avvolse.
Lasciò l’ampio portone della cattedrale e si incamminò lungo la strada che conduceva a casa.

Il percorso verso la sua dimora sembrava infinito e solitario; ogni passo, prolungato nel silenzio della notte, accentuava l’attesa di un luogo irraggiungibile.
Giunta davanti alla porta della sua modesta abitazione, la porta di legno si aprì come un portale verso il rifugio da lei tanto amato.
Il cuscino grigio era sempre lì, accanto al camino, dove il fuoco disegnava ombre danzanti sulla mappa di Ardania appesa alle pareti.
La quiete della notte le donava un fragile respiro di pace, mentre all’esterno l’eco della guerra aleggiava, pronta a scatenarsi da un momento all’altro, senza preavviso alcuno.

Quando il silenzio dell’attesa avvolge ogni cosa, anche ombre e bagliori celano qualcosa che va oltre il tangibile.
Un invito a custodire ciò che è prezioso senza doverlo nominare.
In questo spazio sospeso, la forza del sapere si mescola a un’eco silente, divenendo un baluardo interiore che ricorda la fragilità e il valore di ciò che è sacro.

Selene Aurin - Sacerdotessa SCdO [HMR]
Fu Isiris Nixe, la povera Nixe in Notch
