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Helgrindssaga

Posted: Sun Jan 12, 2025 9:45 pm
by Altai
Il vento gelido sferzava inclemente il suo viso e produceva un suono spettrale mentre increspava le acque del mare del nord. Revna si riscoprì a pensare che non aveva mai provato tanto freddo in vita sua. Il gelo è un dono, un monito che ci spinge a lottare e a dimostrarci degni.
Ma se fosse il gelo a vincere? Il gelo della morte?
Si era sentita così nei giorni passati: vicina alla morte e all'oblio, senza scampo.
In alcuni isanti persino i sussurri e le voci che la tormentano e la accompagnano da sempre sembravano muti, in attesa.
Il clan, la sua famiglia, il suo mondo erano andati in frantumi e, ciò che è peggio, erano stati vicini alla dissoluzione, a svanire nel vento.
Le era stato insegnato che l'essere dimenticati può essere peggiore del disonore, peggiore della codardia. Perché dall'oblio non c'è ritorno.

Per questo aveva invocato il Blòdrannsòkn: il clan Helgrind era sfuggito alla morte e alla dissoluzione, e aveva cominciato a mettere radici su Grande Inverno, a condividere la sorte degli altri clan di Helcaraxe. Era giunto il momento di eleggere il nuovo Maknar e, secondo le antiche tradizioni, sarebbe dovuto emergere dal sangue e dal furore.

Per questo Revna aveva percorso il gelido sentiero del fiordo ed era giunta all'altare.
Le futark le avrebbero svelato qualcosa su ciascuno degli sfidanti e l'avrebbero messa in guardia su chi sarebbe incappato in un cattivo presagio.

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Sette i possibili candidati e solo su uno di essi gravava un destino infausto. Revna tutto sommato ne fu sorpresa e in qualche modo rincuorata.
Le rune avevano espresso il loro giudizio e il destino aveva cominciato a tracciare un solco nella neve.



Il Blodrannsokn

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La prima parte del rituale avrebbe visto una furiosa mischia a mani nude, combattuta senza armi ne armature.
I prescelti si radunarono all'interno dell'arena di Helcaraxe e, come da tradizione, le sacerdotesse approntarono i preparativi necessari.
Con un piccolo calamo in osso intinto in una mistura di pigmenti tracciarono sulla fronte dei combattenti simboli runici atti a consacrare il sangue che avrebbero versato, simbolo di nutrimento per le nuove radici del clan.


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In fine Haldar, lo skaldo, intonò il söngur valdsins, il canto che gli Helgrind portano con se prima della battaglia.
La voce dello skaldo, il suono dei tamburi, e la risposta dei prescelti riempì l'aria della tensione tipica della battaglia: il futuro del clan stava per essere deciso.


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I prescelti si disposero lungo la palizzata dell'arena e Revna, dopo aver offerto il proprio sangue decretò l'inizio del combattimento. Esso fu convulso e sfrenato. I partecipanti urlavano in preda al furore, inebriati dal canto, storditi ed eccitati dai fumi e dall'infuso che poco prima avevano assaporato.
Alla fine solo in due restarono in piedi. Uno di loro sarebbe stato il nuovo Maknar.


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Bruma e Ivar si sfidarono in un duello all'ultimo sangue, senza trattenersi e al massimo del proprio potere, usando le loro armi migliori.
Lo scontro durò a lungo e mise in luce i differenti stili di combattimento dei contendenti: brutale e violento quello di Bruma, strategico e lungimirante quello di Ivar.


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Alla fine fu Ivar a prevalere. Sarà lui la guida del clan e portavoce del suo volere e delle sue necessità. Possano gli dei benedirlo e concendergli forza e saggezza, possa ergersi a difesa della tradizione e dell'Antica via. Possa giudarci in battaglia con onore, verso un nuovo destino.
Verso le sale dorate del Valhalla.