- Wed Nov 13, 2024 1:39 am
#61914
Il lastricato cremisi rispose ai suoi leggeri passi con il silenzioso vuoto dell’androne, in quello che in passato fu un tempio, e ora invece sembrava la tomba per quell’albero avvizzito che vi si ergeva al centro. Conosceva bene l’edificio, e anche quella sera vi si era recato per donargli i suoi pensieri.
Il Perfetto non dimorava tra quelle mura, o almeno non nell’usuale forma della sua statua, ora al sicuro entro la Valle Sacra; ma quando Thilior sentiva il bisogno di mettersi in contatto col sul Signore, era lì che desiderava trovarsi: nell’edificio arroccato sulla fatiscente cittadella che un tempo fu luogo di accoglienza per i fedeli del Padre.
Rimase in contemplazione dell’albero, che ai più sarebbe sembrato un vuoto pezzo di corteccia coperto di rampicanti rossi, e tra le spoglie fronde fece volare i pensieri tra i mormorii di una litania che echeggiò solo nella sua mente.
Il Doriath si trovava in una situazione delicata.
La politica estera della Perla doveva aver irritato la già limitata intelligenza del vicino reame di Hammerheim, tanto da far scaturire più di qualche attrito, che la Capitale delle Westland non aveva tardato a trasformare in aperta ostilità.
Questo aveva condotto le prime truppe umane sul continente, in cerca di scontri più o meno risolutori, oppure a saggiare le difese di Rotiniel all’interno dei territori del Doriath del Sud e dell’Ovest.
Thilior non riuscì a reprimere lo sdegno: la situazione sicuramente era minacciata in primis dalla cupidigia del popolo umano, ma non ci si poteva nascondere: era altresì mal contenuta dalla decadente politica trasformista di Rotiniel, che ancora faceva sedere ai tavoli alti delle cariche figure impure dal sangue mezz’elfo, o Edain lasciati occupare altri ruoli di prestigio. Esseri immeritevoli, in posizioni immeritate. Con una situazione del genere, non v’era da meravigliarsi che quella che veniva chiamata Perla, ora era l’ombra di quello che dovesse rappresentare agli occhi dei Fondatori Quenya dei millenni che furono.
E la ‘prode’ Valinor, dov’era? Assisteva immobile agli avvenimenti di un Doriath in pericolo, i confini liberi da ronde e pattugliamenti: anche quella sera nessuno lo aveva visto attraversare l’Elvenquisten, tanto meno addentrarsi nel Nord dei territori del Reame fino alle Cave Nere.
Li aveva visti, tronfi come solo loro sapevano essere, gli Alti del Reame Imperituro: far sfoggio di grande sprezzo innanzi le mura di Ceoris, la distrutta Ceoris, qualche luna prima. E assieme a loro vi erano anche gli Smarriti: quei Silvani che avevano abbandonato le Radici del proprio sangue e si erano rifugiati oltre i monti della Valle Celata, abbandonando la tradizione che li aveva resi forti, che li aveva resi Tawarwaith.
Smarrimento e confusione si potevano leggere tra le fila di Valinor, guidate da militari ciechi e manipolatori: sarebbero stati veramente una risorsa nel conflitto in corso?
Eppure non ci si poteva augurare altro: poichè Rotiniel non sembrava essere nelle condizioni di combattere un invasore di queste proporzioni da sola.
La Guerra sarebbe stata spietata: avrebbe messo a nudo le Stirpi del Continente Elfico: due grandi regni indeboliti dalle loro stesse fragilità e un piccolo, troppo piccolo, Ordine di Fedeli ai Giusti che non avrebbe potuto fare altro che portare la loro parola in un momento colmo di menzogna e vacuità.
E il Doriath ne avrebbe pagato il prezzo, come già iniziava a mostrare: aride cicatrici putride si estendevano lungo il Raggio di Luna, fiume che conduceva le acque dall’ Elvenquisst a Rotiniel: ora ridotto ad un flusso lento e nauseabondo che stava intaccando i sobborghi della Perla. Qualunque forza ne avesse quasi interrotto il corso, aveva segnato una ferita al cuore del Continente Elfico che non si sarebbe sanata facilmente.
Ceoris, poi, ridotta a un cumulo di macerie, accresceva il dubbio sulle capacità di Rotiniel di riuscire a gestire la situazione di crisi: a malapena era riuscita a garantire accoglienza ai superstiti del misterioso accadimento che aveva generato una terribile esplosione nel centro della cittadina, ora abbandonata al suo destino nel Doriath del Sud.
L'invasore Adano avrebbe trovato terreno fin troppo facile, e un Doriath diviso incapace di incassare il pesante colpo.
Sarebbe stata guerra, sì.
E il Doriath, era pronto a nuove cicatrici?
Pregò il Perfetto affinché guidasse i Primi Nati sui passi necessari a compiere la loro parte nel grande schema degli avvenimenti messi moto nel Lestanore.
Rimase in contemplazione dell’albero, che ai più sarebbe sembrato un vuoto pezzo di corteccia coperto di rampicanti rossi, e tra le spoglie fronde fece volare i pensieri tra i mormorii di una litania che echeggiò solo nella sua mente.
Il Doriath si trovava in una situazione delicata.
La politica estera della Perla doveva aver irritato la già limitata intelligenza del vicino reame di Hammerheim, tanto da far scaturire più di qualche attrito, che la Capitale delle Westland non aveva tardato a trasformare in aperta ostilità.
Questo aveva condotto le prime truppe umane sul continente, in cerca di scontri più o meno risolutori, oppure a saggiare le difese di Rotiniel all’interno dei territori del Doriath del Sud e dell’Ovest.
Thilior non riuscì a reprimere lo sdegno: la situazione sicuramente era minacciata in primis dalla cupidigia del popolo umano, ma non ci si poteva nascondere: era altresì mal contenuta dalla decadente politica trasformista di Rotiniel, che ancora faceva sedere ai tavoli alti delle cariche figure impure dal sangue mezz’elfo, o Edain lasciati occupare altri ruoli di prestigio. Esseri immeritevoli, in posizioni immeritate. Con una situazione del genere, non v’era da meravigliarsi che quella che veniva chiamata Perla, ora era l’ombra di quello che dovesse rappresentare agli occhi dei Fondatori Quenya dei millenni che furono.
E la ‘prode’ Valinor, dov’era? Assisteva immobile agli avvenimenti di un Doriath in pericolo, i confini liberi da ronde e pattugliamenti: anche quella sera nessuno lo aveva visto attraversare l’Elvenquisten, tanto meno addentrarsi nel Nord dei territori del Reame fino alle Cave Nere.
Li aveva visti, tronfi come solo loro sapevano essere, gli Alti del Reame Imperituro: far sfoggio di grande sprezzo innanzi le mura di Ceoris, la distrutta Ceoris, qualche luna prima. E assieme a loro vi erano anche gli Smarriti: quei Silvani che avevano abbandonato le Radici del proprio sangue e si erano rifugiati oltre i monti della Valle Celata, abbandonando la tradizione che li aveva resi forti, che li aveva resi Tawarwaith.
Smarrimento e confusione si potevano leggere tra le fila di Valinor, guidate da militari ciechi e manipolatori: sarebbero stati veramente una risorsa nel conflitto in corso?
Eppure non ci si poteva augurare altro: poichè Rotiniel non sembrava essere nelle condizioni di combattere un invasore di queste proporzioni da sola.
La Guerra sarebbe stata spietata: avrebbe messo a nudo le Stirpi del Continente Elfico: due grandi regni indeboliti dalle loro stesse fragilità e un piccolo, troppo piccolo, Ordine di Fedeli ai Giusti che non avrebbe potuto fare altro che portare la loro parola in un momento colmo di menzogna e vacuità.
E il Doriath ne avrebbe pagato il prezzo, come già iniziava a mostrare: aride cicatrici putride si estendevano lungo il Raggio di Luna, fiume che conduceva le acque dall’ Elvenquisst a Rotiniel: ora ridotto ad un flusso lento e nauseabondo che stava intaccando i sobborghi della Perla. Qualunque forza ne avesse quasi interrotto il corso, aveva segnato una ferita al cuore del Continente Elfico che non si sarebbe sanata facilmente.
Ceoris, poi, ridotta a un cumulo di macerie, accresceva il dubbio sulle capacità di Rotiniel di riuscire a gestire la situazione di crisi: a malapena era riuscita a garantire accoglienza ai superstiti del misterioso accadimento che aveva generato una terribile esplosione nel centro della cittadina, ora abbandonata al suo destino nel Doriath del Sud.
L'invasore Adano avrebbe trovato terreno fin troppo facile, e un Doriath diviso incapace di incassare il pesante colpo.
Sarebbe stata guerra, sì.
E il Doriath, era pronto a nuove cicatrici?
Pregò il Perfetto affinché guidasse i Primi Nati sui passi necessari a compiere la loro parte nel grande schema degli avvenimenti messi moto nel Lestanore.
Thilior Mìthlass - OPN -
Fu Naya, magnagatti discepolo di Arkan Ehonis.[ TIO ]
Fu Yruel Udeen, nipote preferito dello Jan.[ TRM ]
Discord: no.hands.
Fu Naya, magnagatti discepolo di Arkan Ehonis.[ TIO ]
Fu Yruel Udeen, nipote preferito dello Jan.[ TRM ]
Discord: no.hands.