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Attraverso gli occhi di una mezzelfa

Posted: Mon Apr 29, 2024 2:26 pm
by Aramel87
I suoi occhi seguivano il profilo del mare stagliarsi fino all'orizzonte. Li seduta sulla sabbia, poco distante dal faro che si stagliava come una sentinella silenziosa alle sue spalle, Grania non distoglieva lo sguardo da quello spettacolo meraviglioso che tanto amava.

L'odore della salsedine arrivò alle sue narici, e il suono delle onde che si infrangevano sulla riva la cullava in un dolce torpore. Si sentiva in pace con se stessa e con il mondo, come se il mare fosse l'unico posto in cui potesse veramente essere se stessa.
Osservava le onde che si rincorrevano l'una dopo l'altra, le schiume che si formavano e si disperdevano con il vento. Il mare le ricordava quanto fosse potente e imponente, ma allo stesso tempo quanto fosse delicato e mutevole.

Chiuse gli occhi per un istante lasciandosi trasportare dal suono del mare, da quel costante e rassicurante rumore che sembrava cullarla come una madre abbraccia il suo bambino. Respirava profondamente, riempiendosi i polmoni dell'aria salmastra, sentendosi viva e in armonia con la natura.
Perse il senso del tempo e quando riaprì gli occhi, il sole stava tramontando all'orizzonte. Le nuvole colorate si tingevano di rosa e oro. Era uno spettacolo mozzafiato, un'immagine che avrebbe voluto conservare per sempre nella sua memoria.

''Sarà meglio rientrare'' pensò tra se sospirando. Con calma si alzò e guardando per un ultima volta il mare si voltò.
<<Finalmente sei rientrata, ancora un po' e sarei venuto a chiamarti>> la voce di suo padre l'accolse con affetto mentre lei varcava la porta di casa.

<<Ho perso la cognizione del tempo..>> rispose con un leggero sorriso sulle labbra. Gli occhi di Grania, quei meravigliosi occhi che tanto ricordavano quelli di sua madre si illuminarono appena guardando Rowan seduto sulla sua solita vecchia sedia tutta sgangherata a rammendare le reti da pesca.
Era una casa modesta. Una semplice palafitta fatta di tronchi e paglia composta da locali. Un piccolo soggiorno dove lei e suo padre si ritrovavano a mangiare e due camere da letto essenziali. Sull'esterno c'era un piccolo porticato dove nei Grania adorava sedersi la sera per osservare le stelle.

<<Diciamo pure che ti sei addormentata un altra volta>> ridacchiò lui continuando a lavorare con attenzione.
Lei arrossì lievemente appena, e dopo un attimo iniziò ad accendere il fuoco nel braciere per preparare la cena.

<<Che si mangia stasera?>> domandò Rowan mentre si girava e rigirava la rete tra le mani osservando con occhio critico che avesse fatto un buon lavoro.
<< Stufato di pesce >> rispose lei cominciando ad affettare le verdure e a tagliare il pesce in tocchetti.
La serata scorreva placida, tra chiacchiere e risate, mentre il profumo del stufato riempiva la casa.

<<Devo dire che Sarah ti sta insegnando molto bene a cucinare>> Rowan affondò un pezzo di pane nel sugo saporito davanti a se e lo portò alla bocca masticando a occhi chiusi <<Si molto molto bene>> annuì approvando quel piatto delizioso.

Grania sorrise per un istante i suoi occhi scintillarono mentre osservava suo padre quasi divorare il piatto.
<<Glielo dirò la prossima volta che la vedrò allora. Per la precisione.. le erbe e gli ortaggi provengono dal suo orto. Dovremmo ricambiare il favore un giorno di questi>>

Rowan si stiracchiò, lo stomaco ormai pieno, il sonno cominciava a farsi sentire <<Sicuro. Domani gli porteremo un po di pesce allora.. che ne dici di fare una passeggiata ora? lascia stare i piatti, ti meriti un po' di libertà>> sbadigliando leggermente si alzò dalla sedia.

Il villaggio dei Pescatori era avvolto dalla sera, poche barche ormeggiate al molo dondolavano pigramente assecondando il movimento delle onde . Le case, con i loro tetti di paglia e le pareti di tronchi di legno sbiancati dal sole brillavano sotto il bagliore di Nut, piena e tonda nel cielo circondata da una miriade di stelle. Qua e la qualche torcia appesa a grossi e robusti pali di legno illuminavano i sentieri che si diradavano in ogni direzione.

Grania amava quel piccolo villaggio di pescatori dai volti segnati dal sole e dalle intemperie, anche se spesso si sentiva una forestiera e un estranea a causa di alcuni suoi coetanei che mal sopportavano il suo sangue misto umano - elfo, una e la tormentavano ogni giorno con cattiveria.

<<Oggi ho parlato con il vecchio Tom... mi ha detto che suo figlio due giorni fa aveva un bell'occhio nero>> Rowan camminava a fianco di sua figlia e osservava il cielo . <<Che cosa pensi possa essere successo al figlio di Tom?>> chiese lei con aria innocente, rompendo il silenzio sereno della notte. Rowan gli lanciò un occhiata con di sfuggita senza dire nulla, di tanto in tanto incrociavano qualche altro paesano intento come loro a fare una passeggiata e si salutavano amichevolmente.. <<Tu che dici?>> infine parlò guardando Grania con un leggero sorrisetto sulle labbra.

Grania osservò davanti a se cercando le parole giuste, inutile girarci intorno tanto suo padre lo sapeva, quindi andò dritta al punto <<Mi ha chiamato sangue sporco>>.

Rowan si sedette su una panchina di legno rivolta verso il mare e contemplò il paesaggio completamente rapito << Hai tenuto il pugno ben chiuso come ti ho insegnato?>>

Grania seduta accanto a lui con i capelli che danzavano nel vento come se fossero delle fiamme vive non riuscì a trattenersi e sorrise <<ovviamente papà, ho fatto come mi hai detto ... Tom era arrabbiato?>> un risolino uscì dalle sue labbra sottili e Rowan si unì a lei.

<<No affatto, mi ha detto che hai fatto bene. E inoltre ha detto che se non la smette di comportarsi come un idiota di riferirlo a lui che gli farà passare la voglia di persona>>

Grania si passò una mano sul volto, gli occhi lacrimavano dalle risate
<<Ringrazierò Tom di persona, ma sono in grado di difendermi da sola>>

Rowan annuì lentamente <<In ogni caso... ricorda che la violenza è l'ultima strada da seguire. Non ti ho insegnato a combattere per far del male, ma solo per difenderti.. questo lo sai vero?>>

Grania alzò lo sguardo verso il cielo e prese ad osservare le stelle con sguardo sognante. Un gatto passò rapido tra le sue gambe strusciandosi sulle sue caviglie, per poi sparire velocemente dietro una siepe <<Si papà lo so... non sono fiera di quello che ho fatto, ma sono certa che ora Jarod ci penserà bene prima di insultarmi nuovamente>>

Senza dire altro Rowan appoggiò una mano sulla spalla di sua figlia e la strinse con delicatezza. Grania portò la mano sopra quella di suo padre e la strinse di rimando <<In ogni caso piccola... bel colpo>> lentamente i due si alzarono dalla panchina e con passo lento cominciarono a far ritorno a casa

Re: Attraverso gli occhi di una mezzelfa

Posted: Mon May 06, 2024 7:13 pm
by Aramel87
<< Abbassa la vele svelta>> la voce di suo padre sovrastò il rumore del vento e delle onde che si infrangevano contro la loro piccola imbarcazione . Grania rapida si gettò sull'albero maestro e con gesti esperti, di chi ha compiuto quell'operazione un infinità di volte cominciò ad accorciare le vele facendo poco a poco rallentare la barca. Rowan con presa decisa e forte stringeva il timone, il suo sguardo spaziava tutto intorno per capire la direzione migliore per la quale procedere, un sospiro uscì dalle labbra e annuì guardando la figlia <<Brava cosi... ora dovrebbe andar bene>> sul suo volto abbronzato apparve un sorriso rassicurante.
Era iniziata una giornata come tante. Sveglia alle prime luci dell'alba, Grania e suo padre si erano recati presso il piccolo altare di Danu al centro del villaggio, e li avevano porto i loro omaggi e innalzato preghiere affinché quella fosse una giornata proficua ricca di doni da parte del mare. Il cielo era stato tutto il tempo sereno, a parte qualche piccola nuvola che correva sopra la loro testa come un cavallo lanciato al galoppo.
Si trovavano ormai parecchio distanti dal villaggio dei pescatori, e il mare era rapidamente cambiato. In pochi momenti, le onde avevano cominciato ad ingrossarsi , il vento a gonfiare le vele della barca e a spingerla più velocemente, il cielo si era ingrigito come se dovesse da un momento all'altro scatenarsi una pioggia improvvisa. Rowan e Grania non erano certo dei pescatori dilettanti, anzi spesso si erano trovati in situazioni simili, e non si erano lasciati trovare impreparati. Il mare cambiava umore con molta facilità, Rowan questo lo sapeva ed era orgoglioso di vedere Grania agire rapidamente non sottovalutando il rischio. Le aveva decisamente insegnato bene.
<< Ormai siamo quasi arrivati all'isola.. andiamo ancora un po' avanti e gettiamo le reti, poi ci fermeremo per la notte>>. Grania annuì mentre si asciugava la fronte con il braccio. Nonostante il suo fisico fosse abituato a tali sforzi, era stata una dura battaglia. Mentre affrontava il vento e cercava di governare le vele, la giovane mezzelfa aveva sentito scorrere dentro di se l'adrenalina, e il cuore battere rapidamente. Amava quelle sensazioni, sentiva come una scossa elettrica invadere tutto il suo corpo. Il suo viso era arrossato per lo sforzo, ma nei suoi occhi si poteva leggere la soddisfazione di essere uscita vincitrice.
Respirando a fondo Grania si appoggiò al fianco della barca, il vento aveva scompigliato i suoi capelli, ma poco gli importava. Non era mai stata una ragazza vanitosa che ci tenesse a queste cose, anzi era l'esatto opposto: amava stare in mezzo al mare e spellarsi le mani con le reti da pesca, oppure seduta sulla spiaggia a guardare il tramonto con la sabbia tra le dita.
Oggi però, c'era qualcosa di diverso nell'aria. Forse era la brezza salmastra che portava con sé un profumo di novità, o forse era il sole che tramontava lentamente tingendo tutto di rosso fuoco. Non lo sapeva con certezza, ma qualcosa le diceva che quella sarebbe stata una serata decisiva, che il mare le avrebbe riservato qualche sorpresa.
<<Bene, gettiamo qui le reti>>, Rowan la scosse dalle sue fantasticherie, e la riportò alla realtà. Grania senza perdersi in chiacchiere cominciò ad aiutare il padre, e dopo aver affisso dei pesi per stabilizzare la rete la gettarono in acqua. Lavorarono per diversi minuti, assicurandosi che tutto fosse stato messo come doveva essere, e dopo un ultima occhiata decisero di recarsi sull'isola per passare la notte.

La legna sbiancata scoppiettò allegra Grania alimentava il falò. Fiamme blu guizzavano come piccoli serpentelli, e la mezzelfa le osservò meravigliata. << E' merito del sale che c'è sui tronchi>>, rispose alla sua domanda silenziosa Rowan e rise dell'espressione della figlia <<Hai cosi tanto da imparare e da vedere Grania>>, un sospiro uscì dalle sue labbra e la giovane si voltò ad osservarlo.
<<Sai... io e Sarah in questi giorni abbiamo avuto modo di parlare>>, la voce di Rowan era serena e pacifica mentre osservava le fiamme divorare la legna, aveva un solco in mezzo alla fronte, come se cercasse le parole adatte per affrontare quel discorso <<Riguardo il tuo futuro>>.
Grania piegò la testa leggermente di lato, sul volto un espressione tra il confuso e l'incuriosito << C'è qualcosa che non va? adesso mi tieni nascoste le cose?>> alzò un sopracciglio
Rowan arrossì lievemente e borbottò qualcosa di incomprensibile <<No, te lo sto dicendo adesso.. quindi non ti nascondo niente>>
<<Eppure mi sembra che sei in difficoltà papà...cosa vuoi dirmi?>>
Rowan chiuse un attimo gli occhi e respirò profondamente prima di riaprirli e guardare sua figlia con sguardo serio <<c'è che sono preoccupato per te Grania, per il tuo futuro>>
<<Papà, ma il mio futuro è con te, sulla barca in mezzo al mare..lo sai>>
Rowan scosse il capo e si rabbuiò leggermente <<non dico che mi farebbe piacere Grania.. ma ti conosco bene, tu ami il mare, lo so, ma non hai visto niente del mondo.. pensi che non mi accorga che quando siamo sulla terra ferma tu ti rechi in spiaggia? lo facevo anche io da ragazzo.. e sai cosa facevo? immaginavo cosa ci fosse oltre quell'orizzonte e sognavo di partire per esplorare nuove terre. Sognavo di visitare nuovi posti, nuove città.. e lo fatto, per gli dei se lo fatto! Mi sono riempito gli occhi del mondo, ho avuto le mie esperienze, belle e brutte che siano e ho vissuto. Ed è questo che voglio per te...anzi.. è questo che vogliamo per te io e Sarah. E lo avrebbe voluto anche tua madre.. Grania, non limitarti al mare, non limitarti alla sicurezza di quello che conosci. Esplora, sperimenta, vivi, per favore. Non ti fermare alla riva, lasciati trasportare dall'oceano della vita e scopri cosa ha da offrirti. Sono sicuro che troverai meraviglie che nemmeno immagini. E noi saremo qui ad aspettarti, ad augurarti buon viaggio e a sostenerti in ogni tua avventura. Non aver paura di lasciare la tua zona di comfort, perché solo così potrai davvero crescere e scoprire il vero significato della vita. Sii coraggiosa, Grania, sii audace, sii libera di esplorare il mondo e tutto ciò che ha da offrire''
Aveva parlato con il cuore, senza fermarsi un attimo, come se tutto quello che aveva appena detto dimorasse dentro di lui da un po'. Grania era rimasta in silenzio sbalordita da quel discorso, mai suo padre aveva parlato tanto, anzi spesso era taciturno ma ora invece...
Lentamente la mezzelfa prese un mucchietto di sabbia dalle mani e la lasciò scivolare lentamente tra le dita, il suo cervello correva a mille, e sentiva che suo padre la conosceva decisamente meglio di quello che credeva. <<Non è facile... non saprei nemmeno da dove iniziare in verità... io.. si ci ho pensato a lungo a voler viaggiare a visitare altri regni, altre città, a conoscere altri mondi...>>
Rowan sorrise teneramente e con una mano accarezzò la testa di sua figlia <<Io e Sarah abbiamo anche parlato di questo... un idea ci sarebbe sai...>> e con dolcezza cominciò a spiegare il tutto a quella figlia adorata che ormai era pronta a spiccare il volo verso nuove esperienze

Re: Attraverso gli occhi di una mezzelfa

Posted: Tue May 14, 2024 1:08 pm
by Aramel87
Si chiuse la porta di casa dietro le proprie spalle, e rimase ferma immobile ad osservare la strada avvolta dalla notte. Il vento soffiava abbastanza forte da piegare leggermente le cime degli alberi, con se portava gli odori del mare, e il profumo della frutta che maturava sugli alberi. Grania ispirò quell'aria salmastra che adorava, chissà quando avrebbe potuto respirarla nuovamente... dentro di se i sentimenti tornarono ad agitarla. Sentiva infondo allo stomaco un miscuglio di emozioni: tristezza, malinconia, gioie, euforia e paura.
''Era quello che volevi no? hai affrontato il mare in tempesta, affronterai anche questo..''
pensò tra se sempre immobile davanti alla porta di casa. Ora che tutto era diventato cosi concreto e reale sentiva le gambe pesargli come blocchi di marmo. Lentamente si voltò verso la porta, i suoi occhi seguirono le venature di legno e con delicatezza appoggiò la fronte contro di essa. Chiuse gli occhi, e si permise un momento di debolezza.
Le immagini della vita trascorsa in quella casa cominciarono a susseguirsi nella sua mente. Uno dopo l'altro i ricordi passavano quasi a volerla stuzzicare ricordargli cosa stava per lasciare:
le serate passate con suo padre seduti a tavola mentre raccontava miti e leggende legate al mare. I momenti con Sarah dinanzi al braciere quando le insegnava a cucinare, oppure quando insieme trituravano le erbe raccolte nei boschi per preparare unguenti e medicamenti vari. Le notti appoggiata alla finestra ad osservare Nut alta e pallida nel cielo pensando a sua madre. Oppure quella volta che si era ammalata a causa di un violento temporale, e suo padre si era presa cura di lei preparandogli la sua famosa zuppa di pesce.
Un sorriso leggero apparve sulle labbra della giovane mezzelfa, e una piccola lacrima scivolò lungo la guancia. Sentiva che tutto questo le sarebbe mancato immensamente... eppure allo stesso tempo desiderava fare quel viaggio.
Infondo ne aveva parlato con suo padre no? quante volte aveva passato ore e ore sulla spiaggia, nel suo angolo segreto a scrutare il mare e il cielo fondersi insieme immaginando cosa si celasse oltre.
''Muoviti non fare la codarda... hai ancora qualcuno da salutare''
Deglutendo lentamente si staccò dalla porta e riaprì gli occhi, un ultimo sguardo e dopo aver raccolto la piccola sacca ai suoi piedi contenente le poche cose che aveva deciso di portare con se si voltò.

Nut alta e pallida nel cielo illuminava la piccola lapide. Il vento accarezzava l'erba facendola ondeggiare pigramente. Grania con il mantello che dondolava sulla spalle si accomodò sull'erba bagnata dalla rugiada.
<<Mamma perdonami se vengo a quest'ora.. ma per un po' non potrò venirti a trovare...>>
Esordì lei osservando con i suoi occhi la scritta sul marmo bianco che luccicava sotto la luce di Nut e delle stelle. Con un dito sfiorò quelle parole e sentì il freddo attraversargli il polpastrello.
''A colei che ho amato più della mia stessa vita''
Le labbra si schiusero in un debole sorriso mentre pensava all'amore che c'era tra i suoi genitori. Grania sapeva che sotto quella croce, non vi era il corpo di sua madre. Suo padre dopo la sua scomparsa, aveva fatto cremare il corpo e sparso le ceneri sulla loro isola.
Quella lapide era stata sistemata nel posto dove i due si erano sposati in un caldo e assolato giorno d'estate. L'aveva messa unicamente per Grania per fargli avere un posto dove poter andare tutti i giorni a trovarla. Rowan e anche lei credevano che in quel posto, lo spirito di Beatrix fosse ancora legato, quindi era come averla sempre vicino.
La mezzelfa sospirò tristemente. Non l'aveva mai conosciuta... lei aveva aperto gli occhi sul mondo, mentre sua madre nello stesso momento li aveva chiusi per sempre. Per un secondo le lacrime minacciarono di nuovo di uscire, ma con la mancina si asciugò rapidamente gli occhi.

<<So che capirai.. ma ho deciso di incominciare la mia vita.... di viaggiare. Ho parlato con papà e Sarah.. andrò ad Hammerheim per un po'. Sarah mi ha trovato un lavoro presso una sartoria... la proprietaria è una sua vecchia amica e ha bisogno di una mano, cosi quando Sarah gli ha scritto lei ha accettato immediatamente.. Strano vero? io in una grande città... ma è il primo passo. Con papà abbiamo concordato che ho bisogno di fare esperienza, e di stare in mezzo alle persone. Un lavoro pagato è quello che mi serviva... non so per quanto rimarrò nella capitale.

Ho un po' di paura sai? papà mi ha detto che anche lui aveva paura da giovane, quindi presumo sia normale. Questa sera ha voluto a tutti i costi festeggiare, e abbiamo preparato un banchetto degno di un re. Sono sicura che ti sarebbe piaciuta mamma, dovevi vedere papà come era contento, non finiva di brindare e sorridere. Sotto sotto però sono certa che era anche triste, infondo siamo sempre stati insieme, per terra e per mare. Chissà ora come sarà per lui, tornare a navigare in barca da solo.. mi sono fatta promettere da Sarah che gli darà un occhio, e che non lo lascerà solo..
Quando sono uscita di casa, ormai dormiva dalla grossa.. ha un pochino alzato il gomito e mi ha fatto assaggiare anche a me del vino speziato.. è la prima volta che ho bevuto del vino, mi sono sentita bruciare e gli occhi hanno preso a lacrimarmi.. però è buono. Forse ti saresti arrabbiata, non lo so.. ma lo sai com'è fatto papà>>

Mentre parlava piegò le gambe e con le mani cinse le ginocchia appoggiando poi il mento su di esse. Sorrise nuovamente, si sentiva in pace più leggera dentro di se mentre si raccontava. Era certa che sua madre la stava ascoltando, la immaginava seduta sull'erba accanto a se magari nella sua stessa posizione e un sorriso sulle labbra.
Le ore passavano, il cielo lentamente cominciava a schiarissi e l'alba farsi sempre più vicina. Grania parlava, parlava e ancora parlava di tutto. Raccontava momenti vissuti sull'isola belli e brutti, sentiva il bisogno di liberarsi il cuore e l'anima il più possibile.. infondo non sarebbe tornata per molto tempo..
Un fruscio tra l'erba attirò la sua attenzione bloccandola mentre con la coda dell'occhio lo vide. Era un gatto, un micio bello grosso candido come la neve e dagli occhi color verde smeraldo. Il felino si avvicino lentamente a lei studiandone i movimenti, e Grania allungò il pugno chiuso nella sua direzione. Il gatto si bloccò, e dopo un momento di esitazione si strusciò contro il pugno miagolando
<<Sempre a zonzo eh?>> Grania ridacchiò passandogli le dita lungo il manto. Gli era sempre piaciuto quel gatto, spesso lo vedeva nel villaggio andare in giro a caccia di topi, oppure a rubacchiare qualche pesce dai pescatori distratti.
<<Mi raccomando fai il bravo... e dai un occhiata alla zona! proteggi la mamma>> sussurrò lei con dolcezza, mentre il gatto si era steso sull'erba e si era rovesciato sulle zampe e continuava a miagolare.
Grania sospirò profondamente alzando gli occhi al cielo.. era il momento.. dopo un attimo posò nuovamente lo sguardo sulla lapide...
<< E' il momento per me di andare mamma... ma... grazie. Grazie di avermi di tutto, anche se non ho potuto conoscerti e vivere un solo giorno con te.... . Mi dispiace che non abbiamo potuto condividere insieme momenti felici, ma so che sei sempre stata con me, anche se solo in spirito. Mi hai dato la vita, mi hai dato tutto ciò di cui avevo bisogno per diventare la persona che sono oggi. E per questo ti sarò eternamente grata. Ti prometto che non ti dimenticherò mai, che porterò sempre con me il tuo ricordo nel mio cuore. E che un giorno, quando ci incontreremo di nuovo, potrò finalmente abbracciarti e dirti quanto ti amo. Grazie, mamma. Grazie di tutto. Sei stata e sarai sempre la mia guida, la mia forza. Ti amo. Per sempre.>>
Respirò a fondo, ormai svuotata di ogni emozione, si sentiva in pace col mondo, decise che era arrivato il momento di partire.
A passo svelto la mezzelfa si avvicinò all'uomo del traghetto, il quale stava spazzando il ponte con aria pensierosa . Lo sguardo dell'uomo venne attratto dal rumore delle assi della banchina scricchiolare mentre Grania avanzò verso di lui
<<Oh buon giorno Grania, siamo mattinieri vedo. Hai bisogno di un passaggio?>> l'uomo sorrise educatamente e ripose la scopa con cura, mentre Grania annuì brevemente e salì al bordo. Ci vollero diversi minuti per prepararsi, mentre il sole cominciava ad alzarsi lentamente dal mare. Il traghetto si staccò dalla banchina e Grania osservava davanti a se, li in lontananza le mura di Hammerheim, la sua futura casa per chissà quanto tempo.

Il vento cominciò ad aumentare scompigliandole i capelli. Sentiva il bisogno di girarsi, di guardare per un ultima volta l'isola, casa sua. Le onde si infrangevano contro gli scogli con un fragore ipnotico, il profumo salmastro dell'oceano riempiva i suoi polmoni. Era un addio difficile da accettare, ma sapeva di doverlo fare. Mentre osservava le case e la piazza del villaggio diventare sempre più piccole, qualcosa attirò il suo sguardo. Li sulla banchina c'era una figura, era una donna, alta con i capelli identici a lei, quel rosso che tante volte suo padre gli aveva detto che ricordava sua madre. Era ferma immobile, il vento agitava il suo vestito, ed un tratto la donna misteriosa alzò lentamente la mano salutandola. Da quella distanza era impossibile vedere il volto.

Grania spalancò gli occhi, il cuore prese quasi a battere all'impazzata. Forse era un allucinazione che la sua mente aveva voluto regalargli prima di partire, forse era un segno divino, o chissà cosa, ma mentre a sua volta agitava la mano salutando quella figura e le lacrime gli bagnavano il volto, sussurrò al vento
<<A presto Mamma>>

Re: Attraverso gli occhi di una mezzelfa

Posted: Mon May 20, 2024 5:44 pm
by Aramel87
Il rombo di un tuono le fece alzare il viso verso il cielo .Grania scrutò le nuvole grigie pesanti sopra la sua testa con aria preoccupata ,<<E' in arrivo un bel temporale.. conviene che ti trovi un riparo>> bofonchiò l'uomo del traghetto osservando il cielo a sua volta.
Il viaggio tutto sommato era stato tranquillo con il mare piatto come una tavola. Adesso quasi giunti a destinazione le prime onde di quello che si preannunciava una forte tempesta iniziavano a farsi vedere sbattendo contro la chiglia del traghetto. Grania abbassò lo sguardo, la banchina della zona vecchia di Hammerheim era molto vicina, tant'è che l'uomo del traghetto cominciò a rallentare per le prime manovre di avvicinamento.

<< Ti consiglio di recarti in una locanda.. appena scesa a terra non puoi sbagliarti segui la strada sempre dritta, è la struttura più grande della zona. E mi raccomando, occhio alla borsa.. qui non siamo sull'isola dove ci si conosce tutti..>> L'uomo rapido prese le corde per attaccarsi ai supporti della banchina in modo da stabilizzare il traghetto. Grania annuì lentamente, ed una volta che la piccola imbarcazione si fermò completamente, strinse la sacca che aveva con se fece un balzo agile atterrando sulle assi del molo.

<<Grazie di tutto>> disse lei frettolosamente iniziando a correre verso i primi edifici. Grossi goccioloni cominciarono a cadere dal cielo, Grania tentò di ripararsi con la sacca tenendola sopra la testa. Si trovava in una zona particolarmente povera, la strada era fangosa piccole abitazioni modeste si ammassavano una addosso all'altra e poche bancherelle poste su entrambi i lati della strada. Mentre cercava di fare in più fretta possibile, intorno a lei i proprietari delle bancherelle cominciavano a disfarle altrettanto velocemente prima che il temporale si manifestasse in tutta la sua potenza. Uomini e donne quasi correvano per cercare riparo nelle proprie dimore.

<<Giusto in tempo>> sospirò Grania arrivando sotto la tettoia della locanda. Come aveva detto l'uomo del traghetto era la struttura più imponente della zona. Si trattava di un edificio a due piani con accanto un piccolo recinto dove erano sistemati alcuni cavalli. Un nitrito triste di uno dei destrieri accompagnò l'entrata della mezzelfa nella locanda.

L'odore del cibo giunse alle sue narici, mentre il caldo del focolare acceso l'accolse a braccia aperte. Il locale era decisamente grande, dominato da un enorme lampadario di ferro battuto sulla quale erano disposte decine di candele che illuminavano il tutto. La mezzelfa si passò la mano libera tra i capelli leggermente bagnati, aveva schivato il temporale per un soffio, e si richiuse la porta pesante alle spalle. I suoi occhi si adattarono poco a poco a quelle luci tremolanti, mentre il chiasso delle numerose voci prese d'assalto le sue orecchie. Non era abituata a tutta quella confusione, e per un po' rimase frastornata dal caos che si respirava li dentro.
<<Ti serve qualcosa?>> una cameriera piuttosto giovane si era avvicinata a lei e le sorrise in maniera cordiale
<<Un tavolo, e una stanza per la notte grazie>> rispose lei. Senza dire niente la giovane gli fece segno di seguirla. Mentre percorreva la sala, Grania osservò le varie persone ai tavoli: C'erano alcune guardie fuori servizio intente a bere in un angolo, uomini dall'aspetto mistico con lunghe tuniche e barbe acconciate in maniera elegante che fumavano enormi pipe, nordici con pellicce adagiate sulle loro possenti spalle, ma ad attirare per un istante la sua attenzione fù altro.

Un gruppetto di quattro persone poco distanti dal tavolo dove la giovane cameriera era diretta. Si trattava di tre uomini con addosso cotte di cuoio e un altro signore più anziano di loro con addosso abiti particolarmente sfarzosi.
<<Qui va bene?>> la giovane ragazza fece segno a Grania il tavolo vuoto a parte un uomo che dormiva dalla grossa appoggiato sulle braccia. Grania annuì lentamente e tirò fuori dalle tasche un piccolo sacchetto contenente delle monete, ne tirò fuori alcune e le porse alla giovane

<<Bastano per mangiare e la camera?>> chiese lei con aria leggermente indecisa. Non aveva mai avuto molto oro da gestire e ora si trovava in difficoltà. La cameriera sorrise comprendendo le sue difficoltà e prese le monete annuendo << sono decisamente sufficienti. Ti porto da mangiare e dopo con ti accompagno alla camera>>, senza dire altro la si allontanò.

Grania seduta al tavolo iniziò ad osservare intorno a se: tante voci in dialetti diversi arrivarono alle sue orecchie, ''Qui si può trovare di tutto'' pensò lei. Non aveva mai visto tanta gente! anche nelle giornate buone la locanda dell'Isola dei pescatori era per la maggior parte frequentata dai suoi paesani, i forestieri e stranieri si contavano sulle dita di una mano.

Mentre attendeva il cibo, la mezzelfa si sentì osservata e alzò lo sguardo verso il gruppetto di uomini che aveva notato precedentemente. Uno degli uomini con la cotta di cuoio la stava guardando fisso. Grania notò poco dopo che non si trattava di un umano come gli altri, ma di un mezzelfo. Aveva i capelli castani sciolti che ricadevano lungo le spalle e le orecchie a punta, proprio come le sue. Gli occhi dello stesso colore dei capelli la guardavano. Doveva avere almeno dieci anni più di lei. Grania si sentì a disagio sentendo lo sguardo del mezzelfo, ma era allo stesso tempo incuriosita. Sapeva che al mondo esistevano altri mezzelfi come lei, ed era la prima volta che ne incontrava uno di persona.

Finalmente il cibo arrivò, portato dalla stessa cameriera che aveva accompagnato Grania al tavolo. Era una zuppa fumante di carne con crostini di pane, accompagnata da un boccale di birra. La mezzelfa ringraziò la ragazza con un sorriso e cominciò a mangiare con appetito, dimenticando per un attimo lo sguardo del mezzelfo misterioso.
Dopo aver finito il pasto, la giovane cameriera tornò a prendere il piatto vuoto e chiese a Grania di seguirla per la stanza per la notte. La mezzelfa si alzò dal tavolo e si diresse verso la camera, lasciandosi alle spalle il gruppetto di uomini che aveva attirato la sua attenzione.

Mentre salivano le scale, la curiosità si era fatta troppo grande cosi Grania si rivolse alla cameriera
<<Ho notato che accanto al tavolo dove ero seduta c'erano delle persone... tre uomini e un mezzelfo..>>
La giovane la guardò con la coda dell'occhio e annuì << ah si.. ti riferisci forse a Roland e alla sua scorta.. sono dei clienti abituali qua>>

Grania procedeva accanto alla ragazza e tirò fuori dalle proprie tasche un paio di monete d'oro <<Scorta?>> domandò lei con tranquillità

<<Si.. Roland l'uomo con la tunica elegante.. gli altri tre in armatura sono le sue guardie del corpo. E' un mercante, spesso viene da noi a consumare i suoi pasti e a concludere affari.. dice che gli piace la nostra cucina e l'ambiente tranquillo. Evidentemente a casa non si trova bene con sua moglie>> la giovane ridacchiò tra se e Grania annuì lentamente con aria pensierosa ''Quindi sono guardie del corpo'' pensò tra se.

Una volta arrivata nella stanza, Grania si accorse che era piccola ma accogliente, con un letto morbido e pulito e una finestra che dava sulla strada principale. Si sdraiò sul letto e si lasciò andare alla stanchezza accumulata durante il viaggio. Prima di addormentarsi, però, la figura del mezzelfo con i capelli castani le tornò in mente. La stanchezza prese il sopravvento e in pochi istanti la mezzelfa cadde in un sonno profondo, cullata dal rumore della pioggia che batteva sul tetto della locanda.

Le prime luci del nuovo giorno filtrarono tra le fessure delle imposte ferendo la giovane mezzelfa agli occhi. Grania corrugò la fronte infastidita e si sentì la testa intontita dal sonno. Si alzò lentamente dal letto e si guardò intorno, ancora un po' confusa per la nuova stanza in cui si trovava. Dopo essersi lavata e vestita, la mezzelfa decise di scendere in sala per fare colazione e prepararsi alla nuova giornata che l'attendeva. Mentre mangiava pane e miele al tavolo che le era stato riservato, Grania notò che la locanda era ancora abbastanza animata nonostante fosse presto ''Devono fare decisamente affari d'oro'' pensò osservando il viavai di clienti che entravano ed uscivano dalla porta. Tra loro non c'era però Roland e la sua scorta, per un secondo il pensiero passò nella sua testa.
I suoi occhi si posarono sulla cameriera della sera precedente, la vedeva muoversi tra i tavoli portando vassoi con boccali di birra. Dopo aver servito il tavolo la giovane si voltò e Grania attirò la sua attenzione con una mano.
<<Ti serve qualcos'altro?>> la cameriera prese a sparecchiare il tavolo nel mentre. Grania scosse il capo, sulle labbra un leggero sorriso gentile <<veramente mi occorre un informazione.. sto cercando la bottega di sartoria di Calista..>> mormorò lei riportano a galla dalla mente il nome che Sarah gli aveva confidato.
La cameriera assunse un aria pensierosa fermandosi un istante dalla pulizia del tavolo e poi rispose <<Sicuramente deve trovarsi sulla strada principale dove c'è il mercato.. non so dirti a che altezza si trova, ma basta che vai ad est e superi le mura che separano la città vecchia da quella nuova... chiedi alle guardie e ti sapranno indicare meglio>> la giovane sorrise nuovamente in maniera cordiale e riprese il suo lavoro.

Grania annuì, e dopo aver ringraziato la donna lasciò altre monete d'oro come mancia, prendendo poi la porta per uscire all'aperto.
La pioggia era passata il cielo ormai era sgombro di nuvole. Gli occhi della mezzelfa si posarono sulle banchine del piccolo molo, numerose barche di varie dimensioni erano attraccate, mentre altre partivano o arrivavano per fare scalo in quel posto. Uomini corpulenti erano intenti a caricare e a scaricare merci di ogni genere dalle stive delle barche, mentre dei bambini giocavano a rincorrersi tra le viuzze delle case. I suoi occhi seguirono alcune donne più anziane con enormi cesti dirette a dei lavatoi, mentre altre ragazze giovani invece si dirigevano verso il mercato per fare compere. Le voci e le risate che udiva le fecero per un momento ricordare le giornate di mercato nella piazza dell'isola.

Grania si diresse verso est, come le aveva detto la cameriera, e presto si trovò davanti alle alte mura che separavano la città vecchia da quella nuova. Si avvicinò a una delle guardie che presidiavano l'ingresso e chiese indicazioni per la bottega di sartoria di Calista. Il soldato le indicò la strada da seguire, e dopo aver ringraziato nuovamente, la mezzelfa prese la direzione.

Mentre camminava gli occhi di Grania osservavano la differenza del luogo appena lasciato con quello dove si trovava ora. Le case erano più sfarzose a due piani e con enormi blocchi di pietra regolari. Giardini curati si susseguivano uno dopo l'altro, colorando le strade di mille colori. Vasi e fontane spiccavano nelle piccole piazzette dove uomini e donne benestanti e con abiti più eleganti passeggiavano e si intrattenevano in conversazioni tra loro. Man mano che procedeva nella direzione indicata dal soldato, la gente aumentò notevolmente, fino a giungere a quella che doveva essere per forza la piazza principale.

Un enorme fontana torreggiava proprio al centro, mentre su un lato si intravedeva in lontananza quello che doveva essere un tempio, sull'altro lato invece Grania notò la banca cittadina, fulcro della vita della capitale. Indecisa su quale direzione prendere fermò un altro soldato e chiese nuovamente informazioni. La guardia gentilmente gli indicò anch'esso la direzione e gli disse di tenersi sotto i portici sulla destra perché li avrebbe trovato la bottega che cercava. Grania chinò il capo e ringraziando il militare prese la nuova strada.

Il mercato era qualcosa che non aveva mai visto, quello sull'isola dei pescatori era decisamente più modesto e limitato. Qui, bancarelle di ogni genere si susseguivano una accanto all'altra, con venditori che chiamavano a gran voce i loro prodotti e clienti curiosi che si affollavano intorno. Grania si fermò un istante ad osservare, lasciandosi travolgere dal vortice di colori e suoni che la circondavano. Finalmente, dopo aver seguito i portici come le aveva indicato il soldato, la mezzelfa arrivò davanti alla bottega di sartoria di Calista. L'edificio era modesto ma ben curato, con un'insegna colorata che indicava il nome della sarta. Grania varcò la soglia e si trovò immersa in un mondo di stoffe e colori, con abiti esposti in vetrina e manichini che indossavano eleganti completi.

<<Posso esserti utile?>> una voce gentile attirò la sua attenzione. Di fronte a lei si trovò una giovane donna dai capelli scuri raccolti in uno chignon e dagli occhi vivaci.

Grania arrossì leggermente, ora si sentiva in imbarazzo dinanzi a quella donna per la quale avrebbe lavorato. <<Sono Grania... mi ha mandato Sarah..>> mormorò lei piano.

Gli occhi della donna si illuminarono e il sorriso sulle labbra si allargò, <<ah si Grania! Sarah mi ha parlato tanto di te, io sono Calista, lieta di conoscerti>> la donna allungò la mano. Grania ricambiò la stretta e si sentì poco a poco sciogliere il nervosismo che si agitava dentro di se. Si sentiva già a suo agio.

<<Vieni con me, ti faccio accompagnare da Alandra per mostrarti la camera e poi puoi iniziare anche subito.. oggi abbiamo molto da fare, comincia la stagione delle feste nei palazzi delle famiglie più ricche, quindi siamo sommersi di richieste per abiti nuovi>> senza perdere ulteriormente tempo, Calista si incamminò dietro il bancone ed entrò in un'altra stanza. Era un locale modesto con all'interno delle ruote da filare e alcuni filatoi dove poter tessere le stoffe sulla quale un e una ragazzina minuta che lavorava. Una piccola finestra in alto dava sul muro dell'edificio accanto.
<<Alandra vieni un attimo>>

La ragazzina di circa 12 anni intenta a lavorare del lino sulla ruota si fermò e rapidamente si avvicinò a loro. Aveva i capelli lunghi legati in una coda, gli occhi scuri e la carnagione olivastra. Per un istante posò il suo sguardo su Grania e gli sorrise allegra.

<< Si?>> domandò lei posando lo sguardo su Calista

<<Lei e Grania, da oggi lavorerà qui con noi. Per favore mostrargli la sua stanza e dopo mettila alla ruota al tuo posto, ho bisogno che passi la scopa nel locale. Tra poco dovrebbero arrivare Lady Isabella e sua figlia Margery per le prove del vestito>>

Alandra annuì poi si rivolse a Grania <<Seguimi>>, senza dire nient'altro la ragazzina si incamminò dietro a delle tende dove era celata una scala che saliva verso il piano superiore.

<<Benvenuta ad Hammerheim Grania, e piacere di conoscerti>> la ragazzina si voltò e gli sorrise nuovamente. Grania ricambiò il sorriso e sentì che quella ragazzina già gli stava simpatica <<Sei arrivata al momento giusto, in questo periodo ci sarà molto lavoro, e in due non siamo in grado di far fronte a tutte le richieste... prima di te avevamo un altra ragazza, ma tra poco si sposerà quindi ci ha lasciato>>

mentre camminava e parlava Alandra muoveva febbrilmente le mani come in preda all'euforia <<Ma ora che sei arrivata anche te qui tutto sarà più facile. Tra pochi giorni comincerà il periodo delle feste e dei balli in maschera nei palazzi nobili, immagino che Calista te l'abbia già accennato vero?>> la guardò con la coda dell'occhio, Grania annuì lentamente << Si, sono importanti queste feste?>> domandò lei con curiosità. Non era mai stata ad una festa, gli unici eventi alla quale prendeva parte sull'Isola erano le cerimonie e gli eventi dedicati a Danu, ma balli ed eventi di quel genere...

<<Assolutamente sì! Le feste e i balli in maschera nei palazzi nobili sono tra gli eventi più importanti qui a Hammerheim. Le famiglie più ricche e influenti della città vi partecipano e è un'occasione per mostrare il proprio status sociale, stringere legami e fare affari. E per noi sarte è un momento cruciale, perché ci vengono commissionati abiti straordinari e particolari per l'occasione. Quindi preparati, perché avremo molto da fare>> spiegò Alandra con entusiasmo

<<Eccoci arrivati>> Alandra si fermò davanti ad una porta chiusa e tirò fuori una chiave facendo scattare la serratura <<Sono certa che andrà benone>>
Era semplice ma accogliente, con vista sulla strada principale. Un letto dall'aspetto comodo era adagiato su una parete, e ai suoi piedi si trovava un piccolo baule. Di fronte alla finestra c'erano una scrivania e una sedia, con un piccolo specchio appeso al muro. Grania sorrise apprezzando la stanza e ringraziò Alandra per averla condotta lì. <<Grazie mille, Alandra. Sono felice di essere qui e non vedo l'ora di iniziare a lavorare>> disse lei con un sorriso sincero.

La giovane ragazzina le sorrise a sua volta, <<Sono sicura che ti troverai bene qui. Se hai bisogno di qualcosa, sono al piano di sotto. Ora devo tornare al lavoro, ci vediamo più tardi>> con un cenno del capo, Alandra si allontanò e Grania si ritrovò da sola nella sua nuova stanza. La mezzelfa si guardò intorno, respirando profondamente. La sua vita era cambiata improvvisamente, ma era pronta ad affrontare questa nuova avventura. Depose la sacca contenente i suoi averi vicino al baule e si avvicinò alla finestra e guardò fuori, osservando il movimento della città e pensando a tutto ciò che l'attendeva.
''Qui inizia la mia nuova vita''

Re: Attraverso gli occhi di una mezzelfa

Posted: Fri Jun 07, 2024 7:40 pm
by Aramel87
La ruota per filare girava rapida ronzando leggermente, Grania con lo sguardo assorto recuperava le spolette di filato e le sistemava all'interno di un cesto di vimini. La mezzelfa osservava fuori dalla finestra che affacciava sul muro della bottega di fronte. La luce del giorno lentamente si riduceva con il passare delle ore, e le ombre sulla parete si allungavano. Uno sbadiglio uscì dalle sue labbra mentre si sistemò meglio sullo sgabello. Da quante ore era seduta? troppe, il fondoschiena cominciava a dolergli.

<<Dormito poco?>> Alandra accanto a lei lavorava agilmente al telaio e con la coda dell'occhio la osservò per un minuto. Grania scosse le spalle appena, non era tanto il dormire poco che la faceva sbadigliare, a quello era abituata. Era la monotonia delle giornate che si susseguivano uno dopo l'altro identiche che la facevano cadere in quel apatia. Non era abituata a stare chiusa tra quattro mura tutto il giorno a lavorare il lino...
<<Diciamo di si, ma non è solo questo>> la mezzelfa sospirò riponendo l'ennesima spoletta di filato. Prese dell'altro lino e ricominciò l'operazione per l'ennesima volta.

<<Che ne dici se più tardi andiamo a farci una passeggiata? ormai sono giorni che sei qui, ma di Hammerheim non hai visto molto>> Alandra ripose con cura alcuni panni appena lavorati e si alzò dal suo posto per andargli a sistemare su uno scaffale, poi tornò indietro e prese altre spolette di filato rincominciando a lavorare.
Grania alzò lo sguardo e la guardò con un sorriso, sentendosi improvvisamente un po' più sveglia e motivata. <<Sarebbe davvero bello, Alandra. Mi farebbe piacere passeggiare un po'>>
Alandrà annuì con l'ombra di un sorriso <<allora è deciso, dopo che la bottega è chiusa ci prendiamo la serata per noi , facciamo un bel giro e ti mostrerò le meraviglie che questa città può offrirti>>
<<Ma Calista non si arrabbierà?>>

Alandra sorrise e scosse il capo <<No, anche se siamo in un periodo particolarmente turbolento con tante richieste, vedrai che non se la prende. Ha bisogno anche lei di una pausa, gli ultimi lavori che sono arrivati l'hanno decisamente stressata>>. Grania sorrise felice all'idea di poter finalmente uscire e vedere un po' di mondo oltre le pareti della bottega, quella passeggiata sarebbe stata un momento di libertà e leggerezza che aveva tanto desiderato e non vedeva l'ora di scoprire cosa Hammerheim aveva da offrire.

Grania riprese il suo lavoro con umore decisamente migliore di prima. Era strano ma a da quando aveva cominciato a lavorare presso la sartoria, lei e Alandra avevano stretto amicizia. Non era abituata ad avere legami con le altre persone, gli unici erano suo padre e Sarah, ora invece c'era un altra persona con la quale gli piaceva passare del tempo e chiacchierare di ogni cosa, e di chiacchere la ragazzina era veramente una fonte inesauribile, poteva passare ore a parlare di tutto, dai pettegolezzi che giravano in città ai suoi sogni e desideri. Più tempo passavano insieme e più quella giovane gli piaceva.

''Ho fatto decisamente bene a venire ad Hammerheim'' penso lei continuando a filare il lino.
L'aria fresca profumata accarezzò il viso della mezzelfa mentre uscì dalla bottega accompagnata da Alandra. Hammerheim si aprì dinanzi ai suoi occhi con le sue strade illuminate dalle lanterne e i suoni dei musici agli angoli delle strade. Il chiacchiericcio allegro degli altri passanti giunse alle loro orecchie mentre passeggiavano per la strada principale.
La ragazzina le mostrò i luoghi più suggestivi della città, dalle vie più affollate del mercato alle stradine più tranquille e appartate . Si soffermarono davanti alla maestosa cattedrale dedicata a Crom, e sulle labbra di Alandrà si dipinse un sorriso nostalgico

<<Vieni entriamo dentro>> Alandra salì i gradini uno ad uno seguita da Grania arrivando davanti all'enorme portone aperto. Gli occhi di Grania sgranarono per la meraviglia, non aveva mai visto niente di cosi imponente e massiccio. Avvertì dentro di se un senso di pace e di serenità. Mentre le due percorrevano la navata centrale, Alandra salutò con la mano uno dei sacerdoti, intento a sistemare dei piccoli libri su ogni panchina.
<<Sai io sono cresciuta qui>> disse lei d'improvviso.
Grania la guardò stupita incapace di dire qualcosa, dopo un momento di esitazione parlò << Calista ti ha mandato qui per seguire la strada del tempio?>> domandò lei cercando parole adatte, era la prima volta che la ragazzina gli confidò quella cosa, quindi non sapeva come comportarsi.

Alandra ridacchiò e scosse il capo <<Calista non è mia madre... o meglio per me lo è, ma non mi ha messa al mondo>> La ragazzina sfiorò con le dite della mancina lo schienale di una delle panchine sempre con il sorriso sulle labbra, poi si avvicinò ad una nicchia dove erano disposte numerose candele accese e altre spente. Con gesti lenti e misurati di chi ha compiuto quel compito tante volte, prese alcune monete dalle sue tasche e le mise all'interno di una cassetta di legno, dopodichè prese una candela spenta e la accese con la fiamma di un'altra. La ragazzina rimase per un minuto davanti alla fiamma, gli occhi chiusi assorta in preghiera, Grania anche se non era il tempio dedicato al suo credo decise comunque di rivolgere anche lei una preghiera per le persone alla quale voleva bene. Il silenzio regnava nel tempio, e Grania credette di aver detto qualcosa di sbagliato ingenuamente, ma non osò parlare per prima. Dopo qualche minuto, Alandra riaprì gli occhi e sospirò, sul viso un espressione pacifica e serena

<<Usciamo ora...>> lentamente la ragazzina prese la via per l'esterno seguita dalla mezzelfa
<<Alandra, se ho detto qualcosa di sbagliato...>> cominciò Grania in modo impacciato, con suo grande stupore però la ragazzina ridacchiò
<<No no tranquilla, va tutto bene... non sei la prima che pensa che io e Calista condividiamo lo stesso sangue.. non mi hai offesa assolutamente, anzi! mi piacerebbe che fosse cosi sai?>>. Con passo leggero ma deciso Alandra si diresse verso una panchina fuori dal tempio, e si accomodò, Grania la imitò.

<<Io non so chi sono i miei genitori... sono stata lasciata davanti al tempio appena nata e mi hanno cresciuto i sacerdoti e le sacerdotesse .. >> Alandra continuò ad osservare il tempio con lo stesso sguardo nostalgico che aveva all'inizio.
<<Mi hanno dato tutto quello che si poteva desiderare per una ragazzina orfana: Amore, educazione, insegnamenti spirituali.. per me sono come la famiglia che non ho mai avuto, e Calista anche lei ovviamente fa parte di tutto questo>>
<<In che modo Calista è entrata nella tua vita?>> domandò Grania con curiosità, e Alandra alzò lo sguardo verso il cielo, ormai scuro per la sera.
<<Ogni tanto accompagnavo qualche sacerdote in giro per la città a fare compere.. quel giorno andammo da Calista per ordinare delle tuniche per i novizi... e cosi che l'ho conosciuta. La vidi attraverso la vetrina della bottega da sola immersa di lavoro, non c'era nessuno che la aiutava.. ma nonostante avesse molto da fare, accettò di buon grado l'offerta di lavoro del tempio. Io mi offrì di dargli una mano, durante i pomeriggi dopo aver eseguito i compiti al tempio.. e il sacerdote che accompagnai quel giorno era d'accordo. Così iniziò la mia amicizia con lei>>

<<Non hai mai saputo chi...ti ha lasciato al tempio?>> domandò la mezzelfa con tatto
Alandra scosse il capo <<No mai.. so che chi mi trovò mi disse che si trattava di una donna anziana, sicuramente non poteva essere la mia vera madre... sai a volte mi capita di pensare su chi possano essere i miei veri genitori, soprattutto quando sono in bottega e vedo entrare ed uscire i clienti. Penso sempre: è lei mia madre? oppure quell'uomo è mio padre? >>

<<È una cosa difficile da accettare, il non sapere chi siano i nostri genitori...>> disse Grania con voce sommessa, guardando lontano in cerca delle parole giuste. Alandra annuì, accarezzando distrattamente il bordo della sua tunica. <<Sì, a volte è triste.. ma poi penso che la mia famiglia è quella che mi ha cresciuto e amato, non importa chi siano i miei genitori . Mi sento fortunata ad avere avuto questa opportunità, molti non hanno avuto la mia stessa fortuna...>>

Grania si sentì commossa dalle parole della giovane e le porse una mano sulla spalla in segno di conforto. <<Sei una persona straordinaria, Alandra. Non importa chi siano i tuoi genitori, sei amata e apprezzata da chi ti ha scelto come famiglia. E anche io sono felice di averti come amica.>> Alandra sorrise, gratificata dalle parole della mezzelfa. <<Grazie, Grania. Anche io sono felice di averti qui con me. Vieni, dobbiamo ritornare nella bottega, Calista si preoccupa se tardiamo troppo.>> Le due ragazze si alzarono dalla panchina e fecero ritorno alla sartoria, camminando fianco a fianco in silenzio, ma con un senso di compagnia e comprensione reciproca che le riempiva di calore e gratitudine.

Re: Attraverso gli occhi di una mezzelfa

Posted: Tue Jul 16, 2024 5:25 pm
by Aramel87
Il sole era tramontato da un pezzo. Gli ultimi raggi morenti dal colore arancione cominciavano via via a farsi più radi lasciando posto al crepuscolo. L'aria si faceva più fresca e silenziosa, i rumori della giornata svanivano pian piano e il mondo sembrava rallentare il suo ritmo frenetico. Le ombre si allungavano e le luci dei lampioni si accendevano. In lontananza si sentiva il suono del mare che si infrangeva sugli scogli. Le stelle timidamente cominciavano a fare capolino nel cielo, mentre Nut si preparava a salire all'orizzonte.

Grania camminava con passo leggero per la via principale di Hammerheim dove le bancherelle del mercato venivano lentamente smontate dai venditori che tornavano dalle loro famiglie.

La chioma rossa della mezzelfa ondeggiava sinuosamente e la piccola treccia adagiata sulle spalle sobbalzava ad ogni passo. Quella sera Grania aveva deciso di indossare dei vestiti che aveva confezionato con le proprie mani, una semplice gonna azzurra ed una maglietta di lino dello stesso identico colore. Ai piedi calzava degli stivali fatti con la pelle degli orchi. Viste le temperature estive Grania all'ultimo aveva deciso di non indossare il mantello color verde nuovo di zecca.

Mentre camminava, Grania osservava con attenzione tutto ciò che la circondava: i visi sorridenti dei bambini che giocavano per strada, i negozi che stavano chiudendo i battenti, i gatti che si strusciavano tra le gambe dei passanti. Alcune donne si affacciarono dai balcone ordinando ai figli di rientrare. Alcune guardie percorrevano la strada con occhio vigile e attento.

Dopo diversi minuti di camminava, la mezzelfa giunse infine alla locanda del porto. I suoi occhi osservarono l'insegna e le orecchie a punta udirono il solito vociare che proveniva dall'interno.
Entrò nella locanda e fu subito avvolta dall'odore di birra e cibo. Il locale era gremito di marinai, mercanti e viaggiatori di ogni genere. Il fuoco scoppiettava nell'enorme camino, creando un'atmosfera calda e accogliente

<< Ehila, sei dei nostri stasera?>> Rebecca sorrise guardandola. Grania osservò la giovane cameriera con la quale aveva stretto amicizia di recente, era stata lei a servirla il primo giorno che era giunta ad Hammerheim, e man mano che la mezzelfa si recava la sera a mangiare nella locanda, le due avevano finito per fare conoscenza.

<<Buona sera Rebecca, vedo che oggi abbiamo gente>>

Rebecca servì rapidamente i clienti del tavolo che aveva di fronte e si avvicinò a lei
<<Non tanti in confronto agli altri giorni... molte navi mercantili hanno lasciato il porto, ma altre nei prossimi giorni giungeranno. Diciamo che stasera me la prendo comoda>> annuì mentre con la mano destra si spostò una ciocca di capelli castani dietro l'orecchio <<Vuoi il solito tavolo vero? seguimi>>

Mentre le due si avvicinavano al solito tavolo che Grania prendeva, il miscuglio di voci e dialetti dei vari clienti giunsero alle orecchie della mezzelfa. Da diverse settimane Grania aveva preso l'abitudine di frequentare la locanda almeno 3 volte a settimana, sia per un pasto caldo e diverso dal solito che cucinava lei, che dalla curiosità di sentire le ultime notizie provenienti dalle altre terre. Era una cosa che faceva anche quando si trovava sull'isola dei Pescatori con suo padre. Spesso quando non erano fuori in mare la sera si ritiravano nella locanda locale per ascoltare notizie e storie di tutti i giorni.

<<Ecco qua, mettiti comoda mentre vado a prenderti da bere>> rapidamente Rebecca si allontanò dirigendosi verso il bancone dove l'oste era intento a riempire dei boccali di birra e a controllare con la coda dell'occhio il camino acceso sulla quale arrostivano diversi polli. Altri camerieri più anziani andavano e venivano dai tavoli carichi di piatti vuoti per lasciarli dietro la cucina.

Grania si guardò intorno, l'odore di tabacco fumato da alcuni uomini di tremec poco lontani da lei si mischiava con il profumo delle spezie e delle pietanze. Sospirò profondamente mentre con i suoi occhi guardava gli altri tavoli. Si in effetti quel giorno in confronto agli altri era decisamente più tranquillo...
<<Ecco qua.. sicura di non volere qualcosa di più forte oggi?>> Rebecca depose la brocca con un boccale davanti a Grania che la ringraziò e scosse il capo <<Passo.. l'acqua va più che bene>> lentamente riempì il boccale con la brocca e bevve un sorso << Mi è bastata stordirmi con la birra settimana scorsa per darci un taglio>> Rebecca ridacchiò appena e la guardò negli occhi << non sei proprio abituata eh.. e sia. Allora non ti chiederò più se vuoi qualche alcolico.. che cosa vuoi mangiare?>>

Grania si passò la mano sul mento con aria pensierosa << tu cosa mi consigli?>>

Rebecca sorrise <<Hai mai provato il pollo arrosto con le patate? È uno dei piatti migliori della casa, te lo consiglio vivamente>>. Grania annuì e accettò l'invito, poco dopo Rebecca si allontanò per andare a ordinare in cucina.

Mentre aspettava il cibo, Grania si lasciò cullare dall'atmosfera della locanda. I racconti dei marinai che avevano solcato mari lontani, le risate dei viaggiatori che si scambiavano storie e aneddoti, tutto contribuiva a creare un'atmosfera magica e vibrante.

Il cibo arrivò poco dopo, fumante e invitante. Grania assaporò ogni boccone con gusto, godendosi la gustosa cena e facendo scorrere l'acqua per sciacquarsi la gola. Dopo aver terminato il pasto, si concesse un momento di relax osservando il fuoco nel camino danzare allegro, mentre la stanchezza di una giornata intensa cominciava a farsi sentire.

<<Piaciuto?>> Rebecca tornò per ritirare il piatto vuoto, Grania annuì lentamente <<Ti spiace se porto i piatti a lavare e facciamo due chiacchiere?>> domandò la giovane ragazza, <<Figurati, anzi mi farebbe piacere>>.
Rebecca portò il piatto a lavare e pulì il tavolo, infine si sedette

<<Come sta andando in sartoria?>> domandò lei con curiosità
<<Diciamo che il lavoro non manca, ora ogni tanto dò una mano a Calista e Alandra a confezionare gli abiti. Però a parte qualche ordine improvviso sembra che il momento critico sia alle spalle. Te invece che novità mi racconti?>>

Rebecca sospirò profondamente <<Diciamo che ultimamente c'è stato un leggero calo, niente di particolare, più che altro è dovuto ai problemi che si registrano sulle vie del regno>>

<<Quali problemi?>> domandò Grania con aria curiosa

<<Non hai sentito che il Trivio e in mano a dei briganti? questa storia va avanti da tanto tempo.. inoltre tra Darkhold e Nosper, spesso si appostano diverse bande di briganti. Le guardie devono faticare per tenere le strade Sgombre>>

La mezzelfa annuì lentamente, si aveva sentito qualcosa del genere, spesso alcuni clienti nella bottega ne parlavano, ma lei non era mai uscita fuori dalle mura di Hammerheim, quindi non aveva un idea precisa della situazione. Sospirò a sua volta.

<<Speriamo che la situazione torni normale prima che mi metta in viaggio ..>> disse pensierosa tra se
<< Ancora convinta di viaggiare?>> Rebecca la guardò negli occhi con un leggero sorriso e Grania annuì piano

<<Si.. come ti dissi l'altra volta, una volta finito il lavoro eccessivo che c'è in bottega la mia intenzione è quella di rimettermi in viaggio.. e quel tempo ormai sta per arrivare..>> mormorò lei

Rebecca aggrottò la fronte e rimase in silenzio un attimo riflettendo <<Quanto vicino?>>

<<Bhe ho ancora qualche lavoro da sbrigare, ma è roba di poco conto.. diciamo massimo un paio di settimane>>

<<mmh forse potrei aiutarti..forse..>> Rebecca appoggiò i gomiti sul tavolo guardandola negli occhi
<<In che senso potresti aiutarmi?>>

<<Bhe.. devo ancora informarmi.. siccome viaggiare da sola non è semplice, ti conviene aggregarti con qualcuno per dirigerti dove vuoi andare.. e forse... fammi fare una chiacchierata con questa persona e ti farò sapere va bene?>> con lo sguardo Rebecca notò che altri clienti stavano lasciando il locale e c'erano altri tavoli da pulire <<Tu nel frattempo... passa in questi giorni e ti farò sapere>>

Grania la guardò confusa mentre si allontanava rapida per svolgere il suo lavoro. Sospirando la mezzelfa si alzò a sua volta, lasciò diverse monete sul tavolo e si diresse verso l'uscita. Con un cenno della mano salutò la sua amica e aprì la porta della locanda uscendo nuovamente in strada.

''Due settimane ancora'' pensò tra se scrutando Nut alta e pallida nel cielo mentre l'aria fresca gli accarezzava il viso

Re: Attraverso gli occhi di una mezzelfa

Posted: Fri Aug 09, 2024 6:53 pm
by Aramel87
Per un istante guardò la pergamena che teneva stretta in mano, incise sul foglio tre semplici parole: ''vieni questa sera''. Lesse nuovamente le parole con aria dubbiosa mentre sostava davanti alla porta della locanda, la pergamena gli era arrivata quella mattina mentre si trovava a lavoro a consegnarla un ragazzino che si era presentato come il fratello di Rebecca. La mezzelfa sospirò prima di entrare.

''Ah eccoti. Sei arrivata giusto in tempo''. Rebecca si era voltata verso la porta della locanda nello stesso istante in cui la mezzelfa varcava la soglia, accogliendo il suo arrivo con un sorriso, la locanda era affollata, le risate e le chiacchiere si mescolavano al profumo di cibo cucinato e birra spillata.
''Cosa significa questo?'' chiese alzando in segno di interrogazione la pergamena. Rebecca si avvicinò rapida a lei e appoggiò le mani sulle spalle di Grania guardandola negli occhi, il sorriso aleggiava ancora sulle labbra ''Se aspetti un secondo ti spiego tutto, resta qui ferma e buona'', con passo svelto la giovane cameriera si allontanò da lei.

Grania la seguì con lo sguardo, sul volto un espressione confusa mentre cercava di capire cosa stava succedendo. Vide Rebecca fermarsi ad un tavolo e chinarsi verso un uomo anziano. Da quella distanza Grania non riconobbe la persona, ma appena vide l'uomo girarsi verso di lei e sorridergli gentilmente capì di chi si trattava: Roland il mercante. Grania l'aveva intravisto la prima volta che era giunta ad Hammerheim, e diverse volte mentre cenava nella locanda. Di fronte a Roland Grania a quel punto riconobbe anche il mezzelfo che era con lui, si trattava di una delle sue guardie del corpo.

Mentre era intenta ad osservare i tre, Rebecca gli fece cenno con la mano di avvicinarsi.
''Questa è Grania.. Grania, lui è Roland. Il mezzelfo invece si chiama Aramir... spero che non te la prenderai, ma gli ho parlato della tua intenzione di lasciare la città'' Rebecca gesticolava con le mani, sempre con l'ombra del sorriso sulle labbra mentre parlava.
Roland sorrise educatamente alzandosi e spostando la sedia libera accanto a lui per far accomodare Grania. Aramir rimase in silenzio guardandola negli occhi da sopra il bicchiere che teneva in mano
''Prego accomodati pure, abbiamo molto da discutere, e spero che hai appetito perchè ho ordinato qualcosa di veramente speciale dalla cucina''. Grania si sentiva in imbarazzo e si accomodò lentamente, Rebecca appoggiò con dolcezza una mano sulla spalla e gli fece coraggio ''Vi porto subito la vostra ordinazione''.

Grania scrutò Roland attentamente. Era un uomo anziano sulla settantina di anni, il fisico leggermente rotondetto dava la sensazione che adorasse la buona cucina. Aveva una barba brizzolata, capelli grigi e occhi color azzurri che brillavano di un'intelligenza vivace, ma anche di una certa saggezza che solo l'età può conferire. Indossava abiti semplici ma ben curati, e il suo portamento ispirava rispetto e un senso di familiarità al contempo. Aramir, il mezzelfo, era invece il suo opposto; giovane e snodato, con un'espressione seria e l'aria di chi è abituato a stare sempre vigile.

I suoi capelli scuri erano legati in una coda, mentre i suoi occhi, verdi come foreste incantate, analizzavano studiavano Grania con curiosità.
Roland, notando il suo disagio, si schiarì la gola e disse con tono rassicurante: '' Non temere Grania, Rebecca mi ha spiegato la tua situazione e io ti farò una proposta per poter realizzare il tuo desiderio di metterti in viaggio. Di questi tempi muoversi da soli fuori dalle mura della città non è sicuro per nessuno, men che meno per le giovani fanciulle'' l'uomo sorrise educatamente e notando Rebecca tornare dalla cucina con diversi piatti in mano esclamò ''Oh bene, arriva il cibo. E' meglio discutere di queste cose dopo, a stomaco pieno'' ridacchiò impugnando forchetta e coltello.

''aaaaah una ottima cena devo dire... non che le altre siano state da meno'' Roland si pulì il mento con il tovagliolo, l'aria soddisfatta di chi era completamente sazio. Fino a quel momento avevano parlato del più e del meno, Roland aveva intrattenuto Grania raccontando diversi aneddoti e storie sulla città di Hammerheim e sui personaggi che popolavano la locanda. Grania aveva ascoltato con attenzione, sorridendo e ridendo quando era il caso, lentamente la tensione iniziale si era sciolta. La serata era stata tranquilla e serena, Grania aveva capito che Roland era un personaggio simpatico e bizzarro, diverso dagli altri nobili che aveva intravisto nella bottega di Calista.

''Vedo che avete fatto onore al banchetto Roland, spero che sia stato tutto di vostro gradimento'' Rebecca cominciò a prendere i piatti e fece l'occhiolino a Grania. La mezzelfa non si era accorta, ma durante la serata la sua giovane amica l'aveva tenuta d'occhio assicurandosi che tutto andasse per il verso giusto. Roland ridacchiò guardando la giovane cameriera ''Come al solito cara. E come al solito fai i miei complimenti al cuoco mi raccomando''. Rebecca annuì e un leggero sorriso apparve sulle labbra mentre tornava in cucina carica di piatti da lavare.

''Bene.. Grania ti andrebbe di fare una passeggiata? oggi è proprio una bella serata e abbiamo ancora un po' di cose da discutere'' Con aria leggermente affaticata il mercante si alzò e si appoggiò al tavolo sospirando ''ah non reggo più il vino come una volta'', scosse il capo ridacchiando. La sua guardia del corpo si alzò immediatamente per accostarsi a lui ma Roland con un gesto della mano lo fermò ''tranquillo sto bene.. tieni, provvedi al conto.. ti aspettiamo fuori noi''. Con la mancina consegnò un sacchetto di monete al mezzelfo.
''E' un bravo mezzelfo, ormai lo considero come un figlio. Comanda la mia piccola scorta da diversi anni'' il mercante osservò la sua guardia dirigersi verso l'oste e poi tornò con lo sguardo su Grania. ''Vieni, andiamo fuori, che qui l'aria è decisamente pesante ora.. ti spiace se mi appoggio? giusto il tempo di riprendere confidenza con le gambe'', con un gesto delicato appoggiò la propria mano sul braccio di Grania e insieme uscirono dalla locanda.

La fresca brezza della sera accarezzò i volti di Grania e Roland mentre uscivano dalla locanda. ''Mi piace passeggiare di sera'' ammise Roland con un sorriso, mentre procedevano a passo lento verso nord avvicinandosi verso una serie di magazzini. ''Le strade sono meno affollate e puoi sentirti più libero di pensare.
I due camminarono chiacchierando , Aramir il mezzelfo li raggiunse poco dopo tenendosi leggermente in disparte, la mano sul fodero della spada e lo sguardo sempre vigile. Il molo era silenzioso, illuminato solo dalla luce tremolante delle lanterne appese lungo i porticcioli. La dolce melodia dell'acqua che si infrangeva contro le rive creava un'atmosfera serena, perfetta per una passeggiata sotto la luna alta e argentea che brillava nel cielo.

Grania si sentiva ancora un po' nervosa, ma la presenza di Roland, così genuina e amichevole, l'aiutava a rilassarsi. Esplorando la zona circostante, notò i vari mercantili e barche ormeggiate. Si chiese quali storie potessero raccontare, se avessero mai solcato le acque di mari lontani.
Roland, notando il suo sguardo curioso, si soffermò a riflettere. ''Ogni nave qui ha una storia, Grania. Alcune portano tesori da terre lontane, altre solo ricordi di avventure."

Ad un certo punto, Roland volle fermarsi. I suoi occhi si fermarono su uno dei tanti magazzini. I suoi occhi si alzarono osservando il secondo piano dove una finestra illuminata emanava una luce calda e accogliente.
''Ah mio figlio è ancora in ufficio..'' osservò con un sorriso sulle labbra, poi si voltò verso di lei ''Vedi, questi sono i miei uffici.. o meglio, ora sono di mi figlio, e un tempo appartenevano a mio padre. Siamo una generazione di mercanti''

Grania centrò lo sguardo sulla finestra illuminata, immaginando il giovane lavorare sodo dentro quell'edificio. La serenità della serata riempiva l'aria e la presenza di Roland sembrava donarle un senso di sicurezza, qualcosa di cui aveva disperatamente bisogno mentre si trovava sull'orlo di un cambiamento significativo nella sua vita.

"È bello sapere che il tuo lavoro è passato di generazione in generazione," disse lei con un sorriso. "Sembra che ci sia un legame profondo tra la tua famiglia e questo posto."

Roland annuì, il suo volto illuminato da un'espressione nostalgica. "Sì, Hammerheim è parte di noi. Ogni angolo racconta una storia, ogni mattone ha un significato. È una città di opportunità, ma anche di sfide. Mio padre mi ha insegnato che un buon mercante deve sempre essere pronto ad affrontare le avversità, così come a cogliere le occasioni."

La mezzelfa si rese conto di come le parole di Roland risuonavano con le sue stesse esperienze. "E tu, come hai affrontato le tue sfide?" chiese, genuinamente curiosa.
l'uomo indicò una panchina poco lontana, sotto un lampione ''Vieni, sediamoci un momento...''. Aramir rimase sempre distante mantenendo il suo sguardo protettivo su Roland, mentre Grania lo accompagnava a sedersi sulla panchina.
'' Grania, un tempo ero un ragazzo giovane e vigoroso, non sono sempre stato il vecchio relitto che vedi adesso'', ridacchiò mentre allungava le gambe mantenendo lo sguardo davanti a se. Grania rimase in silenzio per un istante '' non credo che siete un relitto.. il tempo passa per tutti ma in voi vedo ancora quel vigore che mi avete accennato prima.. è normale sentirsi stanchi dopo tutto quello che abbiamo mangiato'' parlò lei con sincerità. Roland la guardò negli occhi sorpreso da quelle parole ed esplose in una risata divertita ''In effetti hai ragione. Devo mangiare meno, ma la verità è che mi piace troppo... sono goloso'' l'uomo continuò a ridacchiare agitando una mano, infine sospirò.

''Il mio appetito è rimasto quello di una volta.. solo che quando ero giovane riuscivo a non ingrassare.. ora invece..'' scosse il capo ridacchiando un ultima volta.

''Sai Grania, quando mio padre era in vita e gestiva lui gli uffici io ero un giovane scapestrato... uno di quei tanti nobili viziati e pigri che passavano le proprie giornate in locanda a bere e a giocare d'azzardo in compagnia di altri sfaccendati come me. Mio padre era un grand'uomo, abile nel suo mestiere come pochi, è molto severo anche. Un giorno mi fece convocare nei suoi uffici, era stanco di sentire che per l'ennesima volta ero stato cacciato da una locanda perché avevo alzato troppo il gomito, cosi mi mise davanti ad una scelta. O mi davo da fare, oppure da quel momento potevo fare a meno del nome di famiglia.
Io come ti dissi amavo il vino e scommettere, ma ovviamente il nome della famiglia per me era tutto. Con il tempo pensai al mio comportamento e capì che mi comportavo cosi perché non avevo uno scopo. Mio padre lavorava tutto il giorno e in casa non ci mancava niente, io non sapevo come riempire le mie giornate... ero arrogante viziato e stupido, dannatamente stupido, pensavo che con i soldi potevo permettermi di fare ogni cosa senza preoccuparmi della legge. In quel momento però il discorso di mio padre mi fece aprire gli occhi, capì che cosi non potevo andare avanti, decisi quindi di mettere da parte i miei vizi, volevo essere una persona migliore. Era il momento che anche io facessi la mia parte per dare lustro al buon nome della famiglia. Per prima cosa, mio padre volle farmi iniziare dal basso, non potevo mica affiancarlo cosi senza sapere niente del mondo del commercio. Decidemmo insieme che avrei lavorato per un po' di tempo su un mercantile di nostra proprietà, l'equipaggio non avrebbe saputo che ero il figlio del capo, e l'unico a conoscere la mia identità sarebbe stato il comandante.
I primi mesi furono molto duri, gli altri membri dell'equipaggio non si fidavano particolarmente di me, e mi davano ogni lavoro duro che c'era da fare. L'ultimo arrivato è quello che sgobba diceva sempre uno di loro'' Roland scosse il capo e sulle labbra apparve un sorriso carico di nostalgia '' Il comandante era un brav'uomo, ma nonostante sapesse la mia identità non voleva assolutamente trattarmi con i guanti. E io apprezzai il suo gesto. Se oggi sono come sono, lo devo anche a lui''

Si fermò un istante, e da una borsa legata al fianco tirò fuori un otre che svitò e bevve lentamente. ''Per oggi basta alcool, questa è acqua.. ne vuoi un po'?'' porse l'otre a Grania che scosse il capo. Roland riavvitò il tappo e lo sistemò nella borsa

Fino a quel momento la mezzelfa era rimasta in silenzio ad ascoltare affascinata il racconto, vedendo come i suoi occhi brillavano di una misto di nostalgia e saggezza. "E dopo quei difficili inizi?" chiese, sperando di sentire di più di quella trasformazione che aveva portato Roland a diventare l'uomo che era ora.

Roland si strinse nelle spalle, riflettendo. "Dopo sei mesi di duro lavoro, finalmente guadagnai la fiducia dell'equipaggio. Cominciai a capire il vero valore del lavoro di squadra, della dedizione e del rispetto. Una volta che dimostrai di essere all'altezza, gli altri iniziarono a trattarmi come uno di loro. Il comandante approvò il mio lavoro, decise quindi di prendermi sotto la sua ala protettrice, e di insegnarmi alcuni trucchi del mestiere. Imparai a navigare, a contrattare, a negoziare prezzi e a riconoscere le opportunità. Quelle esperienze moldarono il mio carattere; mi resero umile e mi insegnarono a vedere il mondo da una prospettiva diversa."

Si fermò un attimo, il suo sguardo si perse nell'oscurità della notte, come se rivivesse quei momenti. "Quando tornai a casa dopo quel periodo, non ero più lo stesso ragazzo che era partito. Ero più maturo, più saggio. Mio padre lo notò immediatamente e cominciò a farmi lavorare con lui ai suoi affari. Mi insegnò tutto ciò che sapeva, e a poco a poco diventai il suo braccio destro."
Grania lo ascoltava rapita, colpita dalla profondità della sua storia. "Quindi, anche tu hai avuto le tue sfide e hai trovato la tua strada. È bello vedere come le esperienze ci plasmino e ci rendano ciò che siamo."

Roland annuì. "Esattamente. Non importa quali siano le sfide, ciò che conta è come reagiamo ad esse. La vita è piena di imprevisti e ostacoli, ma ogni difficoltà è anche un'opportunità per crescere." Si fermò un attimo, chinando il capo come se riflettesse su un pensiero profondo. "E tu, Grania? Oltre a questo desiderio di viaggiare, cosa speri di trovare lungo il tuo cammino?"

Grania si sentì di colpo al centro dell’attenzione, e le sue spalle si raddrizzarono con determinazione. "Spero di scoprire me stessa," rispose sinceramente. "Ho sempre accettato di vivere all'ombra degli altri, ma credo sia giunto il momento di trovare la mia voce e il mio scopo. Voglio esplorare il mondo, conoscere altre culture e incontrare persone che possano arricchire la mia vita. E magari, un giorno, anch'io potrò diventare qualcuno di valore."

Roland le sorrise, il suo volto illuminato da una luce calda e incoraggiante. "Mi piace sentire questo, Grania. L'ambizione è una forza potente. Ricorda solo di rimanere umile e aperta alle nuove esperienze. Ogni incontro, ogni viaggio, ti insegnerà qualcosa di prezioso. Mi piaci come persona, sei esattamente come Rebecca ti ha descritto, per questo ho una proposta da farti''
Grania lo guardò con curiosità, intrigata dalla sua offerta e dal calore del suo sorriso. "Una proposta?" chiese, incerta ma pronta a scoprire cosa Roland avesse in mente.

L'uomo accennò a un gesto di conferma, sistemandosi meglio sulla panchina e incrociando le braccia. "Sì, esattamente. Rebecca mi ha parlato del tuo desiderio di avventurarti oltre i confini di Hammerheim. Io tra una settimana inizierò il mio ultimo viaggio.. ho deciso di lasciare la capitale per un po'. Voglio rivedere i posti di quando ero giovane.. voglio riabbracciare gli amici di un tempo. Ormai sono anziano, non so quanto tempo mi rimanga da vivere, ma voglio passare un'ultima volta in giro per i luoghi che hanno segnato la mia giovinezza. Ecco la mia proposta: ti offro la possibilità di unirti a me in questo viaggio. Potresti conoscere il mondo che tanto desideri esplorare''

Grania rimase senza parole, il cuore le batteva forte nel petto mentre le parole di Roland si stampavano nella sua mente. Lasciare Hammerheim... riprendere il suo cammino dopo mesi di inattività..
L'emozione si mescolava all'incertezza, e Grania si sentì sopraffatta dalla grandezza dell'offerta. La possibilità di viaggiare con un uomo di esperienza come Roland, di esplorare il mondo al di fuori delle mura della città che l'aveva tenuta prigioniera per così tanto tempo, era un sogno che si stava materializzando davanti a lei.

"Un viaggio… con te?" chiese, la voce tremante, quasi incredula. "Ma… non ti conoscevo affatto fino a oggi. Come posso essere certa che sia la scelta giusta?"

Roland inclinò lieve la testa, il sorriso si fece più profondo, e nei suoi occhi azzurri brillò una scintilla di comprensione. "Capisco le tue riserve, Grania. Viaggiare con qualcuno che non conosci può sembrare spaventoso, ma ricorda che anche io ero un estraneo per te fino a poche ore fa. La vita è fatta di incontri inaspettati. Quello che ti propongo non è solo un viaggio, ma anche un'opportunità per crescere e apprendere.. e poi quando vorrai andare per la tua strada ovviamente sarai libera di farlo''
Grania rimase in silenzio a riflettere, lo sguardo perso verso il cielo stellato ''tra quanti giorni si parte?''