- Sat Mar 09, 2024 1:08 pm
#59934
Erano parecchi giorni ormai che Fehres, novello legionario si faceva vedere poco in città. Non avrebbe mai mancato di ottemperare ai propri doveri e sapeva di dover tenere costantemente fede al suo giuramento.
Lo ripeteva tra sé e sé ogni mattina, quando uscendo dalla porta di casa, annodava beve il marsupio per poi dirigersi alla fontana per lavare quella faccia che sapeva di latte e sonno.
C’erano tante cose belle tra quelle quattro mura: le aveva arredate in oro ed avorio spendendoci una fortuna. Aveva scelto ogni ornamento, come era solito fare, con la massima cura, la stessa che dedicava a lucidare e a tenere perfettamente in ordine il suo corredo da soldato, ma in fondo al cuore non vi si era legato. Forse perché la casa è dove si lascia a giacere il cuore, fintanto per disgrazia non si spezza, o molto più semplicemente perché, nonostante i suoi 18 anni appena compiuti, era solito farsi tante domande.
Quesiti sulla fede, sui valori, e su di ogni questione che per lui fosse cosa seria, e ne destinava il massimo tempo e riguardo.
Riempì una sacca di picconi e dopo aver rimpinzato di biada Gioacchino, il suo cavallo bianco, si diresse al galoppo verso la miniera del Monastero. Doveva spezzarsi la schiena e far sanguinare quelle mani curate se voleva il metallo per imparare ad essere un maestro della forgiatura.
Forse non aveva ancora abbastanza amici, o forse, non era ricco abbastanza.
Lo ripeteva tra sé e sé ogni mattina, quando uscendo dalla porta di casa, annodava beve il marsupio per poi dirigersi alla fontana per lavare quella faccia che sapeva di latte e sonno.
C’erano tante cose belle tra quelle quattro mura: le aveva arredate in oro ed avorio spendendoci una fortuna. Aveva scelto ogni ornamento, come era solito fare, con la massima cura, la stessa che dedicava a lucidare e a tenere perfettamente in ordine il suo corredo da soldato, ma in fondo al cuore non vi si era legato. Forse perché la casa è dove si lascia a giacere il cuore, fintanto per disgrazia non si spezza, o molto più semplicemente perché, nonostante i suoi 18 anni appena compiuti, era solito farsi tante domande.
Quesiti sulla fede, sui valori, e su di ogni questione che per lui fosse cosa seria, e ne destinava il massimo tempo e riguardo.
Riempì una sacca di picconi e dopo aver rimpinzato di biada Gioacchino, il suo cavallo bianco, si diresse al galoppo verso la miniera del Monastero. Doveva spezzarsi la schiena e far sanguinare quelle mani curate se voleva il metallo per imparare ad essere un maestro della forgiatura.
Forse non aveva ancora abbastanza amici, o forse, non era ricco abbastanza.
Fehres