Re: [Diario - Racconti] I Figli di Eldor
Posted: Tue Apr 14, 2020 7:31 pm
I mezz'elfi lasciarono i cancelli di Amon silenti, scivolando come ombre nell'oscurità favorita dall'assenza di Nut, che quella notte, aveva deciso di non rischiarare le tenebre, coperta da pesanti nubi nere cariche di pioggia.
Quando giunsero alla caverna, attraversando boschi e radure, trovarono Earon già pronto ad attenderli.
Il mezz'elfo li aveva anticipati, verificando che la zona fosse sicura e soprattutto senza orecchie o occhi estranei.
Lasciarono i lupi all'imboccatura interna della grotta, costituita da uno stretto e corto corridoio, che finiva poi in una prima sala piccola. Poco più avanti, una ripida scalinata portava ad un piano rialzato, dove una fonte interna, alimentava un piccolo laghetto di acqua fresca.
I mezz'elfi si sistemarono lì, mettendo a terra un paio di torce per rischiarare il buio del posto, e qualche sgabello, per permettere ai presenti di non sedere sul terreno freddo e umido.
Gerath ruppe il silenzio, riferendo ai presenti gli oscuri accadimenti che avevano allarmato alcuni Fratelli.
Oscure e minacciose parole, pronunciate da una voce altrettanto empia, risuonarono nella testa di tre Fratelli.
Berthir, Merilwen e Aldarion Namara.
La voce era la stessa, e le frasi cariche di odio e rabbia, anch'esse.
“...parole e visioni intrusive prendano il sopravvento della tua già fragile mente. Accoglile poiché non vi è alcuna speranza, se non quella di una fine dignitosa...”
“ ...che ogni notte sia ricolma di incubi, noi vi troveremo anche nei sogni...”
Mentre raccontavano ai Fratelli ciò era risuonato nelle loro menti, i mezz'elfi ascoltavano angosciosamente, turbati e inquieti, guardandosi di tanto in tanto intorno, scrutando nell'oscurità della caverna.
“...sterilità, sterilità ed epurazione. Che le stirpe maledetta sia mondata dalla sua esistenza, simbolo d'Imperfezione...”
“...che il perfetto e gli artigli della figlia ti privino dell'onore di calpestare il sacro Doriath e ti arrechino supplizio, dolore e sofferenza per il resto dell'esistenza...”
“...il vostro impuro sangue nutrirà le sacre creature...”
“...che tu possa sentir scorrere nelle tue vene il mortale veleno della figlia di Luugh, possa questo risalire al tuo cuore soffocandolo...”
“...il Dolore è solo per chi può giovarne, l'unica Pietà è la morte. An Luugh, An Kheltra...”
Queste ed altre le parole proferite da Merilwen e Berthir, che mentre si alternavano al racconto, annuivano reciprocamente, trovando conferma nelle parole l'uno dell'altro (o rapportate via missiva, come nel caso di Aldarion), che non erano vittime di uno strano scherzo della mente. Qualcuno o qualcosa, aveva comunicato con loro, e benché tutti in posti diversi, l'entità era riuscita a raggiungerli.
Quando ebbero finito il racconto, i nuovi giunti nella Confraternita, Henya e Killian Aytharion e i vecchi Figli di Eldor, avevano più domande che risposte.
Chi era (o erano) il mandante delle parole?
Quesiti che non trovarono una risposta quella notte.
Ma una cosa era certa.
I Midian cercarono di rassicurare i Fratelli, e se stessi.
Non dovevano temere quelle vacue parole, poiché nessuno di loro sarebbe stato lasciato solo.
Mai più soli.
Nemmeno avrebbero dovuto temere per le loro vite.
Mai più prede.
I Figli di Eldor, insieme, avrebbero affrontato anche questa minaccia che sembrava provenire da un luogo remoto, mettendo a repentaglio la vita e la Stirpe dei mezz'elfi.
Così ai nuovi venuti, fu spiegata la Caccia Selvaggia, la Caccia Eterna ai nemici della Stirpe, e di come insieme, i Figli di Eldor non avrebbero mai dovuto temere Luugh, Kelhtra e la sua oscura prole.
Intanto, qualcuno nell'oscurità ascoltava in silenzio.
Fin quando i mezz'elfi si accorsero della sua inopportuna presenza...