- Wed Jul 09, 2025 2:22 pm
#64265
Jowy Doblone Nogard, Quartiermastro dei Corsari Scarlatti
"Scegli, testa o croce?"
Ideatore della "scommessa del Mastro" ad oggi mai persa
Amante dei duelli a insulti, dei bordelli, della forgia e del grog!
Icq: 562246015
Discord: Pìola#7234
Il mare era calmo e aveva assunto tinte rosso e oro nella luce tenue del tramonto. Il rumore delle onde contro la scogliera dettava un ritmo costante e rilassante, in mezzo al garrito dei pappagalli e allo stridio dei gabbiani.
Aveva sempre amato il mare e non si era mai stancato di rimanere, immobile come una palma, a scrutarlo e a contemplarlo. I momenti che più lo emozionavano erano l’aurora e il crepuscolo, quando le onde creavano meravigliosi riflessi e giochi di luce.
Era una sera come tante altre. Ultimati tutti i suoi affari, si era recato ancora una volta presso il faro e, poggiando una mano sulla lapide di Henry Morgan, si era rivolto alla Signora delle Maree come se si trovasse in un luogo sacro. E per lui, in fondo, lo era davvero.
Le parole risuonavano, portate dal vento, sulle onde al di là della falesia:
«Danu, Mia Signora, madre benevola di tutti i marinai che a te si affidano, tuo figlio ti ringrazia. Grazie per quanto finora mi hai donato a piene mani e per quanto vorrai concedermi in futuro».
Vi fu una breve pausa e il silenzio rese ogni cosa immobile. Doblone tolse il tricorno e lo girò tra le mani, osservandolo. Il mantello scarlatto, ormai logoro e più volte rammendato, giocava con la dolce brezza della sera.
«Ormai, alla soglia dei quarant’anni, è passato tanto tempo da quando, poco più che ventenne, fui rapito dall’Ufficiale in Seconda Codino e portato qui alla Tortuga, come mozzo, insieme a Giarrettiera e Scimmia. Già, i miei vecchi compagni di ventura… E poi Baffo, maledetto mangiasabbia, il mio primo Capitano… il Primo Ufficiale Fringuello, i corsari Veleno, Verme e tanti altri…».
Ricordava bene quel periodo di grandi vessazioni, nel corpo e nello spirito, ma il sapore era agrodolce. E sapeva che tutto ciò che aveva, l’aveva guadagnato con il sangue e con il sudore.
«E poi Pollo Capitano, Malandrino Primo Ufficiale, Pezza il Pazzo, Zecca lo Zoppo, Malocchio, Fiammifero, Uccellino…». Nomi di una Tortuga antica che libravano tra le onde.
Quest’ultimo Corsaro Scarlatto era tornato dopo cinque anni lontano da Tortuga, e ciò aveva riportato alla memoria di Doblone tanti episodi del passato, rendendo il Quartiermastro ancora più nostalgico di quanto non lo diventasse dopo svariati bicchieri di grog.
«Cosa rimane di allora? Ricordi. E cosa rimane di quella che fu la ciurma degli Scarlatti e della Tortuga prima del mio arrivo?»
Levò lo sguardo dal copricapo e, rivolgendosi ancora una volta sommessamente ai flutti, mormorò:
«Dove siete finiti? Morgan, Tocco, Linguadoro, Il Nero, Bandiera, Tamburello, Stocco, Seppia… E voi, Pirati del Sud del Guercio, dove siete? Tutto sembra sbiadito e destinato a cadere nell’oblio. Siete a spassarvela al Paravone? O magari state veleggiando per Ardania o per mari sconosciuti in cerca di nuove avventure?»
Ma il mare non rispose. La luce del faro illuminava ormai le onde, sprofondate nell’oscurità del vespro.
«Una luce nelle tenebre», pensò, «un bagliore nell’oscurità».
Si aggiustò il tricorno in testa e disse:
«Grazie, Signora delle Stelle e delle Maree! Troppo a lungo ho atteso, ma ora so che è arrivato il momento e che non si può più rimandare: scriverò la storia dei Corsari Scarlatti e dell’isola di Tortuga!»
Dopo aver gettato tre dobloni in mare ed essersi segnato, si allontanò con passo deciso verso Piazza della Misericordia.

Aveva sempre amato il mare e non si era mai stancato di rimanere, immobile come una palma, a scrutarlo e a contemplarlo. I momenti che più lo emozionavano erano l’aurora e il crepuscolo, quando le onde creavano meravigliosi riflessi e giochi di luce.
Era una sera come tante altre. Ultimati tutti i suoi affari, si era recato ancora una volta presso il faro e, poggiando una mano sulla lapide di Henry Morgan, si era rivolto alla Signora delle Maree come se si trovasse in un luogo sacro. E per lui, in fondo, lo era davvero.
Le parole risuonavano, portate dal vento, sulle onde al di là della falesia:
«Danu, Mia Signora, madre benevola di tutti i marinai che a te si affidano, tuo figlio ti ringrazia. Grazie per quanto finora mi hai donato a piene mani e per quanto vorrai concedermi in futuro».
Vi fu una breve pausa e il silenzio rese ogni cosa immobile. Doblone tolse il tricorno e lo girò tra le mani, osservandolo. Il mantello scarlatto, ormai logoro e più volte rammendato, giocava con la dolce brezza della sera.
«Ormai, alla soglia dei quarant’anni, è passato tanto tempo da quando, poco più che ventenne, fui rapito dall’Ufficiale in Seconda Codino e portato qui alla Tortuga, come mozzo, insieme a Giarrettiera e Scimmia. Già, i miei vecchi compagni di ventura… E poi Baffo, maledetto mangiasabbia, il mio primo Capitano… il Primo Ufficiale Fringuello, i corsari Veleno, Verme e tanti altri…».
Ricordava bene quel periodo di grandi vessazioni, nel corpo e nello spirito, ma il sapore era agrodolce. E sapeva che tutto ciò che aveva, l’aveva guadagnato con il sangue e con il sudore.
«E poi Pollo Capitano, Malandrino Primo Ufficiale, Pezza il Pazzo, Zecca lo Zoppo, Malocchio, Fiammifero, Uccellino…». Nomi di una Tortuga antica che libravano tra le onde.
Quest’ultimo Corsaro Scarlatto era tornato dopo cinque anni lontano da Tortuga, e ciò aveva riportato alla memoria di Doblone tanti episodi del passato, rendendo il Quartiermastro ancora più nostalgico di quanto non lo diventasse dopo svariati bicchieri di grog.
«Cosa rimane di allora? Ricordi. E cosa rimane di quella che fu la ciurma degli Scarlatti e della Tortuga prima del mio arrivo?»
Levò lo sguardo dal copricapo e, rivolgendosi ancora una volta sommessamente ai flutti, mormorò:
«Dove siete finiti? Morgan, Tocco, Linguadoro, Il Nero, Bandiera, Tamburello, Stocco, Seppia… E voi, Pirati del Sud del Guercio, dove siete? Tutto sembra sbiadito e destinato a cadere nell’oblio. Siete a spassarvela al Paravone? O magari state veleggiando per Ardania o per mari sconosciuti in cerca di nuove avventure?»
Ma il mare non rispose. La luce del faro illuminava ormai le onde, sprofondate nell’oscurità del vespro.
«Una luce nelle tenebre», pensò, «un bagliore nell’oscurità».
Si aggiustò il tricorno in testa e disse:
«Grazie, Signora delle Stelle e delle Maree! Troppo a lungo ho atteso, ma ora so che è arrivato il momento e che non si può più rimandare: scriverò la storia dei Corsari Scarlatti e dell’isola di Tortuga!»
Dopo aver gettato tre dobloni in mare ed essersi segnato, si allontanò con passo deciso verso Piazza della Misericordia.

"Scegli, testa o croce?"
Ideatore della "scommessa del Mastro" ad oggi mai persa
Amante dei duelli a insulti, dei bordelli, della forgia e del grog!
Icq: 562246015
Discord: Pìola#7234