- Thu May 08, 2025 1:01 pm
#63628
Il quadernetto era ancora lì, sulla pila di libri, appunti, spartiti. Giaceva esausto dalla notte precedente, stropicciato e scarabocchiato, nell'enfasi dell'ispirazione, l'unica terapia che Aiden conosceva per medicare l'orrore di una serata dalle grandi promesse, terminata in maniera tragicamente funesta.
Su un prato verde, in una sera serena,
La primavera offriva aria dolce e chiara.
Tra tende addobbate, la fine della pena,
Di pace agognata, una vista ormai rara.
Hammerheim, con la nobiltà attenta,
Amon vinta, con cuore sgonfiato.
tenevan la penna ora non più cruenta,
Per un futuro diverso, non solo sperato.
Ma c'era Mannor, il legionario,
Posto a guardia, ma altrove col pensiero.
Al soldo, non certo onorario,
braccio fedele, ma non un gran guerriero
Abbioccato dal tedio, dal troppo riposo,
Annoiato da chiacchiere e inchini formali.
Obbedienza? Un concetto noioso.
Lui preferiva di certo modi più bestiali.
Sedeva Dreyfus, Primo Consigliere,
Nella tiepida luce di quell'ora tarda.
Con voce pacata e un gran sapere,
Il prato e le tende con cura guarda.
Parlava di accordi, di stima e di ponti,
Costruendo un futuro con vista serena.
Un faro di pace che rischiara i monti,
Che alleviava di guerra la grande pena.
Ma dentro Mannor, qualcosa brontolò,
Un impulso istintivo, toccò il suo bordo.
Quella pace, quella ragione non gli andò,
Ignorando ogni savio precedente accordo.
Guardò il Consigliere, intento a guidare
Il Regno e l'Impero verso un domani sereno.
Decise così all'istante, di rovinare
Ogni speranza piantata nel terreno.
Non fu scontro, ma colpo a tradimento,
Un lampo d'acciaio, fulmineo e vile.
Rovinò in un istante tutto 'l momento,
Contro ogni intento nobile e civile.
Aart Dreyfus, colpito al costato,
Mentre offriva ai Leoni un futuro migliore,
Barcollò, gridò, ma non cadde spezzato,
e nel gelo che calò seguì l'inatteso orrore.
Il prato scoppiò nel subbuglio più atroce,
Tra guardie accorse, scompiglio e fragore.
Ogni parola di pace, senz'eco, senza voce,
Affogata in quel singolo atto senz'onore.
Le pergamene volarono sparse nel vento,
Come il patto che si stava a stringere forte.
La speme di tregua, in un attimo spento,
Per un gesto da folle, che chiude ogni sorte.
Addio futuro, addio calma ristabilita,
Addio accordi, frutto di alti pensieri.
Per l'azione stolta, la follia inaudita,
Tornò la battaglia dai cruenti sentieri.
Allora Amon comprese, con un brivido tetro,
La follia di Mannor, che non si estingue.
Il domani? Di nuovo un passo indietro,
Una sorte crudele, che ora li stringe.
E Mannor? Non ebbe scampo, stolto soldato,
La sua follia l'aveva condannato.
Le guardie accorse, con un solo mirato,
Sul prato lo lasciarono, così, stroncato.
Cadde nel fango, tra i vessilli infranti,
La sua grande colpa fu subito pagata.
Un singolo colpo, tra mille astanti,
Lo punì per quella macabra mossa sbagliata.
Così finì una riunione importante,
Non con inchiostro, ma con una lama.
E Amon pagò, già in quell'istante,
La furia di un Mannor senz'alcuna trama.
Per un solo pensiero, un'idea balorda,
Si spensero i lumi, tornò l'oscurità.
E il sogno di pace, spezzato, non guarda
Che all'idiozia e all'antica brutalità.
Lesse e rilesse, aggiungendo note qui e là sullo spartito fino a quando non fu soddisfatto. Infine firmò alla sua maniera, devoto alla sua unica e mai tradita Musa ispiratrice, un'onda stilizzata ed una chiave di violino.
Su un prato verde, in una sera serena,
La primavera offriva aria dolce e chiara.
Tra tende addobbate, la fine della pena,
Di pace agognata, una vista ormai rara.
Hammerheim, con la nobiltà attenta,
Amon vinta, con cuore sgonfiato.
tenevan la penna ora non più cruenta,
Per un futuro diverso, non solo sperato.
Ma c'era Mannor, il legionario,
Posto a guardia, ma altrove col pensiero.
Al soldo, non certo onorario,
braccio fedele, ma non un gran guerriero
Abbioccato dal tedio, dal troppo riposo,
Annoiato da chiacchiere e inchini formali.
Obbedienza? Un concetto noioso.
Lui preferiva di certo modi più bestiali.
Sedeva Dreyfus, Primo Consigliere,
Nella tiepida luce di quell'ora tarda.
Con voce pacata e un gran sapere,
Il prato e le tende con cura guarda.
Parlava di accordi, di stima e di ponti,
Costruendo un futuro con vista serena.
Un faro di pace che rischiara i monti,
Che alleviava di guerra la grande pena.
Ma dentro Mannor, qualcosa brontolò,
Un impulso istintivo, toccò il suo bordo.
Quella pace, quella ragione non gli andò,
Ignorando ogni savio precedente accordo.
Guardò il Consigliere, intento a guidare
Il Regno e l'Impero verso un domani sereno.
Decise così all'istante, di rovinare
Ogni speranza piantata nel terreno.
Non fu scontro, ma colpo a tradimento,
Un lampo d'acciaio, fulmineo e vile.
Rovinò in un istante tutto 'l momento,
Contro ogni intento nobile e civile.
Aart Dreyfus, colpito al costato,
Mentre offriva ai Leoni un futuro migliore,
Barcollò, gridò, ma non cadde spezzato,
e nel gelo che calò seguì l'inatteso orrore.
Il prato scoppiò nel subbuglio più atroce,
Tra guardie accorse, scompiglio e fragore.
Ogni parola di pace, senz'eco, senza voce,
Affogata in quel singolo atto senz'onore.
Le pergamene volarono sparse nel vento,
Come il patto che si stava a stringere forte.
La speme di tregua, in un attimo spento,
Per un gesto da folle, che chiude ogni sorte.
Addio futuro, addio calma ristabilita,
Addio accordi, frutto di alti pensieri.
Per l'azione stolta, la follia inaudita,
Tornò la battaglia dai cruenti sentieri.
Allora Amon comprese, con un brivido tetro,
La follia di Mannor, che non si estingue.
Il domani? Di nuovo un passo indietro,
Una sorte crudele, che ora li stringe.
E Mannor? Non ebbe scampo, stolto soldato,
La sua follia l'aveva condannato.
Le guardie accorse, con un solo mirato,
Sul prato lo lasciarono, così, stroncato.
Cadde nel fango, tra i vessilli infranti,
La sua grande colpa fu subito pagata.
Un singolo colpo, tra mille astanti,
Lo punì per quella macabra mossa sbagliata.
Così finì una riunione importante,
Non con inchiostro, ma con una lama.
E Amon pagò, già in quell'istante,
La furia di un Mannor senz'alcuna trama.
Per un solo pensiero, un'idea balorda,
Si spensero i lumi, tornò l'oscurità.
E il sogno di pace, spezzato, non guarda
Che all'idiozia e all'antica brutalità.
Lesse e rilesse, aggiungendo note qui e là sullo spartito fino a quando non fu soddisfatto. Infine firmò alla sua maniera, devoto alla sua unica e mai tradita Musa ispiratrice, un'onda stilizzata ed una chiave di violino.
Aiden Telaga