- Thu Nov 07, 2024 8:41 pm
#61861
Come può un fringuello?
Il legno scricchiolava sempre quando si poggiava al vecchio tavolo dello studio. Non era un legno pregiato, forse addirittura di recupero, però l'odore che lo permeava era caro al giovane tanto che, nonostante ogni sua singola venatura mostrasse l'insieme di innumerevoli imperfezioni, quel tavolo non aveva mai abbandonato la sua dimora.
Da anni ormai vi erano distese sopra delle mappe che il più delle volte venivano usate in modo improprio, alcune di esse in una pila erano tenute insieme e schiacciate da un pesante cannocchiale quasi dovessero sorreggerlo, altre erano affiancate e appuntate sulla superficie del tavolo da un coltello, infine altre malconce sporche e maledoranti erano state usate con il solo scopo di raccogliere del grog versato maldestramente.
Il protagonista di quello scempio questa volta era il cappello a falda larga del biondo biondissimo Orgegro, che copriva la metà del Continente così come parte di una macchia appiccicosa e maleodorante che definiva la forma circolare del fondo di una bottiglia di liquore. La piuma, così grande che scendeva quasi a terra, ornava uno dei due lati del copricapo e nonostante l'indumento avesse già una discreta esperienza alle spalle manteneva il colorito e l'appariscenza di un tempo.
L'aria secca dello studio e l'odore di legno marcio misto ad alcol non invogliavano a soffermarsi oltre, eppure il testimone innocente di quel disordine non era il marinaio quel giorno bensì un piccolo fringuello che era entrato da una delle finestre. Era atterrato dopo un lungo volo proprio sopra il cannocchiale, per poi muoversi fin sulla falda del cappello pigolando pieno di interesse. Dall'aspetto robusto, sorretto solo da esili zampe, e con la classica livrea di caldi colori autunnali quasi non si notava quanto la strana forma del capo, squadrata, completasse la figura ridicola di uno degli uccelli più comuni.
Solo quando il suo becco rotondo e goffo trovò la piuma del cappello si udì il cigolio di cardini di metallo che lavoravano ed il rumore della pesante porta di legno che si apriva. Il biondo, biondissimo Orgegro, entrò di corsa per posare presto la sua attenzione proprio sul copricapo che era stato dimenticato eppure per un momento più lungo del necessario il suo sguardo fu attirato dall'animale che svolazzava via inforcando l'uscio alle sue spalle, schivandolo in maniera goffa e tutt'altro che delicata. Il suo pensiero volò a dei ricordi lontani prima che l'uomo se ne rendesse conto.
"C'era una volta - gli ripetè sua madre - un piccolo e dolce fringuello che volava solo nella foresta, soffermandosi di tanto in tanto per esplorare ogni ramo, approfittando dell'ombra o di un frutto da bucare per poi riprendere il volo. Non aveva mai visto una volpe così, quando raggiunse uno stagno, vedendone una l'emozione fu tanta che dovette avvicinarsi e parlarle."
A nulla servirono le obiezioni del biondo, biondissimo bambino, in quel racconto gli animali parlavano.
"Parlarono per ore, discutendo su chi fosse più veloce a correre, saltare, volare.
Parlarono per ore, chiedendosi se fosse più colorata la scarlatta criniera dell'una o le grigie ali dell'altro.
Parlarono per ore e parlarono ancora finchè nel tempo d'un battito d'ali l'uccello scomparve nella bocca della volpe."
Orgegro prestava sempre attenzione a quella parte, la più divertente dal suo punto di vista, e come sempre il racconto di sua madre terminava nella stessa identica maniera:
"Come può un fringuello non rendersi conto d'esser cibo?"
Il legno scricchiolava sempre quando si poggiava al vecchio tavolo dello studio. Non era un legno pregiato, forse addirittura di recupero, però l'odore che lo permeava era caro al giovane tanto che, nonostante ogni sua singola venatura mostrasse l'insieme di innumerevoli imperfezioni, quel tavolo non aveva mai abbandonato la sua dimora.
Da anni ormai vi erano distese sopra delle mappe che il più delle volte venivano usate in modo improprio, alcune di esse in una pila erano tenute insieme e schiacciate da un pesante cannocchiale quasi dovessero sorreggerlo, altre erano affiancate e appuntate sulla superficie del tavolo da un coltello, infine altre malconce sporche e maledoranti erano state usate con il solo scopo di raccogliere del grog versato maldestramente.
Il protagonista di quello scempio questa volta era il cappello a falda larga del biondo biondissimo Orgegro, che copriva la metà del Continente così come parte di una macchia appiccicosa e maleodorante che definiva la forma circolare del fondo di una bottiglia di liquore. La piuma, così grande che scendeva quasi a terra, ornava uno dei due lati del copricapo e nonostante l'indumento avesse già una discreta esperienza alle spalle manteneva il colorito e l'appariscenza di un tempo.
L'aria secca dello studio e l'odore di legno marcio misto ad alcol non invogliavano a soffermarsi oltre, eppure il testimone innocente di quel disordine non era il marinaio quel giorno bensì un piccolo fringuello che era entrato da una delle finestre. Era atterrato dopo un lungo volo proprio sopra il cannocchiale, per poi muoversi fin sulla falda del cappello pigolando pieno di interesse. Dall'aspetto robusto, sorretto solo da esili zampe, e con la classica livrea di caldi colori autunnali quasi non si notava quanto la strana forma del capo, squadrata, completasse la figura ridicola di uno degli uccelli più comuni.
Solo quando il suo becco rotondo e goffo trovò la piuma del cappello si udì il cigolio di cardini di metallo che lavoravano ed il rumore della pesante porta di legno che si apriva. Il biondo, biondissimo Orgegro, entrò di corsa per posare presto la sua attenzione proprio sul copricapo che era stato dimenticato eppure per un momento più lungo del necessario il suo sguardo fu attirato dall'animale che svolazzava via inforcando l'uscio alle sue spalle, schivandolo in maniera goffa e tutt'altro che delicata. Il suo pensiero volò a dei ricordi lontani prima che l'uomo se ne rendesse conto.
"C'era una volta - gli ripetè sua madre - un piccolo e dolce fringuello che volava solo nella foresta, soffermandosi di tanto in tanto per esplorare ogni ramo, approfittando dell'ombra o di un frutto da bucare per poi riprendere il volo. Non aveva mai visto una volpe così, quando raggiunse uno stagno, vedendone una l'emozione fu tanta che dovette avvicinarsi e parlarle."
A nulla servirono le obiezioni del biondo, biondissimo bambino, in quel racconto gli animali parlavano.
"Parlarono per ore, discutendo su chi fosse più veloce a correre, saltare, volare.
Parlarono per ore, chiedendosi se fosse più colorata la scarlatta criniera dell'una o le grigie ali dell'altro.
Parlarono per ore e parlarono ancora finchè nel tempo d'un battito d'ali l'uccello scomparve nella bocca della volpe."
Orgegro prestava sempre attenzione a quella parte, la più divertente dal suo punto di vista, e come sempre il racconto di sua madre terminava nella stessa identica maniera:
"Come può un fringuello non rendersi conto d'esser cibo?"
Orgegro Salassi