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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Selva
#59246
- Come dunque vi diceva - cominciò a spiegare il mastro d'arme - io ero a Nosper nelle ore in cui passavano gli orchi, che Crom possa strozzarli in cuna.
- Vi sarà stato, immagino, qualche combattimento al Trivio - interruppe Joakin.
- Per far combattimenti ci vogliono uomini e armi, e forse alla locanda si stava ad armi come Tabor stava a' calzoni, che dicono non ne avesse punto. Però a frugar qualche difesa si trova eccome, ma certi catenacci di mura e cancelli che un titano sopra un suo compagno non le scavalcherebbe. E sì che la guarnigione lì a difesa era stata raccomandata di non abbassare la guardia dopo la comparsa dei portali; non è sopravvissuto nessuno che abbia lingua umana per poter raccontare come han perso la battaglia contro l'orda di centinaia e centinaia di orchi alle cui voci non solo le ninfe ispiratrici, ma spaventati fuggirebbero i falchi dalle altissime vette ove annidano. Chi è scappato, prima di un più ampio resoconto, ha fatto solo intendere che <<Mandato è questo esercito per nostro sommo infortunio e forse per ira degli dèi immortali>>.
- E vennero davvero questi orchi?
- Domandate piuttosto ai nibbi se vengono volentieri al pollaio.
- Ma dico io la modalità di questa calata?
- La modalità l'hanno cavata fuori con alte torri mobili e forse un portale all'interno delle mura di modo che i cancelli venissero aperti, mentre quei demoni di genieri facevano pian piano buchi nelle fortificazioni; non sazi della locanda si sono spinti poi oltre l'eldrin e insieme verso Seliand, che però pare abbia retto. Io, come v'ho detto, ero in Nosper alla ventiduesima ora e la notizia dell'invasione era appena arrivata alla capitale dai cavalieri dell'alba e da lì fin anche al Doriath e a Loknar, in seguito c'erano persino i Qwalayr a saperlo e accorrere in aiuto. Non passò che una decina di clessidre prima che arrivasse il panico tra i nosperini che solo immaginavano l'orco come un barbaro e non ben peggiore come effettivamente è: già vedevano saccheggiata ogni abitazione; i terrazzani malmenati, percossi, feriti mortalmente; arse le travi; rotte le stoviglie; pieno ogni angolo di brutture, di stupri; sparso per le strade, i crocicchi, le stanze un fetor tetro e somigliante alla lor crudeltà; incendiati in campagna i tuguri, recisi gli alberi, calpestate le biade, dispersa la vendemmia, grande ricchezza della regione; spezzati e gettati alle fiamme i tini ed i rustici arnesi. Da ogni parte assordano i tamburi e i timballi umani; da ogni parte grondano le lacrime degli infelici abitatori. Che peggio avrebbe fatto Surtur se avesse preso d'assalto queste terre?
- Se fosse scoppiata una saetta a loro piedi non sarebbero rimasti più spaventati, come alla saputa di quella notizia. Fu un cunsultar tumultuoso, un affollar precipitoso di pareri e alla fine si è deciso di spiccar un contingente di valorosi a bloccare l'orco al ponte di Nosper. Mi sono unito alle prima avanguardia guidata da Skarlax con la speranza che mi reggesse il ginocchio; e fino alle porte sfondate del Trivio lo ha fatto. Fattostà che dopo ore, al mio ritorno da infortunato alla capitale confermavo notizie nefaste: vidi la locanda saccheggiata, orchi che sulle poche mura rimaste avevan piazzato grandi balliste, i campi devastati, nulla santo, nulla sicuro; una o più legioni, forse tutti i clan insieme, gran quantità di armi d'assedio e genieri che le manovravano, cariche di titani orcheschi che un generale esperto non avrebbe saputo gestire meglio. Solo oltre il ponte di Nosper hanno incontrato vera resistenza e han dovuto fermarsi a capire dove ridirigere gli attacchi e designare il cammino; onde per la strada che da Nosper mette in Monastero, passassero in poco tempo a Seliand, dopo esser piombati sul nostro paese. In un momento la locanda fu a sacco.
- Dunque erano arrivati al Monastero? - chiese uno dei presenti.
- Per Crom, che li confondi in eterno, no; e loro ebbero la grazia a poter dalla fortezza difender Seliand e venir poi ad assediare il Trivio con noi altri. Non so, in vita mia, d'aver mai fatta tanta forza con l'ascia da maneggiar a due mani, come l'altra sera; e anche il mio compagno che guidava la prima avanguardia, ho saputo poi che fu anche preso ostaggio da quei luridi, ma ha salvato le penne. I moli di Sareen erano gremiti di gente, accorsi a sentire le notizie e a vedere come andava la battaglia, che a sprazzi durò l'intera notte e il giorno successivo, ancora va avanti; e a combatter tra poco tornerò, finito questo! - concluse di parlare versandosi un ultimo bicchiere di vino.
— Eh! orco — il taverniere gli gridò al Thorris — non mi sciupate il vino per terra.
Di fatti aveva versato più d'un mezzo bicchiero sul suolo; con tutto il sangue freddo, che cercava conservare a quella scena, non aveva potuto far a meno di tremargli la mano nel mescer da bere.
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By Selva
#59295
Diede un'altra tirata alle redini, poi come una barca col vento in sfavore, Napin si fermò. Avvicinandosi al ponte infatti aveva notato Lirien che lavorava all'accampamento e rinforzava la fortificazione lì recentemente costruita per contrastare il passaggio degli orchi a Nosper.
- Le disgrazie nascono proprio a modo delle ciliegie che dietro una ne vengono dieci: così gli imperituri, le streghe di katah e poi.... gli ultimi arrivati... gli orchi, che Crom ne liberi il regno. Già il clero ce lo aveva avvisato con quel processo all'eretico, e quindi i sette non sono forse sazi del suo solo sangue e lo han tramutato direttamente in Orco perché portasse più peccatori possibili al loro giudizio con la violenza.
Un ghigno sardonico, ch'aveva del malessere, sfiorò leggermente e fece tremare le labbra di Lirien. Thorris non si accorse e continuò:
- E probabilmente non è un caso.... gli orchi s'approfittano del momento difficile del continente confidando che non ci sia rimasta forza né volontà di respingerli... venendo a proverbi verosimili, infatti, quando la lepre è in fuga, tutti i cani le corron dietro.
- Proprio così - esclamò Lirien. - Adesso ho sentito sono stati avvistati a bosco vecchio squadroni di orchi che han passato il fiume; non si sa se puntano a Deanad o all'avamposto del traghetto per Loknar, ma qualcuno dice dovremmo rafforzare le difese anche là.
- Proteggere le case vuote non è una priorità, forse.
- Ma potrebbero barricarsi e da lì puntare a monte Zefiro! è anche vero che con i loro portali cercare di prevedere le mosse è assai complicato.
- Un mistero intricato e al di fuori della mia portata, mi limito ad imbracciare le armi e correre dove serve! però Darkhold e forte Zefiro sono ben difese per tutti gli avvenimenti recentissimi, difficile fare di meglio;
- Soprattutto perché pare che le difese tradizionali siano poco efficienti, guarda il Trivio!
- Se serve a farvi stare tranquilla ne parlerò al capitano!

Concessa la chiacchera al mastro, Lirien entrò poi nel tendone per qualche clessidra prima di uscire con grandi e tozze assi di legno non particolarmente pregiato che cominciò a levigare e batter con chiodo e martello: pian piano assumevano la forma di una panca, da riservare agli ufficiali e ai loro posteriori, poco adatti ai ruvidi tronchi che i soldati usavan per sedere attorno al fuoco da campo. Il suo faticar fu interrotto solo dal passaggio del Primo Consigliere Dramus e sua scorta, di ritorno alla capitale forse dopo un incontro diplomatico. Lirien e Napin, vuoi perché finite le commissioni o vuoi perché stanchi del cibo d'accampamento, si unirono alla coda del Primo, l'una fin alla Splendida e l'altro fin a Nosper, dove cercò posto per pranzare prima di tornare al blocco di guardia.

Pan che canti, vin che salti, formaggio che pianga

Passeggiò a osservare due o tre chioschi del mercato e si fermò infine a quella locanda dove una frasca recava scritto <Il pollo spennato>. Era aperta.
Daisel, che gestiva il posto con i suoi capelli tutti bianchi, stava in quel momento spillando vino da una botticella.
- Gloria, Signora Tredahoe - la salutò per primo Thorris.
- Oh! Napin caro, resti servito, - rispose la locandiera chinando il capo in segno di saluto.
- Pane formaggio e vino - ordinò il primo ch'aveva parlato.
-Un momento, signore, e li servo. Porto di sopra questa mezzina per un ospite, ch'è un po' malescio di strapazzo, poi sono da voi.-
E con una prestezza che parve singolare a quell'età salì su per la scala, e ne discese in un baleno con pane e formaggio, che consegnò intanto che tolse la mezzina.
-Vino, o birra?
-Vino sempre; la birra è da nordici; ma mi raccomando, di quello...
- Se m'ho a salvar l'anima col vender vino, sono già salva dagli orchi, perchè non lo spillo che da uno zipolo. Vedano che cristallo di vino; questo è di quello che lascia bocca asciutta quando se l'ha bevuto; nostrano, del paese proprio.
-Buono!- fece Napin, tracannandone un ampio sorso.
-Eccellente!- confermò un altro, che aveva sentito dal tavolo vicino.
-E costa poco- aggiunse spinta dall'intervento Daisel -non lo trovi giù in città vecchia di questo tipo; ma in città lo intrugliano, lo battezzano nelle cantine gli osti.
-Piuttosto siete stato oltre l'eldrin?
-Certo; fino a qualche ora fa, a smaltire gli orchi che si avvicinano al ponte; che vi posso mai raccontare, sono tempi calamitosi, la vecchia custode del Trivio pare sia riuscita a seppellire gran parte delle ricchezze e nasconderle dagli orchi, ma a breve potrebbero scovarle.
-Come di qua del fiume: A ogni passo, botteghe che pensano di chiudere; mercanti dubbiosi sul da farsi, gli accattoni di mestiere ridotti a litigare l'elemosina con quelli da cui tante volte l'avevano ricevuta al Trivio; garzoni e giovani licenziati da padroni di bottega, costretti a risparmiare il denaro in vista del futuro. -
disse, prima di allontanarsi per esser stata richiamata da un altro ospite.
Napin, accortosi d'aver mangiato il pane e che il formaggio era rimasto, lo finì gettandosi poi il vino in bocca e uscì per saltare in sella, facendo dunque ritorno al blocco del ponte.
Non passarono che alcune notti prima che se ne alzasse una improvvisa d'oscurissime nuvole, fuggisse l'osservatore e si ottenebrasse l'aria; e già un lampeggiar continuo, un tuonar, seguito non da un diluviar dirotto, a nembi, a secchi, a rovesci, com'era da aspettarsi dopo un simile frastuono, ma da altri rumori e luci di incendi e fiamme moleste, che da bosco vecchio giungevano ai dintorni e attiravano le attenzioni della capitale: le voci erano di un tremendo attacco orchesco all'avamposto loknariano.
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By Selva
#59358
Oh, la splendida Hammerheim! Qua lastricati viali sparsi di palazzi e di benestanti cittadini, intercisi e cinti di mura per cui son protetti da invasioni totali e saccheggi organizzati; là negozi e alti porticati, al cui rezzo agitato desta sua alta voce l'affabile mercante; qua piazze in cui lussureggia l'acqua; là colli e costiere balze dirupate, nonché orribili precipizi, vicino cui scava il minatore e la cui vista ricorda l'esser a città vecchia; ogni dieci passi statue divine e memoriali eretti dalla pietà con la maestosa cattedrale di Crom a far da perno sacro ad esse e allontanare i mali del continente che stan al di fuori, ove cadono alcuni dal cavallo o furono sepolti da una valanga, ove franò il Zefiro, ove il fiume rigonfio d'orchi svelse gli abituri; dappertutto ci si chiedeva chi avrebbe messo piede fuori a rischiare la gamba intera. Tra le alte sfere del regno e nel consiglio reale c'era ancora l'intenzione di combattere per recuperare i territori perduti e ogni giorno gli accademici e i militari lavoravano per trovare soluzioni che poco a poco portavano risultati.
Il Generale Meir una sera parlò a una squadra che aveva reclutato composta da una dozzina di specialisti, tra cui almeno due sacerdoti che accompagnavano il Sommo Vichorn, a capo della Chiesa d'Occidente; il Primo consigliere si sarebbe unito più tardi con alti esponenti della nobiltà.
- Vi ringrazio per essere qui e dare un forte segnale al popolo ancora una volta: andiamo a caccia di orchi!-
Non sprecò una parola di più perché era uomo pragmatico e pensava ai risultati più che anticiparli in chiacchere; fecero in tempo ad arrivare solo poche altre studiose quali Elwing prima che avviassero a cavallo verso il Trivio un'altra incursione rapida per cercare di render scomodo il soggiorno dei bruti orchi alla locanda, ma questa volta notarono che la resistenza era calata drasticamente e quasi camminando superarono il fosso e le fortificazioni, fino ad entrare poi facilmente nell'edificio, liberandolo.
- Gli orchi han capito che non possono difenderla per sempre? - azzardò qualcuno tra le fila della truppa, dopo che si ripresero dalla visione dei danni arrecati alle strutture oltre che agli ospiti, di cui non rimanevano che teschi dissacrati esposti nelle librerie.
Non è a dire la sporcizia, quando andarono gli ultimi occupanti. A entrare nella locanda non c'era bisogno di chiavi, giacché avevano bruciato fin le porte; e vi veniva in faccia un tanfo, un veleno che bisognava, a volere andar avanti, viaggiare, con la mano al naso in punta di piedi per non incespicare e affondare nelle immondezze, nel sudiciume che coprivano il pavimento. Per settimane e più sarà un martellar dì e notte di fabbri, di legnaioli a rimetter porte e finestre; un pennellar d'imbiancatori a ringentilire le pareti tutte scombiccherate dai più insolenti disegni con polvere nera scaldata, e una processione di donne colle secchie al lago a trarre acqua da lavar via le sozzure che inzafardavano i piedi. Per strada s'era formato un brago puzzolente che attossicava l'aria e dove razzolavano mosche a cercare ossa de maiali, polli, riserve della locanda saccheggiata; e in questo scenario il Generale decise di dirigere la truppa verso dove il fronte orchesco sembrava colpire: i Cavalieri dell'Alba infatti lo avevano informato che gli orchi stavano spostando diverse forze verso il sud di Amon per cominciare un attacco alla comunità di Cheshire e forte Agravain.
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By Selva
#59881
Era proprio lui: un omaccione tra i quaranta e i cinquanta, coi capelli a treccia, il baffo e col mento sempre pulito di barba; fisionomia da galantuomo. Portava un cappello a larghe tese, acuminato e tutto rinfronzolito di frange, fettucce e piumaggio, brache strette da lunghi stivali al ginocchio e giubba a grossi bottoni e di quel pannilano che vestono i pirati.
Quando arrivò fuori al Trivio aveva ancora in mano la frusta, uno strumento più vecchio di lui e così rovinato nella punta da far sghignazzare i cani da combattimento che la vedessero. Ma aveva una buona voce, se volete anche dura, poi la sua irruenza sempre molesta, i lazzi ch'ei sapeva fare all'occasione facevano perdonare la poca armonia della lira di questo canaio. Nel suo cervello doveva essere un vulcano di cose, un turbine, un abisso; basti il dire che si credeva il nuovo gestore d'una attività che col suo compare aveva tirato appena su: scommesse su combattimenti tra certi esemplari di canidi che si premurava di addestrare. Tra la gentaglia che aveva preso possesso del Trivio questo genere di attività era molto apprezzata e in molti stavano tentando di salvaguardare questo tipo di illeciti, con atti sia violenti che provocatori: un martello sarebbe stato accolto con lanci di verdura una volta fatto ordine nelle strade.

-Dunque, eccellenza, lo riceve il mio bestiolo?- chiedeva con fare supplichevole all'ammaestratore una ladruncola che alla locanda vendeva quel che rubava.
-Riceverlo è presto detto- le rispondeva provocatorio;- veramente non ci sarebbe posto in recinto, però vedremo.
-Oh ! eccellenza, il mio figliuolo è la belva dei cani, lo puo' mettere nel fuoco, lo puo' tuffare nell'acqua che non patisce eccezione. Una bell'asta di lupo, robusto quanto un toro, fedele che non se ne trova un altro e quant'ad artigli ha fatto più occhielli nella pelle della gente che non ne abbia nel pelo.
- E dai tu colle tue lodi al figliuolo; s'è proprio della tua nidiata vuol essere ladro del recinto; ma come ti dico, vedremo.
-Il vostro collega,- seguitava la trista femmina di cui non vogliamo divulgare il nome -m'ha assicurato che per lui l'accetta, purché sia contento l'eccellenza vostra.
-Ebbene lo terremo al servizio,- disse finalmente annoiato l'allevatore;- vedremo che sa fare cotesto tuo ammazzatore e storpiatore a quattro zampe.
-Se non falsa suo padre e suo nonno vincerà e il vostro socio mi darà una parte di giocate...-
-E dov'è adesso la canaglia?-
-Al piano di sopra della locanda, a fare la fila per quella...-
-Per quella farebbero la fila anche i sacerdoti della chiesa occidenta.. Non hai sentito stridere laggiù in fondo? -domandava sospettoso drizzando le orecchie.
-Un fischio dell'aria, balordo.
-Non vorrei che fosse qualch'anima di quei martelli lì che m'han tutti cera d'averla dannata. E adesso hai sentito? - tornò a ripetere l'altro, coll'orecchio teso al minimo rumore.
Questa volta intese pure la compagna uno strido lì vicino. Ma nel momento che stava per dire: <<andiamo a vedere!>> si mostrò, sotto il raggio opaco di luce che penetrava nei detriti delle mura, un ratto.
Poi il rumore d'un cavallo, a cui tenne dietro un fischio dal cortile, troncò a mezzo l'allegria della brigata del trivio; tutti si alzarono a corsero all'uscio, meno uno che, inebriato dal pisciarello tracannato a colmi bicchieri, seguitò ad aspettare il turno.
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By Selva
#60048
La questione del Trivio e dei malviventi che lo frequentavano era stata messa in secondo piano durante la riunione cittadina, viste le emergenze elencate dal Primo consigliere che spaventavano sua Maestà. La maggior parte del tempo fu preso però dal clamore causato dall'arrivo di nuovi cittadini di spicco; del concilio si potrebbe dire:

Nube fluttuante, i cittadini arrivano alla luce di Corona brillante
La riunione di oggi è la più noiosa e interessante
Fontana limpida e profonda poco, le correnti in acqua fan un gioco
Una rossa striscia d'orchidee e petal di loto sboccia
Sulla foglia liscia amore diventa goccia:
Sudri gentil soffia verso il fiore che fa doccia;
se'l mondo è senza fin di intenzioni e sentimenti, teneri e dolci scoccia.


Le settimane seguenti videro parecchie esercitazioni militari e grandi battute di caccia organizzate rispettivamente dai vertici militari e dai facoltosi Lord della Capitale.
La caccia è uno degli esercizi più antichi da poi che il verme di Vashnaar inghiottiva Saetta. La storia nel raccontare l'umano nei primi stati di barbarie, ci presenta le armi alle mani intente non solo a garantire sé stessa dagli attacchi delle creature feroci, ma pronto altresì a difendere dalla loro brama le messi, le gregge e tutte le altre cose che gli appartengono. L'affinamento delle arti e dell'agricoltura ci permettono di avere mezzi sempre più efficaci e sicuri per perseguitare e distruggere le fiere. Ottenuta in tal modo sopra di queste la superiorità delle forze, ci diamo in seguito ad indistintamente uccidere gli animali sia innocui che pericolosi, non altra cura prendendoci se non di preservare dalla morte quelli fra di essi che per loro particolare attitudine reputiamo più utili e convenienti al proprio interesse; e per meglio riuscire nel nostro intento, ci mettiamo a studiare l'istinto delle fiere, a calcolarne le forze, ad esaminarne le abitudini, e il variare gli agguati, e le insidie secondo la varietà dei caratteri e delle loro inclinazioni, rende l'essere il più formidabile al regno animale. Né limitar vogliamo l'esercizio della caccia ai soli mezzi che ci somministrano le nostre forze; ma bramosi di accrescere sempre più l'efficacia ci avvisiamo di associare alle fatiche spesso il cavallo, il cane, le volpi nonché rapaci di vario tipo. Avvalorato così dal loro aiuto nessun animale quadrupede o volatile poté più avere scampo e il passo successivo, conosciute e studiate le creature più pericolose, è stato quello di considerare l'altro a ragion veduta una bestia provocando le guerre e gli scontri, perché la diplomazia non funziona spesso tra creature non civili.
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By Selva
#60122
Alla fine del banchetto organizzato dal Cerimoniere Tredahoe, mentre le ultime sedute venivano lasciate e le persone fluivano all'esterno del pollo spennato, Thorris aspettava che Viktoria si liberasse degli ultimi saluti ai Lord e ospiti per poterle parlare in privato, quando si sedettero vicino lui, senza chiedere, due figuri che trasportavano sudore marcio.
-Dove ti ho già visto?- gli chiese uno di loro dopo averlo intrappolato con la vista.
Napin deglutì distogliendo lo sguardo per l'ampiezza degli occhi e solo dopo aver preso tre forti respiri per recuperare dignità si rese conto della situazione nauseabonda; si pentì allora d'averne riempito il petto.
-Non credo- tagliò cortissimo confuso, cercando con il volto di rifuggire il puzzo, e al contempo controllava se Viktoria fosse libera per allontanarsi discretamente.
-Di dove sei?- Lo incalzava vedendolo in difficoltà
-Ham... mmh Via delle Aquile-.
-Ah... sì sì di parte alta?- Ridacchiava contento.
-No, sopra città vecchia-.
-O.. ..e mi ci fai p....re Tr.vio ne sno ...uro..?- sbiascicò a bassa voce l'altro guardando nel vuoto. Il Thorris annuì assecondandolo senza capire una singola parola ma fingendo d'intuirne il senso affinché non si avvicinasse a ripetergliela da ancora più vicino.
-Può essere- concluse infine di annuire.
Subito dopo il primo tizio che aveva parlato esplose in un sorriso parzialmente sdentato ma sincero, come se l'amico avesse centrato qualche punto.
Le porte della locanda si aprirono all'improvviso e apparve l'ufficiale Dagoth, che chiamò Napin per un viaggio del Rettore e Tesoriere nel Doriath del Sud, cui avrebbero dovuto fare da scorta. Ne approfittò per salutare velocemente i due loschi, seppur dovesse parlare alla locandiera; fece per alzarsi e andare a prendere l'arme buona nel suo palazzo in città.
-Hai un sigaro?- lo fermarono prima che se n'andasse per davvero. Ne tirò allora fuori una manciata dal marsupio senza badare a spese e si congedò rispettosamente.
Di ritorno dal lungo viaggio, ormai era mattino e Thorris non aveva ancora chiuso occhio: quel che aveva visto laggiù lo lasciò spiazzato e un poco inorridito, a tal punto che non riuscì a coricarsi tornato a palazzo; mise nella sua libreria invece un tomo su cui aveva trascritto le sue impressioni e fantasie suggestionate dai racconti che aveva sentito in gioventù, avendo cura di non firmarsi per i contenuti forse problematici.



Le Arkemorfosi

Il nulla in dei tre corpi trasformato
desider di scoprir il petto mi scuote,
nei tempi primi del bando revocato
che fu capo'l Sommo Dramus sacerdote.
Sette, ch'avete non sol quel tramutato,
ma tolte a voi più volte vostre gote,
porgiate a impresa tali aiuti
che vicin sfior i fatti accaduti.

E voi, se pensate sian animi pronti,
Veggente della Sapienza, Barba Grigia,
mentre silente ardisco si confronti
figurar di statue in lor vestigia,
fate il saper ber da linfose fonti,
che la quercia teneva in cupidigia:
Vi sia grato l'inizio di poesia;
tra cultur eldar e uman analogia.

Quand'in alto ghiaccio non aveva nome
Nulla viveva, antico genitore,
della Flagra in basso grattò l'addome
il vento poi, girando, fece d'attore
portò sabbia ad Algera tra le chiome
e quest'unione la scioglie per calore:
da corrente otto zampe col seno d'Arkè
e fuor usciron i primi suoi bebè.

Non v'era osservatore per il giorno
o la corona dei re alta accesa
nè spuntava di sventura alcun corno,
dodici sorelle senza casa presa
non pendevan alla terra tutt'intorno
in aria d'inponderabil peso tesa
nè l'acqua avea perpetuo grido
o intorno terra di Danu il nido.

Poi crebbero Restda e Nyp a ridosso
confuser cielo, elementi insieme
facevan corpo informe mal disposto.
Per donar senso e vita, nuova speme,
trasse un lignaggio a loro opposto
Crom per i mezzi, Vashnaar per estreme;
con la sposa del prim Guerrier Althea
puo' cominciar la loro epopea.

Discordia v'era tra i primordiali
e lor stirpe ch'a litigar prese gusto;
neanche Althea trovava canali
L'Oscuro Signore convinse il Giusto
bramava spiriti degli animali
come la Dea ogni verde arbusto
arriva l'ora di combatter per il ben
ché in grembo Danu con Aengus, Awen le vien.

Faceva la guerra col leve al grave
il molle al saldo, il secco l'umido
freddo al caldo e a lucchetto chiave:
dopo millenni Nyp si serra tumido,
lo buca e lo afferra Crom Soave,
usando cristallo d'Algera lucido;
coi suoi figli cominciaron il banchetto
e di Ardania mutarono l'aspetto

Quelle, che cura han di tutte le cose,
natura migliore, vere divinità,
Reser l'informe un giardino con rose
Secondo proprie loro abilità.
D'intorno il ciel Danu cranio pose
mar dal sangue distese con agilità,
Aengus col torso continenti forma,
lor Madre lascia bulbi per ogni orma.


Pubblico o invidio, Napone
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