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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By I Primi Nati
#56680
Trovare armonia tra le fronde dell'Hildoriath ormai non è così semplice.
Il richiamo all'ordine sembrava aver fatto il giro dei popoli eldar e molte erano le voci che lo ornamentavano.

L'obiettivo principale sembrava essere centrato: chi in un modo chi in un altro, sembravano feriti e indispettiti dalla frequente presenza della sporcizia atan.

La notte proclamò l'avvento di numerosi passanti. La Piana di Ilkarin il più delle volte sembrava popolata da umani più che da elfi ma da pochi giorni qualcosa sembrava essersi scosso.

Superato il fiume nord ed il folto bosco della Radice Nera, ricordi riempivano il silenzio del saccente elfo.


"Se non la curiosità e neppure il desiderio di uccidermi, cosa vi porta nel luogo ove la luce si può veder solo ad occhi chiusi? "

Momenti ed emozioni si intrecciarono tra loro e sin da subito gli eletti presenti sembravano in accordo.

Gli eldar hanno vissuto acciecati da una professata verità. La stessa che li ha allontanati dal Caneldarion. La forza è un mezzo ma ancor più forte è la conoscenza.

Tutto ciò che insozza l'hildoriath allontanando la stirpe elfica dall'imperialismo va spazzata via senza misura alcuna.

Tòronin, che gli eldar si riuniscano per uccidere questi tagliagole e che gli stessi popoli diventino ancor più forti ed uniti: l'imperialismo stesso nasce dall'unione della stirpe.

Lasciate che una piccola pulce salti sulle puntite orecchie e rammenti loro come gli inferiori li rendano più deboli ed esposti. Rammentate loro che come api affamate mordono appassendo le foglie e indebolendo la terra perchè in cerca di miele; noi invece preferiamo il sangue...

E come corone intarsiate da due radici nere, mostreremo l'odio ed il dolore lasciandoli appassire e ridonando linfa alla terra deturpata.

Infine, noi siamo i Primi Nati.



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By I Primi Nati
#56947
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Si ha la convinzione che la luce mostri meglio ciò che il buio camuffa.

Che basti toccare per sentire, che basti osservare per capire.

Eppure, ogni seguace che girovaga nell'Hildoriath è convinto che ci si senta a casa ogni qual volta si chiudano gli occhi, unico e breve momento in cui la luce si mostra nel suo vero essere.
Ogni eletto ha il dovere di sussurrare e , come piccole dosi di veleno, insinuare un'idea nella mente di chi non vuol comprendere.

Non è il crimine, non è la morte a seminar terrore in creature superiori che vivono secoli.
La conoscenza, la verità, provoca molta più paura di una qualsiasi lama affilata.

Come ragni, trovate ogni piccola fessura nascosta, ogni minimo spiraglio, e tessete la vostra ragnatela.

Giorni, mesi, anni. Il tempo è solo una parentesi utile al nostro scopo. Sarà proprio il tempo che come arma spazzerà via tutti coloro che insozzano le sacre terre: il loro corpo cederà, ogni singola ruga assorbirà come pianta assetata il loro spirito sino a farli rinsecchire ed il dolore più grande sarà comprendere che nulla è possibile per evitare tale funesto evento.


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By I Primi Nati
#57528
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Chiudete gli occhi.
La luce spesso accieca lo sguardo di chi non ha la forza di spingersi oltre.
E se tutto fosse falso?
E se le storie tramandate sono menzogne?
E se ciò che reputano giusto e sacro non è solo che il frutto di un acerba invidia verso la perfezione?

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" All'alba dei mondi e delle genti, quando il buio era nella luce e la luce nel buio, quando la terra e il cielo erano indefiniti in fuochi e terribili venti, nacque dal Tutto la Vita.
L'essenza della Vita, o Tulip, il Grande Albero, crebbe, espandendo le proprie radici fin dove nessun mortale è in grado di vedere e comprendere. Il suo nutrimento era lo stesso Caos che lo aveva generato e che ora lo cingeva in uno stretto ma dolce abbraccio, rendendolo forte e rigoglioso.

Dopo innumerevoli primavere, esso generò il primo fiore: esso racchiudeva in sè tutti i colori e tutti i profumi. Tra i suoi splendidi petali nacque il primo frutto: Luugh, l'Essere Perfetto. Una piccola vita che ebbe la comprensione del Tutto e, crescendo e apprendendo i suoi segreti, il potere su di esso.

Trascorse la prima stagione dell'Era delle Origini, e alla seconda primavera il Tulip donò vita ad altri due frutti dividendo la propria perfezione nella loro essenza. Essi erano Beltaine e Suldanas, gli Opposti.
La Seconda Era vide, quindi, anche la nascita dei primi sentimenti: l'amore e la gioia, poiché con essi Luugh accolse la venuta dei due fratelli, dedicando loro le sue cure come fosse loro genitore e istruendoli su tutto ciò che aveva appreso fino ad allora.

I due gemelli crescevano e divenivano sempre più ingordi di sapienza e potere, poiché vedevano nel loro fratello maggiore una meta di perfezione da imitare ed eguagliare.
Tuttavia, non riuscivano a trovare dentro loro stessi ciò di cui avevano bisogno per raggiungere il loro scopo e iniziarono così a litigare, come due bambini si strappano di mano il gioco che entrambi desiderano con ardore. Sul Tutto si scatenò la potenza dell'Ira, dell'Odio e dell'Invidia ".


Che i vostri primi passi comincino da qui, insieme. Questa volta più forti di sempre, uniti per mostrarci degni della Perfezione e della salvezza, quando tutto brucerà.
Siamo L'Ordine dei Primi Nati. Come acqua in una crepa apriremo sempre di più un varco che ci permetterà di distruggere questa muraglia che nasconde il vero.
Saremo dolore, sofferenza, consiglio.
Saremo odio, saremo amore.
Tòronin, siete pronti?

Così, si avvicinò alla torcia per spegnerla e con essa, svanì.

Tutti, svanirono.
Terra, acqua, vento... Ovunque e da nessuna parte.

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By I Primi Nati
#58114
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E siamo così soli da non poterci definir Legione.
E siamo così stanchi da non poterci ritener svegli.
E siamo vagabondi seppur la terra ci abbraccia avvolta da avvoltoi.

" L'inizio della Settima Era vide avverarsi ciò che Luugh aveva previsto.
Beltaine e Suldanas ammaliarono i popoli elfici con falsi sentimenti e promesse mendaci, scatenando così una guerra tra le casate più potenti che si concluse con il confino degli ultimi suoi sostenitori.
Ma un regno imperfetto, guidato da esseri deboli e ingannatori, è destinato a crollare. Questo è ciò che avverrà sul regno degli Opposti poiché nessun essere può dominare eternamente se impossibilitato a incarnare in sè stesso la perfezione.
La Settima Era, perciò, assisterà nella sua conclusione alla vittoria dell'Unico sui Gemelli e al ripristino del suo saggio dominio sulle terre del mondo ora chiamato Ardania ".


E dunque, tòronin, pensate che il dolore e la sofferenza che ci ha cullato sino ad oggi siano troppo? A loro spetterà un dolore ben più grande e sicuramente non serviranno le nostre lame o la vendetta.

Siate superiori, armatevi di conoscenza e lasciate che lei, come unica arma, come il dente di Kheltra, si insidii velenosa nelle fragili menti acciecate di questi Elda e mostrate loro la verità, rammentate loro la fine e accoglieteli come figli: la stirpe elfica tornerà viva e pura, come unica vita sotto il Primo.


Questo è solo un passo, la via è ancora lunga ed insidiosa.


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By Naja
#59680
La sera calava nella Valle della Figlia mentre il Campo dei Primi Nati si assopiva.
Un innaturale silenzio invogliò lo Spettro e rimanere vigile sulla torretta di guardia, a scrutare le ombre che celavano il vicino lago e il Tempio poco distante.


A loro agio nella notte cupa, distanti dalle poche lanterne della torre, i suoi occhi presero a dare forma all'oscurità che permeava la vicina palude, riempiendo il vuoto apparente con fumosi corpi in movimento, lame guizzanti, sangue viscido attorcigliato ai piedi dei combattenti.
Le orecchie, tese tra i capelli corvini, parevano perdersi nell'eco distinto dei due schieramenti.

'LODE AL PRIMO! LODE ALLA FIGLIA!'
'AN SULDANAS! AN DORIATH'

An Doriath...

Mentre l'eco si spegneva tra le tempie, si scosse dalla visione, tornando vigile.
Eppure, inquieto, non potè non lasciarsi andare ai ricordi nitidi delle ultime settimane, un segnavia importante nella storia dell'Ordine.

I tempi dell'anonimato, dell'ombra e del silenzio sembravano così distanti: la Professione di Fede dell'Ordine era stata resa pubblica solo qualche settimana prima, di fronte alle guide di Valinor e Rotiniel, insolitamente quiete e poco sorprese.
In quella becera locanda di Winyandor si erano dovuti abbassare al livello dell'Alleanza, mostrarsi cooperanti, richiamare gli animi ad un unione di intenti necessaria contro la minaccia Jaerle che incombeva con un moto di distruzione e conquista.


I Jaerle.
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Si poteva temere, odiare e adorare un nemico in questo modo?
Il Decano del Casato era riuscito con un colpo di mano a rendersi una delle minacce più grandi dell'ultima partitura del Tulip, per il Doriath e forse per Arda tutta.
Era riuscito a irretire altri casati Drow, mostrando una straordinaria prova di forza in grado di piegare lo status quo di Luughnasad, era riuscito a portare alla luce un potere così distruttivo da essere temuto persino da un saggio come Hisie.
Eppure, era stato Annichilito, scacciato o distrutto, assieme alle sue genti che ora non reggevano più Nolwe come un tempo.


Nolwe.
Ricordava di averci messo piede all'indomani della battaglia, assistendo di nascosto agli spazzini di Rotiniel, impuri sciacalli che giravano per le strade in cerca di qualche brillante per saziare la sete ingorante di cenci e stracci.
La cittadella, immersa nel fumo, nel sangue e nel lezzo dello scontro appena consumato, sembrava un rubino annerito da fiamme di drago: opaco e consunto, ma dotato di un affascinate cuore brillante in grado di mostrare la propria natura ad un osservatore attento.
E Mithlass lo sapeva: tra quelle mura apparentemente spoglie, vi era più di quanto un occhio Eretico potesse vedere.


Eretici.
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L'Eresia della superficie era più forte e viva che mai.
Il Tempio di Rotiniel si ergeva come un monolite in uno scantinato pieno di ratti, gli Edain giungevano nella città a chiedere riparo, e gli veniva accordato: assieme ai Mezz’elfi costituivano la rovina del Doriath da quasi un secolo.
Valinor, immobile nella sua bianca veste, alla mercé di Guide cieche: in loro l’Ordine avrebbe voluto riporre le speranze di un Continente Elfico votato alla purezza, che ancora vedesse speranza nel preservare la Tradizione e le Radici di cui andavano fieri. E tra loro i Silvani che avevano abbandonato la Calen un decennio prima, si erano ridotti a ombre di quel che erano, costretti a vivere in una prigione fiorita, attorniata da pietra bianca lucente.
I Falsi Valar avevano indebolito gli animi di entrambe le città, mentre allo stesso tempo riempivano i cuori dei loro soldati di un fastidioso impeto, frutto della collera del Bàla Cacciatore.


La Spaccatura.
Questo impeto aveva reso vana ogni speranza di collaborazione: quando gli eserciti dell’Alleanza avevano scacciato l’Ordine giunto in aiuto per la battaglia finale contro i Jaerle. Senza l’Ordine e le sue preziose informazioni, il Casato Drow teleportato a Falmalonde con i suoi potenti mezzi arcani, avrebbe avuto una lama puntata alla gola di Valinor, e l’Alleanza Elfica non l’avrebbe nemmeno saputo.
E invece, prese le informazioni come un ladruncolo di strada, l’Alleanza ci scacciò dal Doriath del Nord con minaccia di Morte.
E con la Morte rispose l’Ordine.


Morte e Sangue.
La scia di sangue e di dolore, sacra al Perfetto, aveva ripreso a scorrere e ingrossarsi, con perdite in entrambi gli schieramenti. Alcune vittime tra le fila dei Primi Nati non fecero più ritorno, segno che il Perfetto aveva esaurito il suo progetto per loro, o che la Figlia li aveva giudicati inetti e non sufficienti alla causa.
L’Ordine, spogliato del Velo del dubbio, si trovava ora sotto la costante attenzione degli Edili adoratori dei Falsi.


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Il Sindar sapeva bene che ogni albero ha bisogno di linfa per sostentarsi, e la linfa scorre anche negli anfratti più nascosti e celati, dove le radici raggiungono la profondità della terra per cercare nutrimento.
Il Sindar sapeva che per ogni ramo spezzato dell’albero dell’Ordine, ci sarebbe stata una conseguenza.
Luughnasad era stata silente dopo gli ultimi avvenimenti, e con la Valle di Kelthra in pericolo non era ammissibile: bisognava richiamare l'attenzione delle casate.
Era di nuovo il tempo di cercare alleati, compagni…proseliti.

Scese dalla torretta di guardia alle prime luci del nuovo giorno, e andò a coricarsi con una preghiera sulle labbra.

“Le mie azioni siano vanto per te, Padre.
Le mie menzogne disegnino la tua tela, Figlia.
Scorra il sangue, il veleno e la Verità.
Perisca l’inetto, l’impuro e ciò che non compiace il vostro Disegno.
La vostra Guida ci conduca attraverso questa Guerra Santa.”
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By Ivan's
#59703
È sera, una di quelle tranquille, tutto tace in valle, Galadhon, come suo solito, sta ascoltando i suoni a lui circostanti, ma niente di nuovo si può udire dall'accampamento, la prole è tranquilla, non c'è nulla di cui preoccuparsi fino a quando...
In lontananza ode dei passi, o meglio, un cavallo, che corre impazzito tra la prole. Sarà forse uno dei soliti cerca rogne? O qualche membro dell'Ordine che sta tornando al sicuro?
Galadhon non può saperlo, si arma e si prepara al peggio. Dopo poco davanti a lui appare un elda, ha una semplice armatura che gli permette una minima protezione, qualche straccio per coprire le parti usurate e un'arma poco pregiata, sembrava quasi lì per caso.
Galadhon gli si avvicina con fare minaccioso mostrando bene la spada "Cosa ci fate qui, questa è terra dell'Ordine dei Primi Nati, non dovreste essere in queste zone."
L'individuo si spaventa alla visione della spada vicino al proprio collo, ma risponde "Sono qui proprio in cerca del vostro Ordine."
Ancora Galadhon non ci crede, magari è solo una trappola organizzata dall'Alleanza, "Forse adesso mi farà uscire dall'accampamento e mi ritroverò dinanzi ad una schiera di elda pronti a tagliarmi la gola.", dice tra sè e sè, e poco dopo arriva la proposta dello strano elda: "Se volete posso mostrarvi subito la mia devozione, andiamo al tempio della dea.".
I sospetti aumentano, ma Galadhon si sente pronto a tutto ed inizia a seguirlo; durante il tragitto nota che nessun terathan è preoccupato dalla presenza dell'elda, sicuramente un buon segno, ma non abbastanza per iniziare a fidarsi dello sconosciuto. Arrivati al tempio Galadhon ordina di andare nei sotterranei, magari all'esterno è stata fortuna, ma in stanze piene di figli della Regina dei Ragni non potrà sicuramente essere così.

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I due scendono le scale ed il nuovo arrivato lascia le proprie armi al Roquen dirigendosi verso la stanza successiva, una delle più gremite di ragni e terathan: normalmente un Elda sarebbe subito stato riconosciuto come minaccia dalla prole e scacciato dai sotterranei del tempio, ma questo non avviene. Il giovane elda cammina sereno tra gli aracnidi, li accarezza e si sente a suo agio, da quel momento Galadhon inizia a fidarsi, era chiaramente un seguace del Perfetto e questa ne era la dimostrazione.
Galadhon ripone le armi e si tranquillizza, comprende che non c'è nulla da temere, davanti a lui vi è un semplice elda in cerca di tòronin con cui pregare e condividere la propria fede, al che i due iniziano una lunga conversazione per conoscersi meglio.

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Dopo una lunga conversazione il Roquen comprende la strada che il nuovo arrivato ha compiuto nella sua vita per arrivare alla Verità, la conoscenza di Luugh e Kelthra, l'Invidioso e sua Figlia. Ora i due si conoscono, hanno sentito l'uno la storia dell'altro e sono quindi pronti a tornare all'accampamento dopo la fatidica frase...

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I due tornano alla sede dell'Ordine e dopo una breve presentazione del posto, Galadhon introduce il nuovo arrivato al resto dei membri dell'Ordine. Oggi un nuovo elda ha riconosciuto la Verità ed ha trovato la sua nuova casa, ed è con soddisfazione che accogliamo tra le nostre fila un nuovo tòr.

Una frase riecheggia nell'accampamento: "Benvenuto tòr."
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By Naja
#59900
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Nel centro del Tempio, il Pallido Individuo gli si stagliava di fronte, ad una distanza di qualche metro. Attorniato da alberi decadenti dalle chiome che parevano sciogliersi in gocce di sangue, il Tempio gli ricordava vagamente Nolwe, dai marmi scolpiti e il rosso traboccante ovunque. Coi lineamenti confusi nell'ampia tunica dal candore abbagliante, sembrava quasi sorridere tra le pieghe del cappuccio. Nei pochi, misurati movimenti, la veste si raccoglieva e distendeva in pieghe di un nero infinito, in un contrasto elusivo e indecifrabile.
In silenzio, l'individuo gli indicava il viscoso liquido rossastro ai suoi piedi. Non sapeva perchè, ma percepiva che quel sangue era il suo: sussurrava, chiamava, viveva.
Thilior, anche quella volta, guardò al Sangue con un misto di confusione e sollievo.

E anche quella volta, quando tentò di proferire parola verso l'individuo, la bocca non gli si aprì, il sangue lo avvolse vorace dalle caviglie al collo in una veloce onda, e in un gemito di paura il Sindar si svegliò.


Indeciso e preoccupato sul da farsi, avrebbe voluto confrontarsi con la Sacerdotessa della Figlia, Rhya, Emissaria dell'Ordine. Tuttavia Ella era sparita, probabilmente richiamata da Kelhtra stessa a recare la parola velenosa della sua signora altrove, tra gli eretici della superficie.

Interpretare sogni non era materia per tutti, ma fortunatamente potè contare sul Seguace del Perfetto, Galadhon, altro Emissario dell'Ordine e Guerriero che aveva offerto i propri Voti Sacri al Perfetto.
Il Telero era più giovane di lui, ma non aveva peccato di insicurezza né ignoranza nell'ascoltare il racconto di Thilior.
Gli pose domande, lo aiutò a scegliere le parole che lo avrebbero guidato attraverso le pieghe del sogno, si pose inquisitorio verso tutti i possibili dettagli che avrebbero reso a Thilior più nitida quella visione ricorrente.


Dobbiamo andare a Nolwe, tòr. Affermò Galadhon.
Credo che lì, nel Tempio, col mio aiuto potrai avere maggiore consapevolezza di quello che ti sta accadendo: ci entrerai maggiormente in comunione. Non posso sostituire un Sacerdote, e le mie capacità in merito sono limitate: ma il Perfetto mi ha donato alcune capacità che posso mettere al nostro servizio: ma sarà solo la tua forza di volontà che ti aiuterà a rendere utili.

Thilior sapeva che i Guerrieri del Sangue avevano estratto grande potere dalla montagna dove avevano fondato la loro cittadella, che ora giaceva vuota e saccheggiata dagli Eretici, e popolata da ratti e bestie inferiori. Sapeva anche che presso il Tempio di Nolwe un tempo vi era stato l'unico vero luogo di culto del Perfetto della Superficie, e che i Guardiani del Sangue lo avevano eretto sul punto più alto della cittadella, a faro dei veri Fedeli.

Sì, gli avrebbe fatto bene rimanere in tale luogo per esplorare i propri dubbi, aiutato dalla preghiera.

Giunsero al Tempio avvolti dalla notte.
Salirono celeri le gradinate del Tempio, e rimasero per diversi istanti in contemplazione dell'ampia sala: un enorme albero spoglio, legato da un rampicante vermiglio, si stagliava al centro dell'androne. Piastrelle pallide e rosse seguivano un preciso motivo a croce sul pavimento, e dove i muri giacevano intoccati dai segni delle battaglie da poco consumate, due grandi mosaici scarlatti erano rivolti ad Ovest e a Sud, lasciando intravedere le montagne della Radice Nera inerpicarsi attorno al budello delle Cave Oscure.

Questo è stato a lungo un luogo di Potere. L'Alleanza l'ha colpito duramente, ma non si può strappare una radice salda come quella della Vera Fede./i]
Indicò a Thilior l'albero, giacente in uno stato a metà tra la vita e la morte nel suo abbraccio con il rampicante scarlatto.

Non si avvicinano all'altare all'inizio: con gesti cerimoniosi e ripetendo una breve litania, l'Emissario incise diversi simboli sacri sugli avambracci di Thilior

Invochiamo il Perfetto attraverso i suoi simboli: il Dolore della carne, e il Sangue simbolo della vita che sempre gli offriamo.

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Thilior lasciò zampillare copioso diverso sangue dalle braccia incise, mentre due piccole pozze scure si allargavano ai suoi piedi. SI fece forza: non poteva lasciarsi andare o svenire: nel Tempio del Perfetto sarebbe stato un sacrilegio mostrarsi deboli. Aprì le mani e in silenzio socchiuse gli occhi, ascoltando la litania dell'altro Fratello .

Padre Eterno! Le braccia di Galadhon si alzarono in cielo, uscendo dalle ampie falde della veste: un pugnale scintillava alla pallida luce lunare che entrava nell'androne.
Questi giovani figli invocano il tuo aiuto, affinché la via sia più chiara e i dubbi liberino la mente. Accetta questo dono di sangue, e infondi il Volere su di noi.
Poi si raccolse in preghiera per alcuni istanti, contemplando la flebile eco che riverberava nella stanza.
Arrigo Vitae Mormorò il Paladino.
Le pozze di sangue presero a muoversi, animate e fluide tra i suoi piedi: voraci accoglievano ogni goccia di sangue che cadeva dalle sue braccia, emettendo strani gorgoglii.

Nel Sangue vi è potere. Dal Sangue nasce la nostra incrollabile Fede, con il Sangue la testimoniamo all'Unico e alla Figlia. Una terza pozza si formò dopo che l'Emissario chiuse un ultima incisione sul suo petto, una lama rovesciata verso il basso, da cui uscì copioso un fiotto di sangue cupo.
Sangue hai offerto,nel Sangue cercherai le tue risposte: ripeti con me ora, tre volte: VENEM VITAE!

VENEM VITAE.
VENEM VITAE.
VENEM VITAE.

Le larghe pozze animate, scosse in un mulinello, si raccolsero veloci attorno ai suoi piedi, e come nel sogno si arrampicarono lungo le sue gambe, fino a coprirlo interamente fino al collo. Immerso nel tepore del sangue, Thilior chiuse gli occhi e si abbandonò alle sensazioni di enorme pace che lo pervasero in poco tempo, mentre il sangue animato lo avvolse interamente da capo a piedi, tentando di entrare nuovamente dalle ferite cui era sgorgato.

Nel Sacrificio, Dolore
Nel Dolore, Forza
Nella Forza, Verità

Il Buio giunse. Il Dolore cessò. Le Ombre lo avvolsero, e condussero la sua mente in un altro luogo. E fu silenzio, conforto, pace, chiarezza.
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By I Primi Nati
#59906
Nolwe.

La cittadella in fiamme, lamenti ed urla riecheggiano distruggendo per un istante i mille piani scritti; un corvo vola basso, divertito dai schiamazzi e dall’invidia forgiata nel pugno dell'alleanza. Le ombre sembrano sbiadite, sembrano allontanarsi dalle pareti.

Un cerbiatto sta correndo, pare cercar riparo a Nord o un briciolo di speranza, la madre non c’è più; armi salde, scudo in groppa… C’è sangue ovunque.

I Valar invidiosi sollazzano con un calice di vino, scrutando la loro furia abbattersi sulla casata. L’orgoglio ci rende schiavi e l’ignoranza partecipi: centinaia di uccelli migrano in cerca di sicurezza. Beati loro che sanno volare…

L'Armata ed i Jaerle si scagliano sventrandosi come carne da macello, cavalli corazzati e lance pronte per il secondo schieramento.

Si vive da eroi, si muore da soli.

La mano nera del Primo, cauta attende la chiusura del sipario: non v'è fratellanza tra loro, solo una rincorsa per dimostrarsi eletti e salvarsi nel giorno ultimo.

Li strangola come lepri e li porta via piano… Non ha bisogno di gloria, la sofferenza lo aggrada. Il sangue ripaga il tempo perso e gli spettatori, infine erano solo uno spiraglio del grande piano.

Padre.

Portaci via. Sono schiavo del vostro nome, sono il pugnale e lo scudo, sono il ricordo e l'idea, vi rappresento nel corpo e nello spirito. Non ho bisogno di lineamenti eleganti, di folte chiome o rappresentanze, sono nudo in vostra virtù, plasmato a vostra somiglianza. Sono deboli a combattere con il solo scopo di morire, lentamente, ricoperti da ferite che all’indomani tendono a non vedersi; invero, per me micidiali e crudeli come fossero tiranni: I Ricordi.

Arabella non è poì così? Un ricordo.

Il vostro sussurro pare più vicino e il vento comincia a pesare…

Primi Nati, ora tocca a noi.


<< Di scatto, La Nemesi si alzò >>


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