- Sat Feb 06, 2021 11:24 pm
#35370
Solo da qualche giorno Gogol era riuscito a racimolare tutti i progetti riportati sul manuale del Geniere.
Li aveva studiati minuziosamente e, sebbene avesse bisogno di maggiore esperienza sul campo, riusciva a realizzarli tutti. Non senza errori, certo, ma dagli errori potevano nascere le migliori invenzioni.
Era riuscito inoltre a raggranellare un buon numero di scudi ed aveva aperto il suo laboratorio personale. Il Laboratorio Barbadoro.
Proprio in quel laboratorio l'altra notte accadde qualcosa, un'illuminazione, un fulmine è proprio il caso di dirlo.
L'aria era pervasa da odor di erbapipa e polvere nera. Il Barbadoro proseguiva i suoi studi. La stanchezza si faceva sentire. Le palpebre piano calavano e la mente si annebbiava. Era stato tutto il giorno in miniera a lavorare e tutta la sera fino a tarda notte sui libri a studiare.
YAWN
La mascella si spalancò in un sonoro sbadiglio che spaventò persino i grilli fuori l'edificio, interrompendone l'insistente frinìo.
"E' proprio ora di andare a letto", esclamò il geniere mentre si alzava piano dalla sedia e si inarcava per sistemare la schiena dolorante.
La stanchezza però alle volte fa brutti scherzi, che in alcuni casi (come in questo) possono divenir rivelatori.
Mentre infatti meccanicamente riponeva gli attrezzi nella cassetta urtò il lumicino sul bancale. La candela dopo qualche movimento ondulatorio cadde sul bancone ed iniziò a rotolare piano avvicinandosi sempre più ad un mucchietto di polvere nera avanzata da qualche bislacco (ma sicuramente geniale) esperimento del giorno prima.
La scena lasciò Gogol immobile per qualche secondo e visibilmente preoccupato. Sebbene avesse provato ad interrompere la corsa della candela, non riuscì ad afferrare quella miccia improvvisata prima che arrivasse a destinazione.
Fortunatamente la polvere era poca e, a contatto con la fiammella, si limitò a sfrigolare; lo scoppio non fu che un misero blam come di un vaso caduto.
Gogol tirò un sospiro di sollievo per lo sventato disastro, ma mentre le sue gambe si dirigevano verso il letto, i suoi occhi rimasero attenti su ciò che era appena accaduto e furono attratti da qualcosa che lo scoppio aveva innescato... un misterioso evento.
Lì accanto alla misera detonazione giaceva un Accumulatore, uno di quegli affari in vetro-cristallo che usano di solito i Genieri per ottenere un po' di energia. Ebbene, tale accumulatore, aveva iniziato a brillare e quando il Barbadoro, incuriosito, volle afferrarlo fu investito da una leggera scarica che gli fece rizzare i peli della barba, ma al contempo gli diede nuova vitalità.
Si sentì rinato. Quella scossa lo svegliò di colpo. Tant'è che il sonno passò, i suoi muscoli tornarono a guizzare e il suo cervello si mise in moto nuovamente.
Come rigenerato da un lungo riposo, riprese a lavorare senza sosta fino al mattino seguente. Ed ancora tutto il giorno tra laboratorio e miniera, senza accusare alcuna stanchezza, fino a sera.
Qualcosa era accaduto. Qualcosa su cui valeva la pena indagare. La polvere nera e l'accumulatore avevano interagito e l'energia scatenata aveva "ricaricato" il giovane Djaredin.
Tutto ciò meritava uno studio approfondito.
Li aveva studiati minuziosamente e, sebbene avesse bisogno di maggiore esperienza sul campo, riusciva a realizzarli tutti. Non senza errori, certo, ma dagli errori potevano nascere le migliori invenzioni.
Era riuscito inoltre a raggranellare un buon numero di scudi ed aveva aperto il suo laboratorio personale. Il Laboratorio Barbadoro.
Proprio in quel laboratorio l'altra notte accadde qualcosa, un'illuminazione, un fulmine è proprio il caso di dirlo.
L'aria era pervasa da odor di erbapipa e polvere nera. Il Barbadoro proseguiva i suoi studi. La stanchezza si faceva sentire. Le palpebre piano calavano e la mente si annebbiava. Era stato tutto il giorno in miniera a lavorare e tutta la sera fino a tarda notte sui libri a studiare.
YAWN
La mascella si spalancò in un sonoro sbadiglio che spaventò persino i grilli fuori l'edificio, interrompendone l'insistente frinìo.
"E' proprio ora di andare a letto", esclamò il geniere mentre si alzava piano dalla sedia e si inarcava per sistemare la schiena dolorante.
La stanchezza però alle volte fa brutti scherzi, che in alcuni casi (come in questo) possono divenir rivelatori.
Mentre infatti meccanicamente riponeva gli attrezzi nella cassetta urtò il lumicino sul bancale. La candela dopo qualche movimento ondulatorio cadde sul bancone ed iniziò a rotolare piano avvicinandosi sempre più ad un mucchietto di polvere nera avanzata da qualche bislacco (ma sicuramente geniale) esperimento del giorno prima.
La scena lasciò Gogol immobile per qualche secondo e visibilmente preoccupato. Sebbene avesse provato ad interrompere la corsa della candela, non riuscì ad afferrare quella miccia improvvisata prima che arrivasse a destinazione.
Fortunatamente la polvere era poca e, a contatto con la fiammella, si limitò a sfrigolare; lo scoppio non fu che un misero blam come di un vaso caduto.
Gogol tirò un sospiro di sollievo per lo sventato disastro, ma mentre le sue gambe si dirigevano verso il letto, i suoi occhi rimasero attenti su ciò che era appena accaduto e furono attratti da qualcosa che lo scoppio aveva innescato... un misterioso evento.
Lì accanto alla misera detonazione giaceva un Accumulatore, uno di quegli affari in vetro-cristallo che usano di solito i Genieri per ottenere un po' di energia. Ebbene, tale accumulatore, aveva iniziato a brillare e quando il Barbadoro, incuriosito, volle afferrarlo fu investito da una leggera scarica che gli fece rizzare i peli della barba, ma al contempo gli diede nuova vitalità.
Si sentì rinato. Quella scossa lo svegliò di colpo. Tant'è che il sonno passò, i suoi muscoli tornarono a guizzare e il suo cervello si mise in moto nuovamente.
Come rigenerato da un lungo riposo, riprese a lavorare senza sosta fino al mattino seguente. Ed ancora tutto il giorno tra laboratorio e miniera, senza accusare alcuna stanchezza, fino a sera.
Qualcosa era accaduto. Qualcosa su cui valeva la pena indagare. La polvere nera e l'accumulatore avevano interagito e l'energia scatenata aveva "ricaricato" il giovane Djaredin.
Tutto ciò meritava uno studio approfondito.
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