- Tue Jan 11, 2022 1:10 am
#48156
CHI BEN COMINCIA...
La mattinata era pallida e umida. Grandi gocce d’acqua cadevano dal cielo plumbeo in modo ritmico e costante. Poteva anche creare un’armonia di suoni e odori rilassanti per alcuni, ma per Zakhar era l’ennesima fonte di distrazione.
Osservava la pioggia cadere con espressione annoiata. Le sue mani sorreggevano la testa pesante e svogliata mentre sotto di lui era aperto un libro rovinato pieno di strani simboli e glifi arcani.
Sbadigliò rumorosamente alzandosi per andare ad osservare fuori dalla sua finestra.
Il vento spostava le chiome degli alberi con i colori ancora autunnali. Poco lontano, il suono del mare agitato completava l’orchestra di suoni naturali di quel paesaggio.
Gli mancava viaggiare e toccare con mano i misteri che la vita gli poteva offrire. Allenare le sue particolari doti affrontando sfide sempre diverse e ardue: dove forza, capacità e arguzia venivano premiate da ricompense ricche e magnifiche.
Tuttavia era conscio che la conoscenza e il saper padroneggiare la sua magia richiedeva studio e pazienza. Per quello aveva deciso di partire quella stessa mattinata per Hammerheim. Finì di sistemare le sue ultime cose, in una pesante quanto rovinata borsa di cuoio, quando entrò nella stanza una donna.
Aveva i capelli biondi color del grano, raccolti con un piccolo fiocco verde. Due grandi occhi dello stesso colore del fiocco risaltavano il viso gioviale ma segnato dal duro lavoro e dalla fatica. Il suo sguardo era amorevole e materno, segnato però dalla preoccupazione. Posò le mani sui fianchi con espressione quasi rassegnata.
Domandò osservandolo preparare la sua sacca.
La donna sospirò appena visibilmente stanca e provata.
L’uomo si fermò di colpo, riflettendo. Arricciò all’insù i suoi baffi in una smorfia confusa.
La donna lo osservò poco convinta, facendo schioccare la lingua in segno di disapprovazione.
La giovane donna abbasso lo sguardo, cercando un punto della stanza dove sedersi. Aveva imparato ormai dagli innumerevoli discorsi fatti al fratello, che era inutile insistere.
L’uomo si fermò di colpo mutando la sua espressione tipicamente sorniona in una più seria.
La donna alzò lo sguardo sorridendogli in modo dolce. Sorpresa da quell’attimo così serio e coscienzioso del fratello.
Zakhar incrociò le braccia sbuffando. I suoi occhi grigi si addolcirono guardando la sorella così preoccupata. Si avvicinò e la abbraccio forte, con fare protettivo e fraterno.
Precisò alzando l’indice della mano destra con fare pignolo.
Si spostarono in una piccola sala che fungeva da cucina e da dispensa. Era una casa modesta, come molte nel villaggio di Nosper. Ma anche se spartane e umili, le caratterizzava sempre un’atmosfera calda e accogliente.
Zakhar notò seduta e raggomitolata da pesanti coperte di lana un’anziana donna. Sorrise, abbracciandola amorevolmente e baciandole dolcemente la fronte.
La sorella roteò gli occhi portandosi una mano sul viso.
L’uomo osservò l’anziana donna per alcuni istanti con espressione sorpresa.
Uscì di casa respirando a pieni polmoni l’aria fredda. Si guardò attorno con espressione decisa e risoluta mentre la pioggia gli tamburellava sulla pesante tunica. Si avviò nella strada fangosa che portava verso Hammerheim, deciso a migliorare le sue capacità magiche; e nel costruirsi un giorno, un nome come mago famoso e rispettato.
“Scientia est omnia.
Sed conscientia est potentia realis”
CHI BEN COMINCIA...
La mattinata era pallida e umida. Grandi gocce d’acqua cadevano dal cielo plumbeo in modo ritmico e costante. Poteva anche creare un’armonia di suoni e odori rilassanti per alcuni, ma per Zakhar era l’ennesima fonte di distrazione.
Osservava la pioggia cadere con espressione annoiata. Le sue mani sorreggevano la testa pesante e svogliata mentre sotto di lui era aperto un libro rovinato pieno di strani simboli e glifi arcani.
Sbadigliò rumorosamente alzandosi per andare ad osservare fuori dalla sua finestra.
Il vento spostava le chiome degli alberi con i colori ancora autunnali. Poco lontano, il suono del mare agitato completava l’orchestra di suoni naturali di quel paesaggio.
Gli mancava viaggiare e toccare con mano i misteri che la vita gli poteva offrire. Allenare le sue particolari doti affrontando sfide sempre diverse e ardue: dove forza, capacità e arguzia venivano premiate da ricompense ricche e magnifiche.
Tuttavia era conscio che la conoscenza e il saper padroneggiare la sua magia richiedeva studio e pazienza. Per quello aveva deciso di partire quella stessa mattinata per Hammerheim. Finì di sistemare le sue ultime cose, in una pesante quanto rovinata borsa di cuoio, quando entrò nella stanza una donna.
Aveva i capelli biondi color del grano, raccolti con un piccolo fiocco verde. Due grandi occhi dello stesso colore del fiocco risaltavano il viso gioviale ma segnato dal duro lavoro e dalla fatica. Il suo sguardo era amorevole e materno, segnato però dalla preoccupazione. Posò le mani sui fianchi con espressione quasi rassegnata.
“Quindi hai deciso... Partirai questa mattina?”
Domandò osservandolo preparare la sua sacca.
“Sì sorellina, ho deciso di partire questa mattina. Non ha senso aspettare. Ma non temere… Il viaggio sarà anche lungo e difficile ma saprò cavarmela. E ti prometto che ti scriverò ogni qual volta mi sarà possibile…”
La donna sospirò appena visibilmente stanca e provata.
“Zakhar… abitiamo a Nosper e tu stai partendo per Hammerheim! È a pochi minuti da qui!”
L’uomo si fermò di colpo, riflettendo. Arricciò all’insù i suoi baffi in una smorfia confusa.
“Ah… Beh a piedi ci si mette di più… È praticamente come un lungo viaggio! Ma la cosa non cambia, non devi preoccuparti per me, ormai sono più che capace di cavarmela da solo.”
La donna lo osservò poco convinta, facendo schioccare la lingua in segno di disapprovazione.
“Ah sì? Come quella volta ad Amon dove per poco non ti mettevano alla gogna? O quella volta che ritornasti a casa perché le guardie della città ti stavano cercando? Cosa avevi fatto… Ah sì… Volevi fare uno dei tuoi spettacoli e per poco non hai fatto piovere fuoco sulla gente!”
“Ah sciocchezze! Sono passati anni ormai da quegli episodi, ora…”
“È successo neanche due mesi fa! Per Althea non so più cosa fare con te! Ormai sono convinta che tu sia irrecuperabile. Hai un gran talento per la magia ma con quella tua testa… temo il peggio!”
“Ah andiamo… Qualche malinteso sporadico capita a tutti. Diciamo che è il prezzo da pagare per la conoscenza e il saper controllare le potenti energie del mondo.
E poi sto andando in città proprio per imparare a padroneggiare i miei poteri e migliorarne così il controllo. Insomma, praticamente sono quasi arcimago. Non ti devi preoccupare Elizabeth.”
La giovane donna abbasso lo sguardo, cercando un punto della stanza dove sedersi. Aveva imparato ormai dagli innumerevoli discorsi fatti al fratello, che era inutile insistere.
“Ho già perso un fratello… Non voglio perdere anche te Zakhar.”
L’uomo si fermò di colpo mutando la sua espressione tipicamente sorniona in una più seria.
“Viktor…già. Manca anche a me. È anche per quello che ho deciso di partire e migliorare. Sperando che un giorno le mie conoscenze possano evitare che altri perdano i propri cari.”
La donna alzò lo sguardo sorridendogli in modo dolce. Sorpresa da quell’attimo così serio e coscienzioso del fratello.
“È la prima cosa sensata e seria che ti sento sentire da… Mesi! Promettimi che starai lontano da guai, giuramelo!”
Zakhar incrociò le braccia sbuffando. I suoi occhi grigi si addolcirono guardando la sorella così preoccupata. Si avvicinò e la abbraccio forte, con fare protettivo e fraterno.
“Ti prometto…che PROVERÒ a stare lontano dai guai!”
Precisò alzando l’indice della mano destra con fare pignolo.
“Ma ora è giunto il tempo di partire. Credo di aver preso tutto. Come dicono i saggi: Tempus non revertetur!”
Si spostarono in una piccola sala che fungeva da cucina e da dispensa. Era una casa modesta, come molte nel villaggio di Nosper. Ma anche se spartane e umili, le caratterizzava sempre un’atmosfera calda e accogliente.
Zakhar notò seduta e raggomitolata da pesanti coperte di lana un’anziana donna. Sorrise, abbracciandola amorevolmente e baciandole dolcemente la fronte.
“Arrivederci anziana madre… parto per un lungo viaggio ma… Non temere, quando tornerò sarai sicuramente orgogliosa del tuo figlio arcimago!”
La sorella roteò gli occhi portandosi una mano sul viso.
“Zakhar…QUELLA è la nonna! Nostra madre è andata al mercato poche ore fa! Basta… io ci rinuncio…”
L’uomo osservò l’anziana donna per alcuni istanti con espressione sorpresa.
“Ah… Eh, dicevo io che mi sembrava invecchiata tutta di colpo! Beh, arrivederci sorella, non stare troppo in pensiero!”
Uscì di casa respirando a pieni polmoni l’aria fredda. Si guardò attorno con espressione decisa e risoluta mentre la pioggia gli tamburellava sulla pesante tunica. Si avviò nella strada fangosa che portava verso Hammerheim, deciso a migliorare le sue capacità magiche; e nel costruirsi un giorno, un nome come mago famoso e rispettato.
"Halfdan, del Picco"
"Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
"Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"