- Mon Nov 29, 2021 3:00 pm
#46664
Il cielo era nero e inquieto. Sprazzi di luce lo attraversavano violentemente, seguiti poi da un ruggito violento e minaccioso. L’aria era pervasa dall’odore di salsedine con onde agitate e impetuose che ghermivano, come informi mani, la sagoma scura e confusa di una nave.
La forma sinuosa tagliava le onde irrequiete alzando violenti spruzzi e facendo svettare poi, nel nero cielo, la sagoma stilizzata e minacciosa di una testa di drago.
Urla lontane scandivano il ritmo di grandi remi che si allungavano dallo scafo agitandosi come grandi ali scheletriche.
All’improvviso una grande onda prese forma dietro la figura della nave. Un’onda immensa e sovrannaturale guidata da una volontà spietata quanto volubile.
Tutto divenne buio per un tempo indefinito.

Le ombre ripresero lentamente vita, ma questa volta mostrarono forme strane e confuse. Aliene ma allo stesso tempo esotiche e terrene. Contorni di terre sconosciute attiravano a sé ammaliando con strani suoni e profumi. Mari più caldi e placidi bagnavano bianche spiagge quasi coccolandole con il loro ritmico moto.
Poi la visione mutò ancora accentuata da una sensazione di vuoto e sgomento.
I contorni si fecero più spigolosi e minacciosi, il dolce profumo diventò l’aspro odore di salsedine e sangue mentre il mare aumentò la sua forza tingendosi di rosso. Una luce calda e intensa cominciò a brillare, quasi bruciando la vista. Dalle sue spire sinuose emerse la figura della nave.
Là, dove prima sembrava maestosa e indomabile, ora giaceva sul fianco in una spiaggia nera e granulosa.

Alte fiamme la divoravano ghermendo avidamente le alte vele che fino a poco prima avevano imbrigliato il vento con tenacia e superbia. Sembrava una creatura delle leggende che si contorceva disperata, agitando e perdendo i lunghi remi. La polena a forma di drago si lamentava ferocemente, in un rantolo disumano capace di far raggelare il cuore.
Dietro di lei, come a contornarla, la tempesta infuriava gioiosa. Il suono di una risata riempì l’aria. Una risata fredda e crudele, compiaciuta della sua brutale vittoria.
UN BRUSCO RISVEGLIO
Si svegliò di colpo, con la testa pulsante per il dolore.
Un piccolo fuoco ardeva nel camino di pietra grezza, proiettandone la luce tremolante sulle pesanti travi del soffitto che lo sovrastavano.
Fuori dalla finestra, un vento freddo smuoveva grossi fiocchi di neve che cadevano pigramente dal cielo grigio e ancora buio. All’orizzonte una luce pallida e fredda cominciava però a farsi largo nell’oscurità, annunciando un nuovo giorno.
Una pesante porta di legno si aprì lasciando spazio a una figura curva e lenta nei suoi movimenti. Due occhi stanchi ma brillanti ancora di una vivace luce azzurra, si posarono su di lui. Occhi che dovevano aver visto molte cose ma che portavano con sé anche il peso di eventi terribili e difficili.
Una voce gracchiante ma calda e gentile riempì la stanza, spazzando via come bufera i rumori del sogno che ancora rimbombavano nella testa di Valgard.
L’anziana donna annuì controllando con le sue dita lunghe e ossute la ferita profonda sulla testa del nordico.
Il nordico annuì appena, non nascondendo una certa agitazione interiore.
continuò l’anziana donna
Lo sguardo della donna si soffermò sulla pallida luce esterna del nuovo giorno, come intenta a rievocare nella sua mente ricordi lontani ma ancora nitidi.
Valgard la contemplò attentamente, percependo il peso che quella donna portava con sé.
Poi confuso, le domandò.
L’anziana si spostò verso il piccolo fuoco, gettandone qualche ciocco per ravvivarlo. Era curva e lenta nei suoi movimenti ma ancora capace di sopportare con dignità le fatiche della vita.
Valgard ascoltò l’anziana donna pazientemente, poi lentamente le rispose.
L’anziana donna annuì con un flebile sorriso.
Gli domandò il nordico.
L’anziana donna finì di gettare gli ultimi ciocchi sul fuoco, poi con un flebile sorriso lasciò il nordico da solo a riposare, uscendo dalla stessa pesante porta di legno da cui era entrata.
Il silenzio calò nuovamente nella stanza, rotto solamente dal crepitio del fuoco rianimato dalla nuova legna che gli era stata gettata. Valgard ne osservò le fiamme. Alte e luminose, animate da nuova vita. Forse l’anziana donna aveva ragione. Proprio come quel fuoco, ora aveva la possibilità di bruciare nuovamente e di plasmare nuovamente il suo futuro.
“Dal mare arrivarono in cerca di terra da conquistare!
Sei padri il mare solcano guidando la loro gente…
Freddo e ghiaccio non temono, sangue pronti a versare
Dominatori degli elementi e con spirito ardente!”
Estratto dall’edda poetica nordica
Il cielo era nero e inquieto. Sprazzi di luce lo attraversavano violentemente, seguiti poi da un ruggito violento e minaccioso. L’aria era pervasa dall’odore di salsedine con onde agitate e impetuose che ghermivano, come informi mani, la sagoma scura e confusa di una nave.
La forma sinuosa tagliava le onde irrequiete alzando violenti spruzzi e facendo svettare poi, nel nero cielo, la sagoma stilizzata e minacciosa di una testa di drago.
Urla lontane scandivano il ritmo di grandi remi che si allungavano dallo scafo agitandosi come grandi ali scheletriche.
All’improvviso una grande onda prese forma dietro la figura della nave. Un’onda immensa e sovrannaturale guidata da una volontà spietata quanto volubile.
Tutto divenne buio per un tempo indefinito.

Le ombre ripresero lentamente vita, ma questa volta mostrarono forme strane e confuse. Aliene ma allo stesso tempo esotiche e terrene. Contorni di terre sconosciute attiravano a sé ammaliando con strani suoni e profumi. Mari più caldi e placidi bagnavano bianche spiagge quasi coccolandole con il loro ritmico moto.
Poi la visione mutò ancora accentuata da una sensazione di vuoto e sgomento.
I contorni si fecero più spigolosi e minacciosi, il dolce profumo diventò l’aspro odore di salsedine e sangue mentre il mare aumentò la sua forza tingendosi di rosso. Una luce calda e intensa cominciò a brillare, quasi bruciando la vista. Dalle sue spire sinuose emerse la figura della nave.
Là, dove prima sembrava maestosa e indomabile, ora giaceva sul fianco in una spiaggia nera e granulosa.

Alte fiamme la divoravano ghermendo avidamente le alte vele che fino a poco prima avevano imbrigliato il vento con tenacia e superbia. Sembrava una creatura delle leggende che si contorceva disperata, agitando e perdendo i lunghi remi. La polena a forma di drago si lamentava ferocemente, in un rantolo disumano capace di far raggelare il cuore.
Dietro di lei, come a contornarla, la tempesta infuriava gioiosa. Il suono di una risata riempì l’aria. Una risata fredda e crudele, compiaciuta della sua brutale vittoria.
UN BRUSCO RISVEGLIO
Si svegliò di colpo, con la testa pulsante per il dolore.
Un piccolo fuoco ardeva nel camino di pietra grezza, proiettandone la luce tremolante sulle pesanti travi del soffitto che lo sovrastavano.
Fuori dalla finestra, un vento freddo smuoveva grossi fiocchi di neve che cadevano pigramente dal cielo grigio e ancora buio. All’orizzonte una luce pallida e fredda cominciava però a farsi largo nell’oscurità, annunciando un nuovo giorno.
Una pesante porta di legno si aprì lasciando spazio a una figura curva e lenta nei suoi movimenti. Due occhi stanchi ma brillanti ancora di una vivace luce azzurra, si posarono su di lui. Occhi che dovevano aver visto molte cose ma che portavano con sé anche il peso di eventi terribili e difficili.
“Vedo che sei già sveglio…come va con la ferita alla testa? Ti fa ancora male?”
Una voce gracchiante ma calda e gentile riempì la stanza, spazzando via come bufera i rumori del sogno che ancora rimbombavano nella testa di Valgard.
“Ja vecchia… il dolore alla testa sta passando…ma la nebbia avvolge ancora i miei pensieri e ricordi. Non capisco il perché ma l’eco di strane visioni affollano la mia testa. Più mi sforzo però, e più non riesco a ricordare chi sono e da dove vengo. Ho solamente ombre confuse! Sto impazzendo!”
L’anziana donna annuì controllando con le sue dita lunghe e ossute la ferita profonda sulla testa del nordico.
“Hai preso una bella botta, e quando ti hanno portato da me eri più morto che vivo. Ma evidentemente non era ancora giunta la tua ora. Forse il Wyrd ha ancora qualcosa in serbo per te. Non dovresti sforzarti nel riacquistare la tua memoria. All’inizio non ricordavi nemmeno come ti chiamavi… Poi col tempo hai ricordato. Devi solo avere pazienza.”
Il nordico annuì appena, non nascondendo una certa agitazione interiore.
“Comunque…”
continuò l’anziana donna
“I sogni che continui a fare, forse sono legati al tuo passato. È il tuo spirito che cerca di guidarti e riplasmarti. Come questa terra ci ricorda ogni giorno.”
Lo sguardo della donna si soffermò sulla pallida luce esterna del nuovo giorno, come intenta a rievocare nella sua mente ricordi lontani ma ancora nitidi.
Valgard la contemplò attentamente, percependo il peso che quella donna portava con sé.
Poi confuso, le domandò.
“Che vuoi dire, donna?”
L’anziana si spostò verso il piccolo fuoco, gettandone qualche ciocco per ravvivarlo. Era curva e lenta nei suoi movimenti ma ancora capace di sopportare con dignità le fatiche della vita.
“Ho vissuto più di settanta inverni giovane nordico, e ognuno di loro mi ha lasciato un segno indelebile. Non solo nel corpo ma anche nello spirito. Questa terra è piena di meraviglie ma richiede un grande pezzo da pagare. Ho perso due figli nelle guerre tra nord e sud. Uno contro il Regno di Hammerheim, l’altro mentre difendeva i confini della Baronia dalle incursioni dei predoni, guidati al tempo da un condottiero di nome Rorik. Mio marito invece è morto di recente. Non voleva morire di vecchiaia nel suo letto…voleva morire in battaglia come un vero nordico! Mi lasciò l’anno scorso, contro i predoni del sud che si fanno chiamare Teschi. “
Valgard ascoltò l’anziana donna pazientemente, poi lentamente le rispose.
“Mi spiace per le tue perdite donna, ma dovresti essere fiera della tua famiglia. Hanno lottato e combattuto per questa terra, guadagnandosi così il loro posto nel Valhalla!”
L’anziana donna annuì con un flebile sorriso.
“Dici il vero giovane nordico, e questo è il prezzo che dobbiamo pagare per vivere in queste terre. Ho vissuto eventi strani e oscuri nei miei anni di vita. Stelle cadere dal cielo e capaci di distruggere intere città, il buio assoluto avvolgere tutte le terre, covo di creature mortali e fatte di ombre. Guerre, razzie e carestie e nuovi culti nascere e affermarsi. Ma sono ancora qui, anche se verso la fine dei miei giorni.
Ma tu… tu hai ancora la possibilità di lasciarti plasmare da questa terra. Il passato ci aiuta a rammentarci chi siamo, le scelte che abbiamo compiuto… Ma è il presente che deve avere la nostra attenzione. Tu hai avuto una seconda possibilità, cosa rara nelle terre dei ghiacci. Se veramente ti sta a cuore, cerca le orme che hai lasciato sulla neve…ma ricorda che il passato non torna e che devi sempre guardare avanti e vivere il presente. Forse…
Sì! Forse l’Antica Via che sta riprendendo forma qui al nord può aiutarti.”
“Antica Via? Di cosa parli?”
Gli domandò il nordico.
“Anche se è tutto ricoperto di ghiaccio, questa terra è viva e muta continuamente. Da un po’ di tempo, dopo l’ultimo Jol, eventi strani si sono susseguiti. Alcuni parlavano anche dell’imminente Godderdamerung. Le guide del clan Huathbàn ci hanno aiutato mostrando l’Antica Via. Una consapevolezza che avevamo perduto e dimenticato, ma che ci sta aiutando a comprendere meglio queste terre e le forze che le governano."
L’anziana donna finì di gettare gli ultimi ciocchi sul fuoco, poi con un flebile sorriso lasciò il nordico da solo a riposare, uscendo dalla stessa pesante porta di legno da cui era entrata.
Il silenzio calò nuovamente nella stanza, rotto solamente dal crepitio del fuoco rianimato dalla nuova legna che gli era stata gettata. Valgard ne osservò le fiamme. Alte e luminose, animate da nuova vita. Forse l’anziana donna aveva ragione. Proprio come quel fuoco, ora aveva la possibilità di bruciare nuovamente e di plasmare nuovamente il suo futuro.

"Halfdan, del Picco"
"Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
"Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"