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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Thorgad
#35328
Il tempo dello Jol era arrivato.
Helcaraxe era in festa, ad ogni angolo della città Nordici brindavano felici e spensierati.
Anche i più tradizionalisti si lasciavano andare alle bevute in compagnia degli stranieri, al grido di “ SKOLL”.
Dalla Locanda del Troll Ubriaco continuavano ad uscire Barili di birra e cinghiali fumanti.

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L’atmosfera che si era creata fra gli stranieri ed i Nordici era delle migliori e i giochi continuavano senza intoppi o troppe morti accidentali. Il popolo dei ghiacci finalmente poteva tirare un respiro di sollievo dopo l’ultimo ciclo passato, colmo di sanguinosi scontri e l’ormai guerra finita.

A metà serata, i cittadini di Helcaraxe iniziarono a marciare assieme agli ospiti verso l’Yggdrasil, intendi nel compiere il sacro rituale della Danza del Sangue. In quell’atto sanguinoso il popolo dei ghiacci si fece largo tra le fila del Clan dei teschi rossi, i Troll natii dell’isola. Uccidendoli reclamavano il loro diritto di vivere in quelle terre che i loro avi avevano conquistato anni e anni addietro. Il sangue di quelle bestie nemiche fu utilizzato per dipingere rune propizie sui volti dei presenti e degli astanti.

Una volta al cospetto del Sacro Frassino, mentre il Kunnigr officiava il rituale, il Guardiano dei ghiacci interruppe la celebrazione portando il vecchio orso ed il Rumenal ai piedi del Sacro Albero.
Un Nordico straniero stanziava lì davanti; e nell’alzare lo sguardo verso i rami nodosi tutti i presenti rimasero stupiti: era spuntato un germoglio. L’Yggdrasil stava fiorendo; un evento molto raro, che portò sul volto di tutti un sorriso. Un segno propizio per il Rumenal, ma di diverso avviso era lo straniero…

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Con tono furente Egli puntò il dito sui presenti e disse:

“ Voi stolti! E vi chiamate ancora Nordici ? “

il suo sguardo scorreva su ogni astante

“ Questa è una sciagura, ed è solo colpa vostra. Voi non avete gli occhi per vedere, voi non avete orecchie per ascoltare, L’Yggdrasil soffre e voi non ve ne accorgete. “

I gael iniziarono ad incalzare domande, curiosi ma infastiditi dalle sue parole, chiedendogli spiegazioni.

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“ Il Nord soccombe e voi organizzate feste! Voi avete dimenticato tutto quello che andava ricordato, voi siete una vergogna per le terre del Nord. “

Un gran vociferare si alzò intorno allo straniero, iniziarono a volare insulti, anche se i Gael calmi continuavano a chiedere spiegazioni.

“ Non riconoscete l’arrivo del Gotterdamerung neanche quando lo avete davanti agli occhi.
Voi non meritate quest’isola, queste terre, ma non meritate neanche la salvezza.
Peritete, come i cani che siete…”


Messo alle strette dai Vikingr, forse preso dal panico con la scogliera alla spalle, si pugnalò a morte, lasciando tutti interdetti.
Mentre intorno a lui discutevano turbati i presenti, il Guardiano dei Ghiacci contrò il corpo ed alzò un kilt; i colori ed i simboli potevano condurre solo ad un clan: il Clan Ribelle degli Huatban.

Dopo quell’evento la serata continuò senza altre sorprese, ma una volta seduti al focolare il Rumenal ed il Kunnigr iniziarono ad interrogarsi sui segni di quella sera.

Perchè L’Yggdrasil stava fiorendo proprio ora ?
Ma soprattutto perchè il Clan più antico e misterioso evocava un presagio così grave ?
Il Gotterdamerung non era un evento qualunque, un Nordico pesa bene le sue parole e quel presagio della fine del mondo non prometteva nulla di buono.
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By Thorgad
#35371
Lo Jol stava per finire, in quei giorni i Nordici avevano impiegato tutte le loro forze per erigere il fantoccio di paglia e legno da bruciare.
Un forte simbolo della tradizione che aiutava il popolo dei ghiacci a lasciarsi alle spalle le cose che volevano dimenticare permettendogli di abbracciare il nuovo ciclo senza pensieri.

L’enorme pira era pronta, tutto il popolo e gli stranieri si riunivano intorno ad essa intendi al praticare il sacro rituale, ma poco dopo l’inizio successe qualcosa di inaspettato.


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Un enorme stormo di corvi proveniente da Nord passò sopra la testa degli uomini raccolti al circolo delle pietre. Un oscuro presagio, la preoccupazione era visibile sul volto di molti.
La cerimonia continuò ma alcuni Gael al seguito di alcuni dei Vikingr si diressero verso Nord per controllare cosa aveva provocato quell’insolito stormo.

Arrivarono vicino alla piana dell’Yggdrasil e con sgomento guardarono il Clan dei Teschi Rossi scendere dalla montagna, a centinaia i troll sembravano raggrupparsi. Ma sopra la distesa di Troll, L’Yggdrasil torreggiava e quello che era un bocciolo poche sera fa ora era un magnifico fiore.
Alla vista del Sacro Frassino fiorito il gruppo d’avan scoperta tornò fra le mura intento nel curare la serenità della festa ma con un occhio verso Nord.

I giochi proseguivano ma ad un certo punto suonò l’allarme!
I Troll stavano invadendo in massa Helcaraxe, sfondando i cancelli a Nord e scendendo dalle montagne correvano all’impazzata.
Subito i Vikingr chiamarono gli altri Nordici sull’isola di Grandinverno e con stupore di alcuni come i Cavalieri dell’Alba e la ciurma del Teschio si unirono nella difesa della città.


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La situazione era tragica.
la Marea dei Teschi Rossi dilagava per la città, orde di troll inferociti correva per le strade, fino ad arrivare ai piedi della Rocca dei Ghiacci.

Helcaraxe entra entrata nel nuovo anno, un futuro bagnato dal sangue e da segni sinistri e se i Nordici volevano sopravvivere, ogni singolo uomo che fino a poca prima festeggiava, doveva impugnare un'arma e combattere per la propria vita contro quelle furie dei Teschi Rossi.
I Vikingr incitavano i Syskar a combattere, la terra era bagnata dal sangue dei caduti, le urla della guerra e delle armi che si colpivano riecheggiavano.


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L’avanzata dei Troll sembrava un'orda infinita, un fiume in piena di bestie pitturate con i loro colori rossi del clan correvano all’impazzata infrangendosi sugli scudi Nordici.
La ferocia della battaglia rievocava le gesta degli antichi Clan, quando Helcaraxe fu conquistata. Ma quella sera la cruenta battaglia si teneva nella parte opposta dell’isola.
I Nordici lentamente avanzavano verso i cancelli Nord, respingendo a fatica e con ingenti perdite l’invasione dei Teschi Rossi.


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Una dei battibista fece arrivare voce di un Enorme essere dentro l’Arena urlava contro i Troll dando quelli che nello loro lingua sembravano comandi.
Con Estrema fatica i difensori della città si fecero largo sino all’Arena dove torreggiava quello che sembrava il loro Capo Clan, un abominio enorme, mai visto prima d’ora.
Le sue fattezze potevano fare impallidire il più valoroso dei Nordici, ma uniti al grido di battaglia dei Vikingr il popolo di Helcaraxe attaccò la bestia.


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Le sue enormi braccia colpivano duramente i Syskar, e quando i suoi colpi battevano sul terreno o sulla montagna provocano frane e terremoti.
la montagna cadeva intorno a loro, bloccando il passaggio per uscire dall’arena.
I Difensori della città erano bloccati all’interno dell’Arena, quella notte solamente una delle due fazioni sarebbe uscita viva da quel luogo.
Nel mentre altri Troll scendevano dalla montagna in soccorso del loro capo.


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Uno scontro Titanico e sanguinoso, ma alla fine i Nordici riuscirono a uccidere l’enorme Troll, prendendo il suo teschio in segno di Vittoria.
Ma una volta usciti dalle macerie dell’Arena, lo spettacolo davanti a loro era di desolazione.
Le grida della battaglia erano scemate, solo il vento ululava freddo ed anche se la città era salva, il silenzio regnava.
Un oscura e fredda morsa ghermiva i cuori dei Nordici, di fronte alla vista della loro città desolata.


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By Thorgad
#35533
Erano passati alcuni giorni dall'attacco del Clan dei teschi rossi, Helcaraxe lentamente si stava riprendendo. Le mura sfondate erano state ricostruite, le case riparate, tutta sembrava tornare alla normalità.

Ma certe voci stavano inziando a farsi più frequenti fra il popolo, rumori di desolazione.

Fra gli apripista dell'Avanguardia Vikingr iniziavano a susseguirsi strani rapporti, ogni rapporto si concludeva nella stessa sinistra maniera.
Il Nord dell'isola era completamente deserto, dalla Notte dello Jol ogni forma di vita aveva abbandonato le monatagne e le piane vicino l'Yggdrasil.

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Questa infausta notizia dilagò fra le genti ed anche i Saggi Gael confermarono lo stesso preoccupante fatto.
Senza nessuna motivazione apparente ogni bestia che viveva a Nord dell'isola era scomparsa nel nulla.

La mente del Kunnigr era turbata più che mai, seduto di fronte al fuoco di Kaek Valdar ripensava agli accaduti...

*Il Nordico Huatban gridava al Gotterdamerung...perchè ?
L'Yggdrasil fiorito, presagio di sventura..*


Scuotè il capo ravvivando la fiamma con un ciocco di legno

*Lo stormo infausto di corvi, l'attacco dei Troll ed ora la desolazione, non può susseguirsi tutto casualmente i segni sono chiari ma non riesco ancora a collegarli*

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Fissò il fuoco impietrito dai suoi pensieri.
Doveva chiedere aiuto alle Rune che gli avrebbero svelato il futuro, ma aveva paura.
Paura che la fine dei tempi fosse arrivata veramente e che l'occasione dei propri syskar di dimostrare il proprio valore fosse persa.
La paura lo ghermiva, il vecchio orso non voleva fare domande di cui non voleva sapere la risposta.
Ma per il bene di Helcaraxe le risposte andavano cercate.
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By raya
#35624
Ruggine oramai aveva smesso di sentirsi legata all'Isola e aveva intrapreso la sua nuova vita fra le nevi di Helcaraxe.
Imparava sempre più dalla cultura Nordica ed era entusiasta per lo giungere dello Jol, una ventata di spensieratezza fra barili di birra e mangiate, dove il popolo delle nevi diveniva più tollerante verso gli stranieri. Infatti Ruggine aveva solo un rammarico della via intrapresa, sarebbe stato difficile in tempi meno sereni dover dimenticare amicizie e conoscenze per decisioni politiche o di sorta, ma le restava pure sempre la Banca dei Mercanti che le permetteva di evadere dall'austerità dei ghiacci.

Durante la prima sera Ruggine preparò una canzone tutta nuova, cercando di meritarsi il titolo di Skald, incitando i Syskar nella battaglia contro i Troll nativi dell'isola, così da rammentare a tutti il diritto che avevano ormai su quelle terre, la "Danza del sangue".


***************************
Stanotte mi divertirò sul serio
mi sento viva e capovolgerò il mondo,
e fluttuando qui intorno in estasi
quindi non fermarmi ora, non fermarmi
perché mi sto divertendo, mi sto divertendo

Sono una stella cadente che attraversa il cielo
come un orso che sfida le leggi di gravità
sono un cavallo da corsa che va verso l'Yggdrasil
vado, vado, vado, vado

Niente mi può fermare!

Brucio nel cielo come una torcia
viaggio alla velocità della luce
farò di te un grande guerriero

Non fermarmi ora!
non fermarti ora!
se vuoi combattere devi solo chiamarmi
non fermarmi ora!
non fermarti ora !
non mi voglio assolutamente fermare!

Si, sono come un'aquila che ha come direzione Nut
sono una valanga fuori controllo
sono una come una granata che sta per
oh oh oh esplodere

Brucio nel cielo come una torcia
viaggio alla velocità della luce
farò di te una grande guerriera

non fermarmi, non fermarmi
non fermarti ehi ehi ehi
non fermarmi, non fermarti

Brucio nel cielo come una torcia
viaggio alla velocità della luce
farò di voi dei grandi guerrieri!


Non fermarmi ora, mi sto divertendo così tanto
mi sto divertendo un mondo,
non fermarmi ora
se vuoi divertirti
devi solo chiamarmi
non fermarmi ora
non fermarti ora
non mi voglio assolutamente fermare
***************************


Dopo questo furono chiamati a partecipare anche gli stranieri. Con il sangue dei troll si disegnarono rune sui volti di tutti.

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I festeggiamenti e i riti, non richiedevano altro sangue, eppure vi fu il suicidio di un ribelle Huatban proprio vicino all'Yggdrasil. Evento assai bizzarro che porto domande e dubbi, dato che era legato alla nascita di un germoglio sul Sacro albero e alla profetizzazione del suicida dell'arrivo del Gotterdamerung.

La festa concluse la sera ma i dubbi di facevano avanti nei Nordici e nei Gael, si dovevano trovare risposte e lei data la sua natura curiosa non sarebbe stata in disparte, anzi pensava gia alla biblioteca di Claus e ai suoi contatti anche al di fuori del nord, seppur con orecchie a punta.

Lo Jol continuava e ci si approntava alla purificazione della mente e dello spirito, bruciando un enorme fantoccio di paglia e legna, simbolo di tradizione assai suggestivo per gli stranieri e pieno di significato per i Nordici.

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Ma anche in questa sera i presagi non erano affatto lieti, stormi di corvi provenivano da Nord, e mentre il fuoco del falò trasformava neve e ghiaccio in acqua ai piedi del fantoccio, Ruggine non potè che tornare con la mente alla lettura delle rune da parte del Kunningr:"Quando fuoco e acqua si incroceranno ci saranno dei cambiamenti nella tua vita e quello che ti circonda". Oramai era parte di quel popolo, se ne sentiva fiera appartenente, ma iniziava a pensare che quei cambiamenti avrebbero potuto incidere parecchio anche sul Nord tutto.
Proprio mentre era persa in questi pensieri centinaia di Troll si abbattevano con furia sui cancelli cittadini, costringendo ogni Syskar che fosse in grado ad impugnare un'arma per proteggere Helcaraxe. Ruggine nella foga della battagia, scoccando frecce in numero abnorme, mirando agli occhi delle Immonde creature, il suo manto era intriso a tal punto del sangue dei troll che era divenuto Rosso, infatti quella sera per lei fu anche l'ottener il diritto di divenire Uden a tutti gli effetti, cosa che sarebbe stata ufficializzata dopo pochi giorni.

L'esercito dei Troll era sterminato e un enorme esemplare li capeggiava più a nord, finchè non si decise di porre fine ai versi che impartivano ordini recidendogli la gola in una battaglia che potremmo definire epica. Lo scontro volse in favore del Fiero popolo, ma a che prezzo, la città era inondata di cadaveri e sangue e la conta dei feriti era interminabile.

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Il Germoglio del Sacro Albero era intanto fiorito e nella valle ai piedi dell'altura non v'era più alcuna forma di vita.

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Non perse tempo e il giorno segunente si recò ad una baita dei druidi, con la speranza che sarebbe passato uno di loro.
Si trovò di li a poco Haramiel, quale persona migliore per capire qualcosa riguardo le fioriture dei grandi frassini.

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La stessa sera, con i Syskar si recarono nella biblioteca di Claus.
Trovarono ben cinque tomi che parlavano ognuna di una profezia sul Gotterdamerung. Claus li fece leggere tutti e cinque a Ruggine traendo insieme a Thorkin e Thorgun delle interpretazioni su ogniuna di essa, molte cose erano già accudute. Bisognava parlarne al Consiglio dei Ghiacci e sentire cosa ne pensavano anche gli altri syskar.

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Ma le ricerche non finirono lì, avvisò il Kunningr e il Rumenal di quello che avevano trovato e si recò nel Doriath in cerca di altre risposte, da lì ebbe modo di parlare con il Custode dei Sussurri Fhyldren nella biblioteca di Rotiniel e alcune cose degli eventi passati nel continente elfico e con la fioritura del Tulip, coincidevano con alcuni degli eventi accaduti anche ad Helcaraxe.

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Così tornò nuovamente sull'isola e informò i Syskar di ciò che aveva avuto modo di scoprire.
Gli eventi si susseguivano, fiore, troll che scappano, uno del clan ribelle che si suicida, c'era solo una cosa da fare...
Andare a parlare con il clan Huatban poichè nei giorni seguenti, furono ritrovate di orme nella neve, provenienti da est che si dirigevano verso l'Yggdrasil, magari sarebbero potute essere proprio le loro.


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By Nemiel
#36203
In una terra dove non esistono più convinzioni come si potrà sopravvivere?

Mi svegliai sotto un velo di brina. Sollevai il braccio verso Nord e assottigliai lo sguardo per scorgere qualcosa oltre frontiera ma nulla vidi se non la mia amata isola. Come di consueto mi alzai, attento a non far rumore per non svegliare i cavalli. Le ossa doloranti in quell'atmosfera fredda con ancora i piedi doloranti ed intorpiditi. Guardai verso il cielo ed il sole sembrava una pietra spenta e falsa come il suo calore, ormai un ricordo nelle Stridenti.

M'incamminai per mille piedi almeno, circondato da terreni spogli, brulli, congelati e avvolti dal ghiaccio. Mi percossi un istante ma l'infinità distesa donava solo monotonia e distruzione.

Non vidi pietra ne abitazioni, non vidi civiltà ne grandi costruzioni. Sparuti branchi di persone vagabondavano con sguardi spenti, seguiti solo dalle molteplici battaglie avvenute, alla ricerca di qualcuno o qualcosa che per decenni sostennero.

Cos'è poi l'uomo se non l'armatura di carne di un'idea ?!

D'un tratto il cielo s'aprì, numerosi corvi migrarono verso sud, messaggeri di eventi. Il cielo s'animò e cominciò ad avvinghiarsi su se stesso; centinaia di tonalità di colori si unirono accoppiando stupore, paura, rabbia e felicità in un enorme vortice ed i più impavidi, infervorati dalla nostalgia, fissarono il vortice bussando arma su scudo come in un rituale.

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La terra cominciò a tremare, le montagne chiusero il mondo ai non scelti trasformando lo scenario in un' enorme arena. I lamenti degli individosi animavano lo spettacolo.
Dal grande vortice si scorse qualcosa, un'ombra incupì le nostre teste, alzammo gli occhi e...


*Splasht!!*

<... Valdar! Svegliati! O vuoi farmi scappare tutti i cavalli!? ...>


Odherir, turbato, non perse attimi e s'appropinquò a passi pesanti verso la piazza :

<...Kunnigr,offriamo un sacrificio agli Dèi, a quelli in cui abbiamo sempre creduto. ...>
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By Thorgun
#36233
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Ho ancora il volto sporco di sangue e mi ripulisco dai residui di una cruenta battaglia mentre rifletto sugli eventi che si sono susseguiti in questo mese. Guardo il mio volto riflesso nell'acqua che vermiglia fa da sfondo all'uomo che sono diventato. Thorgun, figlio di Nanuk, Guardiano del nord; i miei passi vanno dritti sulla via che il fato ha già segnato per me.

Dal mio ritorno alla libertà ho respirato a pieni polmoni i mutamenti del mondo che mi circonda: ciò che era ora non è più; vecchie certezze, antiche amicizie... tutto muta come le maree mosse da differenti venti.

Alzo lo sguardo e guardo il popolo che mi circonda. Ricuciono le ferite e ancora una volta sono pronti a rialzarsi per affrontare una dura giornata. Per noi su quest’isola nulla è semplice, anche il solo coltivare la terra fa i conti con il rigido e inospitale clima.

La nostra forza è la resistenza, forgiata da un’innata tenacia che ci spinge a reagire anche quando tutto ci collassa addosso, anche quando siamo consci che la forza del nemico ci supera di ben dieci volte. Guardiamo sprezzanti il futuro sapendo che il nostro destino si compie lì dove altri scapperebbero senza nemmeno tentar l'atto eroico, anche solo per dimostrare agli dei del nord che noi, nella vittoria o nella sconfitta, saremo lì a combattere.

Ed è seguendo questa strada fatta di privazione ed eroico spirito che noi camminiamo unisono verso gli eventi che nuovamente ci stanno travolgendo.
Per anni sono state tramandate dagli anziani ai giovani le saghe e le leggende legate ai nostri Dei, ai nostri eroi. Tutte confluiscono nel racconto della battaglia delle battaglie, il momento in cui tutto tornerà all'origine ed in un sacro turbinio di asce, spade e martelli verremo chiamati a compiere l'ultimo atto della nostra esistenza.

In queste leggende il tutto viene preannunciato da un avvenimento. Quello che sta ora manifestandosi: il grande frassino bianco, il sacro Yggdrasil, germoglia sotto i nostri occhi e, come corno d’allerta, i suoi rami danno vita ai suoi frutti.

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Tutto ebbe inizio con lo Jol. Una strana coincidenza, quasi come se il fato volesse prendersi gioco di noi. La festa che sancisce la fine di un ciclo e l'inizio di uno nuovo, fa da preludio a quello che sarà il tempo dove tutto avrà fine per dare vita forse ad un nuovo inizio.

Tra giochi e feste, tra brindisi e canti, l'ondata rossa giunse da nord. Una forza ferale sospinta da una strana furia che li spingeva ad avanzare ad ogni costo. Il popolo rispose unisono, gli scudi si issarono a difesa della propria casa, gli eroi imbracciarono le armi e gli amici, nel rispetto delle nostre tradizioni, combatterono per una sera con le nostre stesse usanze.

Da quella sera anche l'ultimo dei suver presente in quella platea fatta di sangue e coraggio, poteva raccontare al prossimo:'' io ho combattuto come un nordico tra i nordici''.

Le orde ferali non cessavano l'avanzata ma l'eroismo e la strategia vinsero sulla brutale carica. La città fu tratta in salvo. I caduti si contarono tra una fazione e l'altra, ma le mura avevano retto.

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Da quel giorno una serie di eventi sconvolsero l'intero popolo del nord.
I vari clan ribelli in segreto fecero capolino verso l'antico albero, cercando di percepirne i segni per potersi preparare al meglio a ciò che sarebbe successo.
A Helcaraxe ci riunimmo in concilio e prendemmo la decisione di non vagare nell'ombra, interrogammo una prigioniera Huatban in custodia ai Valdar nella cittadella dei Toskr. In ella riponevamo la speranza di comprendere l'antico e mistico che da sempre ha avvolto la nomea di quel clan.

Durante l’incontro la donna ci guardava sprezzante, giocava con la nostra mente, lei sapeva qualcosa che noi non conoscevamo e divertita ci vedeva andare alla deriva di quegli eventi. Ci accusava di essere succubi dell'influenza dei popoli del sud e che con ignoranza avevamo messo da parte la nostra vera essenza. Ci additava come folli nell' affidarci al potere divino dei suver e che non avremmo sorretto alla furia del nord se non avessimo aperto gli occhi.

Mentre quelle parole vennero recepite come maledizioni dalle nostre orecchie, da nord giunsero tamburi di guerra. Tamburi che la Kunningr Huataban accolse come una dolce cantilena e reagì con giubilio.

Le parole furono spezzate da una pioggia di frecce, i guerrieri imbracciarono le armi, la battaglia prese a pugni la ragione e le nostre speranze avevano come difesa i nostri scudi sorretti da forti braccia e coraggiosi cuori.

L'avanzata del nemico fu poderosa. Un ondata riuscì a sfondare quel tanto per creare un corridoio che gli permise di portare via la prigioniera; un corridoio costato molte vite di Huatban.
Nella foga del conflitto ai syskar addestrati bastarono poche semplici parole per comprendere cosa fare. Venne formata una linea di guerrieri pronti a battersi fino all'ultimo respiro, pronti a essere il muro fatto di carne e coraggio al servizio di Kaek.
Tutti rispondevano come un unico scudo, un unico maglio; i meno esperti in strategia cercarono di dare il loro meglio dando da supporto, combattendo con cuore e furia nordica; tutti fecero la loro parte.

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Il nemico era ostinato, non gli bastava liberare la loro syskar, ambivano ad un bottino più grande, la cittadella!

Raccolsi la lucidità mentale che mi restava, guardai il Kunningr, che indomito dava supporto a chi fronteggiava faccia a faccia il nemico. Guardai Dulbur, il cantaguerra, che rinvigoriva gli animi dettando il ritmo della battaglia. Guardai sorridente Leonard il suver divenuto nordico, il nordico divenuto Vargos, che inamovibile faceva da muro per la grandezza del nord...

Il mio sguardo poi si volse all'avanzata Huataban che come un lupi affamati di vendetta e ingordigia spingevano mentre i loro comandanti pregustavano una vittoria imminente.
Guardai gli astri, era una buona notte per ricongiungermi a mio padre.
Spronai il cavallo e percorsi il lato sinistro della cinta muraria percorrendo il portico fino a giungere a ridosso delle porte di metallo. Caricai con tutta la forza che avevo in corpo il fianco della formazione nemica, distratta nel fronteggiare il muro di scudi sorretto dai miei Syskar; iniziai a sferrare un turbinio di colpi che macellarono l'orda nemica sia nelle carni che nell'animo.

Lì fu lampante: i venti e le sorti della battaglia iniziarono a cambiare. L'avanzata Huataban vacillò e pian piano, con forza e vigore i guerrieri del nord inziarono ad acquistare terreno, mentre il nemico, che prima avanzava compatto, iniziò a sfaldarsi fino a chiamare la ritirata.

Ma per un orso ferito non esiste pietà, quello che è stato iniziato non si rimanda. Helcaraxe partì con la contro carica e tutti i feriti in rotta furono trucidati.

Uno dei loro comandati cercò di scappare verso nord. Nessuno lo vide....tranne il Vargos. Il nostro eroico uru a testa bassa diede la caccia alla sua preda percorrendo le gole rocciose che portano verso la piana dei trichechi e alle porte della distesa di neve lo braccò. I combattenti diedero vita ad una danza epica, essi si affrontarono con furia e maestria dando sfoggio di uno spettacolo unico nel suo genere. Il fragore dei colpi fece poi giungere nella radura gli altri nordici. L'orso Huatban ,ormai piegato dalla forza del vargos, cercò come una bestia in preda al terrore di attaccare gli altri syskar che lo circondarono. A quel punto una selva di colpi misero fine alla sua vita, il guerriero espirò sotto una poderasa zampata del grizzly di Bartas che recise la testa portandola come trofeo al suo padrone.

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Il popolo si radunò compatto nella piana dei trichechi, mentre a sud tra i fiordi si potevano scorgere le drakkar degli Huataban in fuga. Una di queste portava a bordo la Kunningr prigioniera.

Le domande erano ancora troppe e non potevamo permettere che la fonte del sapere ci sfuggisse senza aver svelato alcuni enigmi.

Gli arcieri incoccarono frecce dalla punta infuocata e puntarono verso le vele delle imbarcazioni nemiche cosi da rallentarne la fuga. Fu in quel frangente che la donna del Clan Huataban tornò a parlare con gli uomini di Helcaraxe. Dalle sue labbra uscirono anatemi di sciagura, in quanto la vera divinità del nord, il grande Yggr avrebbe concesso ai veri nordici la forza per sopravvivere e dominare tra le terre dei ghiacci, mentre per noi piccoli orsi condizionati dalle terre del sud il fato e il Gotthendamerung ci avrebbero condotti alla fine della nostra esistenza.

Nel mentre la donna emetteva la sentenza, i guerrieri Huataban spensero i fuochi che avevano fatto presa sulle vele per poi prendere il largo e sparire nel buio della notte.
Le parole della donna scossero gli animi dei presenti che si raccolsero nella cittadella dei Toskr per trovare delle risposte in quell'enigma troppo difficile o troppo doloroso da sbrogliare e digerire.
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By Barone
#36274
Libri, libri, collegamenti, doveva trovare assolutamente qualche legame tra le profezie e gli altri tomi sulle divinità. Gli scaffali delle biblioteca erano contrassegnati per seguire un unico sentiero.

La candela allungava le ombre tremolanti sul muro in contrasto con la lanterna che irradiava una luce bluastra, quasi sinistra.

Troppi perché senza risposta, ma sapeva che la soluzione in qualche modo risiedeva negli Alberi Sacri. Lo aveva sperimentato sulla propria pelle in passato, erano portali verso mondi diversi, governati da energie divine.
Gli Dei del regno elfico collegati al Tulip.
Gli Dei del regno umano con le loro differenze e contrasti trovavano nutrimento nelle terre selvagge, rimasto ancora un luogo poco contaminato dall’uomo.
Il Sud e le sue emanazioni permeato dal Flux di boschi millenari.
In tutti questi luoghi le Divinità erano forti e presenti. La loro unicità si percepiva concretamente nei luoghi e nei loro rappresentanti umani.
In tutta Ardania tranne che al Nord.

Metteva le certezze in balia delle onde osservando le strane traiettorie nella mente:
L’Yggdrasill era stato davvero creato da Aengus come suggerivano le leggende?
Lo stesso Aengus del regno umano in cosa differiva da quello Nordico? E la stessa Danu?
Perché Oghmar il Dio della conoscenza era stato banito? Cosa dovevamo dimenticare?
I nordici di Helcaraxe non venivano forse dal continente? E perché i clan preesistenti che abitavano isole adoravano divinità differenti e misteriose?
A breve ci sarebbe stata la cerimonia per ingraziarsi gli Dei di sempre. Serviva davvero una conferma al popolo del Nord?


Un ultimo grido disperato, come la riprova concreta di avere gli Dei dalla nostra parte.
Se fossero stati solo un tramite, traghettatori verso la piena coscienza, attenti e severi censori delle nostre azioni meritevoli di rispetto?
Non vacillava la fede, bensì si rafforzava la consapevolezza che non era l’uomo a scegliere ma che Essi avrebbero scelto per Noi.
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By Barone
#36487
Ciò che è stato cesserà di essere e giungerà il tempo in cui il pozzo di Urde,
nel regno di Oghadin, si colmerà dei pensieri dei folli e finirà per traboccare

Il potere insito in questi pensieri prenderà forma e dal pozzo emergerà una creatura mostruosa.
Un verme senza nome che inizierà a cibarsi dei mondi di sotto liberando le anime perdute di Oghdain e quelle senza onore che fuggiranno dalle lande grigie di Vashneir.
Hejidam per primo interverrà, ferendo ma non uccidendo il verme, rimanendo ferito a sua volta.

Il sangue di Hejidam bagnando le radici dell’Yggrdrasill creerà un nuovo germoglio non portatore di vita come quello che lo generò, bensì portatore di morte ,
il quale marcendo dall’interno porterà l’ Yggdrasill ad appassire ed infine a morire.

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By Barone
#36556
L' ANTICA VIA

All inizio dei tempi non vi era nulla di quanto possiamo vedere oggi intorno a noi.
Un immenso ovunque si spalancava un immenso abisso, un baratro infinito vuoto ed oscuro.
Esso era il Ginnungagap.

Ma ecco che nel nulla si fece volontà Yggr, signore del tutto.
Per ere Yggr rimase a contemplare il nulla oltre se stesso che era il Ginnungagap, ed infine la sua volontà si fece materia.

Creò quindi un luogo di terra e fuoco che chiamò Aengin, dove dar forma ai suoi pensieri e dove si dice che la forge siano sempre accese.

Creò un luogo di acqua e ghiaccio, chiamato Danhaim, dove i venti sferzano gli oceani e dove immergere le sue creazioni affinchè vi entrasse la vita.

Decise poi di creare un altro luogo in cui riporre tutta la vita che aveva generato, per cui creò un mondo selvaggio chiamato Altheid, dove la vita potesse crescere rigogliosa e che fosse esso stesso portatore di vita.
Tuttavia, poichè non tutto ciò che aveva creato era giusto e in armonia con il resto, creò un luogo di declino e sofferenza che chiamò Awaider.

Infine, nella sua imponenza, Ygrr volle creare un luogo detto Ardahin su cui piantare il seme della sua più maestosa creazione, il grande Albero a cui diede il nome di Yggdrasil.
Nel seme introdusse parte della sua energia vitale facendolo sbocciare e la gemma si fece ramo, fusto ed infine foglia.
Fu allora che Yggr comprese che la sua creazione più perfetta non poteva esistere senza di Lui-
La strinse quindi in un abbracciandole interamente la propria essenza e da quel momento iniziò ad esistere il tempo.

L'albero crebbe a dismisura e le sue radici attraversarono Ardahin propagandosi nel vuoto.
I suoi rami si innalzarono verso i cieli raggiungendo gli altri regni dapprima creati.
Ciò che Yggr aveva avvolto nel suo abbraccio ora avvolgeva Lui.
Il Grande Frassino lo circondava e tratteneva costringendolo ad una meravigliosa ma indissolubile unione.
Questo significa Yggdrasill: " custode di Yggr".
Dall' interno dell' Yggdrasill, Yggr decise di riporre su Ardahin le creazioni che riteneva degne e che si erano distinte nei mondi da Lui creati.

Arrivarono ad esempio gli Alvar da Altheid e i Dverg da Aengin.
I primi erano creature esili che appresero come rubare l'energia vitale dell' Yggdrasil per imporsi sul mondo appena creato, dando luce alla prima forma di magia.

I Dverg, al contrario, si mostrarono saggi ed onorevoli, portando con se la conoscenza della forgiae della metallurgia.

Come ultima creazione, Ygrr plasmò i Mann, detti uomini, che iniziarono a popolare le diverse regioni di Ardahin.
Quelli che si spinsero a sud si avvicinarono agli Alvared impararono da essi la magia. Attraverso essa iniziarono ad usare impropriamente le energie dell' Yggdrasil indebolendolo alle radici e consumandolo dall'interno.
Altri Mann si rifugiarono invece nelle terre del nord avvicinandosi ai Dverge apprendendo da loro l'arte della forgia e della guerra.

Furono questi ultimi a vedere per primi la maestosità dell' Yggdrasil iniziando da subito a venerarlo ed inconsapevolmente a venerare Ygrr di rimando.
L' eterno Ygrr che tutto aveva visto e tutto aveva creato, per la prima volta si commosse e la sua commozione scese su Ardahin come neve, la quale andò ad imbiancare le terre degli uomini che considerava ormai prediletti per rinforzarne lo spirito e fortificarne le tempra.

Il tempo scorreva e le generazioni si susseguivano ma la morte non era contemplata.

Accadde così che bugie, sospetti e rancore crebbero e si diffusero. I popoli scesero allora in guerra, chi con l'acciaio e chi con la magia.

Nel cosmo di Yggr non esisteva la morte, ed egli diede quindi forma ad altri quattro mondi, i mondi della oltre vita.

Nelle regioni più remote del Ginnungagap, celati nell' oscurità delle radici del frassino, pose Oghdain e Vashneir.
Il primo venne creato per custodire i ricordi dei defunti affinchè tale sapere non venisse dissipato nel tempo.

Chi spirava nel sonno o indebolito dalla malattia giungeva qui rimanendovi prigioniero.
Così come chi con la magia tentava follemente di poter attingere al sapere custodito finiva per perdere la propria mente in quel luogo di follia, mentre il corpo restava a vagare negli altri regni.

Vashneir fu destinato agli animi empi, ai defunti disonorevoli, a coloro che in vita non si erano mostrati meritevoli di un' oltre vita tra i giusti.

Yggr avvolse questo mondo da una fitta nebbia per celarne la vista agli altri regni e per imprigionarvi chi ad esso veniva destinato.
Altri due regni vennero posti in cima al frassino, sui rami più alti, dove splendonole gemme che crescono tra le fronde e che i Mann chiamano astri.

Essi erano Cromdhail e Valhalla.

A regno di Cromdahil volle affidare la memoria di coloro che avevano vissuto nel giusto.
Yggr creò un mondo di pace in cui fossero accolti i defunti che in vita erano stati dei fulgidi esempi per i propri simili. Coloro i quali si erano distinti per valori inattaccabili, così che quel luogo risplendesse della loro magnificenza.

Infine Ygrr decise di premiare l'operosità e la capacità degli abitanti dei nove regni. Nella sua grandezza creò il Valhalla, un enorme palazzo dalle mille sale dorate, dove portare chi in vita aveva brillato per le proprie capacità produttive e combattive.
Esso ospitava i grandi guerrieri e artigiani, che vennero premiati da Yggr, con il privilegio di proseguire per l'eternità nell'attività che li aveva distinti in vita, fino a che il Gotterdrammerung non fosse sopraggiunto.

Terminata la creazione dei nove regni, Yggr osservò il cosmo da Lui creato ammirandone la sua colonna portante, sua più magnifica creazione ed al tempo stesso inseparabile completamento.
L' Yggdrasill univa tutti i mondi con i suoi rami e le sue radici.

Fu in quel momento che Yggr si accorse questi passaggi tra i regni erano incustoditi cosi chè su Ardhain convergevano le energie provenienti da tutti i luoghi, nutrendo il frassino ma portando di sovente con se le creature ad essi appartenenti.

Decise quindi di partire nuovamente dalla sua più grande creazione e con una goccia di sangue bagnò le grandi radici dell' Yggdrasil ed improvvisamente esso fiorì, producendo un fiore come ma ne erano sbocciati nell' intero cosmo da quando esso era solo Ginnungagap e come non sarebbero mai sbocciati fino al Gotterdammerung.

Dal fiore ebbe vita Hejldam, il quale fu incaricato di vegliare sulle porte tra i mondi ed ad egli fu dato il dono di controllare le energie di Ardhaim conosciute ai Mann con il termine di Flux e con esse il potere di trascendere il tempo e lo spazio, così da essere in ogni momento ed in ogni dove.


IL VECCHIO SI SVEGLIO' DI SOPRASSALTO. AVEVA ANCORA LA BOCCA IMPASTATA DALLA RADICE MARCIA.
SUDAVA NONOSTANTE LE RIGIDE TEMPERATURE.

OGNI SINGOLA PAROLA DELLA DONNA SI ERA IMPRESSA COME UN MARCHIO INDELEBILE NELLA SUA MENTE...NON MANCAVA CHE PERCORRERE LA VIA.
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By Thorgad
#36558
“ Nordici di Helcaraxe se finora avete temuto, temerete ancora di più.
Ogni invocazione che farete ad Aengus, vi avvicinerà di più alla sconfitta.
Ogni preghiera che dedicherete a Danu, vi allontanerà dalla verità. “


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le pesanti parole della Kunnigr Huatban rimbobavano nella testa come echi profondi e distorti.
Ma le offerte dovevano essere poste, scuotendo il capo cercò di scrollarsi di dosso gli oscuri pensieri, unendosi ai propri Syskar posizionava i doni.
Alte pile di armi strappate ai corpi di avversari caduti si ergevano sotto i piedi del Sacro Frassino. Ogni sorta di scaglia risplendeva sotto la luce di Nut, da quelli degli enormi e maestosi Draghi fino alle bestie abissali serpentine. Altri oggetti di varie genere si accumulavano formando una sorta di piccola montagna lucente.
Una lunga fila di purosangue portati dai cacciatori, lenta scendeva nella piana, maestose, tutte potenziali Slepnir, creature degne degli Dei.
Le fiamme della forgia si riflettevano sugli oggetti luccicanti, i Cavalli nitrivano inconsapevoli, tutto sembrava pronto.

I canti e le lodi di alzarono al ritmo dei tamburi. Il popolo di Helcaraxe si raccoglieva in una litania profonda. I nomi degli Dei venivano invocati a gran voce.
Tutti uniti ai piedi dell’Yggdrasil si stringevano in grida aspettando un segno.
Mentre la litania proseguiva i purosangue venivano sacrificati, il loro sangue si sparse per la piana e su tutte le offerte, inizia poi a dipingere le Rune sul corpo dei fratelli rafforzando la loro volontà e la loro devozione.

Il vento cambiò di colpo ed una gelida folata spense tutte le fiamme e la forgia stessa.
Stupiti i Nordici si guardarono increduli ma poi alzarono lo sguardo verso L’alto.
la fenditura creatasi qualche giorno prima collegata ai due fiori dell’Yggdrasil iniziava a mutare.
Tutti percecipavano una concentrazione di energia pulsante, il Portale si stava allargando
emanando scariche elettrostatiche, qualcosa di incredibile stava accadendo.
Tutti i Nordici urlavano di gioia convinti che gli Dei stessero rispondendo alle loro preghiere.

Un enorme ombra si fece largo attraverso il portale, con occhi di fuoco si erse davanti ai Nordici facendoli sembrare minuscoli e li fissò con sguardo silente.

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Un brusio si alzava fra la folla, quasi tutti i Nordici gioivano esaltati alla comparsa delle figura, alcuni credevano che Aengus in persona si fosse palesato, mostrando a tutti la sua forma incandescente.
Altri rimasero increduli per quanto successo, bloccati dagli eventi come se fossero stati ghiacciati.
Infine in maniera molto minore un manipolo di Syskar aveva sguainato le armi, pronti a combattere per ogni evenienza.

Dopo alcuni interminabili momenti, all’esternazione di grazia verso Aengus il portale si fece più largo ed un'altra figura simile alla prima si palesò e poi ne seguì un altra ma sembrava fatta di ghiaccio e molte altre ancora seguirono.

Nell'incredulità generale, i giganti di ghiaccio e fuoco, scesero verso la piana.
I piedi dei Syskar iniziarono a ghiacciare e ad appesantirsi rallentando i movimenti e tra lo sgomento generale quando alzarono lo sguardo al cielo si accorsero che una pioggia di fuoco gli stava per colpire.

Un lenta e inesorabile avanzata, i Giganti erano inarrestabili, ghiaccio e fuoco era sceso sul popolo di Helcaraxe portando morte e distruzione.
Gli Dei ci avevano abbandonati il Gotterdaremung era iniziato...

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By Thorgad
#36912
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Costretti dall'inarrestabile avanzata dei Giganti, il popolo Nordico lasciò la piana dell’Yggdrasil consapevole della grande minaccia che incombeva su di loro, erano costretti a ripiegare.
Nella discesa verso casa incontrarono un Ribelle del Clan Huatban.

Veniva in pace e con sincere intenzioni. Il suo Clan era a conoscenza di quello che stava accadendo e lui faceva parte di una schiera all'interno del suo Clan che pensavano che Helcaraxe dovesse conoscere l’Antica via.
Perchè solo con quella conoscenza ormai perduta di cui solo loro rimanevano i custodi, potevano avere una possibilità di combattere quella minaccia.
Il timore dei Giganti dilagava anche nell’isola di Grandinverno, tutti gli Huatban erano consapevoli che quando Helcaraxe fosse caduta, loro era i prossimi all’annientamento.

Confermò ai presenti quanto già si conosceva in parte a Helcarae.
L’Yggdrasil da noi conosciuto era solo una parte della sua immensa forma, il Sacro Frassino sorregge altri mondi lontani da Ardania.

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I Giganti provenivano dai mondi di Aengin e Danhaim ed in qualche modo le porte erano state aperte.
Gli eventi che avevano colpito le terre del Nord, le guerre, la Fiamma Bianca e le altre manipolazioni avevano sconvolto quell’Equilibrio flebile squarciando le porte fra i mondi.

Pregando Danu ed Aengus avevano i Nordici avevano chiamato l’attenzione dei giganti, la loro cieca fede era stata causa della loro disgrazia nonostante gli enigmatici avvertimenti della Kunnigr Huatban a Kaek Valdar.

Il Ribelle rimase a parlare anche qualche momento con loro, spiegando il Gotterdamerung secondo l’antica via ed infine invitò i Nordici a incontrare a tempo debito il Clan Ribelle.

Una volta tornati a Helcaraxe il Concilio dei ghiacci impose una tregua nei confronti del Clan ribelle e impose il divieto di passaggio verso il Nord dell’Isola.

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By Thorgad
#37526
La tregua tra i Clan sembrava tenere. Ormai erano giorni che a Nord dell’isola di Grandinverno c’era il silenzio e gli echi degli scontri passati sembravano lontani ricordi.

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Un manipolo di Nordici di Helcaraxe guidati dai Gael del Circolo di Yggrdrasil entrarono nei territori Huatban. Era arrivato il tempo di cercare le risposte sull’Antica Via.
La minaccia a Nord dell’Isola di Helcaraxe incombeva come un ombra; i giganti di Ghiaccio e Fuoco erano inarrestabili e l’unica soluzione a quel problema sembrava custodita da quel Clan Ribelle.

Il gruppo iniziò ad addentrarsi nelle caverne celate; angusti spazi circoscritti da Rune e passaggi segreti si paravano davanti a loro.
Quelle caverne erano un labirinto ben studiato ed era impossibile orientarsi in quelle buie ed anguste vie.
Lungo l’oscuro cammino comparivano al passaggio delle torce i volti degli Huatban che li fissavano con occhi di ghiaccio. L’oscurità della grotta non permetteva a nessuno di capire da quanti Ribelli fossero circondati, ma una cosa era certa, l’attenzione era tutta su di loro.


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Arrivarono a quello che sembrava essere un enorme antro; molte guardie presenziavano l’entrata. I ribelli fecero entrare prima i Gael, e nel frattempo i Nordici si strinsero formando un cerchio di difesa, ancora dubbiosi e guardinghi.
Gli sguardi erano tesi e i minuti senza i Gael sembravano ore, ma alla fine il Rumenal tornò indietro per rassicurare i suoi syskar facendoli poi unire a loro.
Una volta entrati, l’occhio dei presenti cadde su l'enorme statua di un maestoso Drago sotto la quale tre strane anziane figure aspettavano. Dovevano essere i loro saggi.


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Come la tradizione Nordica voleva, i Ribelli accolsero i loro nemici e gli invitarono a mangiare e bere prima di discutere. Una volta che la calma fra le parti fu stabilita iniziarono a parlare dell’Antica Via e dell’Enorme Drago che rappresentava Nifhlel, il leggendario Grande Bianco che secondo i Ribelli era la mitica cavalcatura di Heljdam, il Guardiano.
Ascoltando le parole degli anziani i Nordici di Helcaraxe erano abbastanza straniti e diffidenti ma rimanevano decisi nell’intento di ascoltare tutto quello che avevano da dire.
Furono infine portati dalla Kunnigr che obbligò a tutti i presenti di ingerire una radice marcia. Secondo la Donna serviva a compiere il rituale sotto il quale ogni Kunnigr passato doveva sottoporsi prima di incamminarsi verso la Vetta dei Venti, il luogo più alto e celato delle montagne di Grandinverno.

Fu così che iniziò la scalata, la neve era alta e impediva i movimenti, mentre le folate di vento tagliavano la faccia come lame. Molti tra gli Helcaraxiani rimasero feriti da quelle correnti che mai prima d’ora avevano provato sulla loro pelle.
I venti delle isole in tempesta risultavano essere più forti anche della vetta più alta del Picco dell’Aquila.
Una volta arrivati fra i ghiacciai il vento si placò; gli enormi specchi di ghiaccio iniziarono a riflettere luci e colori diversi, e i Nordici ruotavano la testa seguendo i colori raggianti.
Un turbinio di sfumature si susseguivano senza ordine, l’intensità dei colori scemava ad ogni cambio per poi tornare forte e luminoso fino a quando ogni luce si spense, ed il buio regnò.

Una voce profonda spezzò quel silenzio, nessun movimento si percepiva. Solo le parole fluivano attraverso le menti dei Syskar e insieme a quelle parole fluivano anche le visioni.
Come un sogno ad occhi aperti, ognuno dei presenti poteva sentire e vedere le stesse cose chiaramente.
L’Antica Via diventava sempre più chiara.


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Quando la visione finì, volti persi e confusi si potevano notare fra i presenti.
Alcuni colmi di rabbia per non aver mai sentito dagli Avi storie simili. Altri restii a credere a quello che avevano visto e infine altri affascinati dalla scoperta.

Un altro tassello a quel mistero che contornava l’Antica Via era giunto, ma ora un rituale attendeva i Nordici, che forse avrebbe portato loro un barlume di speranza.
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By Dulbur
#37552

Erano giorni ormai che il popolo del nord conduceva le sue razzie in antri e alcove lontane con l’intento di portare ad Helcaraxe quanto richiesto dagli Huataban.

Il rituale che si sarebbe dovuto compiere necessitava di doni e sacrifici. Per Cromdhail Il ricordo di un uomo giusto; per Altheid un raro fiore di cristallo che cresceva solo nella tana di un drago; per Vashneir le reliquie di un re sovrano di una città morta; per Aengin il frammento di un’antica roccia lavica sotterranea; per Ogdhain le ultime parole di un folle; per Danahim una lastra di ghiaccio proveniente dal Monte dei Venti; per Awaider la lacrima di un morto; ed in fine il Valhalla, per il quale sarebbe stato necessario fare due offerte.

La prima offerta sarebbe stata un’arma di fattura eccelsa forgiata in orialkon dall’artigiano più abile del regno; per sette giorni e sette notti il metallo fu battuto ed intarsiato per ricavarne un possente martello nordico dalla caprina massa battente.
Il secondo dono doveva essere un guerriero che avrebbe dovuto affrontare il campione degli Huataban al cospetto dell’Ygdrasill, offrendo così il sacrificio di una vita umana.

La decisione di chi si sarebbe innalzato su tutti i guerrieri di Helcaraxe fu data al Guardiano dei Ghiacci, il quale chiamò a raccolta il popolo, affinché tutti potessero dimostrare in arena il proprio valore ed ambire a contendersi il sacro prestigio.

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Quello non sarebbe stato un torneo per vana gloria. L’adunata era stata fatta per uno scopo ben più solenne, e per tanto l’infervorato Arne Von Duvel fu chiamato ad officiare l’inizio degli scontri. Egli, prima che la neve si tingesse di sangue, chiese ai guerrieri di sacrificare qualcosa di caro, che sarebbe stato donato al vincitore affinché lo accompagnasse nell’impresa che nei giorni a seguire lo avrebbe visto protagonista.

Herger, Maknar dei Valdar, donò l’arma che lo distingueva nei combattimenti d’arena: rudimentali sfere di metallo legate a robusti lacci di cuoio. Joakim Van Duvel donò la sua spada, fedele compagna di innumerevoli scontri. Camila la sua ascia, la cui lama era intrisa di un mortale veleno. Odherir donò i suoi stivali, dei quali si era dovuto privare durante i giorni passati ad osservare i comportamenti degli orsi bianchi del nord per guadagnarsi la possibilità di diventare una Zanna. Dulbur donò il suo tamburo, con cui aveva battuto la marcia durante l’ultima guerra. Thorkin il martello con il quale aveva forgiato l’arma sacrificale. Bartas tranci di pesce. Ed in fine Leonard, che donò la sua spada avvolta da un simbolo sacro.

Ad ogni guerriero fu data una runa ed al vecchio Claus Von Kessel il compito di sorteggiare gli sfidanti.

I primi due ad essere scelti dalla sorte furono due Vikingr: il vargos Bartas Von Duvel e Dulbur il cantaguerra.
L’esito dello scontro fu repentino: la serpe addestrata del vargos attese il momento giusto per scagliare il suo attacco, rallentando i movimenti di Dulbur che divenne per Bartas una facile preda da abbattere.

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Il secondo scontro vide scendere in campo Odherir contro Camila; scudo a torre contro ascia, veleno e controllo contrapposto all’impeto della furia.

La giovane guerriera sfruttò quanto appreso durante gli allenamenti, puntando a colpire il Valdar nei punti scoperti affinché il veleno penetrasse le carni ed entrasse in circolo. All’offensiva dell’orso cercò di rispondere colpendo gli arti, per rendere l’impugnatura dell’arma meno salda e quindi il colpo inefficace.
Ma, saggiata l’avversaria durante i primi momenti dello scontro, Odherir individuò una breccia nella difesa di Camila, e recuperando lucidità dall’avvelenamento, caricò a testa bassa brandendo con furia la sua ascia, conquistando colpo dopo colpo la vittoria dello scontro.

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Fu la volta di Thorkin o’Brein e Joakim Van Duvel.
Entrambi i colossi guadagnarono l’arena impugnando i loro scudi in posizione di guardia. Al via Joakim lanciò una pozione venefica che si frantumò sulla corazza dell’avversario pervadendo l’aria di spore tossiche; poi impattò, cercando di sbilanciare Thorkin con l’ausilio del suo grifone.

Il vecchio guerriero riuscì ad alzare lo scudo, parandosi dai colpi della bestia e schivando quelli di Joakim. Ma forte dell’azione di disturbo che il suo compagno esercitava sullo sfidante, il Van Duvel iniziò ad incalzare colpi sempre più mirati e letali, là dove la difesa di Thorkin diventava sguarnita. Il duello fu entusiasmante e carico di violenza, ed i syskar sugli spalti accolsero con urla di euforia la vittoria di Joakim.

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Lo scontro successivo toccò ad Herger, maknar dei Valdar, e a Leonard del clan degli Uruznidir.
Il duello fra i due fu molto strategico. Il vecchio orso cercò più volte di immobilizzare con le bolas l’avversario, per potersi guadagnare l’attimo per sferrare colpi ben piazzati. Il Vikingr, d’altra parte, si dimostrò abile nel sottrarsi ai fendenti della Zanna, e a contrattaccare mirando ai punti più sguarniti.

Dopo aver subito alcuni colpi in rapida successione, Herger decise di scatenare tutta la sua furia brandendo con impeto la sua ascia e per poco non mandò a terra il giovane Uru. Contro tanta veemenza Leonard non potè fare altro che temporeggiare ostacolando l’avanzata del Valdar con polveri e schivando i fendenti o parandoli con lo scudo. La fatica si fece avanti ed Herger scelse una strategia di difesa per poter prendere fiato, ma Leonard sfruttò il momento caricando come valanga l’avversario guadagnandosi dopo pochi colpi ben assestati la vittoria.

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La prima mandata di scontri era conclusa. Ora i vincitori si sarebbero dovuti affrontare per ambire allo scontro finale.

I primi ad essere chiamati a ricalcare l’arena furono Bartas e Odherir. Agilità contro forza bruta.
La stessa serpe sembrava timorosa dell’occhio ferale con cui il giovane Valdar volgeva lo sguardo su entrambi i suoi avversari. Appena il Guardiano dei Ghiacci diede l’ordine di combattere, Odherir scattò verso il vargos, il quale rispose alla carica schivando i colpi e conficcando con la cerbottana un ago venefico nelle sue carni. Per un attimo Odherir ebbe la vista annebbiata e Bartas sfruttò l’attimo per celarsi agli occhi di tutti.

Il giovane orso iniziò ad acuire i sensi per scovare il Van Duvel nascosto. Individuata una traccia e percepita la sua presenza puntò la carica, ma la sua corsa fu ostacolata dalle spire della serpe, che avvolgendosi attorno ai piedi del guerriero diede modo al suo padrone di trovare un nuovo appiglio celato e far disperdere le sue tracce.

Odherir dovette districarsi dalla morsa della serpe e far fronte ai suoi continui attacchi. Ma il veleno dell’animale era ormai entrato in circolo e a tratti sentiva i suoi arti immobilizzarsi. Furono quei frangenti che diedero modo al Vargos di prendere le dovute distanze e scoccare frecce in punti mirati. Non fu facile abbattere il giovane orso, ma Bartas strappò a morsi la sua vittoria, aggiudicandosi la finale.

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Il penultimo scontro chiamò ad affrontarsi Joakim e Leonard.
Tutti erano curiosi di vedere cosa sarebbe successo dopo la grande prova dell’Uru , la cui fede gli impediva di ricorrere alla intercessione divina di cui gli era stato fatto dono.

Al via entrambi i guerrieri impattarono con gli scudi e lo stesso fecero le bestie che li spalleggiavano come famigli. Forza, destrezza e maestria diedero vita ad uno scontro senza eguali; uno spettacolo concesso ai pochi fortunati che dagli spalti assistevano a quella danza in cui arte e brutalità si fusero assieme.
Entrambi i guerrieri erano stremati ma nessun dei due voleva cedere.
Al momento opportuno la vecchia guardia nera, forte della sua esperienza, individuò l’attimo per rompere il ritmo di colpi e parate e, forte della sua possanza, iniziò ad incalzare destabilizzando l’equilibrio del vikingr.

A Leonard non bastarono le polveri e le scudate per far fronte all’offensiva del Van Duvel e all’azione disturbativa del grifone. Joakim conquistò la vittoria e l’onore di affontare suo fratello Bartas nella finale di quello scenario.

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La tensione era tangibile nell’aria. I due Van Duvel si sarebbero affrontati per porre la propria vita nelle mani del fato a sacrificio del loro regno. Uno di loro avrebbe combattuto per il Valhalla; avrebbe vinto e dimostrato agli antichi la forza del popolo del nord oppure sarebbe caduto con fierezza ascendendo quale nuovo eroe.

I due syskar, vincolati l’uno all’altro dal forte legame di fratellanza, accolsero con onore quell’opportunità, per dimostrare a tutti la forza e la tempra della famiglia Van Duvel.

In quello scontro Joakim non si sarebbe accompagnato al grifone, ma per affrontare l’abile battipista si sarebbe avvalso dell’agilità della sua possente tigre bianca.

Al via il guerriero accorciò subito le distanze e lanciò un intruglio venefico che però non ebbe l’effetto sperato, frantumandosi al suolo. Bartas trovò la via di fuga per evitare le fauci della bestia e dandole un colpo alle tempie la stordì per qualche istante tenendola calma, fuori dallo scontro.
Provò a prendere nuovamente le distanze per poter contrattaccare e concentrare la sua mira su Joakim, ma nel indietreggiare la tensione lo fece inciampare nella sua stessa serpe, offrendo la possibilità al syskar di avvicinarsi e ridurre il distacco quel tanto che gli permise di sferrare una successione di colpi che fece sbilanciare Bartas.

Le urla della folla che incitava i due sfidanti fece destare la tigre dormiente, la quale individuò repentinamente il suo padrone e la preda da abbattere. E proprio mentre il battipista aveva quasi conquistato lo spazio per garantirsi la fuga, la bestia gli fu addosso e lo placcò a terra, offrendo al guerriero la possibilità di dare il colpo decisivo.

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L’arena aveva parlato; il fato aveva scelto il suo campione. Agli antichi fu palesato il nome di chi avrebbe combattuto per Helcaraxe nello scontro in cui si sarebbe sacrificata una vita per salvare quella di tutti noi.
Gloria a Joakim, gloria al colosso dei Van Duvel.



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By Thorgad
#38494
I corni risuonarono forti attirando l’attenzione di tutti i Nordic raggruppati attorno al focolare.
Davanti al molo della Rocca dei Ghiacci scendevano dalle fregate un'imponente armata con i colori del Clan Huatban, facendo risuonare i loro inni di battaglia e alzando i loro stendardi.
Come promesso i ribelli stavano muovendo battaglia verso il Nord dell’isola per combattere insieme i Giganti invasori di altri mondi.

Una volta riuniti, i Clan marciarono tutti verso la piana dell’Yggdrasil.

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Fra i manti rossi di Helcaraxe alcuni syskar si lanciavano delle occhiate perchè sapevano a cosa andavano incontro; il peso della sconfitta ma sopratutto dell’abbandono deli Dei li aveva già segnati.
Infatti gli ultimi della lunga armata erano proprio i cultisti di Aengus e Danu. Timorati da quanto era successo sotto l’Yggdrasil si tenevano il più lontani possibile. Per non sentire più quella sensazione di essere prosciugati delle forze da quei giganti temibili.

Una volta arrivati vicino alla piana le truppe si fermarono, alcune figure del Clan si fecero avanti, erano gli anziani del Clan coloro che avevano accolto i guerrieri di Helcaraxe prima di scalare la Vetta dei Venti.
In Silenzio tutti i presenti fissarono quei Nordici, che a gran voce alzarono in coro una litania e davanti a tutti si palesò il potere del Nord, il potere di Yggr.

I baluardi di Yggr e di Heljdam si mostravano in tutta la loro forza e maestosità, nulla di simile era stato mai visto.
Fu così che al seguito dei Guardiani iniziò una sanguinosa battaglia contro i Giganti di Ghiaccio e fuoco.

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Gli enormi nemici nonostante non traessero più potere dai fedeli di Aengus e Danu rimanevano comunque dei temibili avversari.
Durante lo scontro uno degli anziani Huatban venne colpito a morte, senza farsi notare troppo un altro degli anziani raccolse le lacrime dal corpo ormai morente.
Dopo tale perdita tutti combatterono con ancora più ferocia e furore, uccidendo tutti gli invasori.

iniziò così il Rituale che mai era stato praticato prima, il Rituale dell’antica Via.

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Ogni mondo richiedeva un elemento

Per Aengin la Pietra di fuoco, il suo calore poteva provenire solo da quel mondo infuocato.
Per Danahim Il Ghiaccio che non ha mai conosciuto scioglimento
Per Altheid Il delicato fiore di cristallo che solo il selvaggio mondo poteva creare
Per Awaider Una lacrima di un morto, perchè bagni insieme alle altre quel mondo di tristezza e vergogna
Per il Valhalla Un Martello dalla fattura degna di un Dio e un Campione degno
Per Oghdain Le ultime parole di un folle che si uniscono alla follia che si cela nel di quel mondo
Per Cromdahil Un Ricordo di uomo giusto, che sul ricordo viva e sia d'ispirazione per chi vive
Per Vashaneir La testa di un Non-morto che a quel mondo di fitta nebbia appartiene


Tutto era pronto….
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