- Sat Jan 09, 2021 10:48 am
#33326
Non sentire ragioni
Piena notte, e a Kard tutto tace.
Riecheggia solamente il frinire dei grilli giganti e lo scalpiccio ritmato dei passi delle ronde.
Le luci delle lanterne scivolano veloci fra i vicoli, abbracciando caldamente per pochi istanti le strade e gli edifici, per poi lasciarle nuovamente alla luce soffusa tipica della città notturna.
Ma in questo momento, ove luci e suoni sono ovattati dalla tarda ora notturna, risplende in locanda una luce ancora accesa, nei pressi della stanza affittata dallo djaredin giunto da poche rotazioni alla Gemma.
Da questa stanza provengono suoni a cui ormai gli altri avventori sono abituati da tempo, suoni di strumenti per lavorare finemente metalli e costruire piccole gioie da indossare.
All'interno, vi è lo djaredin dalla rossa cresta e dalla lunga e folta barba. Come di consuetudine indossa il monocolo di ingrandimento per lavorare, ma la sua attenzione non è rivolta ai gioielli.
Davanti a lui metalli, cavi, accumulatori energetici e qualcosa di mai visto prima.
Le sottili pinze, guidate abilmente dalla mano del Cuor di Fuoco, armeggiano con un cavo di materiale metallico, opportunamente intrecciato. Lo afferrano e lo introducono all'interno del congegno metallico, dentro uno sportellino aperto.
Cedono il posto ad un esile cacciavite, anch'esso infilatosi nello sportello del marchingegno per terminare la corsa di una vite.
Le mani annerite e rovinate dello djaredin sfilano gli attrezzi da quel meccanismo, che ad una prima occhiata assomiglia ad una caricatura metallica di un orecchio, e afferrano il sigaro vicino.
Dopo una boccata dell'erbapipa ed un sospiro compiaciuto, l'inventore si rimette all'opera, coprendo di cera il cavo metallico fino all'altra estremità, modificata con un meccanismo a baionetta per lo sgancio rapido.
Annuendo assorto nei pensieri, lo djaredin afferra la pesante cupola e lo appoggia sul suo padiglione auricolare, in maniera speculare ad un altro meccanismo identico già presente, controllando che siano sufficientemente saldi.
Recupera infine dalla barba dove si sono intrecciati i due fili penzolanti e li tiene in una mano, mentre con l'altra rovista sul tavolo, laboratorio improvvisato, in cerca di qualcosa.
Dopo qualche imprecazione, la ricerca si ferma, afferrando saldamente un accumulatore energetico già modificato per accogliere in un saldo abbraccio le due estremità dei cavi elaborati.
Con un metallico CLICK i due cavi innestati comunicano di essere saldamente ancorati all'alloggiamento. Pochi istanti e le due orecchie metalliche prendono vita, dapprima con un piccolo lampeggio, poi con un lieve fruscio ripetuto nelle orecchie del Cuor di Fuoco.
Ora i suoni sembrano essere più nitidi, e si riescono a percepire meglio.
L'ospite nella stanza attigua, il cui russare prima era ovattato dal legno del divisorio, sembra ora essere di fianco al nano, tale è il cambiamento dell'intensità del suo russare.
Il ritmico passo delle guardie di ronda ora è più forte, tanto da spingere lo djaredin ad affacciarsi dalla finestra e controllare, solo per vedere le guardie in lontananza.
C'è poco tempo tuttavia per esultare, poiché le sommesse grida dello djaredin per non svegliare gli avventori, cedono ben presto il passo a sbadigli data la tarda ora.
Dopo aver spento il mozzicone del sigaro, il rosso si avvicina allo sgualcito letto e crolla letteralmente sopra di esso, sprofondando in un meritato riposo.
Piena notte, e a Kard tutto tace.
Riecheggia solamente il frinire dei grilli giganti e lo scalpiccio ritmato dei passi delle ronde.
Le luci delle lanterne scivolano veloci fra i vicoli, abbracciando caldamente per pochi istanti le strade e gli edifici, per poi lasciarle nuovamente alla luce soffusa tipica della città notturna.
Ma in questo momento, ove luci e suoni sono ovattati dalla tarda ora notturna, risplende in locanda una luce ancora accesa, nei pressi della stanza affittata dallo djaredin giunto da poche rotazioni alla Gemma.
Da questa stanza provengono suoni a cui ormai gli altri avventori sono abituati da tempo, suoni di strumenti per lavorare finemente metalli e costruire piccole gioie da indossare.
All'interno, vi è lo djaredin dalla rossa cresta e dalla lunga e folta barba. Come di consuetudine indossa il monocolo di ingrandimento per lavorare, ma la sua attenzione non è rivolta ai gioielli.
Davanti a lui metalli, cavi, accumulatori energetici e qualcosa di mai visto prima.
Le sottili pinze, guidate abilmente dalla mano del Cuor di Fuoco, armeggiano con un cavo di materiale metallico, opportunamente intrecciato. Lo afferrano e lo introducono all'interno del congegno metallico, dentro uno sportellino aperto.
Cedono il posto ad un esile cacciavite, anch'esso infilatosi nello sportello del marchingegno per terminare la corsa di una vite.
Le mani annerite e rovinate dello djaredin sfilano gli attrezzi da quel meccanismo, che ad una prima occhiata assomiglia ad una caricatura metallica di un orecchio, e afferrano il sigaro vicino.
Dopo una boccata dell'erbapipa ed un sospiro compiaciuto, l'inventore si rimette all'opera, coprendo di cera il cavo metallico fino all'altra estremità, modificata con un meccanismo a baionetta per lo sgancio rapido.
Annuendo assorto nei pensieri, lo djaredin afferra la pesante cupola e lo appoggia sul suo padiglione auricolare, in maniera speculare ad un altro meccanismo identico già presente, controllando che siano sufficientemente saldi.
Recupera infine dalla barba dove si sono intrecciati i due fili penzolanti e li tiene in una mano, mentre con l'altra rovista sul tavolo, laboratorio improvvisato, in cerca di qualcosa.
Dopo qualche imprecazione, la ricerca si ferma, afferrando saldamente un accumulatore energetico già modificato per accogliere in un saldo abbraccio le due estremità dei cavi elaborati.
Con un metallico CLICK i due cavi innestati comunicano di essere saldamente ancorati all'alloggiamento. Pochi istanti e le due orecchie metalliche prendono vita, dapprima con un piccolo lampeggio, poi con un lieve fruscio ripetuto nelle orecchie del Cuor di Fuoco.
Ora i suoni sembrano essere più nitidi, e si riescono a percepire meglio.
L'ospite nella stanza attigua, il cui russare prima era ovattato dal legno del divisorio, sembra ora essere di fianco al nano, tale è il cambiamento dell'intensità del suo russare.
Il ritmico passo delle guardie di ronda ora è più forte, tanto da spingere lo djaredin ad affacciarsi dalla finestra e controllare, solo per vedere le guardie in lontananza.
C'è poco tempo tuttavia per esultare, poiché le sommesse grida dello djaredin per non svegliare gli avventori, cedono ben presto il passo a sbadigli data la tarda ora.
Dopo aver spento il mozzicone del sigaro, il rosso si avvicina allo sgualcito letto e crolla letteralmente sopra di esso, sprofondando in un meritato riposo.
Baern "Cuor di Fuoco" Sputafuoco
Djaredin di Kard Dorgast
Djaredin di Kard Dorgast