- Thu Nov 26, 2020 6:23 pm
#30264
Fu tutto così rapido e confuso che ci volle del tempo per rimettere assieme la scena.
In un attimo il terreno sul quale posavano gli zoccoli della fedele Lucille franò, lasciando le sue pesanti zampe bardate piantate nel terreno.
Nell'impossibilità del movimento, ebbe giusto il tempo di veder quattro figure dal mantello nero avventarsi su di lui, come corvi pronti a divorare una preda già morta.
Non sapeva se era la propriocezione o l'udito a fargli percepire il corpo cadere al suolo.
Con le ultime energie guardò attraverso lo spettro opaco che il fango gli permetteva.
Vide appena la carica nemica schiantarsi sulla linea amoniana.
Poi fu buio ed un senso di gusto ferroso che non sapeva se fosse per un'odore o per la bocca ricolma di sangue.
Non era la prima volta che sentiva tutto ciò.
Anzi, forse era l'unica cosa che “davvero” conosceva: La fine.
<<...Non così presto>>.
Una voce suscitò la sua attenzione, ridando forma alla coscienza che piano piano si era disciolta dentro e fuori.
Da quel buio giunse una lieve dissolvenza che rivelò dove stesse in quel momento.
Si trovava seduto a capo di un tavolo di pietra, mentre al capo opposto, vi era una figura che conosceva fin troppo bene.
Ethan lo fissava con espressione ammonitrice.
<<Giunto al tuo personale traguardo ti sei assopito.
Sei stato un semplice untore, un angelo della morte che appare, senza anima, armato solo della volontà di combattere>>.
Voleva controbattere, ma non sapeva che dire.
Il fratello incalzò:
<<Ti sei illuso di essere chi non sei. Protetto e amato da una -famiglia- che non ti aspettavi di avere, che ti ha dato il suo cognome, che so quanto conti per te.
Credimi, ti capisco. Rone è stato una persona importante anche per me.
Ma ora guardati: loro hanno scelto una strada, disinteressandosi della tua sorte e tu sei rimasto aggrappato al ricordo.
Sei smarrito.>>
Judae sentiva quelle parole che risuonavano come una condanna.
<<...è tempo che tu vada avanti.
Torna a nutrirti dell'unica cosa per cui io e te siamo nati, quello che Nauthiz ci ha sempre mostrato>>.
Sapeva ciò che stava per accadere e non poté fermare le lacrime.
<<Lo sai, vero?>>.
Mandando giù un pesante groppone, sentì morire qualcosa dentro.
“Si...lo so, sono l'ultimo degli Sheran”.
Qualcosa che aveva fatto finta di dimenticare, stava rinascendo: aveva il cuore della vendetta e la fragranza del sangue.
~ ø ~
In un attimo il terreno sul quale posavano gli zoccoli della fedele Lucille franò, lasciando le sue pesanti zampe bardate piantate nel terreno.
Nell'impossibilità del movimento, ebbe giusto il tempo di veder quattro figure dal mantello nero avventarsi su di lui, come corvi pronti a divorare una preda già morta.
Non sapeva se era la propriocezione o l'udito a fargli percepire il corpo cadere al suolo.
Con le ultime energie guardò attraverso lo spettro opaco che il fango gli permetteva.
Vide appena la carica nemica schiantarsi sulla linea amoniana.
Poi fu buio ed un senso di gusto ferroso che non sapeva se fosse per un'odore o per la bocca ricolma di sangue.
Non era la prima volta che sentiva tutto ciò.
Anzi, forse era l'unica cosa che “davvero” conosceva: La fine.
<<...Non così presto>>.
Una voce suscitò la sua attenzione, ridando forma alla coscienza che piano piano si era disciolta dentro e fuori.
Da quel buio giunse una lieve dissolvenza che rivelò dove stesse in quel momento.
Si trovava seduto a capo di un tavolo di pietra, mentre al capo opposto, vi era una figura che conosceva fin troppo bene.
Ethan lo fissava con espressione ammonitrice.
<<Giunto al tuo personale traguardo ti sei assopito.
Sei stato un semplice untore, un angelo della morte che appare, senza anima, armato solo della volontà di combattere>>.
Voleva controbattere, ma non sapeva che dire.
Il fratello incalzò:
<<Ti sei illuso di essere chi non sei. Protetto e amato da una -famiglia- che non ti aspettavi di avere, che ti ha dato il suo cognome, che so quanto conti per te.
Credimi, ti capisco. Rone è stato una persona importante anche per me.
Ma ora guardati: loro hanno scelto una strada, disinteressandosi della tua sorte e tu sei rimasto aggrappato al ricordo.
Sei smarrito.>>
Judae sentiva quelle parole che risuonavano come una condanna.
<<...è tempo che tu vada avanti.
Torna a nutrirti dell'unica cosa per cui io e te siamo nati, quello che Nauthiz ci ha sempre mostrato>>.
Sapeva ciò che stava per accadere e non poté fermare le lacrime.
<<Lo sai, vero?>>.
Mandando giù un pesante groppone, sentì morire qualcosa dentro.
“Si...lo so, sono l'ultimo degli Sheran”.
Qualcosa che aveva fatto finta di dimenticare, stava rinascendo: aveva il cuore della vendetta e la fragranza del sangue.
~ ø ~
Judae Sheran - il Nero.
"Me ne infischio di Dio,della Santa Eucarestia e del Diavolo" (Charles Baudelaire)
"Me ne infischio di Dio,della Santa Eucarestia e del Diavolo" (Charles Baudelaire)