Nuovamente per mare, nuovamente alla ricerca di risposte. La missiva era partita da qualche tempo, era sicuro che fosse già arrivata a destinazione. Altre volte era passato per quelle terre, aveva trovato del conforto, ormeggio per la nave, ma non aveva avuto modo di parlare con nessuno se non con lo stalliere. Aveva scorto gli occhi del custode da una piccola finestra all'interno di un edificio chiuso a chiave. Quella volta, però, era diverso.
Il Rumenal aveva consigliato a Valdir di trovare Yaneril al Rifugio delle Terre Selvagge e confrontarsi con i ramjalar sulla loro visione del mondo di Ardania e della Madre. E così aveva fatto; provviste, munizioni, acqua, fieno per umbra. Quelle lande erano inospitali e pericolose, doveva contare solo sulle proprie forze per potercela fare.
Saltò a bordo della nave ormeggiata a Cheshire, spiegò le vele, lanciò la nave sulla tavola piatta che era il mare in quella mattina. Evitò le nebbie impenetrabili e indirizzò la prua verso le rive. Il viaggio fu rapido, il sole alto e caldo nel cielo lo aveva reso ancora più piacevole, ne approfittò per tendere meglio la corda dell'arco e serrare nuovamente le cinghie dell'armatura. Giunto al molo, si preparò a scendere a terra, conducendo Umbra per le briglie verso la verde erba. La lasciò a brucare placida.
Giunse forte al naso l'odore dell'acqua putrida delle Paludi Vortigern, volse lo sguardo altrove allontanandolo da quelle umide ed inospitali terre; non era alla ricerca di avventura, doveva approfondire la sua conoscenza.
Come presumeva, il Rifugio dei Raminghi era deserto, vi era solo lo stalliere, appoggiato ad un muro che giocherellava con delle corde; qualche voce si levava dalla locanda, il rumore del vento ed il canto degli uccelli sovrastavano però ogni altra cosa. Si mosse fino al molo a nord, non vide nessuno. Decise di levare guanti ed elmo, si accomodò a terra, appoggiandosi con la schiena ad un cumulo di legna accumulata per le fredde giornate invernali, prese le note che portava sempre nella propria bisaccia e si mise a sistemarle. L'opera che aveva in mente di costruire riguardava tutta la fauna di Ardania, con le sue peculiarità, era un lavoro improbo per un uomo solo, forse avrebbe chiesto ai Gael del Sud e del Nord un aiuto. Stava catalogando le bestie del Doriath, ingannò l'attesa ed attese Yaneril.
Il tempo trascorse lento, sembrava quasi rarefatto. Proprio quando stava cercando i suoi appunti su quello strano uccello colorato che vive in una grotta lontana nel Doriath, sentì un rumore di flebili passi avanzare nella sua direzione. Alzò gli occhi, vide una figura avvolta in un manto verde: l'uomo si fermò a pochi passi da Valdir, si chinò, tolse prima uno stivale poi l'altro, rilassò le dita dei piedi e lo salutò: "Djèlem" - poi lo scrutò e notò i lineamenti inconfondibli da uomo del nord e riprese "ho ricevuto una missiva da tale Valdir dal Nord".
Valdir si alzò in piedi e si presentò, poi chiese: "Siete Yaneril?". L'uomo annuì, Valdir proseguì: "Sono qui in pace e solo per trovare risposte"
"Prima di tutto benvenuto al rifugio" allargando un sorriso "la prima risposta che posso darvi è che sono, si, Yaneril Liom, da molti mesi ormai conosciuto come Artiglio, la seconda cosa è che, si, avete fatto bene a mandarmi una missiva per annunciarvi perchè qui non è affatto detto che possiate trovare sempre qualcuno nessuno "ha casa" qui. E' solo un luogo di ritrovo per la Fratellanza".
Dalla piccola costruzione che ospitava il burbero custode, uscì una donna, anch'ella vestita di verde, vide i due e si avvicinò. "Djèlem Rubina" - "Djèlem a entrambi" - "Kveda, sono Valdir, vengo dai Ghiacci" - "Lei è Rubina" sorrise Artiglio, indicando la nuova arrivata.
Valdir si rivolse ad entrambi: "Mi è stato fatto il nome di questo luogo ed il vostro nome, mi è stato suggerito di venire qua per ampliare le mie conoscenze. Il Rumenal mi ha parlato di voi". Il cielo cominciò a rumoreggiare, nere nubi stavano avvicinandosi da ovest, una tempesta stava per scagliarsi sulle rive del mare. I tre guardarono i minacciosi nembi, Valdir propose di confrontarsi al chiuso, non prima di aver lanciato un lungo fischio ad Umbra, la quale corse al galoppo e si rifugiò sotto una tettoia, prima di chinarsi a terra a riposare. Entrarono nella locanda, si accomodarono intorno ad un tavolo, Rubina sedette di fronte a Valdir mentre Artiglio armeggiava con fuochi e vivande per accogliere al meglio l'ospite. Rubina esordì: "E così, abitate ad Helcaraxe?"
"Sono partito da Helcaraxe da molte, moltissime lune, dovevo placare la mia sete di conoscenze; mi ero reso conto di conoscere ogni impronta lasciata nella neve perenne, ma non di sapere cosa fosse la sabbia, o i venti caldi, o quali piante crescessero nel Doriath. Mi sono quindi allontanato per conoscere, ho vagato per mari e fiumi, montagne, isole, fino a quando non ho capito che la via del dio Aengus non era più..." si fermò, fece una breve pausa. Artiglio soffiava sulla fiamma, tenendo con la mano destra una pentola. Un buon profumo stava riempiendo la sala. "Non era più la giusta via da seguire per portare a compimento la mia vita".
Rubina annuì: "Comprendo... durante il proprio cammino succede di... vivere dei cambiamenti. Dovete essere un esploratore in gamba se viaggiate molto e da solo."
Artiglio pose dei calici di fronte ai presenti, li riempì con del vino corposo e profumato: "Asante, Prahla" disse sorridendo Rubina - "Jul'em" rispose Artiglio. "Non sono mai solo. Le foreste sono con me, gli animali sono con me. Ho trovato rifugio nella loro presenza", poi Valdir bevve un sorso dal calice di vino.
"Sono sempre una lieta compagnia oltre che un valido aiuto nel sopravvivere, anche se non c'è niente di meglio di Artiglio quando cucina". I tre mangiarono e bevvero dai calici, continuando a confrontarsi. "Nella fratellanza siamo io e Derit ad essere Druidjah, anche se non siamo dell'Ordine di Druir, Rubina però è fedele della Madre ed è ramjala di lunghissimo corso, perciò è una vera fortuna che tu abbia trovato anche lei" aggiunse Artiglio.
"Ho la fortuna di esser stata fregiata come Dardo di Druir dall'Ordine della Quercia sebbene il mio legame con Ella non sia elevato come quello di Artiglio."
"Se avrai la pazienza di fermarti qui" proseguì Artiglio "scoprirai come io, Derit e Rubina siamo in diverso modo ed a vario titolo legati ai Druidjah di Druir; altri prahla seguono culti umani, elfici. Ramjala è uno stile di vita, siamo più attenti alle azioni che ad altro, è un percorso difficile. Rinunciare alle proprie precedenti abitudini, e non parlo solo di avere una casa ed una strada lastricata per il mercato, ma abituarsi a rispettare le opinioni altrui, a volte molto diverse dalle nostre. Ora " pulendosi la bocca "chiarito questo punto in modo che tu abbia un idea delle persone che hai di fronte e che troverai molto probabilmente restando qui un po' più a lungo, volevi fare domande più precise su quello che, per convenzione, chiamiamo culto di Ella?"
Valdir rispose: "Proprio così. Ho avuto modo di confrontarmi col clero delle divinità che regolano la Cosmogonia nordica, mi sono reso conto che solo la Madre, o Ella, possa rispondere in pieno alle domande che mi si pongono davanti quotidianamente; ha tolto il velo che era di fronte ai miei occhi"
Rubina riprese: "Ho sempre trovato l'insegnamento riguardante Ella come un qualcosa di più... libero e spontaneo in me piuttosto che, per dire, quello delle varie Chiese ardane che peraltro hanno gerarchie legate ai regni. Da raminga, le vedo meno... Come posso dire... affini al mio essere, fermo restando che molti di noi conciliano perfettamente le due cose"
Valdir le sorrise, poi chiese: "L'Equilibrio, qui in questo crocevia di esistenze, come viene inteso?"
Artiglio rise poi gli rispose: "Se la poni dieci volte, potresti avere dieci risposte. Bene o male io e Rubina siamo in linea con quello che intende l'Ordine della Quercia". Rubina poi aggiunse: "E' così, infatti, ma direi che questo concetto dell'equilibrio a prescindere dal credo ha sempre fatto parte dei dettami Ramjala.
Il fatto di rispettare quel che ci circonda e le creature che popolano Arda di non esagerare con la caccia o altre forme di... accumulamento e arricchimento. Non vessare una particolare specie, sapersela cavare in terre ostili...
Possiamo affermare quindi che la lunga amicizia che naque tra noi Ramjalar e i Drudjah della Quercia non fu solo casualità nel conoscersi, ma c'era qualcosa in comune, poi negli anni le avventure, le difficoltà superate assieme, l'aiuto tra questi due gruppi hanno cementato il tutto. Se vogliamo anche il fatto che la loro baita piu vissuta è davvero vicina da qui. E' stata un'amicizia nata ancora ai tempi dei vecchi Gerofanti. Ho avuto modo di conoscerli quasi tutti e ho avuto anche la fortuna di potermi accostare piu di quanto desiderassi alla razza di quelli che essi chiamano Antichi.
Nel mio piccolo ho sempre provato molta umiltà d'innanzi la loro possenza ma ho anche imparato che essi sapevano riconoscere la costanza e l'amicizia nonostante purtroppo le nostre razze si siano trovate spesso in conflitto e tutt'ora capiti"
Valdir ascoltò con attenzione, ringraziando per le parole che non aveva mai udito. Artiglio si inserì nel discorso e chiese: "E tu, come intendi l'equilibrio?"
Il nordico rispose: "Non l'ho capito fino a quando non ho aiutato i Gael a ripristinarlo, in Baronia. Vedo l'equilibrio come una complessa bilancia a quattro assi... il punto centrale di questo strano meccanismo è l'equilibrio che si poggia su fondamentali pilastri: Vita, Morte, Fuoco, Acqua. Come disse la Gran Druida dell'Ordine, un bosco verde non è che vita e non è che morte: vita dalla piante rigogliose che traggono frutti dalla morte delle precedenti, in un ciclo vitale infinito diverso ed uguale a se in ogni giorno che ci viene concesso"
Rubina annuì compiaciuta: "Un saggio discorso"
"Devo riuscire a tradurlo nelle mie azioni quotidiane... ed è per questo che ho bisogno di confronto con chi da più tempo percorre la via della Madre o di Ella, come la chiamate voi Ramjalar." concluse Valdir.
Artiglio disse: "E' una cosa importante, si, il confronto, come le azioni che compiamo. Ricorda però che Ella ha anche una sua capacità di assorbire i colpi che alcuni stolti le infliggono, consapevolmente o meno: per tornare alla metafora del bosco della Baronia, consideriamo come la cenere che rimane sul terreno sarà la stessa che lo renderà più fertile ed insieme al vento, che porta semi da altri boschi, il bosco ricrescerà. Se possibile, aiutiamo la cenere ed il vento come le nostre forze e capacità ci permettono innanzi tutto è importante la comprensione delle cose, l'accettazione della duplicità e, come hai detto poc'anzi, un confronto continuo con chi sceglie di perserverare in questo tipo di sensibilità è una strada essenziale e molto proficua"
I tre continuarono a dibattere a lungo sulle questioni relative alla Madre. L'ambiente era caldo, il tepore del camino ed i suoi crepitii rendevano quel luogo accogliente, i profumi della cucina erano inebrianti. Valdir conobbe sempre più informazioni anche sulla vita dei Ramjalar, sempre tenendo presente il fatto che lì ogni membro della Fratellanza era padrone della propria vita, quello che Valdir stava cercando di fare grazie al suo lungo cammino. I valori professati dai Ramjalar erano stati fondamentali fino ad allora per Valdir, a partire dall'autosufficienza ed al rispetto per ogni essere vivente. L'ora si fece tarda e accettò la proposta di fermarsi a riposare nei giacigli posti ai piani superiori della taverna. Avrebbe avuto di che pensare quella notte.
Era riuscito a muovere i suoi passi nella strada che considerava giusta, sentiva l'occhio benevolo della Madre guidarlo e sostenerlo. Il percorso non era che agli inizi, molto lunga e molto ripida sarebbe stato il sentiero che lo avrebbe portato alla piena consapevolezza di Ardania.