Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.
Da scoperte accidentali prendono vita sempre nuove ricerche e nuove sperimentazioni: quella che doveva essere l'esplorazione delle antiche grotte delle Augak allo scopo di completare il trattato di Zenon Valdemar sulla stirpe dei Minotauri si è rivelata fruttuosa ben oltre l’immaginabile.
Grande fu lo sconcerto iniziale quando lui e il Maestro Gerard Notch rinvennero, nel letto di un fiume sotterraneo, un luminescente cristallo azzurro la cui sagoma faceva sospettare l’intaglio di una mente evoluta.
Ma non era facile raggiungere quello strano oggetto, nel cuore delle acque: avrebbero dovuto tornare con altre persone, altre competenze ed esperienze.
Una nuova spedizione fu allestita richiedendo l’aiuto dei migliori combattenti delle Westlands, guidati dalla sapienza di Lord Aart Dreyfus: i Minotauri e la loro furia in battaglia non erano da sottovalutare e le più grandi menti dell’Accademia avevano bisogno di protezione.
Il galeone dalle vele di smeraldo, manovrato dalla maestria di Ike Barrew, giunse rapidamente nell’isola centrale dell’arcipelago dove ancora i gelidi venti del nord sferzavano e dopo vitali raccomandazioni e istruzioni la nutrita compagnia si inabissò nel complesso di caverne infestate da centauri, alberi maledetti e alcuni degli esemplari più comuni della stirpe taurina.
Non fu difficile giungere fino ad un complesso di antiche miniere da cui forse i Devastatori estraevano i metalli per le loro corazze e in cui ampi recinti per il pascolo di strane creature erano stati costruiti, ma più si procedeva e maggiori erano le forze ostili da superare: il Maestro Notch e Valdemar sapevano che non erano lontane le sale del Sovrano dei Minotauri, una creatura temibile ma non invincibile.
Facendosi strada tra i più possenti guerrieri di quella razza si giunse finalmente al cuore del regno bestiale e fu allora che l’esperienza di Dreyfus e dei suoi uomini si rivelò fondamentale per la sconfitta del Sire, cosa che in altre circostanze e con altre forze non sarebbe stato altrettanto facile.
Al termine della battaglia il momento atteso: nel cuore del fiume sotterraneo il cristallo si ergeva, luminescente ed inquietante ma anche difficile da raggiungere in mezzo a spuntoni aguzzi e profonde voragini. Solo la magia del Maestro Zellentarion DeShain supportata da Manfred Leonforte riuscì a condurre i maghi fino a pochi passi dal cristallo, e in un attimo che sembrò durare un’eternità i due raccolsero con attenzione l’artefatto e lo condussero a riva, rinchiudendolo in un baule rinforzato con orialkon costruito allo scopo di isolare qualsiasi influenza quella pietra potesse emanare.
La spedizione era risultata fruttuosa ed il successo era stato raggiunto, la gemma condotta nelle sale dell’Accademia ad Hammerheim con la promessa di un suo studio approfondito da parte di tutti i saggi dell’istituzione. Molte erano le domande sulla sua natura e sul perché fosse nel cuore di quel luogo ancora colmo di misteri irrisolti: si sarebbe rivelato un aiuto indispensabile al benessere delle Westlands - e, perché no, forse di tutta Ardania - o una minaccia da arginare e seppellire?
Troppe erano le domande che si ponevano gli accademici dinanzi a quel cristallo: il suo strano comportamento in presenza di altri esseri viventi lasciava presagire una sorta d’intelligenza o comunque di un meccanismo magico di qualche genere attivato in base a determinate condizioni.
Troppe erano le domande ed era indispensabile ormai guadagnare almeno qualche risposta.
Forse tornare sul luogo del ritrovamento avrebbe donato maggiori dettagli: una nuova spedizione fu organizzata e guidata saggiamente, come sempre, da Aart Dreyfus, dall’Arcimago Notch e da suo fratello, il Maestro Gerard, ma questa volta il gruppo di accademici e miliziani sarebbe giunto rapidamente nel cuore delle caverne dei Minotauri a passo spedito e indubbiamente con maggior preparazione.
Giunti a destinazione e neutralizzate le forze nemiche comandate dal Sovrano dei Minotauri, le speranze di tutti si concretizzarono nel momento in cui Manfred Leonforte e il Maestro DeShain intravidero una crepa nella roccia del piccolo lago sotterraneo, abbastanza grande da poter essere attraversata ma distante e inaccessibile.
Un robusto ponteggio fatto di tavole di legno e cordame fu allestito dalla perizia dello stesso Manfred e dallo sforzo congiunto dei presenti, ma durante l’opera accadde l’insospettabile: i pochi Minotauri sopravvissuti si radunarono e, malgrado la morte del loro sovrano, sembrarono organizzarsi con una strategia d’assalto che non sembrava essere loro, troppo complessa per la mente di queste brutali creature. Che vi fosse un altro ingegno a lavorare dietro di loro contro di noi?
Un’aspra battaglia con una linea di scudi scarna ma decisa a non cedere neanche un dito di terreno alle bestie, un esile muro di scudi sapientemente orchestrato dall’esperienza del Lord Dreyfus e fiancheggiato da portentosi incanti distruttivi dei più esperti maghi delle Westlands e dal potere della guarigione del Grigio supplicata dal Maestro Gerard Notch.
Lo sforzo congiunto portò i desiderati frutti, il ponteggio consentì a tutti di attraversare la crepa conducendoli ad una grotta più piccola dove le acque del lago si perdevano in un budello di pietra.
Un nuovo indizio era dinanzi agli occhi di tutti: la cassa toracica di una creatura di titaniche dimensioni giaceva come un sinistro monumento alla morte in una sala che difficilmente avrebbe potuto ospitare l’intero essere, di qualsiasi cosa si trattasse. E una statua, troppo realistica per essere l’opera di uno scultore, dall’aspetto di un arcanista rimasto congelato in una posa d’invocazione mistica canalizzata dal suo bastone gemmato: la statua di un mago dall’aspetto vagamente familiare.
Cosa era accaduto a quell’uomo? Il suo fato era legato ai resti scheletrici colossali? E quelle ossa, grandi come quelle di un Na’har o di un drago di dimensioni mastodontiche, a cosa appartenevano? Da quanto tempo erano in quelle stanze umide e come vi erano giunte?
Come sempre una risposta conduce ad infinite nuove domande, questo è il destino di chi cerca il Sapere. Solo una cosa restava da fare, trasportare la statua in un luogo sicuro dove la magia o la maestria alchemica avrebbero trovato una soluzione alla sua condizione di pietra.
Lo sforzo fu enorme e l’ingegno egualmente provato, ma la statua fu presto imbarcata sul veliero e scortata in un luogo sicuro, in paziente attesa di un nuovo studio da parte delle menti dell’Accademia.
Un misterioso cristallo, un mago pietrificato e ossa colossali: ciò che andava delineandosi avrebbe condotto in oscuri meandri del passato di Ardania dove giace sì la conoscenza, ma forse anche l’ombra di ciò che dovrebbe restare sepolto.
Il cristallo sembrava avere vita propria: questo il sunto di numerose osservazioni e sperimentazioni nel cuore dell'Accademia. Dava l'impressione di reagire all'avvicinarsi di ogni essere vivente, dando principio ad un ipnotico fluttuare.
Ma da quando fu rinvenuta la statua dell'arcanista il suo strano comportamento sembrò svanire definitivamente: non più alcuna reazione a qualsiasi stimolo o incantesimo.
A lungo le riunioni durarono, fino a notte fonda, con le menti più brillanti delle Westlands in cerca di una risposta. Ma più il tempo avanzava, maggiore era la certezza: solo liberare l'uomo imprigionato nella pietra avrebbe dato una risposta.
Da luoghi remoti giunsero sapienti a dare un giudizio sull'evento e a cercare di comprendere la natura degli attori di questa storia e non mancarono fallimenti nel tentare di ridonare la carne e il respiro all'uomo di pietra, a nulla valsero sortilegi, filtri tra i più potenti mai prodotti e l'ingegno: la statua, al sicuro in una delle fortezze inespugnabili delle Westlands, sembrava destinata a restare tale per sempre.
Ma il sapere ebbe la meglio a lungo andare: se quell'individuo era stato pietrificato da un essere di qualche genere, invertire tale processo studiandolo ed estrapolando le necessarie secrezioni da creature di uguale abilità avrebbe sortito qualche effetto!
La spedizione di prelievo delle ghiandole di basilisco e la loro lavorazione in un nuovo, portentoso elisir diedero i frutti sperati, e in una fredda notte nel cortile della Fortezza la roccia lasciò il passo a pelle e sangue: l'uomo era libero.
Il suo nome, così ci rivelò, era Cavan, un vecchio esploratore e ricercatore giunto nelle viscere del mondo inseguendo qualcosa, un mistero che non riuscì a rivelarci data la terribile stanchezza che le sue membra non potevano affrontare dopo un tale trauma: un vecchio imprigionato nella pietra per oltre un secolo... cosa potevamo pretendere da lui?
Ma le vesti antiche, di color del fuoco, e la foggia del bastone che impugnava facevano presumere che la sua ricerca, interrotta tragicamente, ci avrebbe donato un sapere che non vedevamo l'ora di fare nostro.
Riposa, Cavan, presto ci saranno molte domande per te.
In nome della conoscenza e del suo raggiungimento tutto è lecito, ma che senso ha perdere la vita per ottenerla, non potendone così beneficiare? Giustificato è agire per tramandare, ma il così poco rispetto per la vita è un insulto al dono più grande che gli Dei abbiano mai concesso.
Cavan ci ha rivelato molto con le sue risposte, il suo bagaglio di sapere accumulato in decenni di studi nelle profonde sale dell’Accademia di Edorel e il ramo del Flux in cui ha dedicato la massima attenzione, la capacità di aprire porte verso altri mondi. Era lì, in quelle caverne, che ha individuato uno dei punti focali dove la Trama (come lui la chiama) si assottiglia e permette l’apertura di questi varchi: solo l’incidente con un Basilisco, forse il più grande mai visto, congelò le sue ambizioni nel granito… almeno finché Hammerheim non lo ritrovò e liberò da un destino segnato.
Con un sapere così vasto - quasi quanto la sua spocchia, mi permetto di aggiungere da umile cronista dei fatti - ci ha svelato in una sola notte molti dei segreti dimenticati del Flux lasciando i nostri arcanisti sorpresi, estasiati o anche perplessi dinanzi ad affermazioni difficili da interpretare.
Una cosa è certa: Cavan vuole libertà, desidera tornare alle sue ricerche, recuperare un secolo di tempo pietrificato, e solo per ora - e sinceramente non so per quanto ancora - accetta la nostra ospitalità vista da lui come una gabbia dorata.
Ma giunto è poi il momento più importante e grave del colloquio con l’anziano mago, l’attimo in cui ha posato finalmente gli occhi sul cristallo che rinvenimmo, fuori dalla grotta in cui era segregato, ed ora posto allo studio di tutti nel cuore dell’Accademia di Hammerheim.
La gemma è un catalizzatore, uno strumento in grado di amplificare i poteri di telemanzia (l’arte di cui Cavan si proclama maestro), posto in quel luogo dimenticato dal mondo per uno scopo a lui ignoto, forse da qualcuno che aveva percepito nella grotta, così come fece lui, il punto di massimo potere.
La risposta a ciò che la gemma è in grado di fare è preclusa alla mente del mago, può trovarla a patto di poter studiare i propri tomi ancora nascosti da qualche parte nei resti di Edorel.
Edorel e un nascondiglio segreto di tomi di vastissima conoscenza: rinunciare per salvaguardare la vita di molti Hammin coinvolti nella ricerca o avanzare nella corruzione e nel lerciume di quelle terre incuranti delle conseguenze sullo spirito di tutti?
“Cosa sono alcune decine di vite in confronto alla conoscenza?”, queste le parole del mago dalle vesti rosse, questo il prezzo che lui sarebbe disposto a pagare per ottenere nuovamente i suoi libri. Un prezzo comodo, finché non è la sua vita ad esser spenta.
E qui Hammerheim è ad un bivio: dissetare con quella fonte di carta il desiderio di conoscenza di ogni accademico, sapiente o semplice devoto del Grigio oppure impedire che il maleficio di Edorel lasci un marchio indelebile nell’anima dei giusti donando così un’altra vittoria all’Oscuro?
E infine la fiducia in un uomo di grande potere e ambizione: non un fratello o un amico ma una sorta di dispensatore di risposte che nessun altro può confermare come vere. Perché Cavan sa molte cose, ma noi ignoriamo quali siano reali e quali invece menzogne.
Why Would you Settle for Less when you can have More? Do not let other Authors Fool you with Empty Marketing Keywords. FLATBOOTS is what you Deserve. Built to last, Built from Scratch, Nothing Less.