- Thu Oct 24, 2019 10:12 pm
#2035
Libro I
Il silenzio in quella porzione di bosco era interrotto solo da rari rumori in lontananza, sembravano legni di una nave che cigola sbattuta dalle onde, tra cime e vele impazzite, o carri con catapulte pronte a sfondare una fortezza, oppure semplicemente passi di un gigante che piega alberi al proprio passaggio.
Qualcosa comunque di poco rassicurante, tanto da far rimanere Victoria col fiato sospeso e rigoroso silenzio, in quella rientranza rocciosa dove era possibile guardare da lontano la capitale orchesca.
Nei giorni scorsi si era soffermata per diverse ore in biblioteca ad Amon per studiare i volumi sugli orchi, sulle cronache passate, sulle ricerche legate ai clan, fino a far divenire poi le ore anche notti intere, dormendo poco e interrogando molto le Belenil, dalla finestra di quello storico studio del Sommo, nell’Ordine dei Templari.
Che cosa aveva smosso tutto?
Davvero era solo la brama di un’arma o di un monile?
Poteva essere così prezioso quel bracciale?
Quel giorno aveva deciso di osservare più da vicino i simboli degli stendardi di quel clan orchesco che pareva aver gettato così tanto scompiglio negli assetti delle terre oltre i monti Orquirian.
Le terre di Zanna, il Re degli orchi, il nemico più grande di Amon. E così piano piano, aiutata dai Figli sacri del mare, dono della sua Dea, era arrivata fino a lì, vicino tanto da poter sentire il vociare degli orchi, i tamburi e i versi nauseabondi degli sciamani. Una picca con la testa di un nemico del Re faceva da punto centrale di uno spiazzo denso di sangue rappreso e carcasse oramai in decomposizione. Ricordava le storie ascoltate da ragazzina dai maestri Templari, sugli usi orcheschi ma non era sufficiente ora, non con questa nuova guerra.
Alcune sere prima, insieme ai druidi della Quercia, erano stati nell’antro dove per molto tempo lo spirito del Re era rimasto imprigionato, per celebrarlo ancora, e aveva provato la sensazione della prigionia anche se per poco tempo, cadendo in una trappola. Poco dopo avevano scorto una strana figura in una delle sale-tempio, e quando questa si era poi rivelata, mostrandosi in tutta la sua arroganza da orco sciamano erudito, la conversazione fu interessante e piena di spunti di studio.
“Io non sono uno sciamano, io sono lo sciamano!”
Aveva detto Shagat e poi era sparito, come in un sortilegio. E Victoria fu lieta di averlo disegnato mentre atteggiandosi parlava.
Un orco particolare, anche nel linguaggio usato, e misterioso… chissà se lo avrebbe mai rincontrato.
Un fortissimo rumore di catene e cardini la fece destare dai suoi pensieri, il grande portone fatto da tronchi di legno si stava alzando, un’armata di orchi usciva. La giovane sacerdotessa si sporse un po’ per vedere meglio, sudava fredda temendo di essere scoperta, che il suo odore di muschi e ginseng destasse sospetti in quelle creature bestiali. Ma l’armata era numerosa, i passi sollevavano polvere. Ogni passo era un tumulto nel petto della donna oramai madida di sudore, ma forte e tenace nella sua ricerca.
Chi li guidava? Zanna?
Non l’ho neanche mai visto, non so se saprei riconoscerlo.
Poi da lontano i grandi lupi neri arrivarono, si rannicchiò di più nell’antro ma improvvisamente sentì un grandissimo dolore alla testa.
Non vide più nulla, sentì però odore acre, come di veleno.
E svenne.
Lúrë Hyalmanar
Maestra del Dono a Guida dell'Azzurra Accademia|Farmer delle Firme Rotinrim°Maestra Sarta°Vincitrice Alta Contesa di Eruanna 287|La sconsideratezza nell'uso di un sistema non è affatto scusabile|Pellegrinaggio al Tulip
Libro I
Il silenzio in quella porzione di bosco era interrotto solo da rari rumori in lontananza, sembravano legni di una nave che cigola sbattuta dalle onde, tra cime e vele impazzite, o carri con catapulte pronte a sfondare una fortezza, oppure semplicemente passi di un gigante che piega alberi al proprio passaggio.
Qualcosa comunque di poco rassicurante, tanto da far rimanere Victoria col fiato sospeso e rigoroso silenzio, in quella rientranza rocciosa dove era possibile guardare da lontano la capitale orchesca.
Nei giorni scorsi si era soffermata per diverse ore in biblioteca ad Amon per studiare i volumi sugli orchi, sulle cronache passate, sulle ricerche legate ai clan, fino a far divenire poi le ore anche notti intere, dormendo poco e interrogando molto le Belenil, dalla finestra di quello storico studio del Sommo, nell’Ordine dei Templari.
Che cosa aveva smosso tutto?
Davvero era solo la brama di un’arma o di un monile?
Poteva essere così prezioso quel bracciale?
Quel giorno aveva deciso di osservare più da vicino i simboli degli stendardi di quel clan orchesco che pareva aver gettato così tanto scompiglio negli assetti delle terre oltre i monti Orquirian.
Le terre di Zanna, il Re degli orchi, il nemico più grande di Amon. E così piano piano, aiutata dai Figli sacri del mare, dono della sua Dea, era arrivata fino a lì, vicino tanto da poter sentire il vociare degli orchi, i tamburi e i versi nauseabondi degli sciamani. Una picca con la testa di un nemico del Re faceva da punto centrale di uno spiazzo denso di sangue rappreso e carcasse oramai in decomposizione. Ricordava le storie ascoltate da ragazzina dai maestri Templari, sugli usi orcheschi ma non era sufficiente ora, non con questa nuova guerra.
Alcune sere prima, insieme ai druidi della Quercia, erano stati nell’antro dove per molto tempo lo spirito del Re era rimasto imprigionato, per celebrarlo ancora, e aveva provato la sensazione della prigionia anche se per poco tempo, cadendo in una trappola. Poco dopo avevano scorto una strana figura in una delle sale-tempio, e quando questa si era poi rivelata, mostrandosi in tutta la sua arroganza da orco sciamano erudito, la conversazione fu interessante e piena di spunti di studio.
“Io non sono uno sciamano, io sono lo sciamano!”
Aveva detto Shagat e poi era sparito, come in un sortilegio. E Victoria fu lieta di averlo disegnato mentre atteggiandosi parlava.
Un orco particolare, anche nel linguaggio usato, e misterioso… chissà se lo avrebbe mai rincontrato.
Un fortissimo rumore di catene e cardini la fece destare dai suoi pensieri, il grande portone fatto da tronchi di legno si stava alzando, un’armata di orchi usciva. La giovane sacerdotessa si sporse un po’ per vedere meglio, sudava fredda temendo di essere scoperta, che il suo odore di muschi e ginseng destasse sospetti in quelle creature bestiali. Ma l’armata era numerosa, i passi sollevavano polvere. Ogni passo era un tumulto nel petto della donna oramai madida di sudore, ma forte e tenace nella sua ricerca.
Chi li guidava? Zanna?
Non l’ho neanche mai visto, non so se saprei riconoscerlo.
Poi da lontano i grandi lupi neri arrivarono, si rannicchiò di più nell’antro ma improvvisamente sentì un grandissimo dolore alla testa.
Non vide più nulla, sentì però odore acre, come di veleno.
E svenne.
Lúrë Hyalmanar
Maestra del Dono a Guida dell'Azzurra Accademia|Farmer delle Firme Rotinrim°Maestra Sarta°Vincitrice Alta Contesa di Eruanna 287|La sconsideratezza nell'uso di un sistema non è affatto scusabile|Pellegrinaggio al Tulip