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Qui i giocatori di The Miracle lasciano imprese, poesie, narrare eventi e grandi avventure avvenute e in svolgimento su Ardania. Linguaggio strettamente ruolistico.

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By Earendur
#2487
Helcaraxe - 28 Orifoglia 283

Era ormai notte fonda e le stelle brillavano sopra i moli di Helcaraxe quando Arm giunse all'ormeggio del traghetto per il Continente.
Il traghettatore che lo stava aspettando borbottò qualcosa sull'ora tarda, ma Arm allungò un sacchetto di monete più pesante del solito e il borbottio s'interruppe improvvisamente per sciogliersi in un sorriso.
Poco dopo aver mollato gli ormeggi il marinaio si avvicinò a bordo nave e pescata una moneta dal sacchetto la gettò in mare, fermandosi per un momento a mormorare una preghiera.
Arm accesosi un po' di erbapipa fece lo stesso, rimanendo poi ad osservare in silenzio il tributo che scompariva ingoiato dalle oscure acque.

Un ricordo riafforò alla memoria dell'uomo: il viso impaurito di un giovane che osservava il mare per la prima volta da una nave diretta verso l'ignoto.
Tredici anni erano passati da quando aveva visto per la prima volta un marinaio tortughese gettare una moneta in mare per chiedere a suo modo il favore della Dea.
Tredici lunghi anni da quando era fuggito dalla sua vita a Seliand, come un ladro qualsiasi che esce dalla finestra della casa che ha appena saccheggiato.
Ormai solo pochi, seppur vividi ricordi lo legavano a quella parte della sua vita, così spensierata nella sua monotonia: sua madre che stendeva i panni sulle rive dell'Anduvian, le lunghe giornate passate nei boschi a tagliare legna, il volto severo di suo padre che rivolgeva una preghiera ad Aengus prima di terminare l'intaglio di ogni arco...
Chissà che cosa avrebbe pensato di lui suo padre vedendolo ora, un avventuriero, un vagabondo senza patria nè famiglia, un uomo che l'ultima volta che aveva messo piede in un Tempio di Aengus era quando aveva visitato per la prima volta Helcaraxe, e per sbaglio...

Un'onda particolarmente violenta ridestò Arm dai suoi pensieri, infradiciandolo mentre la barca ondeggiava pericolosamente. Il traghettatore, aggiustata frettolosamente la rotta, gettò ad ogni buon conto altre due monete in mare. Arm sospirando lo imitò nuovamente, lanciando una lunga occhiata al cielo stellato davanti a sè.

Dall'oscurità iniziavano ad emergere i contorni dei fiordi della Baronia...
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By Earendur
#2684
Rifugio Ramjalar - 31 Orifoglia 283

Lithe e Armlach sedevano intorno al fuoco del campo.
La donna aveva pazientemente ascoltato la storia di Arm, e aveva lei stessa condiviso stralci del suo passato. Senza giudicare ma ascoltando con mente aperta e porgendo consiglio. Alla maniera Ramjalar, come aveva così ben spiegato Artemius la sera precedente, seduti di fronte lo stesso fuoco.

"Questo è il passato, ma cosa ti turba ora?" Lo incalzò gentilmente Lithe.

"Ti ho parlato della devozione ad Aengus di mio padre..."

L'uomo sospirando cercò di raccogliere le sue sensazioni in un pensiero che avesse un certo ordine e senso.
Raccontò che da tempo provava un rinnovato senso di legame con la Signora delle Maree, e di come finalmente si sentisse di nuovo protetto e vegliato. Un legame del tutto spontaneo ed inspiegabile, diverso da ciò che aveva provato seguendo le orme di suo padre.
Di come cercasse il Suo consiglio e la Sua benevolenza, e provasse gratitudine ogni volta che il vento soffiava nella direzione giusta od ogni volta che riemergeva dal buio di qualche caverna con il suo meritato bottino e rivedeva il cielo stellato.

"A me sembra una cosa bella, come mai lo vivi come un problema?" Obiettò la donna.

"E' l'unico legame che rimane tra me e mio padre. Aengus Intendo. Seppur silente ormai da anni..." Arm sbuffò con un sorriso amaro "...piuttosto ironico."

Lithe sorrise "La Dea ti richiama, e credo di sapere il perchè: hai vagato per un po' nell'oscurità con i tuoi sensi di colpa. Lei vuole dirti che è ora di cambiare, di intraprendere un sentiero di luce, accettando tutte le dualità che ci sono nella vita..."

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Lithe si confidò nuovamente, raccontando all'uomo del suo legame con la Dea.
Arm ascoltò meditabondo. Le dualità della vita. La sua fuga, una disgrazia eppure la sua salvezza.
Luce e tenebre. Chiunque viva nelle Terre Selvagge impara ad accettare l'esistenza di entrambe. Il richiamo della Dea è a scegliere giustamente, ogni volta che veniamo messi alla prova. Ma senza rifiutare l'esistenza delle tenebre. Senza ignorare che ogni nostra azione ha delle conseguenze positive e negative.
Cose che inconsciamente Arm aveva già imparato nei suoi anni di vagabondaggio. Eppure non avevano mai preso così chiaramente forma nella sua mente prima che la voce di Lithe le esprimesse a parole.

Forse era giunto il tempo di fare definitivamente pace con il suo passato...
Last edited by Earendur on Thu Oct 31, 2019 10:06 pm, edited 5 times in total.
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By Kami'la
#3072
Armlach si allontanò con passo deciso, seguii con lo sguardo il suo portamento agile notando come il suo corpo apparisse più fiero e leggero rispetto a un paio d’ore prima, quando aveva chiesto di parlarmi.

“Sentirò cosa ha da dirmi Danu” mormorai, ma per me era chiaro che la Dea aveva posato il suo sguardo benevolo sul mio ospite.

Restai a fissare il fuoco per un po’, poi mi avvicinai alla costa, dove il fruscio del vento tra le foglie degli alberi e la risacca delle onde, si trasformavano ogni volta in sussurri che interpretavo come parole della mia adorata Danu.

“Stagli vicino” la sentivo mormorare.

La notte era buia e sollevai lo sguardo verso il cielo stellato, una stella cadente sparì dietro le vette di montagne lontane, la luce e le stelle, il fuoco e le montagne.
Danu e Aengus.

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Nelle fucine del dio sono certa che il vecchio di Armlach lo osserva con serenità e con orgoglio.

Una folata di vento mi scosse in un piccolo brivido, Danu approvava il mio pensiero.

“Dormi bene, Arm” sussurrai, “il tuo cammino nella luce ti porterà lontano”.
Last edited by Kami'la on Tue Nov 05, 2019 7:39 pm, edited 1 time in total.
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By Earendur
#3521
Amon - 10 Nembonume 283

Victoria condusse Arm oltre le file ordinate ed austere delle case Amoniane,risalendo l'altura dove sorgeva l'imponente Cattedrale. Poco distante da essa, l'uomo si trovò dinnanzi ad un piccolo ma rigoglioso giardino, dal quale si potevano osservare dall'alto le terre ad Ovest della Guerriera.
Sedutisi su una panca, la Sacerdotessa raccontò la storia di quel luogo mentre Arm ascoltava taciturno osservando il cielo stellato.

"Vuoi che ti legga le Stelle? Dimmi, quando sei nato?"

La domanda colse l'uomo impreparato. Ma era giunto per chiedere consiglio e dopotutto quale consiglio sarebbe stato migliore di quello delle stelle?

"I nati in questo periodo hanno fortuna al gioco, sai? E hanno doti brillanti di intuito e investigazione. Le tue Belenil sono misteriose, ma credo che tu sia sotto l'influsso delle Sorelle più bizzarre, che ti fanno cambiare rotta, come venti impazziti..."
Sul viso della sacerdotessa si dipinse un sorriso divertito, e Arm sorrise a sua volta. Di certo la sua rotta fin'ora non era stata lineare...
"A volte gli uomini credono che per dimostrarsi forti i venti vadano contrastati, ed allora si ingegnano nel farlo, nell'opporsi ad essi. E invece il vento può essere assecondato a volte... Concedergli la rotta, scoprire nuovi approdi, scoprire nuove mete, è questo che ci insegna la Dea."
La voce di Victoria si era fatta più seria e profonda.
"Danu è capricciosa, dicono alcuni. Danu è provvidenziale, dicono i marinai, perché è lei a guidarli. Io dico che è una meravigliosa donna, e come tale vuole essere seguita, stupita..."

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La Console si voltò verso Arm, osservandolo come se stesse guardando allo stesso tempo le profondità del suo animo ed un luogo lontano.
"Ecco cosa dice la tua mappa del cielo ora. Ci sono i venti nella tua vita, devi conoscere nuovi approdi. Questo dicono le stelle del tuo trentunesimo anno di vita..." La voce si trasformò in un sussurro "...lascia che ti avvolga."

L'uomo inspirò profondamente e socchiuse gli occhi lasciando che le parole della donna riecheggiassero nella sua mente, prima di alzare lo sguardo a cercare il cielo stellato. Un turbinio di pensieri lo avvolgeva, come la sera in cui aveva parlato con Lithe, e come quasi tutte le notti da qualche tempo a questa parte.
Victoria scosse appena la testa, quasi a focalizzare nuovamente lo sguardo sull'uomo che aveva davanti. "Cosa ti rende così silenzioso, Arm? Cosa ti turba?"

"Da quando ho lasciato Seliand, la Dea ha iniziato a tracciare nuovi percorsi dinnanzi a me, ne sono sempre più certo... Ho sentito crescere la sua presenza confortante, man mano che proseguivo nel mio cammino. Ma i retaggi di ciò che ho lasciato mi ancorano al passato. Non voglio fare un torto a mio padre, né voglio fare un torto ad Aengus."

La sacerdotessa pose dolcemente ma saldamente una mano sulla spalla dell'uomo. "Quando un uomo cresce si dice che lo faccia lasciando la casa del proprio padre. Tu sei un viaggiatore Arm, guardi Speranza, la stella Criddillè per capire il luogo in cui sei. Era normale che la Dea ti chiamasse a sé, non avere timore. Brucia un oggetto importante del tuo passato su una forgia consacrata ad Aengus. Poi salutalo ed onoralo, come faresti con tuo padre. Questo io ti dico. Poi accogli i venti."

In un baleno Arm ebbe la visione dell'arco che gli aveva regalato suo padre, l'unico oggetto che aveva portato via con sé e conservato in tutti questi anni. E quale luogo migliore del Monastero, dove suo padre lo conduceva negli ultimi anni a pregare Aengus? Arm vedeva nuovamente illuminarsi la Via dinnanzi a sé: un pellegrinaggio, per accomiatarsi finalmente nel modo giusto da suo padre e pregare per la comprensione del Dio Fabbro, prima di riprendere nuovamente il suo cammino.
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By Victoria
#4337
La timida Luna Nut sembrava osservarli, celata e poi manifesta lì tra quelle fronde di lecci e querce del boschetto sulla collina della Cattedrale. La sua falce argentata la rendeva misteriosa e tagliente, ad ogni alito di vento sembrava che quel delicato merletto intorno all’astro, fatto di tenue bagliore, si muovesse al ritmo di una musica immaginaria.

I due ragazzi guardavano questo spettacolo serale, nel luogo più alto della città di Amon, uno di essi sorrideva a volte impacciato, l’altra, una ragazza dai lunghi capelli di luna, lo osservava con placidi occhi, fatti di stelle quando sorrideva, o di profondi mari quando rifletteva.

Chissà perché lei non volle raccontagli che i nati in quel mese erano sotto il simbolo del Veliero, come lo chiamava lei, un influsso particolare delle Belenil per i nati di Nembonume. E non gli volle neanche dire che il colore era il nero, come i mari più profondi, dove neanche arriva la luce. Gli disvelò qualcosa per indurlo a cercare o a riflettere, perché lei sentiva che in lui la Dea già aveva gonfiato le vele e che quel viaggio doveva solo essere incoraggiato.

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Lui le confessò qualcosa sul suo passato, su suo padre, sul Dio della Forgia, lei lo accolse raccontandogli, con voce fioca, che a volte le cose semplicemente devono scorrere, come acqua… andare dove va il vento. Accadere.

E intanto, in quella placida sera d’autunno, una Sacerdotessa e un fedele di Danu discorrevano, a volte come due vecchi amici e a volte come compagni della medesima strana avventura.
Poi lui sorrise ancora e lei smise di parlare.

Quando si separarono lei si diresse verso il mare, oltre la boscaglia a Est del Forte Agravain, e lanciò una piccola conchiglia madreperlata tra le onde. I flutti marini la ghermirono subito.
Lei alzò il viso e Nut misteriosa la salutò, riflettendosi in un mare nero, pieno delle promesse dei marinai e delle preghiere dei viaggiatori.



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Last edited by Victoria on Fri Nov 22, 2019 1:16 am, edited 1 time in total.
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