- Sat Apr 04, 2020 4:43 pm
#14483
Un piccolo masso rotolò dal merlo di una torretta delle mura di Amon, destando la sentinella da uno stato contemplativo che sapeva più di noia che di battaglia. Seguendo quel movimento con lo sguardo, si lucidò l’armatura sul petto e si guardò intorno: la Guerriera appariva silenziosa, intiepidita da un alito di vento primaverile, mentre un manto Cremisi sembrava giungere da lontano.
“Sono il Console Ek aprite!” Urlò Victoria ma aggiungendo un sorriso alla sentinella che la salutò con rispetto.
I grandi cancelli poi si chiusero e la giovane donna giunse nella piazza dove da alcuni giorni si erano susseguite una serie di strane vicende, tanto da impensierirla e turbarle lo sguardo solitamente pacato. I lunghi capelli biondi oramai avevano lasciato spazio a nera chioma, lucente come ali di un corvo, dandole un’aria un po’ più matura forse e sicuramente meno spensierata.
Il chiacchiericcio lasciò il posto ad una grande preoccupazione per cose di maggiore importanza: i demoni avevano iniziato a muoversi in modo stano, sotto la superficie della terra a Samsara e per i cieli. Notizie dagli eracliani di quel lontano villaggio parlavano della caverna dei demoni chiusa, impenetrabile e di movimenti di truppe demoniache mai viste prima. E poi quei demoni esploratori, addirittura capaci di mappare interi regni, una situazione che seminava incertezza e spingeva le genti ardane o a esplorare intrepide, o a rinchiudersi dietro alte mura e cancelli sperando nella buona sorte. Ma non Victoria, la Sommo Templare, e non diversi dei suoi fedeli allievi o fratelli di giuramento, perché soccombere alle vicende per alcuni animi è impossibile, e serve l’azione, risolutiva o meno che sia.
Di questo chiacchieravano in piazza quando il rumore di passi marziali e cadenzati li fece zittire: era Valorium Darkbane, signore della Guerriera, Imperatore di Amon con al seguito i suoi Pretoriani.
La Console Victoria chiamò la riga davanti al sovrano e si mise anch’ella sull’attenti.
Ciò che accadde da quel momento in poi fu come una lama adamantina che trancia di netto un candido vessillo per farne due differenti che solo la storia potrà decretare come sventoleranno, e se all’unisono.
Il volto di Valorium era corrucciato, Victoria lo aveva visto così diverse volte nei colloqui privati o meno degli ultimi giorni, si comprendevano guardandosi negli occhi perché li legava un giuramento, la Lex, il patto di collaborazione, regole non dette, l’onore. Lei lo ascoltò con la solita fierezza e lui parlò.
“Mi ha appena scritto Giulius mio figlio, egli conduce oramai da diverso tempo delle ricerche, che hanno a che fare con molte cose che stanno accadendo. Ha bisogno di aiuto e non posso pensare a nessuno meglio che a te Console Ek per questa missione che richiederà un alto sacrificio, per un bene supremo. Amon anche attraverso la tua opera ne beneficerà, perché la nostra città possa contribuire ad una causa superiore come in passato non è avvenuto.”
Victoria rimase per un po’ frastornata, come un colpo allo stomaco, che ti fa quasi barcollare, quelle parole la immobilizzarono. Giulius? Dove era il vecchio Dictator e perché? Poi ancora il sentimento dell’onore, dell’obbedienza, del giuramento la fecero rispondere prontamente.
“Sono al vostro servizio mio signore, della Guerriera e di Giulius, sono pronta, ditemi ciò che devo fare.”
Sentiva dietro il silenzio assoluto, gli amoniani e i viandanti in piazza in perfetto e disciplinato schieramento.
“Dovrai farti seguire da chi riterrai, non è una cosa che potrai svolgere senza un manipolo di fidati.” Sentenziò l’Imperatore Darkbane e Victoria si voltò per fissarli tutti.
“Leoni, fratelli di giuramento, non posso dirvi più di quanto ho appena udito anche io, chi vuole seguirmi ha la mia fiducia, chi non lo farà avrà il mio rispetto. Ma la via di un Templare è anche quella di muoversi per una missione superiore che non dà spazio a ripensamenti per le rinunce. Perciò io stanotte partirò.”
E mentre Victoria si domandava, forse, nell’animo suo cosa sarebbe accaduto da lì a poco e quanto avrebbe dovuto lasciare ad Amon, osservò moltissimi farsi avanti manifestando fiducia ed intenzione a seguirla.
“Avete avuto sempre la mia fiducia signora, siete la nostra guida ad Amon, vi seguiremo senza indugio per la missione.” Disse qualcuno tra i presenti.
“Sarete dispensati dagli obblighi di Lex, Console Ek – continuò Valorium – e del Cremisi perché dovete essere liberi di agire senza costrizioni che potrebbero imporvi di rientrare ad Amon, secondo le necessità. Un sacrificio per un’alta causa che ha a che fare con Ardania tutta.”
I demoni… il cambiamento delle cose, l’equilibrio a tutti i costi che però rischiava di farne morire altre. Seguire la Lex... le Otto virtù… ma in fondo quella sera pareva mancarne una da quell’elenco. Il Sacrificio, la Nona Virtù, che vide disegnata negli occhi di quegli uomini e donne amoniani, più preparati e anziani alcuni, più inesperti e insicuri forse altri, mentre si sfilavano il Cremisi e lo riponevano con serietà nelle mani dell’Imperatore.
“Giulius vi aspetta al Picco dell’Aquila, sarete ospiti di Gartax il Saggio finché sarà necessario.” Concluse Valorium e Victoria non ebbe dubbi, si sfilò il Cremisi, e sentì quei due anni di dovere, conquiste, Leoni e Virtù, scivolare via come un peso ma anche come un caldo abbraccio e il suo spirito pianse. Aveva compiuto ciò che si era prefissata, un nuovo tempio era perfino sorto e Amon era adamantina e forte.
“Dovrete stare via per molto tempo amoniani, ma questa resta la vostra casa nel cuore.” Concluse Valorium, mentre altri appena giunti si informavano sull’accaduto.
Schierati in perfetto rigore, senza il Cremisi sulle spalle, preso ciò che era più necessario, Victoria e quei prescelti si schierarono per salutare il loro signore e i fratelli di Amon, dopo qualche abbraccio e messaggi lasciati a voce per il Primo dei Legionari.
La traversata verso le nevi fu veloce, i cavalli scalpicciavano spronati da quel manipolo di uomini senza insegne guidati da una giovane donna dallo sguardo liquido di lacrime e fierezza. Le nevi erano candide e sapevano rilucere perfino nella notte, come un morbido velo li accompagnava facendoli scivolare fino al Picco che si presentò davanti a loro imponente, silenzioso, immutato.
Si rifugiarono nella locanda, cercando di scaldarsi le mani nella piccola taverna, scrollandosi di dosso la neve, il timore e forse anche la malinconia. Amon non era mai sembrata così lontana come quella notte, eppure quella missione, ancora tanto misteriosa, li univa, li rendeva ancora più alti o fieri se fosse stato possibile. Uomini e donne della Via Templare e della Via Militare, giovani cittadini e perfino due avventurieri amici degli amoniani si erano ritrovati lassù in quel silenzioso villaggio governato dal Saggio.
Finché la porta si aprì, spalancandosi al freddo della tormenta che si era alzata fuori. Un uomo dalle larghe spalle e con indosso delle pellicce pesanti si presentò a loro. Victoria lo riconobbe subito, da piccola aveva visto la sua opera come Dictator e Imperatore, nella risoluzione di momenti critici per l’Impero. Era Giulius Darkbane ma diverso nello sguardo, nel sorriso, come se quel peregrinare per anni lo avesse cambiato profondamente. Al collo riluceva un simbolo sacro, nello sguardo profondi sentieri di storie inimmaginabili. Le rughe dell’età e delle emozioni. Giulius li accolse come se da sempre si fossero conosciuti, anche se molti ne conoscevano solo il nome.
“Mio signore, Giulius, sono la Console Ek, Victoria, io e i miei protetti siamo al vostro servizio, come ci ha chiesto vostro padre.” Disse la giovane donna presentandosi come era solita fare ma pensando subito che quei titoli erano scivolati via insieme al Cremisi e l’unica cosa che le rimaneva addosso era l’essere stata qualcosa in un amato luogo.
Lui con fare cordiale, sistemata altra legna nel camino, li mise subito a loro agio. Molta di quella rigidità amoniana sembrava sparita da quei modi, per dar posto a qualcosa di misterioso, affascinante, incomprensibile.
Parlò di alcuni studi e di altre cose che avrebbe condiviso con loro nei giorni seguenti. Li rassicurò del consenso di Gartax di stare lì e consigliò a tutti di cercare di adattarsi a quelle nevi e a quella sistemazione che era tutt’altro che le comodità e gli sfarzi della Guerriera. Non sarebbe stato per sempre ma per qualche tempo.
Victoria scrutò nelle espressioni dei presenti ed ebbe quasi paura di scorgere la loro insicurezza, ripromettendosi di rispedire ad Amon questi per evitare che le loro viste si spezzassero. Tuttavia, non trovò alcun tentennamento e così fu anche l’indomani, quando forti e stretti nei loro caldi mantelli di pelliccia, per la prima volta li guidò in una spedizione.
La Nona Virtù, il Sacrificio, li aveva uniti.
Nel nome della Missione!
[continua]
Lúrë Hyalmanar
Maestra del Dono a Guida dell'Azzurra Accademia|Farmer delle Firme Rotinrim°Maestra Sarta°Vincitrice Alta Contesa di Eruanna 287|La sconsideratezza nell'uso di un sistema non è affatto scusabile|Pellegrinaggio al Tulip
Un piccolo masso rotolò dal merlo di una torretta delle mura di Amon, destando la sentinella da uno stato contemplativo che sapeva più di noia che di battaglia. Seguendo quel movimento con lo sguardo, si lucidò l’armatura sul petto e si guardò intorno: la Guerriera appariva silenziosa, intiepidita da un alito di vento primaverile, mentre un manto Cremisi sembrava giungere da lontano.
“Sono il Console Ek aprite!” Urlò Victoria ma aggiungendo un sorriso alla sentinella che la salutò con rispetto.
I grandi cancelli poi si chiusero e la giovane donna giunse nella piazza dove da alcuni giorni si erano susseguite una serie di strane vicende, tanto da impensierirla e turbarle lo sguardo solitamente pacato. I lunghi capelli biondi oramai avevano lasciato spazio a nera chioma, lucente come ali di un corvo, dandole un’aria un po’ più matura forse e sicuramente meno spensierata.
Il chiacchiericcio lasciò il posto ad una grande preoccupazione per cose di maggiore importanza: i demoni avevano iniziato a muoversi in modo stano, sotto la superficie della terra a Samsara e per i cieli. Notizie dagli eracliani di quel lontano villaggio parlavano della caverna dei demoni chiusa, impenetrabile e di movimenti di truppe demoniache mai viste prima. E poi quei demoni esploratori, addirittura capaci di mappare interi regni, una situazione che seminava incertezza e spingeva le genti ardane o a esplorare intrepide, o a rinchiudersi dietro alte mura e cancelli sperando nella buona sorte. Ma non Victoria, la Sommo Templare, e non diversi dei suoi fedeli allievi o fratelli di giuramento, perché soccombere alle vicende per alcuni animi è impossibile, e serve l’azione, risolutiva o meno che sia.
Di questo chiacchieravano in piazza quando il rumore di passi marziali e cadenzati li fece zittire: era Valorium Darkbane, signore della Guerriera, Imperatore di Amon con al seguito i suoi Pretoriani.
La Console Victoria chiamò la riga davanti al sovrano e si mise anch’ella sull’attenti.
Ciò che accadde da quel momento in poi fu come una lama adamantina che trancia di netto un candido vessillo per farne due differenti che solo la storia potrà decretare come sventoleranno, e se all’unisono.
Il volto di Valorium era corrucciato, Victoria lo aveva visto così diverse volte nei colloqui privati o meno degli ultimi giorni, si comprendevano guardandosi negli occhi perché li legava un giuramento, la Lex, il patto di collaborazione, regole non dette, l’onore. Lei lo ascoltò con la solita fierezza e lui parlò.
“Mi ha appena scritto Giulius mio figlio, egli conduce oramai da diverso tempo delle ricerche, che hanno a che fare con molte cose che stanno accadendo. Ha bisogno di aiuto e non posso pensare a nessuno meglio che a te Console Ek per questa missione che richiederà un alto sacrificio, per un bene supremo. Amon anche attraverso la tua opera ne beneficerà, perché la nostra città possa contribuire ad una causa superiore come in passato non è avvenuto.”
Victoria rimase per un po’ frastornata, come un colpo allo stomaco, che ti fa quasi barcollare, quelle parole la immobilizzarono. Giulius? Dove era il vecchio Dictator e perché? Poi ancora il sentimento dell’onore, dell’obbedienza, del giuramento la fecero rispondere prontamente.
“Sono al vostro servizio mio signore, della Guerriera e di Giulius, sono pronta, ditemi ciò che devo fare.”
Sentiva dietro il silenzio assoluto, gli amoniani e i viandanti in piazza in perfetto e disciplinato schieramento.
“Dovrai farti seguire da chi riterrai, non è una cosa che potrai svolgere senza un manipolo di fidati.” Sentenziò l’Imperatore Darkbane e Victoria si voltò per fissarli tutti.
“Leoni, fratelli di giuramento, non posso dirvi più di quanto ho appena udito anche io, chi vuole seguirmi ha la mia fiducia, chi non lo farà avrà il mio rispetto. Ma la via di un Templare è anche quella di muoversi per una missione superiore che non dà spazio a ripensamenti per le rinunce. Perciò io stanotte partirò.”
E mentre Victoria si domandava, forse, nell’animo suo cosa sarebbe accaduto da lì a poco e quanto avrebbe dovuto lasciare ad Amon, osservò moltissimi farsi avanti manifestando fiducia ed intenzione a seguirla.
“Avete avuto sempre la mia fiducia signora, siete la nostra guida ad Amon, vi seguiremo senza indugio per la missione.” Disse qualcuno tra i presenti.
“Sarete dispensati dagli obblighi di Lex, Console Ek – continuò Valorium – e del Cremisi perché dovete essere liberi di agire senza costrizioni che potrebbero imporvi di rientrare ad Amon, secondo le necessità. Un sacrificio per un’alta causa che ha a che fare con Ardania tutta.”
I demoni… il cambiamento delle cose, l’equilibrio a tutti i costi che però rischiava di farne morire altre. Seguire la Lex... le Otto virtù… ma in fondo quella sera pareva mancarne una da quell’elenco. Il Sacrificio, la Nona Virtù, che vide disegnata negli occhi di quegli uomini e donne amoniani, più preparati e anziani alcuni, più inesperti e insicuri forse altri, mentre si sfilavano il Cremisi e lo riponevano con serietà nelle mani dell’Imperatore.
“Giulius vi aspetta al Picco dell’Aquila, sarete ospiti di Gartax il Saggio finché sarà necessario.” Concluse Valorium e Victoria non ebbe dubbi, si sfilò il Cremisi, e sentì quei due anni di dovere, conquiste, Leoni e Virtù, scivolare via come un peso ma anche come un caldo abbraccio e il suo spirito pianse. Aveva compiuto ciò che si era prefissata, un nuovo tempio era perfino sorto e Amon era adamantina e forte.
“Dovrete stare via per molto tempo amoniani, ma questa resta la vostra casa nel cuore.” Concluse Valorium, mentre altri appena giunti si informavano sull’accaduto.
Schierati in perfetto rigore, senza il Cremisi sulle spalle, preso ciò che era più necessario, Victoria e quei prescelti si schierarono per salutare il loro signore e i fratelli di Amon, dopo qualche abbraccio e messaggi lasciati a voce per il Primo dei Legionari.
La traversata verso le nevi fu veloce, i cavalli scalpicciavano spronati da quel manipolo di uomini senza insegne guidati da una giovane donna dallo sguardo liquido di lacrime e fierezza. Le nevi erano candide e sapevano rilucere perfino nella notte, come un morbido velo li accompagnava facendoli scivolare fino al Picco che si presentò davanti a loro imponente, silenzioso, immutato.
Si rifugiarono nella locanda, cercando di scaldarsi le mani nella piccola taverna, scrollandosi di dosso la neve, il timore e forse anche la malinconia. Amon non era mai sembrata così lontana come quella notte, eppure quella missione, ancora tanto misteriosa, li univa, li rendeva ancora più alti o fieri se fosse stato possibile. Uomini e donne della Via Templare e della Via Militare, giovani cittadini e perfino due avventurieri amici degli amoniani si erano ritrovati lassù in quel silenzioso villaggio governato dal Saggio.
Finché la porta si aprì, spalancandosi al freddo della tormenta che si era alzata fuori. Un uomo dalle larghe spalle e con indosso delle pellicce pesanti si presentò a loro. Victoria lo riconobbe subito, da piccola aveva visto la sua opera come Dictator e Imperatore, nella risoluzione di momenti critici per l’Impero. Era Giulius Darkbane ma diverso nello sguardo, nel sorriso, come se quel peregrinare per anni lo avesse cambiato profondamente. Al collo riluceva un simbolo sacro, nello sguardo profondi sentieri di storie inimmaginabili. Le rughe dell’età e delle emozioni. Giulius li accolse come se da sempre si fossero conosciuti, anche se molti ne conoscevano solo il nome.
“Mio signore, Giulius, sono la Console Ek, Victoria, io e i miei protetti siamo al vostro servizio, come ci ha chiesto vostro padre.” Disse la giovane donna presentandosi come era solita fare ma pensando subito che quei titoli erano scivolati via insieme al Cremisi e l’unica cosa che le rimaneva addosso era l’essere stata qualcosa in un amato luogo.
Lui con fare cordiale, sistemata altra legna nel camino, li mise subito a loro agio. Molta di quella rigidità amoniana sembrava sparita da quei modi, per dar posto a qualcosa di misterioso, affascinante, incomprensibile.
Parlò di alcuni studi e di altre cose che avrebbe condiviso con loro nei giorni seguenti. Li rassicurò del consenso di Gartax di stare lì e consigliò a tutti di cercare di adattarsi a quelle nevi e a quella sistemazione che era tutt’altro che le comodità e gli sfarzi della Guerriera. Non sarebbe stato per sempre ma per qualche tempo.
Victoria scrutò nelle espressioni dei presenti ed ebbe quasi paura di scorgere la loro insicurezza, ripromettendosi di rispedire ad Amon questi per evitare che le loro viste si spezzassero. Tuttavia, non trovò alcun tentennamento e così fu anche l’indomani, quando forti e stretti nei loro caldi mantelli di pelliccia, per la prima volta li guidò in una spedizione.
La Nona Virtù, il Sacrificio, li aveva uniti.
Nel nome della Missione!
[continua]
Lúrë Hyalmanar
Maestra del Dono a Guida dell'Azzurra Accademia|Farmer delle Firme Rotinrim°Maestra Sarta°Vincitrice Alta Contesa di Eruanna 287|La sconsideratezza nell'uso di un sistema non è affatto scusabile|Pellegrinaggio al Tulip