CAPITOLO 3 – LA LAMA GELIDA DELLA GIUSTIZIA DEL NORD
Quel letto caldo e sicuro non era sufficiente per far riposare bene Halfdan. I suoi demoni più profondi lo tormentavano. Aveva fatto cadere la fiaccola passata da suo nonno Sven scappando come un coniglio dal pericolo e evitando di affrontarlo. Erano bastate due minacce per farlo desistere dalla missione di una vita.
Occhi fissi sul soffitti, nervi a pezzi, luci spente in piena notte gli tornò in mente la vecchia storia di Korlen Saug, l'avventuriero che con il potere delle rune aveva sconfitto i suoi demoni. Non ricordava bene quella storia ma ricordava dov'era quella pergamena.
In un momento di sconforto solo i racconti potevano dargli un minimo di sollievo. Il tempo di accendere una candela e arrivare ai vecchi bauli di suo nonno nella stanza adiacente. Il silenzio totale accentuava ogni rumore. Halfdan appoggiò la candela a terra e il silenzio venne rotto dal rumore del baule che si apriva. Una a una guardava tutte le pergamene all'interno in attesa di trovare quella giusta, quando il baule fu quasi vuoto ancora non aveva trovato quello che cercava ma sentì che il fondo del baule era instabile. Incuriosito provo nuovamente a mettere il peso della mano alle due estremità per vedere se si muovesse e con sua sorpresa l'asse del fondo del baule traballò. Vi era un doppio fondo!
Non ci mise molto a trovare il modo di rimuoverlo e quando lo spostò trovò nel doppio fondo un libro. Questo libro era diverso dalle altre pergamene di bassa qualità dove erano narrate le varie storie ma era rifinito e di ottima qualità. Velocemente Halfdan gli diede una spolverata e lo portò sul tavolo dove iniziò a sfogliarlo.
Capì presto che il libro era il diario di suo nonno dove vi erano narrate le storie della sua gioventù. Sfogliando le pagine del libro le ore iniziarono a scorrere più velocemente rispetto a prima e fu presto l'alba quando era a metà. Scoprì in quel diario che suo nonno aveva sofferto molte tribolazioni. La sua gioventù infatti ebbe come sfondo una giovane Helcaraxe come insediamento, un periodo di guerre fratricide tra nordici e di incertezze.
Carico di quella consapevolezza si accorse che quello che aveva passato lui era poco più di niente in confronto e decise che non avrebbe mollato, ci avrebbe riprovato nuovamente. Insonne e stanco riprese gli zaini che non aveva ancorsa disfatto e si rimise in cammino.
Quella mattina il mare era calmo e il viaggio, accompagnato dal prezioso diario del nonno, fu veloce e indolore. Mettendo piede sulla neve di Helcaraxe il giovane nordico decise che le cose sarebbero andate diversamente questa volta. Essere solo un racconta storie e un esploratore non sarebbe bastato a resistere al freddo gelido del nord e alle sue leggi non scritte. Bisognava essere veri nordici per resistere in quel luogo e doveva imparare a combattere per resistere.
Senza pensarci molto su si diresse alla palestra, tutti gli avevano parlato di Burk il mastro d'arme. L'uomo che insegnava a combattere. Entrando in palestra però ebbe una sorpresa. Si trovò di fronte due figure familiari che si allenavano. Erano Helena, la donna che lavorava in sartoria con lui e il suo compagno Braum.
Quelle due persone gli avevano ispirato fiducia dal primo istante ma non sapeva perchè. Vedendolo i due si interruppero e approfittarono per prendersi una pausa e fare due chiacchiere.
I tre si confrontarono su quanto era successo in locanda, e sui suoi propositi di imparare a difendersi.
Helena e Braum sentedolo non aspettarono a offirfli di allenarsi con loro e così fu. Nelle ore successive i due iniziarono a insegnargli le basi del combattimento corpo a corpo.
Quando l'allenamento per quel giorno stava quasi volgendo al termine Helena, che era uscita a prendere una boccata d'aria, con aria cupa rientrò in palestra. Guardando Braum lo avvertì che Vorkan era stato preso. Halfdan inizialmente non capì di cosa si parlasse ma non ci volle molto per intuire che riguardava la storia dei semi.
Helena e Braum chiesero a Halfdan se voleva andare con loro e Halfdan li seguì, non sapendo dove. Lungo tutto il tragitto a piedi per le montuose strade di Helcaraxe nessuno dei tre proferì parola. La tensione era fortissima nell'aria e una sensazione di disagio e malessere iniziò a pervadere Halfdan quando arrivarono vicino al Tempio di Aengus. La scena che gli si parò davanti era surreale. Due grossi nordici tenevano fermo un terzo umano del sud il quale, piangente e sconvolto, porgeva la mano a un'altro nordico. Halfdan riconobbe in quest'ultimo colui che lo aveva seguito in locanda accusandolo di furto la sera prima.
Lo scambio di frasi fu unilaterale. L'esecutore scaldò una lama e dopo aver inveito contro l'uomo supplicante con la lama rovente gli tagliò un dito.
Halfdan assistette a quella che Helena aveva chiamata la lama gelida della giustizia del nord, che quando cade pervade corpo e anima.
Dopo il taglio, Vorkan sconvolto venne portato di forza a mostrare dove aveva nascosto i semi.
Un mare di pensieri riempivano le testa di Halfdan. Un'uomo rispettato, un fratello, era diventato feccia agli occhi di tutti per l'errore di un momento. Quanto era flebile la fiamma del rispetto e quanto poco bastava per soffiarlo via e spegnerlo. Mille di questi pensieri andavano e venivano nel tragitto di ritorno del gruppo a Helcaraxe quando l'accusatore della sera prima e l'esecutore della pena pocanzi inflitta, si rivolse a Halfdan presentandosi come Thorgun. Costui volle regalare a Halfdan la lama con cui era stata lavata l'onta delle accuse a lui fatte precedentemente. Ma in Halfdan non vi era nessun rancore. Conscio della situazione sapeva che probabilmente avrebbe accusato più facilmente anche lui uno straniero in città, piuttoto che un suo fratello.
Halfdan prese la lama e la ripose in un rotolo di cuoio. Non era ancora finita la pena per Vorkan. L'uomo andava giudicato dal Konungur. Quello che Halfdan stava per vedere avrebbe cambiato per sempre i suoi occhi nei confronti dei fratello nordici e forse sarebbe diventato parte di qualche leggenda. Sicuramente vi avrebbe scritto un racconto.
Thorgun, l'uomo che prima era il suo principale accusatore, fece un gesto di un profondo onore che colpi Halfdan. Vorkan era stato infatti portato a Helcaraxe da Thorgun come Capo Clan Uruznidir e vi era un patto tra Kaek e Thorgun, gli Uruznidir sarebbero stati liberi nel regno, senza nessun vincolo, se non quello di difesa delle bianche terre. Però il gesto di Vorkan aveva cambiato tutto. Aveva gettato un'onta sul clan molto peggiore rispetto a quella subita da Halfdan. Quell'onta poteva essere pulita in un solo modo. Rinunciando alla libertà e rimettendosi sotto il volere totale del Konungur.
Così Braum e Thorgun rinunciarono alla loro libertà, forse la cosa che più li aveva contraddistinti per giurare come Vikingr e così salvare la vita di quello che, seppur disprezzato, restava un fratello.
Che grande lezione era quella. Avrebbero potutto ucciderlo, scaricare la sua carcassa tra i maiali e passare oltre e invece no. Era comunque un fratello e in un branco quando uno sbagliava pagavano tutti.
Il gruppo uscì dalla Rocca e si disperse. Braum si accorse che Halfdan non riusciva a essere felice.
Nonostante le indicazioni Halfdan rimase serio e pensieroso, in qualche modo che non poteva spiegare si sentiva vicino a Vorkan. Dopotutto il fallimento per crescere era necessario ma il prezzo da pagare spesso è estremamente alto.
Cosa aveva appena visto quel giorno?
Il volere degli Dei, una storia qualsiasi o l'inizio di un Grande Racconto?
Halfdan non lo sapeva, ma sapeva che ormai ne era parte.