- Tue Mar 24, 2020 10:30 pm
#13502
Sul picco di una collinetta Judae osservava Amon distendersi oltre la fitta radura che la circondava a sud.
Quella vista lo riportava indietro, ai tempi della sua infanzia,
quando la scorgeva da quelle rovine nascoste che suo padre riusciva persino a chiamare “casa”.
Lucille, la sua compagna di mille battaglie, lo colpì con il muso su un fianco, come se intuisse la deriva dei suoi pensieri.
Helcaraxe aveva deciso il suo destino recidendo il giuramento fatto nel passato,
andando oltre il sangue che lui stesso aveva versato e dovuto versare.
Sentiva come se Il Nero non avesse più un luogo dove andare.
Comprendeva la decisione di Kaek Valdar, seppur non l'appoggiasse, così come tutti i Ravenlock.
Il suo Sept s'era sparso per Ardania, ognuno alla ricerca di un luogo dove “appartenere”.
-E tu, Judae, a cosa appartieni? Si domandò.
L'incontro a Tortuga con Rone fu chiarificante.
Decise di rimanere fedele almeno alla promessa che gli fece, quando decise di racchiudere il proprio passato in una “S” ,
che non solo appariva nella firma di ogni documento ufficiale,
ma che era anche la metafora della sua etica, della sua forma mentis.
Li, sulla collinetta, scrutava il nuovo cammino scelto.
Il mantello dell'impero amoniano frusciava sulle spalle, sospinto dai venti del primo tramonto primaverile.
Seppur il suo cammino procedesse in avanti, l'esser in quella città non poteva che richiamare le memorie del passato:
la dimora nascosta dove crebbe e dove si era perpetrata la sua casata,
l'austero e gelido padre, Reclef, con la sua rigida istruzione assassina,
Ethan, il dannato fratello che lo aveva condotto all'oblio per poi riportato “indietro”...
Quella riproporsi del già accaduto non lo incupì, né sorprese.
Dopotutto Nauthiz aveva già decretato il suo destino molti anni prima.
Qualsiasi strada lo attendesse, non aveva dimenticato il compito al quale era chiamato come suo emissario:
La notte che giunge, come la Morte.
La notte che si conclude, come la Vita.
In bilico su entrambi senza appartenere a nessuno dei due.
Per un attimo vide l'ossessione del Potere che aveva suo padre e ne provò quasi compassione.
Era una visione così breve e fugace della vita.
Quanti ancora ne rincorrevano lo sfavillante scintillio?
Convinti che la ricerca di esso risieda in una specie di “ascesa”, non ci si accorge di come sia invece una strada a senso unico, verso il nulla.
La vera grandezza o il vero potere, risiede in qualcosa di ben più grande delle scaramucce mortali.
E' accettare il destino al quale tutti dobbiamo rispondere, come granelli imperituri.
Solo quando lo si comprende, allora, si può afferrare qualcosa di simile all'eterno.
Judae osservava questa coscienza di sé e del mondo con arrendevole accettazione.
-Torniamo a casa Lucy..
Il Sole calò oltre le colline di Seliand e le lanterne cominciarono ad illuminare l'oscurità.
La sera giungeva ben consapevole che un nuovo giorno sarebbe giunto, come sempre.
Quella vista lo riportava indietro, ai tempi della sua infanzia,
quando la scorgeva da quelle rovine nascoste che suo padre riusciva persino a chiamare “casa”.
Lucille, la sua compagna di mille battaglie, lo colpì con il muso su un fianco, come se intuisse la deriva dei suoi pensieri.
Helcaraxe aveva deciso il suo destino recidendo il giuramento fatto nel passato,
andando oltre il sangue che lui stesso aveva versato e dovuto versare.
Sentiva come se Il Nero non avesse più un luogo dove andare.
Comprendeva la decisione di Kaek Valdar, seppur non l'appoggiasse, così come tutti i Ravenlock.
Il suo Sept s'era sparso per Ardania, ognuno alla ricerca di un luogo dove “appartenere”.
-E tu, Judae, a cosa appartieni? Si domandò.
L'incontro a Tortuga con Rone fu chiarificante.
Decise di rimanere fedele almeno alla promessa che gli fece, quando decise di racchiudere il proprio passato in una “S” ,
che non solo appariva nella firma di ogni documento ufficiale,
ma che era anche la metafora della sua etica, della sua forma mentis.
Li, sulla collinetta, scrutava il nuovo cammino scelto.
Il mantello dell'impero amoniano frusciava sulle spalle, sospinto dai venti del primo tramonto primaverile.
Seppur il suo cammino procedesse in avanti, l'esser in quella città non poteva che richiamare le memorie del passato:
la dimora nascosta dove crebbe e dove si era perpetrata la sua casata,
l'austero e gelido padre, Reclef, con la sua rigida istruzione assassina,
Ethan, il dannato fratello che lo aveva condotto all'oblio per poi riportato “indietro”...
Quella riproporsi del già accaduto non lo incupì, né sorprese.
Dopotutto Nauthiz aveva già decretato il suo destino molti anni prima.
Qualsiasi strada lo attendesse, non aveva dimenticato il compito al quale era chiamato come suo emissario:
La notte che giunge, come la Morte.
La notte che si conclude, come la Vita.
In bilico su entrambi senza appartenere a nessuno dei due.
Per un attimo vide l'ossessione del Potere che aveva suo padre e ne provò quasi compassione.
Era una visione così breve e fugace della vita.
Quanti ancora ne rincorrevano lo sfavillante scintillio?
Convinti che la ricerca di esso risieda in una specie di “ascesa”, non ci si accorge di come sia invece una strada a senso unico, verso il nulla.
La vera grandezza o il vero potere, risiede in qualcosa di ben più grande delle scaramucce mortali.
E' accettare il destino al quale tutti dobbiamo rispondere, come granelli imperituri.
Solo quando lo si comprende, allora, si può afferrare qualcosa di simile all'eterno.
Judae osservava questa coscienza di sé e del mondo con arrendevole accettazione.
-Torniamo a casa Lucy..
Il Sole calò oltre le colline di Seliand e le lanterne cominciarono ad illuminare l'oscurità.
La sera giungeva ben consapevole che un nuovo giorno sarebbe giunto, come sempre.
Judae Sheran - il Nero.
"Me ne infischio di Dio,della Santa Eucarestia e del Diavolo" (Charles Baudelaire)
"Me ne infischio di Dio,della Santa Eucarestia e del Diavolo" (Charles Baudelaire)