- Wed Dec 11, 2019 12:59 am
#5618
Il Giuramento
Parte III
Il giovane cavallo sbuffava agitato, calpestando la neve sotto di lui.
A pochi metri di distanza una figura ingobbita sembrava non prestargli molta attenzione. Controllando attentamente il terreno.
Alzò appena il suo sguardo, scrutando la macchia di bassi arbusti e alberi coperti di neve.
Il suo respiro era calmo e il suo sguardo, attento e vigile, brillava di una luce famelica e primordiale.

Prese con forza le briglie, montando agilmente in sella. Poi, con un deciso colpo di tacco, spronò il suo cavallo ad avanzare.
Fece pochi metri prima di fermarsi nuovamente, allarmato da un lungo e basso sibilo e il muoversi sinuoso di scaglie color ghiaccio.
Cinque teste si agitavano nell'aria, come rami sospinti da un freddo e leggero vento. Il loro occhi da rettile scrutavano in ogni direzione, cercando avidamente una nuova preda.
Sorrise appena dietro la sua maschera in osso bianco, pregustando già un degno scontro.

Le frecce volavano rapide nell'aria fredda della sera, conficcandosi con forza nelle dure scaglie dell'idra.
La bestia lottava e scivolava veloce sul terreno nevoso; come ghiaccio animato pronto a intrappolare nelle sue spire chi osava sfidarla nella sua terra.
Lo scontro durò a lungo ma anche questa volta il giovane cacciatore riuscì a conquistarsi la sua preda.
Scese da cavallo, dopo essersi accertato che non vi fosse più vita in quell'ammasso immobile di scaglie e sangue.
Posò a terra un piccolo catino che riempì in parte, subito dopo.

La sera avanzava lentamente, allungando le grandi ombre delle montagne e dei picchi della Baronia.
Einar riprese il suo cammino verso est; la sua prossima preda lo attendeva, e a differenza delle Bestie che abitano la Baronia era furba e pericolosa.
Non solo Helcaraxe e i suoi guerrieri abitavano la baronia, cercando di imporre le loro leggi.
Anche il Clan Bergtatt poteva vantare tra le sue file ottimi combattenti, induriti e plasmati dalla durezza di quelle Terre.
Una preda più che degna per il giovane cacciatore, che a differenza di molti nell'isola, non aveva particolari rancori con quel Clan; rispettandone la forza e la tenacia. Forse perché come lui, anche loro cercavano di ritagliarsi un proprio posto nelle terre ghiacciate.
Si spostò poco fuori Hulborg sperando di interecettare un piccolo gruppo di ricognitori.
Odal gli fu propizia perché non dovette faticare molto nel cercare le loro tracce.

Lo scontro fu combattuto. La corazza spessa e la fiamma della Berserkergangr, che alimentava la foga combattiva del suo avversario, resero il combattimento lungo e studiato.
Ma alla fine le frecce del giovane cacciatore ferirono mortalmente il guerriero che si accasciò a terra sanguinando copiosamente.
Einar lo osservò per alcuni attimi, annuendo appena, e omaggiando a suo modo il coraggio e l'abilità dimostrata dal suo avversario.
Poi con fare quasi cerimonioso, prese il piccolo catino e lo riempì del nuovo sangue.

Rimaneva ancora una preda che voleva cacciare, per sancire un patto sentito e profondo con quella Terra.
Arrivò alle alte porte che separano il budello dell'orco con le terre bella Baronia. Imponenete baluardo costruito per impedire agli orchi di compiere razzie nelle fredde terre innevate.

Si guardò attorno per alcuni attimi, tornando con la mente a molti anni fa, quando nei pressi di quella stessa porta lui e suo padre si erano accampati in cerca di riparo dalla tormenta.
Sembrava un ricordo lontano, quasi un miraggio. Ripensare a quei momenti di foga e lotta; quel lungo ululato nella notte ancora lo facevano rabbrividire, ma molti passi aveva compiuto nel suo sentiero da quella tragica sera.
Scivolò come un ombra nel tortuoso e angusto passo chiamato "il budello dell'orco" che collegava le terre degli orchi con il Nord.

Si sbarazzò di alcuni ricognitori, prendendo un po' del loro sangue. Tuttavia vi era una preda con cui desiderava ardentemente confrontarsi.
Cavalieri orcheschi in groppa a grandi lupi neri; lance, zanne e artigli pronti a braccare a ad assalire chiunque osasse mettere piede nel loro territorio.
Uno di loro puntò il giovane cacciatore: iniziando cosi una lotta, molto simile ad un balletto, tra colpi di lancia e pugnali, finte ritirate e inseguimenti nella foresta.
Einar riuscì a disarcionare l'orco concentrando poi i suoi colpi verso il grande lupo nero, che infine cadde a terra privo di vita.
Il guerriero orchesco, vedendosi da solo e ferito, si ritirò verso i suoi compagni poco lontano.
Il giovane cacciatore lo lasciò andare, concentrando la sua attenzione sulla massa nera di sangue e pelliccia.
Raccolse anche il suo sangue, non nascondendo una certa soddisfazione nel conficcare le sue armi nelle carni di quelle creature.

Alzò il suo sguardo poi verso la foresta, ascoltando i grugniti e le voci roche degli orchi che si allarmavano e accendevano per la presenza di un estraneo nella loro terra.
Non fu facile aprirsi la strada tra gli orchi; alcuni di loro poi, sembravano particolarmente furbi cercando di non allontanarsi troppo dai propri compagni, il chè per una specie cosi fortemente legata all'istinto di battaglia suonava strana e nuova per Einar.
Alla fine però, riuscì a raggiungere la preda designata. La allontanò dai suoi compagni e con colpi precisi e letali lo ferì mortalmente.
il guerriero orco infine cadde privo di vita, mentre il suo sangue rosso e denso ricopriva la nuda terra.

Fece un lungo sospiro, rilassando i muscoli tesi per lo scontro.
Il suo percorso stava per terminare; mancava ancora una cosa però da compiere.
La sagoma del frassino bianco si stagliava nella sua mente, ondeggiando appena i suoi rami al vento.
La sua figura lo sovrastava facendolo sentire piccolo e insignificante.
La neve gli cadeva tutt'attorno mentre un freddo vento lo avvolgeva. Ai suoi piedi le radici del sacro albero erano protese come mani, avide di ricevere il dono che gli spettava.
Presto, avrebbe compiuto un'altro importante passo nel suo percorso: che lo avrebbe legato a quella Terra, più di qualsiasi mantello o giuramento.
Parte III
Non farti cullare dai simboli e dal loro significato,
tieni alta sempre la fiamma!
Che il volere di questa Terra ha per te designato!
Le parole non hanno peso e si perdono nel vento,
quello che rimane sono le orme e cicatrici
e il sangue come nutrimento.
Ma; non sei l'unico che questa Terra vuole calcare
con forza troll e orchi, e discendenti dei Sei padri, lottano!
Ma Essa non ha favoriti, ricorda! Sei tu, che il tuo posto tra essi,
ti devi guadagnare.
Questa è la Terra del Ghiaccio stridente: di neve e sangue si plasma!
Di una lotta antica e furente è la figlia! E tu...il suo discendente.
Il giovane cavallo sbuffava agitato, calpestando la neve sotto di lui.
A pochi metri di distanza una figura ingobbita sembrava non prestargli molta attenzione. Controllando attentamente il terreno.
Alzò appena il suo sguardo, scrutando la macchia di bassi arbusti e alberi coperti di neve.
Il suo respiro era calmo e il suo sguardo, attento e vigile, brillava di una luce famelica e primordiale.

Prese con forza le briglie, montando agilmente in sella. Poi, con un deciso colpo di tacco, spronò il suo cavallo ad avanzare.
Fece pochi metri prima di fermarsi nuovamente, allarmato da un lungo e basso sibilo e il muoversi sinuoso di scaglie color ghiaccio.
Cinque teste si agitavano nell'aria, come rami sospinti da un freddo e leggero vento. Il loro occhi da rettile scrutavano in ogni direzione, cercando avidamente una nuova preda.
Sorrise appena dietro la sua maschera in osso bianco, pregustando già un degno scontro.

Le frecce volavano rapide nell'aria fredda della sera, conficcandosi con forza nelle dure scaglie dell'idra.
La bestia lottava e scivolava veloce sul terreno nevoso; come ghiaccio animato pronto a intrappolare nelle sue spire chi osava sfidarla nella sua terra.
Lo scontro durò a lungo ma anche questa volta il giovane cacciatore riuscì a conquistarsi la sua preda.
Scese da cavallo, dopo essersi accertato che non vi fosse più vita in quell'ammasso immobile di scaglie e sangue.
Posò a terra un piccolo catino che riempì in parte, subito dopo.

La sera avanzava lentamente, allungando le grandi ombre delle montagne e dei picchi della Baronia.
Einar riprese il suo cammino verso est; la sua prossima preda lo attendeva, e a differenza delle Bestie che abitano la Baronia era furba e pericolosa.
Non solo Helcaraxe e i suoi guerrieri abitavano la baronia, cercando di imporre le loro leggi.
Anche il Clan Bergtatt poteva vantare tra le sue file ottimi combattenti, induriti e plasmati dalla durezza di quelle Terre.
Una preda più che degna per il giovane cacciatore, che a differenza di molti nell'isola, non aveva particolari rancori con quel Clan; rispettandone la forza e la tenacia. Forse perché come lui, anche loro cercavano di ritagliarsi un proprio posto nelle terre ghiacciate.
Si spostò poco fuori Hulborg sperando di interecettare un piccolo gruppo di ricognitori.
Odal gli fu propizia perché non dovette faticare molto nel cercare le loro tracce.

Lo scontro fu combattuto. La corazza spessa e la fiamma della Berserkergangr, che alimentava la foga combattiva del suo avversario, resero il combattimento lungo e studiato.
Ma alla fine le frecce del giovane cacciatore ferirono mortalmente il guerriero che si accasciò a terra sanguinando copiosamente.
Einar lo osservò per alcuni attimi, annuendo appena, e omaggiando a suo modo il coraggio e l'abilità dimostrata dal suo avversario.
Poi con fare quasi cerimonioso, prese il piccolo catino e lo riempì del nuovo sangue.

Rimaneva ancora una preda che voleva cacciare, per sancire un patto sentito e profondo con quella Terra.
Arrivò alle alte porte che separano il budello dell'orco con le terre bella Baronia. Imponenete baluardo costruito per impedire agli orchi di compiere razzie nelle fredde terre innevate.

Si guardò attorno per alcuni attimi, tornando con la mente a molti anni fa, quando nei pressi di quella stessa porta lui e suo padre si erano accampati in cerca di riparo dalla tormenta.
Sembrava un ricordo lontano, quasi un miraggio. Ripensare a quei momenti di foga e lotta; quel lungo ululato nella notte ancora lo facevano rabbrividire, ma molti passi aveva compiuto nel suo sentiero da quella tragica sera.
Scivolò come un ombra nel tortuoso e angusto passo chiamato "il budello dell'orco" che collegava le terre degli orchi con il Nord.

Si sbarazzò di alcuni ricognitori, prendendo un po' del loro sangue. Tuttavia vi era una preda con cui desiderava ardentemente confrontarsi.
Cavalieri orcheschi in groppa a grandi lupi neri; lance, zanne e artigli pronti a braccare a ad assalire chiunque osasse mettere piede nel loro territorio.
Uno di loro puntò il giovane cacciatore: iniziando cosi una lotta, molto simile ad un balletto, tra colpi di lancia e pugnali, finte ritirate e inseguimenti nella foresta.
Einar riuscì a disarcionare l'orco concentrando poi i suoi colpi verso il grande lupo nero, che infine cadde a terra privo di vita.
Il guerriero orchesco, vedendosi da solo e ferito, si ritirò verso i suoi compagni poco lontano.
Il giovane cacciatore lo lasciò andare, concentrando la sua attenzione sulla massa nera di sangue e pelliccia.
Raccolse anche il suo sangue, non nascondendo una certa soddisfazione nel conficcare le sue armi nelle carni di quelle creature.

Alzò il suo sguardo poi verso la foresta, ascoltando i grugniti e le voci roche degli orchi che si allarmavano e accendevano per la presenza di un estraneo nella loro terra.
Non fu facile aprirsi la strada tra gli orchi; alcuni di loro poi, sembravano particolarmente furbi cercando di non allontanarsi troppo dai propri compagni, il chè per una specie cosi fortemente legata all'istinto di battaglia suonava strana e nuova per Einar.
Alla fine però, riuscì a raggiungere la preda designata. La allontanò dai suoi compagni e con colpi precisi e letali lo ferì mortalmente.
il guerriero orco infine cadde privo di vita, mentre il suo sangue rosso e denso ricopriva la nuda terra.

Fece un lungo sospiro, rilassando i muscoli tesi per lo scontro.
Il suo percorso stava per terminare; mancava ancora una cosa però da compiere.
La sagoma del frassino bianco si stagliava nella sua mente, ondeggiando appena i suoi rami al vento.
La sua figura lo sovrastava facendolo sentire piccolo e insignificante.
La neve gli cadeva tutt'attorno mentre un freddo vento lo avvolgeva. Ai suoi piedi le radici del sacro albero erano protese come mani, avide di ricevere il dono che gli spettava.
Presto, avrebbe compiuto un'altro importante passo nel suo percorso: che lo avrebbe legato a quella Terra, più di qualsiasi mantello o giuramento.
"Halfdan, del Picco"
"Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"
"Vegurinn til Valhallar"
Michael604/Halfdan#3185
Egli fu: Einar Isvargr, "Neve e Sangue"
Valgard, "Il Figlio dell'Onda" (incompleto)
Daryos, "Un coltello nel buio"